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Autore: Marne    04/01/2016    6 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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«Scherzava, vero

Lo Specchio delle Anime.

 

Truth is singular.

Lies are words, words, words.

[Madam Vastra, Doctor Who – The Snowmen S07E06]

        

        

Atto II – Parte I

Verità sepolte.

 

«Scherzava, vero?»

Il Bambino Sopravvissuto a Colui Che Non Deve Essere Nominato rischiava di non sopravvivere a quel brutto colpo basso giocato dal Ministro della Magia.

Una volta uscita dall’Ufficio del suo superiore, circa quattro ore dopo lo shock, Hermione si era affrettata a spedire un gufo all’amico e chiedergli di vedersi per pranzo, nel ristorante più babbano e isolato di cui fossero stati a conoscenza. Lì, come facevano sempre da quando la Tana aveva chiuso loro la porta in faccia, avrebbero avuto modo di scambiarsi le notizie di cui erano stati messi a conoscenza e lavorare come una squadra. Come parte della squadra, quella sopravvissuta all’incidente.

Hermione scosse leggermente il capo, osservando quasi con disgusto la zuppa di pesce che aveva ordinato. Aveva preso qualcosa soltanto per non destare sospetti, ma il suo stomaco sembrava non voler collaborare.

«A quanto pare, Malfoy è uno stimato e rispettabile collaboratore del Ministero, con tutta la fiducia del Ministro in persona, oltre che di una lunga schiera di pezzi grossi del Governo» gli spiegò, spostando col cucchiaio il contenuto del suo piatto. Alzò gli occhi sull’amico, trovandolo intento a fissare corrucciato la pinta di birra scura che aveva davanti, ancora intatta. «Dobbiamo iniziare venerdì».

Potter fece una smorfia, scuotendo il capo. «Potrebbe aver corrotto i pezzi grossi, ma Kingsley…» espirò dal naso, avvicinandosi ad Hermione. Il suo modo di gesticolare era nervoso, tradiva malamente le sue emozioni. Un temperamento che nessun buon Auror avrebbe dovuto e potuto permettersi. «No, lui non è stato corrotto. Crede seriamente che Malfoy sia… utile» sbottò, afferrando il bicchiere e bevendo d’un fiato almeno metà del contenuto, pulendosi poi le labbra con la manica del maglione nero.

Hermione lo fulminò con lo sguardo, intimandogli con un gesto di non continuare. «Hai avuto i postumi della sbornia per tutta la mattina, Harry. Non credo sia il caso di continuare ulteriormente» sibilò. «Non costringermi a parlarne di nuovo con Ginny, l’ultima volta è stata malissimo»

Harry fece una smorfia. «Anche il mio naso. Il guaritore non è riuscito a farlo tornare dritto come prima del suo pugno» borbottò, trattenendo a stento un sorriso. Mise giù il bicchiere, spingendolo verso la compagna in un chiaro invito a finire per lui. «Ma non distrarti. Dimmi di questa missione e del ruolo di Malfoy»

-Non distrarti, Hermione.

-Lasciami andare.

Con un sospiro, la donna spostò la birra nel tavolo affianco, senza accennare ad assaggiarne neppure una goccia. Ignorò tranquillamente il tentativo di protesta dell’altro, zittendolo con un gesto. «Dei Mangiamorte catturati hanno confessato qualcosa di molto vago su degli oggetti antichi in mano ai pochi rimasti liberi» cominciò a spiegare. «Il mio compito è scoprire di che oggetti si tratta, il piano e le persone coinvolte»

«Ed in tutto questo cosa c’entra Malfoy?» domandò l’Auror, accigliato, staccando un pezzo enorme dal suo panino, con un morso che avrebbe fatto piangere di gioia un basilisco. Hermione fu tentata di riprenderlo per quel comportamento al limite della decenza umana, ma, infondo, non le dispiaceva poi così tanto.

«A detta di Kingsley, è diventato uno degli esperti in artefatti antichi più rinomato d’Europa»

Harry inarcò le sopracciglia. «Puttanate»

Hermione ridacchiò, scuotendo il capo. «Oh, no, ho controllato. Negli ultimi cinque anni ha pubblicato più di sei libri su manufatti antichi e maledizioni. I folletti della Gringott, che già veneravano la sua famiglia, stendono il tappeto rosso ogni volta che fa ritorno da uno dei suoi viaggi all’estero» spiegò, divertita. Lo shock negli occhi dell’amico rispecchiava perfettamente quello che lei aveva visto nello specchio, un paio di ore prima, leggendo la firma del “Dottor D. Malfoy”.

«Accipicchia» commentò alla fine il Capo Auror, annuendo fra sé e sé, mettendo da parte il suo panino orribilmente pieno di schifezze. Da sorpreso, il suo viso attraversò una serie di emozioni, velocemente, soffermandosi poi sulla preoccupazione. «Sei sicura di voler lavorare con lui, Herm? Non sono sicuro sia una buona idea» mormorò, indeciso, arretrando fino a poggiare le spalle allo schienale della sedia di legno. «Dopo…»

Lei lo fermò con un gesto della mano, sentendo un improvviso gelo alle ossa. Quel pensiero l’aveva tormentata nelle ultime ore, costringendola anche ad una telefonata d’emergenza all’unico uomo sulla faccia della terra capace di aiutarla. Non era il momento di tirare fuori vecchi incubi, nessuno di loro poteva permetterselo.

«Non ho una scelta, da questa missione dipende la mia carriera, oltre che il destino del Ministero» provò a rassicurarlo, consapevole di non avere l’espressione di qualcuno nella posizione di tranquillizzare un qualsiasi essere dotato di occhi per vedere la sua espressione. Sospirò, raccogliendo tutto il suo coraggio. Era una Grifondoro, per l’amor di Dio. «Ascolta, io… non potrò per sempre rifiutare incarichi solo perché non voglio un collega. Voglio andare avanti e questa è la scelta migliore che ho»

«Ma Hermione… è Malfoy. Se dovesse scoprire qualcosa, non perderebbe l’occasione di umiliarti e… Merlino! Cos’altro potrebbe dire o fare, solo per distruggerti?» esalò, cercando di farle comprendere il suo punto di vista. «Non puoi lavorare con lui. È un Mangiamorte».

«Era un Mangiamorte» lo fermò immediatamente lei, cupa. «Non dimenticare che avrebbe potuto venderci a sua zia e non l’ha fatto. Quantomeno, non finché gli è stato possibile negare»

«Solo perché è un vigliacco. Resta comunque un Mangiamorte che doveva uccidere Silente»

«Ma non l’ha fatto, Harry. Lo stesso Winzegamot ha riconosciuto che il suo ruolo è stato semplicemente quello di marionetta…»

«Hermione, è Malfoy» sbottò alla fine, dando un pugno al tavolo.

I pochi avventori del ristorante si voltarono a fissarlo, sconvolti da tanta irruenza, per poi iniziare a bisbigliare furiosamente fra loro. Hermione sperò vivamente che non ci fosse alcun mago, soprattutto non uno dalla lingua lunga. La sua missione era segreta ed il Bambino Sopravvissuto che sibilava il nome di un ex Mangiamorte, parlando con un sottosegretario giovane del Winzegamot, poteva essere un succulento pettegolezzo.

«Harry»

Il Capo Auror chiuse gli occhi, pizzicandosi con due dita la radice del naso. Il suo sguardo sofferente spezzò il cuore dell’amica. Il dolore fisico si era sommato all’ansia per la sua sicurezza, il risultato lo stava distruggendo.

«Perdonami, sto esagerando» si scusò, con voce debole. Allungò la mano per prendere quella dell’amica, stringendola leggermente. «Dopo quello che è successo, dopo… quello, ho paura all’idea di quello che potrebbe succederti. Potrei non arrivare in tempo questa volta, Hermione. Se Ron è riuscito a… e quello è Malfoy»

«Ed io sono Hermione Granger. L’ho schiaffeggiato una volta, posso farlo ancora»

 

***

 

Il minuscolo studio del Dottor N. Crave si trovava in un meraviglioso angolo di Piccadilly, proprio affacciato su Hyde Park. Era una stanzetta che sarebbe sembrata angustiante e soffocante a chiunque, per via delle grandi finestre perennemente chiuse e delle grandissime cataste di libri polverosi sparse un po’ ovunque, oltre che per le piantine sospette sparse per tutta la stanza.

Ma Hermione Granger non era chiunque e non smetteva di ringraziare la sua buona stella per aver portato sulla sua strada un dottore amante dei libri quasi quanto lei. Quell’ambiente chiuso non la irritava, al contrario: la faceva sentire rilassata come non poteva essere neppure a casa sua. Il conforto che molti avrebbero trovato nell’aria fresca e profumata di fiori, lei l’aveva dalla polvere e dall’odore di libro antico.

«Spero ci sia un motivo più che valido per questa visita… come hai detto alla mia segretaria? D’emergenza» iniziò lo psicologo, entrando nella stanza ed aggirandola, senza darle la mano, per poi accomodarsi nella sua solita, vecchia e polverosa poltrona. La scrutò attentamente da sopra gli occhialini tondi, assottigliano per un momento lo sguardo. «Ebbene? Cosa può aver turbato la mia paziente più reattiva al punto da richiedere nuove sedute?»

Hermione dovette ripetere a se stessa il solito mantra, quello che le aveva concesso di aprirsi a quell’uomo senza farsi prima soffocare dai pregiudizi.

Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di aiuto. Lui può aiutarmi.

«Un… un incarico di lavoro. Il mio Capo ha deciso di darmi fiducia e affidarmi un incarico della massima importanza e massima segretezza» iniziò, senza guardarlo in viso. Il cuore batteva così forte, nel suo petto, da farle venire la nausea. «Sono molto onorata»

Sentì un grugnito, così si decise ad alzare gli occhi sul medico, trovandolo accigliato in maniera quasi comica.

Il dottor Newton Crave era un rinomato psicologo nel mondo babbano, ma un altrettanto rinomato Guaritore nel mondo dei maghi, nonostante i motivi della sua fama variassero di caso in caso. Per i babbani – le babbane, piuttosto – era un avvenente studioso sulla cinquantina, amante dei metodi poco ortodossi ma così affascinante da arsi perdonare tutto. Per i maghi, invece, era un eccentrico senza rimedio, incapace di guarire il corpo invece che lo spirito e con un caratteraccio tale da non poter restare presso un ospedale o una clinica qualunque più di una settimana.

Per Hermione, era il miscuglio perfetto dei due mondi. L’unico capace di capirla davvero. L’unico capace di…

«Per Merlino, ragazza, che porcherie hai fumato?»

essere abbastanza schietto da farla ragionare in modo lucido.

Lo fissò, quasi interdetta, chiedendosi come sempre se stesse buttando altri trenta galeoni dalla sua camera blindata. Come sempre, non trovò una risposta.

«Mi scusi?»

Con una risata di scherno, il dottore allungò la mano verso una scatola poco lontana, estraendone delle cartine ed un po’ di tabacco dall’aria sospetta. Doveva essere anche alticcio, visto il vago colorito sulle guance lievemente barbute.

«Ti offrono un lavoro, uno d’enorme importanza, e tu vieni da me?» le chiese, esasperato, rollando la sua sigaretta. «Perdonami, mia cara, ma credevo che il tuo scopo fosse proprio quello di fare carriera e dimostrare a tutti di essere abbastanza forte. Ottenere il risultato sperato ti ha costretta a tornare in terapia. Se non fossi così sicuro di me, comincerei a dubitare della mia bravura».

Hermione strinse le labbra, imponendosi di trattenere i commenti velenosi. L’ultima volta che aveva risposto con vago tono da maestrina, l’uomo l’aveva costretta a rivangare tutti gli episodi più umilianti della sua adolescenza, comunicandole, solo infine, che fossero stati utili solo al suo personale diletto.

«Il problema non è il lavoro» gli disse invece, con un sospiro cupo. «Il mio Capo mi ha dato un compagno».

Le sopracciglia scure del dottore raggiunsero l’attaccatura dei capelli brizzolati, tanto scattarono in alto. La sigaretta perfettamente rollata attendeva fra le sue labbra di essere accesa. «Ed il problema sarebbe? Se non sbaglio, abbiamo superato l’ostacolo del rapporto con esponenti del gentil sesso due mesi dopo l’inizio delle sedute» domandò, sinceramente confuso, afferrando la bacchetta dalla tasca interna della giacca ed evocando una minuscola fiammella. In pochi secondi, la puzza dolciastra del tabacco speciale del dottore invase la stanza.

«Per caso sta fumando erba, dottore?» gli domandò, allibita, la strega, chiedendosi se davvero l’uomo fosse arrivato a quel punto, nel mese e mezzo in cui non si erano incontrati. «Si rende conto di quante regole sta infrangendo? Se si venisse a sapere la radierebbero dall’albo! È… è una cosa così immorale che io-»

«Oh, per l’amor di Merlino! Silencio»

La voce di Hermione semplicemente sparì nel nulla, esattamente come la sua tolleranza.

Ma che razza di…

«Non sforzarti, Fior di Loto, tanto non posso sentirti. E se ti stai chiedendo che razza di psicologo sia quello che non ti fa parlare dei tuoi problemi, ti rispondo immediatamente dicendo: uno psicologo con un terribile post-sbornia» le disse, aspirando una boccata dalla sigaretta e lasciando uscire il fumo dalle narici, come un vecchio drago brontolone. «Venendo al tuo problema, immagino ci sia un problema proprio con il compagno in questione» mugugnò, accavallando le gambe con una tale virilità da sembrare un modello a riposo.

Come diceva la medimaga? Se solo non fosse un bastardo, non ci penserei due volte…

Non potendo rispondere direttamente alla domanda, Hermione si limitò ad annuire.

«Lo conosci?»

Altro cenno affermativo.

«Era un tuo compagno di scuola?»

Alzando gli occhi al cielo, nervosa, Hermione annuì.

«Lo odiavi?»

Quella era una gran bella domanda, la strega dovette ammetterlo a se stessa. Senza pensarci due volte, cominciò a parlare, dimenticando completamente l’incantesimo che l’aveva colpita.

- Il mio rapporto con lui è sempre stato conflittuale, mi odiava, ma io ho sempre pensato…

«Hermione» la riprese il dottore, duramente, fermando quel fiume in piena. Il suo sguardo, per quanto arrossato dal fumo e dai postumi della sbronza, era diventato duro, fermo, uno sguardo che non ammetteva repliche. «Tralasciando l’assenza di voce, che può non rappresentare un problema per me, ti ho spiegato più volte come funzionano i nostri incontri»

-Io faccio le domande, tu rispondi con una sola parola.

Nervosa, sbuffò, allargando le braccia con fare esasperato. Dal suo punto di vista, era impossibile trovare una parola per spiegare il rapporto che la legava al suo futuro compagno. Oltretutto, non era lui nello specifico il problema, come avrebbe voluto far capire anche al dottore. Che fosse o meno Malfoy, per lei, non era così rilevante.

Essendo ancora senza voce, ma consapevole che lui potesse leggerle le labbra, si limitò a mimare ciò che passava per la sua mente al momento.

- Non posso.

«Esiste sempre una sola parola per rispondere ad una domanda. La verità è una, le bugie sono parole, parole, parole*…» le disse, serio, raddrizzandosi sulla poltrona. «Ed io sono consapevole che tu ricordi la mia prima spiegazione, tu ricordi sempre ogni cosa. Devo dedurre, quindi, che questa persona ti renda molto nervosa»

- No.

«Sei sicura, Fior di Loto?»

Hermione esitò, indecisa. Dopotutto, Draco Malfoy l’aveva sempre resa nervosa.

-No.

Il dottore annuì fra sé e sé, sbuffando un po’ di fumo. I suoi occhi arrossati si puntarono ancora una volta sulla strega, fissandola come se avessero voluto e potuto leggerle l’anima.

«Lo odiavi, durante la scuola?»

- Sì.

«Lo odi adesso?»

Hermione si morse il labbro, sospirando.

- No.

«Era cattivo con te, durante la scuola?»

- Razzista.

Il dottore annuì leggermente, spegnendo la sigaretta nel vecchio posacenere che teneva sul bracciolo della poltrona. Era pieno fino all’orlo di vecchi mozziconi, così come gli altri dieci in giro per la stanza. Newton Crave era il prototipo d’uomo che invece di svuotare un cestino per la spazzatura, ne comprava altri dieci, cosa che Hermione non riusciva a sopportare.

«Ma adesso hai smesso di odiarlo. Perché?»

Non sapendo come rispondere, la giovane si limitò a scrollare le spalle. Poteva valere come una parola, dal suo personalissimo punto di vista. Non aveva la più pallida idea del motivo per cui aveva smesso di odiarlo.

«Concentrati, Fior di Loto»

Gli sguardi scuri – quello confuso della giovane e quello curioso del dottore – si incrociarono e si squadrarono per parecchi minuti. Hermione credeva che non ci fosse alcun motivo, il dottore, invece, sapeva bene di poterne trovare almeno uno. Alla fine, fu lei a cedere.

- Pietà.

«Provi pietà per lui»

- Sì.

Il dottore la fissò per qualche momento, gli occhi ridotti a due fessure. La strega sembrò scorgere un lampo di divertimento, in lui, ma sparì troppo velocemente per assicurarselo. Lui, semplicemente, si alzò in piedi per recuperare un nuovo posacenere da dentro un cassetto.

«In questo caso, Hermione, lavorare insieme è la cosa migliore che potesse capitarti. Torna per farmi sapere com’è andata» le disse, tornando al suo posto. Notando che lei non sembrasse intenzionata ad alzarsi, però, allargò le braccia. «Cosa c’è, ancora? Non ti chiedo di tornare per pura curiosità, ma perché ritengo che serva alla tua terapia» sbuffò, accigliato.

- La voce, dottore.

«Ah, giusto. Finite Incantatem»

«Grazie» sospirò lei, rialzandosi e riassettandosi il tailleur bianco, tornato immacolato dopo l’intervento del suo nuovo collega. «Dica la verità, zittire i suoi pazienti le piace da morire, per questo vieta sempre di portare bacchette qui dentro, vero?» gli chiese poi, incrociando le braccia e guardandolo con aria esasperata.

L’uomo rise – una risata così roca e sensuale da far venire i brividi a qualunque essere dotato di ormoni funzionanti – mentre rollava un’altra sigaretta. Hermione lo osservò passare la lingua sulla cartina, chiedendosi se ci fosse qualcosa di irrimediabilmente storto, in lei, non riuscendo a trovare niente di minimamente sensuale in quel movimento. Sapeva di pazienti arrivate al punto di spendere centinaia di galeoni, per il puro gusto di sedurlo.

Conoscendolo, dubitava lui si fosse fatto pregare più di tanto.

«No, so come impedire a qualcuno di spezzare i miei incantesimi silenziatori. Li ho perfezionati negli anni di tirocinio al San Mungo» ammise, divertito, mettendosi la sigaretta fra le labbra per avere le mani libere e potersi slacciare il polsino sinistro della camicia. Sollevata questa, Hermione vide chiaramente una brutta cicatrice deturpare tutto l’avambraccio del dottore. «Questa,» disse, togliendosi la sigaretta dalle labbra «me l’ha fatta un paziente, quattro anni fa. Non tutti amano sentirsi dire chiaro e tondo qual è il loro problema. Da quel giorno gli ho vietato la bacchetta, ma per amor di coerenza ho preferito vietarla a tutti».

Hermione ridacchiò, afferrando il proprio cappotto dal retro della poltrona. «Immagino gli abbia caldamente consigliato un nuovo specialista» disse, divertita, cominciando ad avviarsi alla porta. Sapeva benissimo che il dottore non l’avrebbe accompagnata per puro spirito di cavalleria. Dopotutto, non poteva far colpo su di lei.

«In realtà no» rispose l’uomo, con il suo miglior sorriso enigmatico. «Ho appuntamento con lui questo pomeriggio alle diciassette».

 

 

*** *** *** ***

 

»Marnie’s Corner

 

Il servizio adozioni per Giovani Malfoy Maltrattati è attivo e funzionante.

 

Ed eccomi qui, con il secondo capitolo. Come avrete notato, è stato un po’ un capitolo di passaggio, come temo che sarà il prossimo. Vi giuro che sono fondamentali per la storia, abbiate un po’ di pazienza. Oltretutto, ho presentato il Professor Crave, il primo dei miei OC.

 

Veniamo ai punti importanti:

» Prima di tutto, la citazione contrassegnata dall’asterisco. Si tratta della stessa citazione all’inizio del Capitolo, presa da Doctor Who. Forse il Dottor Crave è un fan della serie, chi lo sa!

» Il titolo della Prima Parte riprende un film (Verità Sepolte, appunto) che però io non ho guardato. L’ho scoperto per caso, immagino sia giusto specificarlo!

» Io AMO Newton Crave e, almeno lo spero, dal prossimo capitolo lo amerete anche voi. Lui ha aiutato Hermione negli ultimi sei mesi, facendola riprendere dal misterioso incidente che riguarda anche Ronald. Già dalla prossima pubblicazione dovreste capire perché lo reputo importante per la narrazione.

» Per amor di chiarezza: Harry sta davvero male e vi assicuro che andando avanti non migliorerà.

 

Grazie infinite a tutti coloro che hanno commentato, i vostri pareri sono il cibo della mia ispirazione, senza di voi non so neppure se avrei avuto il coraggio di pubblicare ancora. Grazie, davvero.

 

Il Club “Donnola Impagliata” attende con impazienza altri membri per sparlare e maledire Ronald. Unitevi al lato oscuro, abbiamo biscottini, bei ragazzi ed i soldi dei Malfoy!

 

Grazie a chiunque leggerà,

-Marnie

 

 

   
 
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