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Autore: _Wonderwall_    18/12/2015    0 recensioni
Alessandra Roxanne Greco è il cliché più ricorrente nelle storie per teenagers. Una famiglia numerosa, una migliore amica stramba e, ovviamente, una cotta per l’amico più bello del fratello. Con ambiziose aspirazioni sul suo futuro si trova a fare i conti con il suo presente.
Una favola moderna in cui la principessa lascia il posto al maschiaccio e il principe diventa lo stereotipo del ragazzo più ambito della scuola. Ma sarà davvero così?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo 1
 
 
 
Questa storia racconta la mia vita.
Racconta di come io sia stata spaventata il primo giorno di liceo, di come sia riuscita a trovare solo un’amica con cui condividere tutti i miei segreti, racconta di come abbia iniziato ad odiare il colore rosa (in realtà non c’è una vera storia per questo, ma volevo aggiungerlo perché credo che quel colore sia davvero rivoltante), racconta di come io abbia affrontato tutti gli anni delle superiori e di tante altre cose che scoprirete con il tempo.
Comunque, dovete sapere qualcosa di importante prima di continuare a leggere: la mia vita è un eterno cliché. Quindi, di conseguenza, questa storia sarà un enorme, gigantesco cliché.
 
Sono Alexandra Roxanne Greco, altrimenti chiamata Alex da tutta la mia famiglia e da tutti coloro che mi conosco anche perché, all’infuori della mia classe, nessuno conosce il mio nome intero. Perché?
Beh, primo di tutto trovo assolutamente ridicolo avere un nome inglese, considerando che entrambi i miei genitori sono italiani così convinti che non mancano di ricordarlo in ogni occasione possibile. Ma ovviamente quando il loro meraviglioso amore è sbocciato l’Italia sembrava troppo piccola per i loro sogni e quindi hanno preso pacchi e pacchetti, e almeno venti chili di cibo, e sono partiti per la meravigliosa Inghilterra, atterrando a Brighton e stabilendosi lì per poi cominciare a proliferare e mettere su una famiglia di ben cinque, cinque, persone. Ovviamente esclusi i genitori.
Ed ovviamente hanno preso la mania di cercare di dare più nomi possibili ai loro poveri figli. Sai com’è, sono sempre state persone indecise. E poi a partire dal terzo figlio ci avevano preso gusto e avevano indetto una gara. Forse speravano di entrare nel guinness dei primati, peccato che cinque nomi non fossero abbastanza.
Non vi sembra ironico? Cinque figli di cui l’ultimo aveva cinque nomi.
Sì, bhe, divertente, ma andiamo avanti.
Ho diciassette anni e frequento il penultimo anno nella scuola superiore di indirizzo scientifico. Sì, sono una persona razionale e lucida, che basa la sua vita sulle teorie di fisica e i problemi matematici. Quando ordino il pane presento sempre un’equazione al povero panettiere che, oramai, non mi sopporta più. Non è mai stato una cima con i calcoli.
No, ok, basta stronzate. Sono sì, davvero interessata alle materie scientifiche, tanto che sogno di diventare un cardiochirurgo, ma la definizione ‘con i piedi per terra’  è quella che meno mi rappresenta. Il mio più grande sogno fino ad un paio di anni fa, e ricordo che avevo quindici anni, era quello di diventare una famosa e rispettata attrice hollywoodiana con una vagonata di figli, come Brad e Angelina (e i miei genitori), e tanti di quei soldi da poter salvare il terzo mondo con il solo scopo di poter salvare il terzo mondo.
E sono seria, la beneficenza era uno dei problemi maggiori quando immaginavo la mia vita dopo dieci anni perché non ero mai in grado di scegliere a quale associazione regalare così tanti soldi da eliminare i loro problemi.
Poi, un giorno soleggiato del mio terzo anno di liceo la nuova professoressa di biologia ha fatto di me un futuro e promettente medico, si spera. Ma, nonostante passi i pomeriggi a fare ricerche su arterie, coronarie e infarti, la mia vena (tanto per restare in tema) romantica non si è mai esaurita.
Sembra che nella vita reale provi una violenta repulsione per tutto ciò che ha un minimo di dolcezza, ma mettetemi davanti ad un film, anche uno di quelli stupidi e scontati, e comincio a piangere come una fontana per ogni minimo evento triste. Anche quando muore una formica. Ho pianto guardando Hanna Montana The Movie. Per non parlare poi dei libri.
Ora, non prendetemi come una persona dalla lacrima facile perché non lo sono. Diciamo che piango come una persona normale. Quando non guardo i film. Di tutti i tipi, anche quelli comici, perché si sa che qualcosa di leggermente drammatico deve succedere.
Probabilmente mi sfogo con i problemi altrui (o meglio, di personaggi non esistenti) perché non voglio farlo con i miei.
Sì, beh, ogni tanto gioco ad Alex passione psicologa e mi diletto ad analizzare persino i miei sogni, oltre i comportamenti idioti dei miei fratelli, ma non credo sia una buona idea, il mio subconscio inventa cose strane. L’altra notte ho sognato due orsetti che correvano sotto un arcobaleno, abbastanza inquietante se ci penso ora.
Ritorniamo ai miei fratelli, io sono la fortunata terzogenita. Dico fortunata per un motivo ben preciso, ho avuto la fortuna di limitarmi a due nomi, come i miei fratelli maggiori. Provo pena per i più piccoli.
I miei genitori si sono dati da fare abbastanza in fretta e abbastanza velocemente. A ventuno anni mia madre, Mariana Draghi in Greco, insieme a quel santo uomo di mio padre, Luca Greco, ha dato alla luce Marie Karen, in questo momento ventenne impegnata in un apprendistato in una casa editrice londinese. Dopo la prima figlia si sono presi una pausa di un paio di anni per poi inaugurare la nascita di Robert Mattew, un solo anno più grande della sottoscritta, frequentante lo stesso liceo e con la camera maledettamente troppo vicina. Si scopriranno altri particolari andando più avanti. Dopo la mia gloriosa nascita è arrivato un altro maschietto, Daniel Patrick Andrew, dodici anni, uragano senza un obbiettivo nella vita se non quello di rompere le scatole alla sottoscritta e al fratello maggiore ancora in casa. Evito di dire che quando Marie torna a casa si trasforma in un angioletto ubbidiente. Dopo di lui tutti credevamo che l’eredità dei Greco si sarebbe fermata invece, soli tre anni fa mia madre entra in casa annunciando a gran voce che avremmo presto una sorellina. Ed è così che si è aggiunta alla famiglia Grace Cloe Emily Alice Cecilia, comunemente chiamata Grace, la ragazzina più dolce sulla faccia della terra. La mia preferita, senza alcun dubbio, forse perché ancora non ha imparato abbastanza parole per rompere le scatole.
Viviamo in una casa enorme, doveva pur esserlo per contenere tutti questi membri, nella parte più lontana dal centro di questa città.
Quindi ricapitolando, mi chiamo Alex, ho diciassette anni e frequento la scuola superiore scientifica nella città inglese di Brighton, nonostante il mio sangue sia al cento per cento italiano, ho una famiglia numerosa quasi come i Weasley (ed è tutto dire) e una migliore amica che allieta le mie giornate, nonostante non frequenti la mia stessa classe.
Lei, Ronnie Smith, è una con la vena artistica. Okay, forse dovrei smetterla di parlare di vene e correlati ogni volta che ne ho l’occasione.
Ora, mi sembra lecito chiedere, come vi immaginate che io sia? Fisico da modella coperto sotto larghe felpe e jeans sformati? Capelli biondi e lucenti che arrivano fino alla vita e che fanno morire di invidia tutte le ragazze che incrociano il mio cammino? Viso dalla pelle perfetta e perfettamente proporzionato, occhi grandi e di un celeste limpido magari nascosti da un paio di occhiali che mi rendono ancora più sexy, labbra disegnate, naso piccolino?
Beh, riavvolgete il nastro. Ok che la mia vita è come quella dei film, ma adesso esageriamo troppo. Avete presente le sfigate nella realtà? Beh, non sono poi così meravigliose.
Ma, forse è giusto puntualizzare, io non sono una sfigata. Non so se abbiate mai sentito parlare di quella categoria di ragazze che hanno pochi amici ma buoni, vanno bene a scuola, ma senza rintanarsi ore nella biblioteca, sono carine nella media, sono in grado di avere rapporti con altre persone senza troppi problemi, non hanno un’autostima praticamente inesistente, o per lo meno non sempre, e, créme de la créme, vengono anche considerate da qualche ragazzo sporadico che fa una veloce comparsa nella loro vita tanto per non lasciarle sempre senza mai aver dato neanche il primo bacio prima che il ragazzo bello e stronzo di turno si intrometta nella loro quotidianità. Ebbene sì, esistono anche loro, le leggendarie ragazze normali.
Beh, mi dispiace deludervi, ma io sono così. Esattamente normale.
Ma non deprimetevi poi tanto perché devo pur tenere fede alla mia precedete affermazione dei cliché. Quindi sono qui per annunciarvi che sono innamorata di un idiota, con cui in realtà litigo dalla mattina alla sera o, meglio, nelle poche volte che ci vediamo.
Sì, perché il sopracitato idiota, ovvero Samuel Adam Nott, è uno dei migliori amici di quell’idiota di mio fratello maggiore che, ovviamente, è uno dei ragazzi più popolari della mia scuola.
Cioè, anche lui ha un secondo nome. Siamo fatti per stare insieme.
Adesso, vorrei tornare un attimino alla mia famiglia. Uno, leggendo di famiglie grandi e numerose, un esempio a caso quella dei Weasley (scusate, ma se non si fosse capito amo Harry Potter. Forse è anche stata la causa scatenante del mio amore per lo stronzo, perché, non so se lo sapete, ma Nott è uno dei serpeverde amici di Draco. E io adoro i serpeverde, nonostante appartenga alla casa di Corvonero. Potete fidarvi, ho fatto il test), si aspetterebbe grandi somiglianze tra i suoi membri. Ed invece no. O per lo meno, non tra tutti.
Mi sono sempre chiesta se mia madre avesse tradito mio padre almeno tre volte, con tre uomini diversi, perché gli unici due fratelli che si assomigliano sono la prima e l’ultima ed hanno entrambi capelli chiari e i sopracitati occhi celesti, ripresi da mia madre.
Io sono figlia di mio padre, decisamente. Alta un metro e un tappo (altrimenti chiamato metro e sessanta), eredità di mia nonna, capelli corti fino alle spalle castani tendenti al rosso, solo grazie alle santissime tinte, e mossi, occhi di un verde sporco, quasi tendenti al nocciola, naso forse un po’ troppo grande verso la fine e bocca carnosa, forse l’unica cosa in comune con le modelle di prima. Dopo di che anche io ci ho messo del mio, o, per meglio dire, il mio amore per la cioccolata ed il cibo in generale ha contribuito, affidandomi due o tre chiletti che rendono la mia pancia poco piatta e fanno scomparire lo spazio tra le cosce che in realtà non ho mai avuto. E diciamo che si posano anche sulle tette che, tanto per precisare, ho sempre odiato.
Sì, lo so, le ragazze cliché sono sempre e comunque piatte, cosa che nessuno può cambiare, ma purtroppo il mio seno è decisamente grande. Cosa da cui nascono un paio di complessi esistenziali.
Robert Mattew, mi piace chiamarlo con tutti i suoi nomi perché la cosa lo innervosisce non poco, sembra invece provenire da un’altra famiglia e, se non avessi visto le foto che ritraggono mia madre incinta di lui (la data lo testimonia), sarei stata abbastanza sicura che fosse stato adottato. La cosa davvero diversa non sono i colori, infatti mostra dei normalissimi capelli castani e dei normali occhi castani, ma i lineamenti che, almeno a quanto dice mio padre, sono esattamente identici a quelli di suo nonno. Bah, sarà, ma io continuo a credere che quello non abbia nemmeno un tratto mediterraneo.
Daniel Patrick Andrew è stato trovato per strada. Di questo ne sono sicura, perché quello lì non può essere mio fratello (lo dico con tutto l’amore del mondo).
Ma voglio finire questa presentazione in bellezza. Vi ricordate della mia migliore amica Ronnie? Beh, indovinate un po’, è follemente innamorata di quell’idiota di mio fratello.


Angolo Autrice
Questa storia è stupida. Lo è davvero e l'ho scritta semplicemente per divertirmi! Spero che piaccia almeno un po'! Ci sentiamo presto :)
  
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