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Autore: MissKiddo    02/01/2016    0 recensioni
Isabel Sanchez Torrès è la figlia del torero più famoso ed acclamato di Spagna. L'unico problema? Lei odia la corrida. Non capisce come possa piacere tale vigliaccheria. Per queste ragioni i rapporti con i suoi genitori sono difficili.
Ma dopo un terribile incidente riuscirà a sistemare le cose nella sua famiglia? E se il posto di suo padre venisse preso da un affascinante ragazzo dagli occhi blu? Lei potrà innamorarsi di un ragazzo che segue le orme di suo padre? Non vi resta che scoprirlo leggendo la storia, vi aspetto.
Tratto dalla storia:
Finalmente la corrida era giunta alla terza ed ultima parte: “Tercio de muleta”. Ruben stava sudando, aveva perso molte forze per tenera a bada il toro. Per fortuna le corse mattutine avevano aumentato la sua capacità polmonare. Il toro era sfinito, presto sarebbe arrivata la sua ora. Ruben prese la spada, fissava gli occhi del toro, provava rispetto per l'animale. Si era battuto con orgoglio e forza, ma doveva ucciderlo.
[CAPITOLO BONUS MATRIMONIO ALL'INTERNO!]
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ebbene, sono tornata. Questo il è seguito de “L'ultima Corrida” ho caricato il prologo qui per annunciarvi il mio ritorno, ma troverete la storia vera e propria qui: L'ultima Corrida: Parte II  
Spero vi piaccia!

 

L'ultima Corrida: Parte II

Prologo

Isabel si stava agitando sulle sedia, aveva dormito malissimo e le occhiaie che aveva sotto agli occhi ne erano la prova. La parrucchiera si stava occupando dei capelli, li avrebbe acconciati in uno chignon ricoperto di swarovski. Guardandosi allo specchio si sentì a disagio, sarebbe stata abbastanza bella per Ruben? «Avresti dovuto dormire» disse Amanda alzando gli occhi dal giornale che stava leggendo. Sembrava che l'avesse letta nel pensiero. «Sembra facile, ma tra l'emozione e le bambine stava impazzendo» Amanda si voltò ed osservò le due neonate che stavano dormendo in un lettino poco distante. «Quanto sono tenere!» esclamò la nonna. Isabel alzò un sopracciglio. «Non sono poi così tenere quando, durante la notte, ti svegliano ogni mezz'ora...» rispose lei con finta serietà.
Poco dopo arrivò anche la makeup artist che iniziò a fare del suo meglio per coprire le occhiaie. Isabel ebbe il tempo di riflettere su tutto quello che stava accadendo, era arrivato il grande giorno, finalmente lei e Ruben si sarebbero sposati. Ormai lo aveva perdonato completamente, anzi, si pentiva di non averlo fatto subito, ma gli ormoni della gravidanza la rendevano molto volubile. Però quello che davvero contava era che tutto era tornato come prima, che erano felici e sempre più innamorati di quei due fagottini rosa.
Quando il trucco e i capelli furono sistemati, Amanda iniziò ad aiutare la figlia con il vestito. Isabel si guardò allo specchio e sorrise: quell'abito era perfetto. Lo scollo a cuore faceva risaltare il suo viso, mentre la parte inferiore era formata da vari strati di tulle, ovviamente, bianco. Era semplice ma elegante, proprio come avrebbe voluto lei. Amanda si asciugò le lacrime che le colavano lungo il viso, aveva lo sguardo colmo d'amore e di orgoglio. «Bambina mia, stai per sposarti!»
«Mamma, ti prego. Hai pianto per le bambine e adesso per questo, stai diventando una di quelle signore anziane piagnucolone?» Amanda sentendosi definire “anziana” fece una smorfia. «Non dire sciocchezze, sono ancora giovane!» mentre stavano parlando, sentirono bussare alla porta. Diego voleva salutare sua figlia. Quando la vide con il vestito si emozionò anche lui. Si abbracciarono e da quel momento ebbe la conferma che sua figlia era ormai una donna. «Sei bellissima, Isa. Ma dove sono le mie nipotine?» Isabel alzò gli occhi al cielo. Da quando le gemelle erano nate i suoi genitori sembravano impazziti. «Sono nella culla, ma stanno dormendo. Per oggi ve ne occuperete voi due, siamo d'accordo?»
«Certo, non c'è nessun problema» rispose Diego andando a sbirciare dentro la culla. Amanda si alzò e raggiunse il marito, entrambi rimasero imbambolati guardando le due bambine addormentate.
Isabel decise di scendere al piano di sotto, per quel giorno Ruben aveva il divieto d'accesso nella loro casa. Quando arrivò in cucina trovò fiori e altri regali che i suoi parenti le avevano spedito quella mattina. Aprì il frigo e prese un bicchiere d'acqua, sentiva il cuore che le batteva all'impazzata. Mentre beveva con calma, sentì il suono del campanello. «È arrivata!» esclamò alla stanza vuota.
Aprendo la porta un sorriso le illuminò il volto, da quanti anni non la vedeva? «Che schianto!» disse la ragazza ancora in piedi sulla porta. «Alma! Sei proprio tu!» Isabel le si lanciò al collo, le due ragazze si abbracciarono. Isabel non vedeva Alma Vargas da circa sette anni. Si conoscevano da quando erano piccole, avevano frequentato le scuole insieme ma poi Alma si trasferì in Canada insieme ai suoi genitori. Si sentivano spesso per telefono o per e-mail, ma vederla dal vivo era tutta un'altra cosa. «Non pensavo che ce l'avresti fatta» disse Isabel ancora incredula. «Credevi che mi sarei persa il tuo matrimonio? Non avrei mai potuto. Sono o non sono la damigella d'onore?» rispose Alma sistemandosi i capelli corti e neri. «Ma ieri hai perso l'aereo, e io avevo perso le speranze». L'altra sorrise. «Alma trova sempre una soluzione! Avanti fammi entrare voglio vedere le gemelle!»

 

Ruben si stava guardando allo specchio, si sentiva a suo agio in quell'abito blu scuro. Quella notte aveva dormito da sua madre, ma gli erano mancate le sue ragazze. Da quando era diventato padre i suoi pensieri erano sempre rivolti ad Isabel e alle sue bambine. «Un figurino!» esclamò Armando dietro di lui. «Non esagerare!» i due si abbracciarono. «E alla fine ti sposi, ancora non ci credo!»
«Beh, io ci crederò quando vedrò Isabel camminare lungo la navata...»
«Sono felice che le cose siano andate per il verso giusto, te lo meritavi. Ma non ti manca la corrida? Avevi ottime possibilità» disse Armando sedendosi su una poltroncina. «Mentirei se ti dicessi che per me è stata una scelta facile, ma sono innamorato. Non potrei mai abbandonare Isabel e le gemelle»
«Capisco, l'amore fa brutti scherzi. Spero di non innamorarmi mai!» Ruben rise. «Lo spero per te!» i due bevvero un bicchiere di vino. Ruben cercava di allontanare la tensione, ma sembrava che niente facesse al caso suo.
Sapeva che stava facendo la cosa giusta, non avrebbe mai cambiato idea. «Ehi, ma dov'è l'altro testimone?» chiese Armando guardando fuori. «Sarà già sbronzo» commentò Ruben sistemando i gemelli d'ora ai polsini della camicia color avorio. «Infatti, lo vedo. Forse è meglio se vado a fargli compagnia, non voglio che dica cose senza senso durante la cerimonia, voglio che le risparmi per la festa!» Armando scese al piano di sotto. Ruben sospirò e prese un altro sorso di vino, il momento era sempre più vicino. «Nervoso?» chiese Dolores entrando nella stanza nel suo splendido abito borgogna. «Molto. Ma dimmi, come ti sembro?»
«Sei perfetto» Dolores si avvicinò al figlio e sistemò le ultime cose. «Sono felice per te, mi hai reso nonna e hai trovato una moglie stupenda»
«Vorrei che papà fosse qui...» Ruben abbassò il viso, non voleva piangere. «Anch'io lo vorrei, ma lui ci sta guardando da lassù e sono sicura che è fiero di te» Ruben trattenne a stento le lacrime, sentiva un nodo alla gola. «Sarà arrabbiato per via della mia decisione?» Dolores sorrise. «Non dire sciocchezze, figliolo! Adesso guarda, prendi questo regalo» disse lei porgendogli una piccola scatola. Ruben la rigirò tra le mani e con sguardo incerto la aprì. All'interno della scatola vi era un orologio da taschino completamente d'oro. L'aveva visto molto spesso, era di suo padre. «Mamma...» biascicò Ruben emozionato. Non riuscì più a trattenersi, una lacrime gli rigò il volto. Dolores accarezzò la guancia del figlio amorevolmente, come solo una madre sa fare. «È tuo adesso» 
«Ti voglio bene, mamma» rispose lui abbracciando sua madre. «Anch'io figliolo, te ne vorrò sempre».

 

La chiesa era gremita di persone, tutti stavano attendendo la sposa. Ruben teneva le mani strette, era impaziente e stava iniziando a sudare. Salvador e Armando erano accanto a lui, ogni tanto gli sorridevano o facevano battute sciocche solo per tirarlo su di morale. «Dici che sviene?» chiese Salvador a bassa voce. «Non so, ma tu tieniti pronto» rispose Armando sorridendo agli invitati.

 

Isabel era appena arrivata di fronte alla chiesa, in macchina con lei vi erano sua madre, suo padre ed Alma. «Ho paura» sussurrò lei guardandosi intorno. «Sciocchezze! Io sarò sempre accanto a te» rispose Diego prendendo per mano sua figlia. Scesero tutti dalla macchina cercando di non stropicciare l'abito. Isabel guardò la chiesa, l'entrata era ricoperta di fiori. Tutto stava prendendo un piega di verità, non era più un sogno, si stava sposando davvero. «Vai, Isa. Deve essere il giorno più bello della tua vita!» esclamò Alma dandole un bacio sulla guancia. «Infatti lo è, sono pronta. Ma prima voglio parlare con mio padre» Diego la prese per un braccio e si allontanarono un poco. «Papà, voglio chiederti scusa per tutte le volte che ti ho trattato male e per tutte le volte che non ho voluto darti ascolto. Io ti voglio bene, ti adoro! E l'ho sempre fatto» Diego era commosso. «Non devi scusarti, anch'io ho le mie colpe. Ma adesso siamo di nuovo uniti e niente ci potrà separare, Isa» Isabel sorrise e abbracciò Diego. «Adesso andiamo, non facciamo preoccupare Ruben!»
Alma entrò per prima, dietro di lei vi erano Isabel e Diego, che si tenevano per mano. Mentre Amanda, dietro di loro, cercava di sistemare il velo in modo che non andasse in mezzo ai piedi della figlia.

 

Quando la marcia nuziale iniziò, Ruben respirò a fondo. Le porte della chiesa si aprirono, la prima persona che vide fu una ragazza con i capelli tagliati a caschetto, gli occhi castani e un viso da bambina. Ruben capì chi era, Isabel gliene aveva parlato ma non c'era stato tempo per le presentazioni, dato che il giorno seguente la sua amica aveva perso l'aereo.
La ragazza gli sorrise e poco dopo, finalmente, la vide. Isabel era magnifica, sapeva che era bella, ma quel giorno aveva superato se stessa. Ad un tratto gli tornò alla mente la prima volta che l'aveva vista, nel salotto di casa sua. Adesso sapeva perfettamente che il suo era stato un colpo di fulmine, se ne era innamorato immediatamente. Diego la stava accompagnando all'altare, una lacrime gli rigò il volto, ma lui cercò di non far trapelare la sua emozione.
«Chi è quello schianto con i capelli neri?» chiese sussurrando Armando. «Un'amica di Isa, devo dire che non è niente male» rispose Salvador sporgendosi per guardarla meglio. Ruben fissò i suoi due testimoni, capirono che dovevano tacere.
Isabel raggiunse Ruben, vederlo vestito in quel modo, con i suoi soliti occhi azzurri le fece venir voglia di abbracciarlo e baciarlo. Quando arrivarono all'altare suo padre la salutò con un bacio sulla fronte. «Ti voglio bene, piccola»
«Anch'io, papà!»
I due sposi si fissarono negli occhi, in quel momento capirono che non avrebbero mai potuto stare l'uno senza l'altra, erano una cosa sola e lo sarebbero stati per sempre. La cerimonia si svolse in modo veloce, con il rito classico. I due sposi continuavano a voltarsi per guardarsi e sorridere. Isabel pianse per l'emozione e quando arrivò il momento del fatidico “si” rispose con voce tremante. «Lo voglio...» disse lei prendendo per mano Ruben. A Ruben fu rivolta la stessa domanda. «Lo voglio» rispose sicuro di se. «Potete baciare la sposa» disse il prete. I due si baciarono, finalmente erano sposati, avevano suggellato il loro amore in quel patto eterno. Nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, finché morte non ci separi.

 

Spazio autrice:
Come vi ho detto all'inizio questo è il continuo de “L'ultima corrida”. Come potete vedere questo è soltanto il prologo e l'ho pubblicato qui per farvi sapere che ci sono ancora e che potete trovare “L'ultima corrida: parte II” in questa sezione.
I fatti che avete appena letto si svolgono esattamente un mese dopo la nascita delle gemelle, mentre nella storia vera e propria c'è un salto temporale di quattro anni.

Vi aspetto ne “L'ultima corrida: parte II”
A presto,
MissKiddo

 

   
 
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