Lo Specchio delle
Anime.
Truth is singular.
Lies are words, words, words.
[Madam Vastra, Doctor
Who – The Snowmen S07E06]
Atto II – Parte I
Verità sepolte.
«Scherzava, vero?»
Il Bambino Sopravvissuto a
Colui Che Non Deve Essere Nominato rischiava di non sopravvivere a quel brutto
colpo basso giocato dal Ministro della Magia.
Una volta uscita dall’Ufficio
del suo superiore, circa quattro ore dopo lo shock, Hermione si era affrettata
a spedire un gufo all’amico e chiedergli di vedersi per pranzo, nel ristorante
più babbano e isolato di cui fossero stati a conoscenza. Lì, come facevano
sempre da quando la Tana aveva chiuso loro la porta in faccia, avrebbero avuto
modo di scambiarsi le notizie di cui erano stati messi a conoscenza e lavorare
come una squadra. Come parte della
squadra, quella sopravvissuta all’incidente.
Hermione scosse leggermente
il capo, osservando quasi con disgusto la zuppa di pesce che aveva ordinato.
Aveva preso qualcosa soltanto per non destare sospetti, ma il suo stomaco
sembrava non voler collaborare.
«A quanto pare, Malfoy è uno stimato e rispettabile collaboratore del
Ministero, con tutta la fiducia del Ministro in persona, oltre che di una
lunga schiera di pezzi grossi del Governo» gli spiegò, spostando col cucchiaio
il contenuto del suo piatto. Alzò gli occhi sull’amico, trovandolo intento a
fissare corrucciato la pinta di birra scura che aveva davanti, ancora intatta. «Dobbiamo
iniziare venerdì».
Potter fece una smorfia,
scuotendo il capo. «Potrebbe aver corrotto i pezzi grossi, ma Kingsley…» espirò dal naso, avvicinandosi ad Hermione. Il
suo modo di gesticolare era nervoso, tradiva malamente le sue emozioni. Un
temperamento che nessun buon Auror avrebbe dovuto e potuto permettersi. «No,
lui non è stato corrotto. Crede seriamente
che Malfoy sia… utile» sbottò,
afferrando il bicchiere e bevendo d’un fiato almeno metà del contenuto,
pulendosi poi le labbra con la manica del maglione nero.
Hermione lo fulminò con lo
sguardo, intimandogli con un gesto di non continuare. «Hai avuto i postumi
della sbornia per tutta la mattina, Harry. Non credo sia il caso di continuare
ulteriormente» sibilò. «Non costringermi a parlarne di nuovo con Ginny,
l’ultima volta è stata malissimo»
Harry fece una smorfia. «Anche
il mio naso. Il guaritore non è riuscito a farlo tornare dritto come prima del
suo pugno» borbottò, trattenendo a stento un sorriso. Mise giù il bicchiere,
spingendolo verso la compagna in un chiaro invito a finire per lui. «Ma non
distrarti. Dimmi di questa missione e del ruolo di Malfoy»
-Non distrarti, Hermione.
-Lasciami andare.
Con un sospiro, la donna
spostò la birra nel tavolo affianco, senza accennare ad assaggiarne neppure una
goccia. Ignorò tranquillamente il tentativo di protesta dell’altro, zittendolo
con un gesto. «Dei Mangiamorte catturati hanno confessato qualcosa di molto
vago su degli oggetti antichi in mano ai pochi rimasti liberi» cominciò a
spiegare. «Il mio compito è scoprire di che oggetti si tratta, il piano e le
persone coinvolte»
«Ed in tutto questo cosa
c’entra Malfoy?» domandò l’Auror, accigliato, staccando un pezzo enorme dal suo
panino, con un morso che avrebbe fatto piangere di gioia un basilisco. Hermione
fu tentata di riprenderlo per quel comportamento al limite della decenza umana,
ma, infondo, non le dispiaceva poi così tanto.
«A detta di Kingsley, è diventato uno degli esperti in artefatti
antichi più rinomato d’Europa»
Harry inarcò le sopracciglia.
«Puttanate»
Hermione ridacchiò, scuotendo
il capo. «Oh, no, ho controllato. Negli ultimi cinque anni ha pubblicato più di
sei libri su manufatti antichi e maledizioni. I folletti della Gringott, che già veneravano la sua famiglia, stendono il
tappeto rosso ogni volta che fa ritorno da uno dei suoi viaggi all’estero»
spiegò, divertita. Lo shock negli occhi dell’amico rispecchiava perfettamente
quello che lei aveva visto nello specchio, un paio di ore prima, leggendo la
firma del “Dottor D. Malfoy”.
«Accipicchia» commentò alla
fine il Capo Auror, annuendo fra sé e sé, mettendo da parte il suo panino
orribilmente pieno di schifezze. Da sorpreso, il suo viso attraversò una serie
di emozioni, velocemente, soffermandosi poi sulla preoccupazione. «Sei sicura
di voler lavorare con lui, Herm? Non sono sicuro sia
una buona idea» mormorò, indeciso, arretrando fino a poggiare le spalle allo
schienale della sedia di legno. «Dopo…»
Lei lo fermò con un gesto
della mano, sentendo un improvviso gelo alle ossa. Quel pensiero l’aveva tormentata
nelle ultime ore, costringendola anche ad una telefonata d’emergenza all’unico
uomo sulla faccia della terra capace di aiutarla. Non era il momento di tirare
fuori vecchi incubi, nessuno di loro poteva permetterselo.
«Non ho una scelta, da questa
missione dipende la mia carriera, oltre che il destino del Ministero» provò a
rassicurarlo, consapevole di non avere l’espressione di qualcuno nella
posizione di tranquillizzare un qualsiasi essere dotato di occhi per vedere la
sua espressione. Sospirò, raccogliendo tutto il suo coraggio. Era una Grifondoro, per l’amor di Dio. «Ascolta,
io… non potrò per sempre rifiutare incarichi solo perché non voglio un collega.
Voglio andare avanti e questa è la scelta migliore che ho»
«Ma Hermione… è Malfoy. Se dovesse scoprire qualcosa,
non perderebbe l’occasione di umiliarti e… Merlino!
Cos’altro potrebbe dire o fare, solo per distruggerti?» esalò, cercando di
farle comprendere il suo punto di vista. «Non puoi lavorare con lui. È un Mangiamorte».
«Era un Mangiamorte» lo fermò immediatamente lei, cupa. «Non
dimenticare che avrebbe potuto venderci a sua zia e non l’ha fatto. Quantomeno,
non finché gli è stato possibile negare»
«Solo perché è un vigliacco.
Resta comunque un Mangiamorte che doveva uccidere Silente»
«Ma non l’ha fatto, Harry. Lo stesso Winzegamot ha riconosciuto che
il suo ruolo è stato semplicemente quello di marionetta…»
«Hermione, è Malfoy» sbottò alla fine, dando un pugno
al tavolo.
I pochi avventori del
ristorante si voltarono a fissarlo, sconvolti da tanta irruenza, per poi
iniziare a bisbigliare furiosamente fra loro. Hermione sperò vivamente che non
ci fosse alcun mago, soprattutto non uno dalla lingua lunga. La sua missione
era segreta ed il Bambino Sopravvissuto che sibilava il nome di un ex
Mangiamorte, parlando con un sottosegretario giovane del Winzegamot, poteva
essere un succulento pettegolezzo.
«Harry»
Il Capo Auror chiuse gli
occhi, pizzicandosi con due dita la radice del naso. Il suo sguardo sofferente
spezzò il cuore dell’amica. Il dolore fisico si era sommato all’ansia per la
sua sicurezza, il risultato lo stava distruggendo.
«Perdonami, sto esagerando»
si scusò, con voce debole. Allungò la mano per prendere quella dell’amica,
stringendola leggermente. «Dopo quello che è successo, dopo… quello, ho paura all’idea di quello che
potrebbe succederti. Potrei non arrivare in tempo questa volta, Hermione. Se
Ron è riuscito a… e quello è Malfoy»
«Ed io sono Hermione Granger.
L’ho schiaffeggiato una volta, posso farlo ancora»
***
Il minuscolo studio del
Dottor N. Crave si trovava in un meraviglioso angolo
di Piccadilly, proprio affacciato su Hyde Park. Era una stanzetta che sarebbe sembrata
angustiante e soffocante a chiunque, per via delle grandi finestre perennemente
chiuse e delle grandissime cataste di libri polverosi sparse un po’ ovunque,
oltre che per le piantine sospette sparse per tutta la stanza.
Ma Hermione Granger non era chiunque e non smetteva di ringraziare
la sua buona stella per aver portato sulla sua strada un dottore amante dei
libri quasi quanto lei. Quell’ambiente chiuso non la irritava, al contrario: la
faceva sentire rilassata come non poteva essere neppure a casa sua. Il conforto
che molti avrebbero trovato nell’aria fresca e profumata di fiori, lei l’aveva
dalla polvere e dall’odore di libro antico.
«Spero ci sia un motivo più
che valido per questa visita… come hai detto alla mia segretaria? D’emergenza» iniziò lo psicologo,
entrando nella stanza ed aggirandola, senza darle la mano, per poi accomodarsi
nella sua solita, vecchia e polverosa poltrona. La scrutò attentamente da sopra
gli occhialini tondi, assottigliano per un momento lo sguardo. «Ebbene? Cosa
può aver turbato la mia paziente più reattiva al punto da richiedere nuove
sedute?»
Hermione dovette ripetere a
se stessa il solito mantra, quello che le aveva
concesso di aprirsi a quell’uomo senza farsi prima soffocare dai pregiudizi.
Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di aiuto. Ho bisogno di aiuto. Lui può
aiutarmi.
«Un… un incarico di lavoro.
Il mio Capo ha deciso di darmi fiducia e affidarmi un incarico della massima
importanza e massima segretezza» iniziò, senza guardarlo in viso. Il cuore
batteva così forte, nel suo petto, da farle venire la nausea. «Sono molto
onorata»
Sentì un grugnito, così si
decise ad alzare gli occhi sul medico, trovandolo accigliato in maniera quasi
comica.
Il dottor Newton Crave era un rinomato psicologo nel mondo babbano, ma un
altrettanto rinomato Guaritore nel mondo dei maghi, nonostante i motivi della
sua fama variassero di caso in caso. Per i babbani – le babbane, piuttosto – era un
avvenente studioso sulla cinquantina, amante dei metodi poco ortodossi ma così
affascinante da arsi perdonare tutto. Per i maghi, invece, era un eccentrico
senza rimedio, incapace di guarire il corpo invece che lo spirito e con un
caratteraccio tale da non poter restare presso un ospedale o una clinica
qualunque più di una settimana.
Per Hermione, era il
miscuglio perfetto dei due mondi. L’unico capace di capirla davvero. L’unico
capace di…
«Per Merlino, ragazza, che porcherie hai fumato?»
…essere abbastanza schietto da farla ragionare in modo lucido.
Lo fissò, quasi interdetta,
chiedendosi come sempre se stesse buttando altri trenta galeoni dalla sua
camera blindata. Come sempre, non trovò una risposta.
«Mi scusi?»
Con una risata di scherno, il
dottore allungò la mano verso una scatola poco lontana, estraendone delle
cartine ed un po’ di tabacco dall’aria sospetta. Doveva essere anche alticcio,
visto il vago colorito sulle guance lievemente barbute.
«Ti offrono un lavoro, uno
d’enorme importanza, e tu vieni da me?»
le chiese, esasperato, rollando la sua sigaretta. «Perdonami, mia cara, ma
credevo che il tuo scopo fosse proprio quello di fare carriera e dimostrare a
tutti di essere abbastanza forte. Ottenere il risultato sperato ti ha costretta
a tornare in terapia. Se non fossi così sicuro di me, comincerei a dubitare
della mia bravura».
Hermione strinse le labbra,
imponendosi di trattenere i commenti velenosi. L’ultima volta che aveva
risposto con vago tono da maestrina, l’uomo l’aveva
costretta a rivangare tutti gli episodi più umilianti della sua adolescenza,
comunicandole, solo infine, che fossero stati utili solo al suo personale
diletto.
«Il problema non è il lavoro»
gli disse invece, con un sospiro cupo. «Il mio Capo mi ha dato un compagno».
Le sopracciglia scure del
dottore raggiunsero l’attaccatura dei capelli brizzolati, tanto scattarono in
alto. La sigaretta perfettamente rollata attendeva fra le sue labbra di essere
accesa. «Ed il problema sarebbe? Se non sbaglio, abbiamo superato l’ostacolo
del rapporto con esponenti del gentil
sesso due mesi dopo l’inizio delle sedute» domandò, sinceramente confuso,
afferrando la bacchetta dalla tasca interna della giacca ed evocando una
minuscola fiammella. In pochi secondi, la puzza dolciastra del tabacco speciale del dottore invase la
stanza.
«Per caso sta fumando erba,
dottore?» gli domandò, allibita, la strega, chiedendosi se davvero l’uomo fosse
arrivato a quel punto, nel mese e mezzo in cui non si erano incontrati. «Si
rende conto di quante regole sta infrangendo? Se si venisse a sapere la
radierebbero dall’albo! È… è una cosa così immorale
che io-»
«Oh, per l’amor di Merlino! Silencio»
La voce di Hermione
semplicemente sparì nel nulla, esattamente come la sua tolleranza.
Ma che razza di…
«Non sforzarti,
Fior di Loto, tanto non posso
sentirti. E se ti stai chiedendo che razza di psicologo sia quello che non ti fa parlare dei tuoi problemi, ti
rispondo immediatamente dicendo: uno
psicologo con un terribile post-sbornia» le disse, aspirando una boccata
dalla sigaretta e lasciando uscire il fumo dalle narici, come un vecchio drago
brontolone. «Venendo al tuo problema, immagino ci sia un problema proprio con
il compagno in questione» mugugnò, accavallando le gambe con una tale virilità
da sembrare un modello a riposo.
Come diceva
la medimaga? Se
solo non fosse un bastardo, non ci penserei due volte…
Non potendo
rispondere direttamente alla domanda, Hermione si limitò ad annuire.
«Lo
conosci?»
Altro cenno
affermativo.
«Era un tuo
compagno di scuola?»
Alzando gli
occhi al cielo, nervosa, Hermione annuì.
«Lo odiavi?»
Quella era
una gran bella domanda, la strega dovette ammetterlo a se stessa. Senza
pensarci due volte, cominciò a parlare, dimenticando completamente
l’incantesimo che l’aveva colpita.
- Il mio rapporto con lui è sempre stato
conflittuale, mi odiava, ma io ho sempre pensato…
«Hermione»
la riprese il dottore, duramente, fermando quel fiume in piena. Il suo sguardo,
per quanto arrossato dal fumo e dai postumi della sbronza, era diventato duro,
fermo, uno sguardo che non ammetteva repliche. «Tralasciando l’assenza di voce,
che può non rappresentare un problema per me, ti ho spiegato più volte come
funzionano i nostri incontri»
-Io faccio le domande, tu rispondi con una sola
parola.
Nervosa,
sbuffò, allargando le braccia con fare esasperato. Dal suo punto di vista, era
impossibile trovare una parola per spiegare il rapporto che la legava al suo
futuro compagno. Oltretutto, non era lui
nello specifico il problema, come avrebbe voluto far capire anche al dottore.
Che fosse o meno Malfoy, per lei, non era così rilevante.
Essendo
ancora senza voce, ma consapevole che lui potesse leggerle le labbra, si limitò
a mimare ciò che passava per la sua mente al momento.
- Non posso.
«Esiste
sempre una sola parola per rispondere ad una domanda. La verità è una, le bugie sono parole, parole, parole*…» le disse,
serio, raddrizzandosi sulla poltrona. «Ed io sono consapevole che tu ricordi la
mia prima spiegazione, tu ricordi sempre ogni cosa. Devo dedurre, quindi, che
questa persona ti renda molto nervosa»
- No.
«Sei sicura,
Fior di Loto?»
Hermione
esitò, indecisa. Dopotutto, Draco Malfoy l’aveva sempre resa nervosa.
-No.
Il dottore annuì fra sé e sé, sbuffando un po’ di fumo. I
suoi occhi arrossati si puntarono ancora una volta sulla strega, fissandola
come se avessero voluto e potuto leggerle l’anima.
«Lo odiavi,
durante la scuola?»
- Sì.
«Lo odi
adesso?»
Hermione si
morse il labbro, sospirando.
- No.
«Era cattivo
con te, durante la scuola?»
- Razzista.
Il dottore
annuì leggermente, spegnendo la sigaretta nel vecchio posacenere che teneva sul
bracciolo della poltrona. Era pieno fino all’orlo di vecchi mozziconi, così
come gli altri dieci in giro per la stanza. Newton Crave
era il prototipo d’uomo che invece di svuotare un cestino per la spazzatura, ne
comprava altri dieci, cosa che Hermione non riusciva a sopportare.
«Ma adesso
hai smesso di odiarlo. Perché?»
Non sapendo
come rispondere, la giovane si limitò a scrollare le spalle. Poteva valere come
una parola, dal suo personalissimo punto di vista. Non aveva la più pallida
idea del motivo per cui aveva smesso di odiarlo.
«Concentrati,
Fior di Loto»
Gli sguardi
scuri – quello confuso della giovane e quello curioso del dottore – si
incrociarono e si squadrarono per parecchi minuti. Hermione credeva che non ci
fosse alcun motivo, il dottore, invece, sapeva bene di poterne trovare almeno
uno. Alla fine, fu lei a cedere.
- Pietà.
«Provi pietà
per lui»
- Sì.
Il dottore
la fissò per qualche momento, gli occhi ridotti a due fessure. La strega sembrò
scorgere un lampo di divertimento, in lui, ma sparì troppo velocemente per
assicurarselo. Lui, semplicemente, si alzò in piedi per recuperare un nuovo
posacenere da dentro un cassetto.
«In questo
caso, Hermione, lavorare insieme è la cosa migliore che potesse capitarti.
Torna per farmi sapere com’è andata» le disse, tornando al suo posto. Notando
che lei non sembrasse intenzionata ad alzarsi, però, allargò le braccia. «Cosa
c’è, ancora? Non ti chiedo di tornare per pura curiosità, ma perché ritengo che
serva alla tua terapia» sbuffò, accigliato.
- La voce, dottore.
«Ah, giusto. Finite Incantatem»
«Grazie» sospirò lei, rialzandosi e
riassettandosi il tailleur bianco, tornato immacolato dopo l’intervento del suo
nuovo collega. «Dica la verità, zittire i suoi pazienti le piace da morire, per
questo vieta sempre di portare bacchette qui dentro, vero?» gli chiese poi,
incrociando le braccia e guardandolo con aria esasperata.
L’uomo rise – una risata così roca e
sensuale da far venire i brividi a qualunque essere dotato di ormoni
funzionanti – mentre rollava un’altra sigaretta. Hermione lo osservò passare la
lingua sulla cartina, chiedendosi se ci fosse qualcosa di irrimediabilmente
storto, in lei, non riuscendo a trovare niente di minimamente sensuale in quel
movimento. Sapeva di pazienti arrivate al punto di spendere centinaia di
galeoni, per il puro gusto di sedurlo.
Conoscendolo, dubitava lui si fosse fatto
pregare più di tanto.
«No, so come impedire a qualcuno di
spezzare i miei incantesimi silenziatori. Li ho perfezionati negli anni di
tirocinio al San Mungo» ammise, divertito, mettendosi la sigaretta fra le
labbra per avere le mani libere e potersi slacciare il polsino sinistro della
camicia. Sollevata questa, Hermione vide chiaramente una brutta cicatrice
deturpare tutto l’avambraccio del dottore. «Questa,» disse, togliendosi la
sigaretta dalle labbra «me l’ha fatta un paziente, quattro anni fa. Non tutti
amano sentirsi dire chiaro e tondo qual è il loro problema. Da quel giorno gli
ho vietato la bacchetta, ma per amor di coerenza ho preferito vietarla a
tutti».
Hermione ridacchiò, afferrando il proprio
cappotto dal retro della poltrona. «Immagino gli abbia caldamente consigliato
un nuovo specialista» disse, divertita, cominciando ad avviarsi alla porta.
Sapeva benissimo che il dottore non l’avrebbe accompagnata per puro spirito di
cavalleria. Dopotutto, non poteva far colpo su di lei.
«In realtà no» rispose l’uomo, con il suo
miglior sorriso enigmatico. «Ho appuntamento con lui questo pomeriggio alle diciassette».
*** *** *** ***
»Marnie’s Corner
Il servizio adozioni per
Giovani Malfoy Maltrattati è attivo e funzionante.
Ed
eccomi qui, con il secondo capitolo. Come avrete notato, è stato un po’ un
capitolo di passaggio, come temo che sarà il prossimo. Vi giuro che sono
fondamentali per la storia, abbiate un po’ di pazienza. Oltretutto, ho
presentato il Professor Crave, il primo dei miei OC.
Veniamo
ai punti importanti:
»
Prima di tutto, la citazione contrassegnata dall’asterisco. Si tratta della
stessa citazione all’inizio del Capitolo, presa da Doctor
Who. Forse il Dottor Crave
è un fan della serie, chi lo sa!
»
Il titolo della Prima Parte riprende un film (Verità Sepolte, appunto) che però
io non ho guardato. L’ho scoperto per caso, immagino sia giusto specificarlo!
»
Io AMO Newton Crave e, almeno lo spero, dal prossimo
capitolo lo amerete anche voi. Lui ha aiutato Hermione negli ultimi sei mesi,
facendola riprendere dal misterioso incidente
che riguarda anche Ronald. Già dalla prossima pubblicazione dovreste capire perché lo reputo importante per la
narrazione.
»
Per amor di chiarezza: Harry sta davvero male e vi assicuro che andando avanti
non migliorerà.
Grazie infinite a tutti
coloro che hanno commentato, i vostri pareri sono il cibo della mia
ispirazione, senza di voi non so neppure se avrei avuto il coraggio di
pubblicare ancora. Grazie, davvero.
Il
Club “Donnola Impagliata” attende con impazienza altri membri per sparlare e
maledire Ronald. Unitevi al lato oscuro, abbiamo biscottini, bei ragazzi ed i
soldi dei Malfoy!
Grazie
a chiunque leggerà,
-Marnie