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Autore: Ghost Writer TNCS    23/12/2015    3 recensioni
Nello stato di Hospea il tipo di magia più diffuso è quello degli evocatori, il cui potere si tramanda di generazione in generazione nei vari clan. Ogni clan ha i suoi animali caratteristici, e il suo prestigio è direttamente proporzionale alla forza delle creature a cui è legato.
Rex è un giovane evocatore, ma non uno qualunque: lui può richiamare i demoni, un potere straordinario che si credeva ormai perduto. Una simile abilità lo rende più potente di molti suoi coetanei, allo stesso tempo però attira su di lui astio e diffidenza, e questo per via della stirpe che, un decennio prima, ha seminato morte e terrore coi suoi famigli demoniaci: il famigerato clan degli Oblio.
Eppure questo a lui non importa. Rex vuole dare prova dell’utilità del suo potere e finalmente può farlo in una missione, tuttavia ben presto diventa chiaro che non si tratta di un semplice recupero: gli ingranaggi del destino si sono messi in moto e degli antichi poteri stanno per tornare alla luce.
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Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. La prima evocazione

Data: 4120 d.s., prima deca[3]
Luogo: pianeta Marath, sistema Essud
 

Il possente grifone sbatté le grandi ali marroni e bianche, riprendendo quota dopo una breve planata. La fiera al suo fianco, un po’ più piccola, non si fece distaccare e acquisì velocità sfruttando le sue ampie membrane alari, di un viola scuro che si mescolava al nero del corpo. Entrambe le creature trasportavano due passeggeri, degli hystricidi a giudicare dai capelli simili ad aculei dei tre maschi.

«Maestro, manca molto?» gridò l’unica ragazzina per superare i fischi del vento. I suoi occhi dorati erano allegri e pieni di energia, e i vestiti che indossava – un cheongsam senza maniche e un paio di pantaloni – sembravano fatti apposta per offrirle la massima possibilità di movimento. Aveva un naso piccolo e carino, portava i capelli corti e i tratti del viso avevano una morbidezza ancora infantile.

«Siamo quasi arrivati, Nora, ancora un po’ di pazienza.» urlò in risposta l’uomo dal dorso del grifone. Era sulla trentina abbondante, aveva gli occhi grigi e tranquilli, e i capelli-aculei neri erano un po’ più chiari alla base. Le linee del viso erano semplici e levigate, perfettamente in accordo con la sua aria pacata e gentile che ispirava un’immediata simpatia.

Le parole dell’insegnante non bastarono per placare l’impazienza della ragazzina, in compenso accesero l’entusiasmo nel cuore dello studente seduto davanti a lei. I suoi occhi erano tinti di viola per via dell’evocazione attiva e su di essi c’era il suo simbolo caratteristico, aveva i capelli-aculei neri e un fisico mingherlino, inoltre portava una sciarpa grigio scuro, abbastanza leggera da poter essere indossata anche con quel tiepido clima primaverile.

Era la prima volta che svolgevano una missione lontano dal loro villaggio, quindi era molto emozionato. Gli sembrava una vita che aspettava quel momento, e il pensiero di averlo realizzato in quella classe molto particolare, lo rendeva ancora più fiero.

E pensare che all’inizio non riusciva nemmeno ad effettuare una semplicissima evocazione…

«Rex, tu non torni a casa?»

Il ragazzino, seduto sui gradini, si strinse nelle spalle. In quel momento sembrava piuttosto abbattuto, e non era difficile intuirne il motivo: tutti i suoi compagni se n’erano già andati con i loro genitori, era rimasto solo lui. «La mia mamma deve lavorare fino a tardi e quindi non può venire a prendermi.»

L’insegnante annuì. «Ho capito. Beh, allora resterò io qui con te.»

Il giovane non rispose.

Il maestro era un hystricide dai capelli-aculei castano chiaro e gli occhi verdi, era sempre allegro e gentile, ma quando ce n’era bisogno, sapeva come farsi rispettare dai suoi alunni. «Rex, se c’è qualcosa che non va, puoi parlarne con me.»

Il ragazzino rimase in silenzio per alcuni lunghi secondi. «Perché non riesco ad evocare nessun famiglio?»

L’istruttore si prese qualche istante prima di rispondere. Quella scuola serviva per insegnare ai giovani evocatori del villaggio come sfruttare il loro potere, alcuni però ci mettevano più tempo di altri per riuscire ad eseguire con successo il primo rituale. «Magari non è ancora il momento, può capitare che gli animali non rispondano subito… Se vuoi, possiamo provare un po’ insieme.»

Una scintilla si accese negli occhi nerissimi di Rex. «Sì!»

Corse al centro del cortile per cominciare a provare, ma il suo entusiasmo durò poco. «È inutile, non ci riesco…»

«Cerca di sentire il verso che hai dentro.» gli suggerì il maestro «Ogni clan ha il suo, devi solo riuscire a comprenderlo. Essere un evocatore vuol dire capire gli animali che evochi e riuscire a pensare come loro.»

Rex chiuse gli occhi e scavò dentro il suo animo alla ricerca di quel verso che ancora non era riuscito a percepire. Non aveva idea di cosa cercare, sua madre non era un’evocatrice e di suo padre non sapeva nulla, poi però d’un tratto gli parve di avvertire qualcosa. Era una specie di lamento, ma anche un ruggito e un latrato. Era un verso ansante e bramoso che non riusciva ad interpretare.

Un’aura viola si sollevò dal suo corpo e l’istruttore si fece ancora più attento. Finalmente ci stava riuscendo! Presto anche Rex avrebbe evocato il suo primo famiglio! A dirla tutta era anche curioso di capire che animale fosse. A giudicare dall’energia sprigionata dal ragazzino, di sicuro era qualcosa di molto potente.

Dischiuse le palpebre e i suoi occhi neri si accesero di una tenue luce viola. «Evocazione!»

Un cerchio luminoso si aprì immediatamente davanti a Rex: era un portale dai contorni violacei e da esso usciva un’aria calda che sapeva vagamente di bruciato e di zolfo, come se provenisse da una zona vulcanica. Finalmente stava evocando il suo primo animale!

Una sagoma attraversò il disco magico e il bagliore si spense, a quel punto i due hystricidi spalancarono gli occhi di fronte alla creatura appena comparsa: il corpo esile non raggiungeva i 30 centimetri di altezza, il muso affilato aveva una bocca colma di dentini aguzzi, e quando sbatté le ali da pipistrello, riuscì a sollevarsi da terra per circa un metro prima di ricadere.

Rex si voltò verso l’istruttore, svelando così il simbolo nero che era comparso nei suoi occhi viola. «Maestro… che animale è…?»

L’uomo sembrava come paralizzato e nella sua mente continuava a rimbombare un nome: Shitsunen, il clan dell’Oblio. Solo i membri di quella famiglia erano in grado di eseguire quel tipo di evocazione.

Prese un profondo respiro. «Rex… quello è un demone…»

***

L’uomo incaricato di dirigere la scuola era un vecchio hystricide basso e minuto, i suoi corti capelli-aculei bianchi avevano ormai perso la loro rigidità, inoltre era un accanito fumatore e non si separava mai dalla sua pipa. Sebbene avesse un’aria calma e innocua, la sua carica metteva una certa soggezione in un bambino, e quegli occhietti circondati di rughe non sembravano far presagire nulla di buono.

Era stato l’insegnante a portare Rex nello studio del dirigente e gli aveva spiegato che, ora che aveva eseguito la sua prima evocazione, dovevano decidere in che classe metterlo. Il ragazzino all’inizio era rimasto un po’ stupido, lui era già in una classe di evocatori, tuttavia non era riuscito ad ottenere maggiori chiarimenti e aveva deciso di restarsene buono in attesa. I suoi capelli-aculei erano più ritti del solito a causa del nervosismo, inoltre gli occhi non avevano perso la colorazione viola e in essi si vedeva ancora il suo simbolo personale. Il demone che aveva evocato era lì con lui, accucciato di fianco alla sedia, e di tanto in tanto si stiracchiava o spalancava la bocca irta di denti in un annoiato sbadiglio.

Nessuno osava proferire parola.

Dal corridoio arrivò un concitato rumore di passi e la porta si spalancò di colpo. «Rex!»

«Mamma!»

Il ragazzino saltò giù dalla sedia e corse verso la donna, i capelli-aculei resi più morbidi dal senso di sicurezza che lei riusciva ad infondergli. Si trattava di un’hystricide bionda e abbastanza giovane e, a giudicare dalla sua aria trafelata, doveva essersi precipitata lì in tutta fretta. Sotto gli occhi verdi aveva dei vistosi segni scuri, i suoi vestiti erano sobri e un po’ consumati, le mani invece erano tutte sciupate.

Il piccolo demone si avvicinò e la scrutò con occhi curiosi. Chi era quella persona che stava abbracciando il suo evocatore?

«La ringrazio per essere venuta qui con così poco preavviso, signora Kioku.»

La donna lasciò il ragazzino e rivolse la sua attenzione al direttore della scuola. «Cos’è successo?»

I suoi occhi verdi incrociarono per un attimo quelli viola del demone, ma subito distolse lo sguardo.

«Vieni Rex, lasciamoli parlare.» disse il maestro porgendo la mano al ragazzino.

Il piccolo hystricide la prese e insieme uscirono dalla stanza, naturalmente seguiti a ruota dal piccolo famiglio.

«Non mi piacciono i giri di parole, quindi glielo spiegherò in maniera diretta.» affermò il vecchio tenendo in mano la sua pipa «Nella mia lunga esperienza ho conosciuto un solo clan in grado di evocare i demoni, e credo siano in pochi quelli che, come me, non associano tale clan solo a fatti estremamente negativi. Ammesso che ce l’abbia, non sono interessato alla sua spiegazione in merito all’abilità di suo figlio; al momento la mia principale preoccupazione è come evitare che tale abilità gli crei dei problemi. È brutto da dire, ma se mettessimo suo figlio in una classe normale, sarebbe sicuramente visto in maniera negativa, quindi ho deciso di trasferirlo nella classe speciale del maestro Sehvenn. È un ottimo insegnante e sono sicuro che riuscirà ad esaltare le qualità di suo figlio. E vedrà che, col tempo, anche gli altri capiranno che il suo potere non ha niente di diverso dai nostri.»

La madre di Rex rimase in silenzio. Aveva lo sguardo basso e continuava a tormentarsi le mani.

«Lei è d’accordo?»

Nonostante la sollecitazione, la donna ci mise un po’ per rispondere. Non voleva che suo figlio fosse considerato diverso, ma il dirigente aveva innegabilmente ragione. «Sì, sono d’accordo con lei.»

L’anziano hystricide annuì. «In tal caso già da domani suo figlio si unirà classe del maestro Sehvenn. La ringrazio per essere venuta, e anche per la sua collaborazione.»

La madre di Rex annuì e, dopo un rapido saluto, uscì dallo studio.

Subito il ragazzino le corse incontro. «Mamma, cos’ha detto il dirigente?»

Lei gli sorrise. «Ha detto che il tuo potere è molto raro e quindi ti inserirà in una classe speciale, sei contento?»

«Davvero? Sì! Quindi diventerò un evocatore?»

«Ma certo. Diventerai un bravissimo evocatore! Anzi no, diventerai il migliore di tutti!»

Magari non era ancora diventato il migliore, ma nei due anni abbondanti passati nella classe speciale, aveva imparato moltissimo. Grazie all’aiuto dei suoi famigli, era stato in grado di superare brillantemente tutti i test, tuttavia aveva anche capito che molti non vedevano di buon’occhio la sua abilità.

La missione che dovevano svolgere riguardava il furto di una pericolosa armédée[4], un’arma demoniaca, quindi si sentiva ancora più motivato per dimostrare che il potere dei demoni poteva essere usato per fare del bene.

«Ragazzi, siamo arrivati!» gridò l’insegnante «Quello è il villaggio!»

Rex guardò davanti a sé, scrutando con trepidazione il gruppo di edifici dalle forme variegate, quindi disse al suo demone di atterrare e la creatura alata cominciò a planare al fianco del grifone. Le due fiere si adagiarono dolcemente sulla strada che portava al borgo, e subito i tre alunni scesero per sgranchirsi un po’ le gambe, visibilmente eccitati. Finalmente la missione poteva cominciare!


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[3] La sigla d.s. indica la datazione spaziale (detta anche datazione standard). L’anno spaziale ha una durata di circa 1,12 anni terrestri e si divide in 10 mesi chiamati “deche”.
Le età vengono comunque indicate secondo la durata dell’anno terrestre.

[4] Il termine deriva dalla fusione delle parole francesi “arme” (arma) e “possédée” (posseduta).

   
 
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