Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: _Wonderwall_    03/01/2016    0 recensioni
Alessandra Roxanne Greco è il cliché più ricorrente nelle storie per teenagers. Una famiglia numerosa, una migliore amica stramba e, ovviamente, una cotta per l’amico più bello del fratello. Con ambiziose aspirazioni sul suo futuro si trova a fare i conti con il suo presente.
Una favola moderna in cui la principessa lascia il posto al maschiaccio e il principe diventa lo stereotipo del ragazzo più ambito della scuola. Ma sarà davvero così?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2
 
 
Se siete arrivati fino a qui, suppongo che la storia dei cliché abbia attirato la vostra attenzione. Dopotutto a chi non piace crogiolarsi nelle disgrazie altrui e godersi una bella dose massiccia di avvenimenti scontati ma senza alcun dubbio romantici e dolci per allietare una giornata pesante?
Sì, sono anche io così, preferisco rifugiarmi nella fantasia più che affrontare la realtà perché, nonostante a voi possa sembrare tutta rosa e fiori, non lo è. Non lo è affatto.
<< Alex >>
L’urlo di mia madre ha sempre raggiunto decibel al di sopra dell’immaginabile e nemmeno questa sera delude le aspettative, sovrastando le musica a volume alto che si sente in camera mia. Quando ho capito che a Robert non piace il mio stesso tipo di musica (ancora non comprendo come questo sia possibile) ho logicamente iniziato ad alzare il volume per potergli arrecare più fastidio possibile, costringendolo a procurarsi dei tappi per le orecchie.
Tra di noi è sempre stato lui la femminuccia.
“Alex non toccarmi i capelli che si spettinano” “Questa camicia mi sta da Dio” e altre stupidaggini che non vale la pena scrivere qui. Insomma, per farvi capire, ha più vestiti di me e, nonostante non lo voglia ammettere, capisce le partite di qualsiasi sport meno di mia madre. E questo è tutto dire, quella donna è l’antisport in persona.
Nonostante questo è appassionato al nuoto, o meglio alla quadra femminile di nuoto che, seguendo quello sport a scuola, può spiare cinque giorni a settimana.
Vorrei evitare di dire che Ronnie si è segnata in quella squadra solo per spiare il sopracitato idiota, ma non sarebbe giusto nei confronti di mio fratello, quindi confesso, la mia migliore amica è una stalker. Non prendetela male, ho cercato di dissuaderla più volte, ma la sua giustificazione per questo comportamento, secondo lei, è più che valida. Ovvero: tuo fratello è un Dio senza maglietta.
Non mi stupirei di trovare tra i suoi disegni qualche ritratto di Rob mentre si diletta nello stile libero. Inquietante.
<< Alex. È pronta la cena >>
Un altro urlo raggiunge la mia camera e mi fa capire che è ora di mostrarmi a tavola o la prossima mossa di mia madre sarà quella di salire e trascinarmi giù per i capelli. Gentilissima donna.
Spengo lo stereo e, infilando le mie comodissime pantofole, scendo di sotto, correndo per le scale. Non ho mai avuto un grande equilibrio quindi, come da copione, inciampo sull’ultimo gradino, perdendo l’equilibrio e finendo addosso a, indovinate chi?
Esatto, proprio lui, Samuel Adam Nott. Cosa ci faccia quest’individuo in casa mia per me è ancora un mistero, ma, fatto sta che, preso alla sprovvista dal mio non proprio peso piuma cade a terra. Con me sopra.
È meglio specificare, nel caso non aveste capito bene.
Sam (oh, amo chiamarlo così) è steso a terra. Io sono sopra di lui. A gambe aperte. Sul suo bacino.
Questo è imbarazzante. Un paio di sensori si accendono nella mia testa e il mio viso prende fuoco. È sempre stato un mio problema. Arrossisco per un nonnulla.
Conosco un ragazzo carino? Divento un pomodoro.
L’insegnante in classe mi fa una domanda? Divento un pomodoro.
Corro? Divento un pomodoro.
Incontro Samuel a scuola? Divento un pomodoro.
Sono al centro dell’attenzione? Divento un pomodoro.
Insomma, sono sempre un pomodoro, e questo non è attraente. Nemmeno un po’.
Perché, è meglio specificare, non è quel rossore carino ed innocente che imporpora le guance delle attrici nei film, no. La mia faccia prende letteralmente fuoco, facendomi assomigliare, per l’appunto, ad un pomodoro.
Ma non perdiamo il punto della situazione perché io sono ancora seduta sull’idiota di cui sono innamorata.
<< Rox, togliti dalle scatole. Sei pesante >>
Ed ecco che la sua soave voce arriva alle mie orecchie e fa in modo di farmi arrossire ancora di più. E ovviamente comincio a balbettare. Credo sia l’unica persona che mi chiami Rox o Roxie per il semplice fatto che sa quanto quel nome non mi piaccia. Mi ricorda il nome di qualche stripper in qualche film e diciamo che non veste bene la mia personalità.
Perché i miei neuroni si azzerano quando è nelle vicinanze?
<< Mi… mi dispiace >> dico, alzando lo sguardo verso di lui.
<< L’ho sempre saputo che non vedevi l’ora di saltarmi addosso, ma, ti prego, non davanti a i tuoi genitori >>
Alzò gli occhi al cielo e sbuffo di fronte al suo ghigno arrogante. Faccio forza sulle braccia e mi alzo, non rivolgendogli nemmeno un’occhiata. Non perché io sia il tipo di ragazza a cui piace fare l’acida, ma per il semplice fatto che se lo facessi lui potrebbe vedere il mio viso rosso fuoco e continuare a sfottermi. Sam fa una risatina e si alza, raggiungendoci a tavola.
<< Oh, Alex , sei arrivata >>
Annuisco a mia madre e rivolgo un sorriso alla piccola Grace che batte le mani.
Adoro la cena a casa mia. Non sono tipo da colazione, non riesco a mangiare appena svegliata, quindi mi limito ad un caffè prima di iniziare la giornata scolastica. Del pranzo a scuola è meglio non parlarne, considerando la qualità del cibo. Ma la cena è il paradiso.
Se c’è una cosa buona nell’avere i genitori italiani è che il cibo che cucineranno sarà sempre e comunque buono. Al momento sto guardando delle bistecche arrosto con l’acquolina in bocca, perché hanno davvero un aspetto desiderabile.
<< Rox, guardi quelle bistecche come se fossero d’oro >>
E indovinate chi ha parlato?
<< L’oro non merita così tanta considerazione >>
Sam sorride ironico e mi lancia un’occhiata.
<< Da quello che ho sentito prima , dovresti prestare meno attenzione al cibo >>
Alzo di nuovo gli occhi al cielo ed evito di rispondere alla provocazione.
Forse dovrei spiegare perché questo ragazzo attira la mia attenzione. Beh, non è tanto difficile da capire uno volta che si è constatato il suo aspetto.
Non voglio dilungarmi troppo su questo punto, cominciando a fantasticare su parti del suo corpo che non scoprirò mai, ma merita una piccola descrizione. Quindi, eccola qui.
Mi supera in altezza di una trentina di centimetri, ma i muscoli che ha acquistato facendo nuoto (credo che sia lo sport più quotato nella mia scuola) non lo fanno sembrare uno stecchino, anzi gli conferiscono un fisico invidiabile, che ho avuto il piacere di vedere solo nelle poche volte che sono andata a prendere Ronnie all’allenamento. Il nuoto non fa per me e inoltre non sono una brava stalker. Capelli neri e mossi, sempre spettinati che gli conferiscono quell’aria di mistero, allo stesso tempo esaltata e distrutta da quegli occhi così blu e profondi da sembrare neri a volte. E quel sorriso. Una fila di denti perfetti, coronati da delle labbra fantastiche. Per non parlare della sua risata.
Samuel Adam Nott è il ragazzo degli opposti. Riesce a mantenere allo stesso momento quell’aria di mistero e l’atteggiamento da bravo ragazzo. Riesce a mostrarsi come bello e dannato e contemporaneamente come colui della porta accanto, completamente accessibile. Si diletta ad essere il più popolare e desiderato della scuola senza scadere nella malignità (per la maggior parte delle volte). Sa comportarsi da vero idiota, ma essere davvero intelligente.
Come si fa a non innamorarsi di un ragazzo così?
Ovviamente il comportamento poco civile che mostra nei miei confronti è una minuscola nota negativa nel suo curriculum altrimenti perfetto. Ma credo che il comportarsi in maniera infantile sia prerogativa dei ragazzi della sua età. Non voglio essere sessista, ma essendo cresciuta con un fratello maggiore decisamente idiota ed avendo come esempio una sorella maggiore a cui (a ragione) piacciono le donne, diciamo che ho sviluppato una certa avversione per il genere maschile. O meglio, ho capito alla tenera età di sette anni, quando la mia prima cotta si è comportata da vero stronzo, che il genere maschile purtroppo è al novantacinque percento stupido. Sono passati dieci anni e le mie poche esperienze nel campo amoroso non hanno fatto altro che confermare questa tesi.
Solo il cinque percento degli uomini è decente e trovare quei pochi è una vera e propria caccia al tesoro. Non ho avuto molta fortuna, ma diciamo che mi sono accontenta di uno appartenente a quel novantacinque percento. Perché, sarò pure innamorata, ma non sono cieca. Sam non fa parte del famoso cinque percento restante. Credo di non aver mai incontrato uno del famoso cinque, forse solo mio padre.
Ma ho solo diciassette anni, la vita è lunga ed io non perdo la speranza.
Non che non abbia provato a farmi piacere le ragazze. Solo che non sono il mio genere. E poi non è una cosa che si sceglie.
<< Sam, hai sentito del nuovo club della scuola? >>
<< Quello di danza? >>
Mio fratello annuisce e Samuel rivolge un’occhiata alla sottoscritta.
<< Sarebbe il club perfetto per tua sorella, se non si muovesse con l’eleganza di un elefante >>
<< Se si comportasse da ragazza >> rincarna la dose mio fratello.
Io sbuffo e gli rivolgo un sorrisetto.
<< Ma non ti senti a disagio, sapendo che tua sorella è più maschio di te? >>
<< Ma non ti senti a disagio, sapendo che non appartieni al genere femminile >>
Scuoto la testa.
<< Nemmeno un po’ >>
Non capite male, ho appena esposto la mia teoria sulla stupidità degli uomini, esaltando l’universo femminile e poi mi distacco da questo. Non è da prendere sul personale, ma sono stata cresciuta prevalentemente da mio padre. Ho passato l’infanzia ad imparare a giocare a calcio e guardando le partite di football allo stadio, a mangiare cibo spazzatura sul divano con il mio vecchio ed imparare a guidare le sue moto o a ripararle. Sono una ragazza, ma i miei interessi non vertono sul trucco o sui vestiti firmati. Vado d’accordo con le ragazze che non si comportato troppo da femmine, cosa inusuale alla mia età, ma comunque possibile.
Rimango però dell’opinione che il genere maschile sia stupido.
 
 
 
 
<< Buon primo giorno di scuola, tesoro >>
Mio padre mi lascia un bacio sulla fronte ed io lo saluto, uscendo di casa seguita subito da Rob.
<< Posso guidare io? >> chiedo, tendendo la mano per le chiavi.
Dopotutto non è un cattivo fratello, considerando il fatto che mi da lezioni di guida ogni volta che ne ha il tempo, giustificando i suo gesto con un banale ‘non voglio una sorella in prigione per omicidio colposo’. Ma io lo so che mi vuole bene.
<< Oggi no, magari quando torniamo >>
Sorrido e salgo sul sedile del passeggero. Sistemo il cappello sulla testa, indosso la cintura, accendendo la radio.
<< Oggi niente skateboard? >>
<< Non voglio fare tardi, è il primo giorno >>
<< Da quando ti fai questi problemi? >>
Alzo le spalle e mi sistemo la t-shirt.
<< Da adesso >>
Non sono mai stata una persona puntuale e sono consapevole che mai lo sarò. Il mio cervello non concepisce il concetto del tempo. Il sognare ad occhi aperti non mi fa accorgere dei minuti che passano ed inevitabilmente arrivo tardi a qualsiasi appuntamento. Uscite con Ronnie, visite mediche, lezioni. Ogni cosa.
Non posso farci niente, è nel mio sangue.
<< Rob >> lo richiamo, attirando la sua attenzione.
Risponde con un ‘mh’ distratto, facendomi capire che mi sta ascoltando. Gli rivolgo un’occhiata veloce e prendo un grande respiro, sapendo che quello che sto per chiedere gli darà fastidio.
<< L’altro giorno è arrivata una lettera dell’accademia militare >>
Sento mio fratello sospirare e lo interrompo prima che possa rispondermi.
<< Non ti arrabbiare, non l’ho letta e l’ho nascosta in camera mia così mamma non la scoprirà. Però pensavo che me lo dicessi di aver fatto… >>
<< Alexandra, non sono fatti tuoi i college a cui ho fatto domanda >> mi interrompe, indurendo lo sguardo.
<< Ma… >>
<< Niente ma >>
Sospiro pesantemente e riporto lo sguardo sul paesaggio che scorre al mio fianco.
<< Ti do la lettera quando torniamo a casa >> mi arrendo.
 
 
Due braccia mi avvolgono e mi ritrovo con la testa spiaccicata contro il petto della mia migliore amica che mi stringe come se non ci vedessimo da mesi. Tralasciamo pure il fatto che ci siamo viste ieri.
<< Ti prego, lasciami respirare Ronnie. Così mi uccidi >> borbotto.
Lei allenta la presa e si distanzia da me, sorridendo gioviale.
<< Cosa c’è da essere tanto felice? >> chiedo, cominciando a camminare.
I corridoi della scuola sono pieni di studenti che corrono da una parte all’altra e si abbracciano come se fosse l’ultimo giorno della loro vita.
Ma si sa, due ore dopo il favoloso inizio, tutti cominceranno a lamentarsi della scuola, dei compiti, degli insegnanti, del cibo della mensa e di tutto ciò che questo edificio contiene. Ma lasciamo che si godano gli ultimi momenti gioia.
Dal canto mio non ho mai pensato che la scuola sia poi così male.
<< Ho appena incontrato Rob >>
Congiunge le mani insieme e le unisce davanti al petto, spalancando gli occhi marroni.
Sbuffo, sistemando la borsa sulla spalla.
<< Ne parlerai tutta la giornata? >>
<< Beh, tu potrai parlare liberamente di… >>
Prima che faccia in modo che tutta la scuola sappia il nome della mia cotta adolescenziale, le salto addosso, cercando di chiuderle la bocca con una mano e trovandomi in una posizione decisamente scomoda, considerando che, anche lei, mi supera in altezza.
Ronnie scoppia a ridere e mi da una spinta, facendomi staccare da lei. Schiocca due volte la lingua sul palato mentre fa segno di no con la testa.
<< Non essere così aggressiva, altrimenti tu sai chi non ti guarderà neanche >>
<< Tu sai chi è morto >>
<< Non quel tu sai chi >>
<< Ne esiste solo uno >>
Lei sorride maliziosa e si passa una mano tra i capelli lunghi. Ronnie è una ragazza… strana. Sia per carattere che per aspetto.
Ha dei lunghi (chilometrici oserei dire) capelli blu che scendono mossi fino ai fianchi, dei grandi occhi marroni, un naso troppo grande e delle labbra fine. È alta, ma quando Dio ha distribuito le curve lei si era nascosta dietro a qualche personaggio della televisione.
L’ho sempre considerata una bella ragazza, particolare, ma decisamente attraente.
<< Non è vero. Parlo di uno alto, con dei profondi occhi blu e un bellissimo sorriso >> prende una piccola pausa e poi mi guarda di sottecchi << E che passerà il ballo di inizio anno con te >>
Scoppio a ridere, mentre apro il mio armadietto o butto dentro la borsa e il cappello, sistemando i capelli corti.
<< Zitta che poi mi monto la testa >>
Lei si mette vicino a me e si guarda le unghie colorate di dieci tonalità diverse di blu con disinteresse.
<< Guarda che sono seria >>
<< Oh e dimmi, quando ti ha detto che mi avrebbe invitata, ha anche accennato alla limousine che avrebbe noleggiato e la bellissima stanza d’albergo affittata? >> commento sarcastica, facendo sbuffare e sorridere la mia migliore amica.
<< Non ho detto che te lo chiederà né che verrà con te. Semplicemente che starete insieme quella sera >>
E con un sorriso misterioso si dirige alla sua prima lezione.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: _Wonderwall_