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Autore: musike    03/01/2016    1 recensioni
Evangeline è una ragazza sempre sulle sue, una strega provetta che però non è benvoluta nella sua casa. Abbandonata ancora in fasce dalla madre, un padre adottivo assente, Evangeline finisce per rinchiudersi dentro una corazza, un muro che sembra proteggerla dai mali esterni, ma che in realtà non riesce a proteggerla dalle tenebre e dall'odio che l'accompagnano come ombre fin da quando era bambina. Una profezia rivelata da un logoro cappello, ma rimasta inascoltata rimescola le carte in gioco, le vite dei nostri eroi cambiano... e con esse anche la vita di Evangeline, anche se lei non lo sa.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Silente, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Nuovo, personaggio, Severus, Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO 12




Le vacanze natalizie stavano purtroppo per giungere al termine.

Era il Primo Gennaio e fra meno di una settimana gli studenti sarebbero ritornati ad Hogwarts dove avrebbero iniziato “Il nuovo anno”, pieno di emozioni, amicizie, amori che sbocciano o che finiscono... semplicemente ricominciava il ciclo delle cose, una fine diventava un inizio e dopo la morte ecco che avviene la rinascita, in un modo o nell’altro... piacevole o meno.

Evangeline stava riponendo la sua divisa da grifondoro nel baule, mai totalmente disfatto dal suo arrivo a Spinner’s End, quando inevitabilmente l’occhio le cadde su una fotografia un po’ sgualcita dal tempo e stropicciata ai lati, come se qualcuno ci avesse giocherellato a lungo. Anche se leggermente sbiadita era possibile vedere abbastanza chiaramente i soggetti raffigurati al suo interno: il parco di Hogwarts, che faceva da sfondo, era coperto da un scintillante manto bianco perlaceo, ogni singola cose era come se avesse perso il suo colore originario per diventare qualcosa di evanescente, scintillante, etereo. Due teste rosse spezzavano quella piccola gelata magia, i sorrisi che si erano venuti a formare sui visi erano sinceri, genuini, senza pensieri alcuno se non quello di divertirsi in quell’attimo di libertà che era stato loro concesso. Gli angoli della bocca della ragazza si piegarono leggermente all’insù, mentre un leggero velo di malinconia andò ad oscurarle gli occhi smeraldini.

Il solo modo che ho per osservarlo senza sentirmi in difetto.

Evangeline trovava tutto ciò uno strano, piacevole scherzo che il destino aveva voluto giocarle. Era strano come lei, si fosse innamorata pian piano del Re degli Scherzi in persona. Aveva un po’ del paradossale la cosa, in fin dei conti non è che ci avesse mai conversato in amicizia. Eppure i suoi modi, le sue parole pian piano l’avevano rapita, lentamente, senza fretta alcuna. Tutt’ora stentava a capire come quel grifone fosse riuscito a rapirle piano piano il cuore, a scioglierlo e a scaldarlo... anche se lei non lo metteva in mostra, ma lo custodiva gelosamente, come se fosse una cosa sua e di nessun altro, il suo piccolo lume nel suo cammino.

Lui sapeva chi era solo perché ci aveva litigato il primo giorno sul treno durante il suo primo viaggio.
Se provava a pensarci, ora, non riusciva più a ricordarne il motivo di quella arrabbiatura di sicuro infantile.

Lui è libero, divertente, sincero, amato... Io invece cosa sono?

Se una persona si costruisci in base anche alle relazioni che tiene con gli altri suoi pari...

Aveva ragione Angelina, io ora non ho più nessuno.

Non sono nient’altro che un’ombra sbiadita del tempo, che pian piano scomparirà, si dissolverà nel fumo inghiottita dalla notte... senza che nessuno se ne accorga.

“Signorina Silente, dobbiamo andare”. La voce di Piton da sotto il pianerottolo la riscosse dai suoi pensieri, riportandola al presente; così, silenziosamente, si chiuse la camicetta bianca che aveva scelto per la riunione con l’Ordine e, doveva aveva il tatuaggio, applicò una benda che lo nascondeva dagli occhi curiosi.

Non sono sicura di saper fare al meglio l’incantesimo d’illusione, quindi meglio inventarsi di essersi procurai un livido con una caduta rovinosa .

Severus stava per richiamarla quando la ragazza in questione scese: portava un paio di jeans sbiaditi e una camicetta bianca, i boccoli neri erano lasciati cadere disordinati sulle spalle. In vita aveva legato un maglione di lana nero che avrebbe indossato da lì a poche minuti.
Assomiglia molto a sua madre rifletté il professore, ma scacciò subito quel pensiero. Era ancora sconvolto dalla notizia di qualche sera prima, anche se non lo dava a vedere. Non sapeva più come fare se non trattarla una semplice e apparente freddezza.

Lei non deve saperlo.

“La avverto;” cominciò serio e con un tono che non ammetteva repliche “gli altri sanno di un nuovo arrivo, ma non sanno nulla su di lei e mai lo dovranno sapere. Tutto ciò che riguarda me e lei rimarrà dentro le pareti del mio ufficio e di questa casa. Parlerà solo se interpellata e solamente dopo aver chiesto il mio consenso, non farà nessun riferimento alla nostra missione visto che tre quarti delle persone là dentro non sono affidabili e non possiamo in alcun modo rischiare di far saltare la copertura.” terminò con una punta di veleno l’uomo.

Evangeline captò il tono iroso del suo mentore. Probabilmente qualcuno lì dentro ha dei nemici pensò la ragazza e si ripromise che avrebbe tenuto gli occhi aperti per capire chi fosse. Dopotutto era riconoscente a quell’uomo arcigno che aveva deciso di aiutarla, in un modo tutto suo e qualche volta discutibile. Anche se, ne era sicura, avrebbe voluto non averla tra i piedi. Erano giorni che sembrava facesse il possibile per evitarla, le parole e le chiacchiere futili tra loro non c’erano mai veramente state, ma ora era come se ognuno fosse rinchiuso nei meandri della propria mente e il silenzio aleggiava, come una presenza rassicurante, tutto il giorno per le mura di quella casa.
Evangeline non sapeva se essere felice di questa privacy che le veniva concessa, oppure averne paura.

I silenzi hanno sempre più significato di quello che si crede.

Le parole non dette sono sempre quelle più pericolose.

“… E mi raccomando, non si faccia sfuggire nulla con Molly, quella donna è capacissima di estorcerle informazioni. Sarà sempre sotto la mia supervisione, quindi non faccia casini; Intesi?!?”

Eccolo che torna il solito scorbutico di sempre. Sembra quasi voler evitare a tutti i costi questa riunione.

“Allora HA capito?” Disse con tono alterato il professore, vedendo chiaramente che la ragazza non lo stava ascoltando.

“Si” Rispose stancamente quella. Erano ormai due giorni che ripeteva sempre le stesse raccomandazioni in quei brevi attimi di conversazioni che avevano. “Ora muoviamoci professore che sennò faremo tardi” E con passo svelto prese il braccio dell’uomo e in un attimo apparirono davanti al quartier generale: Grimmur Place numero Dodici.



L’aria fredda di Gennaio investì dolcemente le gote della studentessa, provocandole leggeri brividi lungo la schiena. Il cappotto, per quanto pesante, le lasciava scoperta una buona parte del collo che veniva continuamente accarezzata da quella dolce brezza invernale.

Tutto sommato non le dava fastidio la cosa.

Piton, non appena toccarono il suolo di quella stradina, si diresse a grandi passi verso il portone di quella casa anonima, uguale a tutte le altre se non per il fatto che sembrasse abbandonata nonostante le luci che si intravedevano dalle vecchie e spesse finestre.
Fecero appena in tempo a bussare che un uomo dalla lunga capigliatura nera e brizzolata venne ad aprire la porta: aveva un fisico asciutto e un po’ di barba non curata sul mento. Lunghi capelli scuri erano abbandonati disordinati sulle spalle, dandogli un’aria trasandata; il volto era un po’ sciupato, segno che non dovesse passarsela benissimo ultimamente.

“Qual buon vento, Mocciosus?” Chiese ironicamente divertito l’uomo.
Probabilmente se avesse potuto lo avrebbe tranquillamente lasciato fuori a gelare senza nessun rimorso.

Quasi come se fossimo nient’altro che scocciatori.

Evangeline notò fugacemente che Piton si stava trattenendo a stento dallo schiantarlo. I suoi pozzi neri si erano ridotti a delle fessure, le narici di quel naso adunco erano dilatate, ma per il resto non aveva perso la compostezza e la freddezza che ostentava durante le sue lezioni. Tentava di distaccarsi, anche se inutilmente, da tutto e tutti.

Ecco scoperto chi è lo stupido che osa mettersi contro Severus...

Ehi, aspetta un momento... da quando in qua lo chiamo per nome?

La convivenza forzata mi ha dato alla testa.

“Lasciaci entrare lurido sacco di pulci” Disse in tono glaciale, calcolatore nonostante l’ira che traspariva dalle sue poche parole. Se uno sguardo avesse potuto uccidere quello lo avrebbe sicuramente fatto. Sirius non ci badò molto, abituato al comportamento del suo caro compagno di scuola, puntando lo sguardo alla destra dell’uomo. Era come se si fosse accorto solo ora della ragazza accanto al suo celebre e storico nemico e quando fece scivolare i suoi occhi sulla sua figura quasi non si strozzò con la sua stessa aria.
La ragazza che aveva davanti assomigliava moltissimo a quella che un tempo era stata la moglie del suo migliore amico in assoluto. Gli occhi erano gli stessi, perfino le mani affusolate e graziose erano come quelle della donna morta molto tempo prima. I tratti erano molto somiglianti, ma l’espressione che traspariva dal volto non era la stessa. La donna che conosceva non aveva quell’espressione arcigna, severa, fredda... non umana.
I suoi occhi brillavano di felicità, mentre quelli della ragazza erano come due pozzi senza fondo, un baratro in cui nessuno sarebbe potuto risalire se ci fosse caduto.
Un baratro fatto di odio e di disperazione. Un baratro che viveva da troppo tempo, un baratro che non era comune in una ragazza della sua età. Un baratro che difficilmente si sarebbe potuto colmare.

Un qualcosa che anche lui aveva sperimentato, alla fine... che purtroppo comprendeva bene.

Possibile che...?

Non, non diciamo sciocchezze.
Harry è il suo unico figlio, lei è solamente una che le assomiglia, troppo forse, ma comunque non è lei .


Non può essere lei.

Eppure ...

“Complimenti, “Disse canzonario dopo attimi di silenzio immerso nei suoi pensieri “Vedo che hai trovato un bel rimpiazzo. Le assomiglia molto, sai?” Finì per poi scoppiare a ridere. La sua risata sapeva di scherno e derisione, non di amicizia e di scherzo. Una risata che gli serviva per scacciare quelle domande che la testa gli stava ponendo. Una risata che serviva a trovare un’ uscita dalla mente stessa. Un modo per evitare di pensare a qualsiasi cosa troppo scomoda.

Piton stava per tirare fuori la bacchetta quando Evangeline decise di prendere in mano la situazione: fissò i suoi occhi verdi con quelli neri di lui e, senza trovare alcuna resistenza, gli entrò nella mente. La sua barriera si ruppe come se fosse fatta di sabbia davanti alla sua forza. Era decisa a fargli riprovare gran parte dei ricordi più dolorosi che, intuiva, l’uomo aveva già sperimentato sulla sua pelle. Un avvertimento che avrebbe fatto meglio a tenere a mente la prossima volta che decideva di aprire la bocca senza ragionare. Nella mente di Sirius continuavano a susseguirsi una lunga serie di immagini, ricordi che aveva deciso di richiudere dentro di sé, troppo era il dolore che portavano con loro, le ferite non ancora cicatrizzate a distanza di anni. Il tempo non riesce a guarire le ferite, le anestetizza, le assopisce mentre queste continuano comunque lentamente a sanguinare. Ecco che rivisse la morte dei due suoi migliori amici, James e Lily Potter, la cattura e la prigionia nel carcere di massima sicurezza di Azkaban... il tutto con quella strana ragazza che osservava la scena dall’alto, come un angelo vendicatore, tanto i suoi occhi bruciavano.
Lei era lì.
Silenziosa, mentre lui urlava e chiedeva pietà, chiedeva pace.

Chiedeva un po' di Umanità, che da tropo tempo gli era stata negata.

Non ci volle molto tempo prima che l’uomo si accasciasse a terra, scosso da brividi e con gli occhi pieni di puro terrore.

Evangeline, con una calma ben calcolata, si abbassò a livello del suo orecchio in modo che solo lui potesse sentire cosa stava per dire a quell’uomo prima tanto gradasso e ora tanto impaurito da quella ragazzina che era riuscita a tenergli testa, senza nessuna difficoltà.
“Non osare più rivolgerti così al professor Piton; ti posso assicurare che questo è il minimo che riesco a fare” Gli sussurrò, per poi rialzarsi ed entrare in casa seguita da un alquanto sconvolto Severus; non aveva mai avuto modo di “testare sul campo” i suoi poteri, aveva solamente fatto un allenamento intensivo per migliorare la sua abilità nell’occlumanzia, ma non si era preoccupato di capire fino a che punto lei sapesse padroneggiare l’incantesimo “legilimens”... Non sapeva bene cosa pensare: se era riuscita in meno di cinque minuti a mettere al tappeto un discreto occlumante non osava immaginare a che livelli potesse arrivare.

Ha fatto tutto senza l’uso della bacchetta, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Non appena la strana coppia entrò nella sala riunione, ossia una sala da pranzo piuttosto sgangherata, tutti si voltarono a guardarli stupiti: non si immaginavano certo che il nuovo membro avesse praticamente diciassette anni, anche se la ragazza sembrasse avere più anni della sua età anagrafica non riuscì ad ingannare i presenti, abituati come erano ad avere i pargoli Weasley che giravano indisturbati per casa.

“Evangeline, Severus eccovi finalmente! Vi stavamo aspettando” Disse sorridendo il professor Silente, per nulla turbato della situazione... Come se dovesse solamente prendere del the e pasticcini con vecchi amici di lunga data.

“Ci scusi il ritardo Signor Preside, ma io e il Professor Piton abbiamo avuto un leggero contrattempo all’ingresso della casa” Rispose severa, meccanica, la ragazza, prendendo posto dove le era stato indicato da un alquanto sbalordita Molly. Era la prima volta che la ragazza la incontrava, ma quella donna, a cui era stato aggredito il marito, le ispirava fiducia già alla prima occhiata. Il suo sguardo trasmetteva un che di materno, e la sua corporatura robusta la faceva assomigliare a quelle dolci mamme di cui spesso aveva letto nei suoi libri di storie.

Una di quelle mamme che tanto avrebbe desiderato avere.

“Contrattempo?” Chiese interrogativo il Preside, spostando lentamente lo sguardo dalla studentessa al professore che si era chiuso in un silenzio ostinato. Stava ancora cercando di dare una spiegazione plausibile alle eccezionali abilità di quella che avrebbe dovuto imparare a chiamare figlia, anche se lei non sapeva di avere un padre.

E mai lo saprà.

“Un sacco di pulci che non sa tenere a freno la lingua.” Rispose noncurante la ragazza, riprendendo l’appellativo che aveva usato Severus Piton, con un tono sempre distaccato e freddo come se, infondo, non fosse affar suo.
Tutti stavano per chiedere spiegazioni quando ad un tratto entrò, leggermente barcollante, uno dei gemelli. Fred Weasley sorreggeva un ancora sconvolto Sirius Black, che stava cercando in tutti i modi di rendersi il più presentabile possibile, ma, non appena incrociò gli occhi verdi di Evangeline, ecco che subito le gambe presero a tremargli ricordando quello che era riuscita a fargli rivivere pochi istanti prima.

“Ehi, ho trovato Sirius in questo stato davanti alla porta... Qualcuno sa cosa gli è successo?”Chiese curioso il ragazzo, studiando le varie espressione dei presenti e cercando di trovare qualche informazione su ciò che potesse essere capitato al povero Felpato.
Evangeline, al suono della sua voce, sussultò.

Che cavolo ci fa lui qui?

Ma certo!

Molly!

Non si era accorta che tutti i presenti si erano voltati verso di lei e che la stavano guardando con un misto di paura e di terrore puro negli occhi. Molly e Tonks, cercando di superare la strana sensazione che avevano addosso, presero Sirius dalle braccia di Fred, che, avendo notato la presenza di Evangeline, osservava irritato la ragazza dai capelli neri, e lo poggiarono su un divano fatto apparire apposta per stenderlo.

“Che. Cosa. Ci. Fa. Lei .Qui.” iniziò il rosso scandendo per bene tutte le parole mentre si avvicinava al tavolo. Dire che era arrabbiato era un eufemismo.

Come si permette questa di venire qui dopo ciò che a fatto ad Angelina?

Come si permette di stare qui, insieme a noi?

Chissà perché sento odore di tempesta pensò Evangeline che aveva riassunto la maschera di freddezza e severità che era abituata ad indossare. Non posso permettermi di fare nessun passo falso.

“COSA HAI FATTO A SIRIUS?” urlò ad un certo punto il ragazzo verso la sua compagna di Casa. Sembrava che tutto quello che era successo poco tempo prima nella Sala comune Grifondoro fosse passato in secondo piano nella mente del Weasley.

Come se non fosse mai avvenuto.
Il bacio, la fasciatura, la pozione tutto dimenticato, rilegato in chissà quale angolo remoto della sua mente.

Intorno a lui c’era solo il silenzio.

Evangeline, senza far alcun rumore, si alzò dalla sedia e incatenò i suoi occhi verdi con quelli azzurro cielo di lui; in un istante, Fred si ritrovò catapultato nei suoi ricordi più profondi quelli che pensava di non poter nemmeno ricordare, tanti anni erano passati.
Severus aveva provato a fermarla, ma ormai era troppo tardi. Il contatto era stato creato e solo lei poteva scioglierlo.
Solitamente il contatto provocava dolore alla vittima, eppure il ragazzo non emise un gemito. Sembrava come se Evangeline fosse scivolata silenziosamente e dolcemente nella sua mente, senza fargli del male.

Dove sono? Si chiese Fred stordito, leggermente spaesato. Lentamente ai suoi occhi apparì una famiglia felicemente seduta a tavola dove si stavano scambiando i regali, non più nella cucina del quartier generale, ma in quella che era e sarà sempre la sua Tana. Anche i personaggi iniziarono a diventare sempre più nitidi: c’erano due teste rosse che continuavano a fare degli scherzi al loro fratello più piccolo, facendogli trovare di tutto e di più nel suo piatto tanto che alla fine questo si mise a piangere e una giovane Molly, con in braccio una piccola bambina di 5 anni, si mise a sgridarli per bene ma loro non se ne curavano molto troppo presi dallo scherzo riuscito. Poi ecco una figura che stonava con quel quadretto famigliare e che osservava tutta la scena con gli occhi velati da una tristezza, quasi non avesse mai provato il calore della famiglia. Gli occhi fermi, un velo lucido li ricopriva ma non una piccola lacrima solcò quel viso di ghiaccio.

Un attimo dopo Fred ritornò nel presente, nella cucina di quella casa dimenticata di Grimmur Place.

“Questo è quello che ho fatto a Sirius.” Cominciò incolore la ragazza, rispondendo alla domanda che non era ancora uscita fuori dalle labbra del ragazzo. Lui la guardava stralunato, non riuscendo bene a capire ciò che era successo.“Solo che con lui ci sono andata giù più pesante”.

“Signor Weasley, la pregherei di uscire. Dobbiamo iniziare la riunione” Disse Silente per rompere quella tensione che si era creata. Fred stava per ribattere ma venne nuovamente interrotto, questa volta da professore Piton “La signorina Silente da questo momento fa parte dell’Ordine della Fenice. Lei deve rimanere qui”.

Fred, senza poter più ribattere nulla, si diresse a grandi passi al piano superiore dove incontrò il suo gemello. “Cos’è successo Freddie?” Chiese quello preoccupato vedendo la faccia sconvolta del fratello, come se avesse appena visto un fantasma.

“Passami le orecchie oblunghe. Devo capire il vero motivo sul perché Evangeline sta qui.”



Angolo autrice: dopo due mesi ritorno alla riscossa! Mi scuso per il ritardo ma gli studi mi hanno impedito di poter aggiornare prima! Motivo per cui avviso subito che fino a fine Febbraio gli aggiornamenti potrebbbero non essere regolari, per cui un mese potrei saltare la pubblicazione... dipende dagli esami! Se siete arrivati fino a qui vi ringrazio, spero che il capitolo vi possa piacere :) Ringrazio tutte le persone che hanno recensito -prometto che risponderò immediatamente alle recensioni, mi scuso per non aver risposto subito!-, le persone che hanno messo la storia tra preferite/seguite/ricordate e a tutti i lettori silenziosi che seguono la storia! Grazie mille davvero :)
Se avete commenti, critiche costruttive non esitate a farle! Sono qui anche per migliorare :)
Al prossimo aggiornamento!
Con affetto,

Musike

 
  
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