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Autore: Bazinga02    06/01/2016    0 recensioni
La guarra è finita, e i nostri eroi ne portano ancora le cicatrici.
Percy vuole dare una svolta alla sua vita, deciso ad essere felice accanto alla ragazza che ama.
Ma non è ancora tempo di pace e serenità.
Mentre nuovi nemici senza volto gli portano via tutto quello che ha, Percy potrà contare solo sulla sua caparbietà, sul suo amore e su amici vecchi e nuovi.
Chi e perchè si ostina a cercare di rovinare la loro vita?
Un viaggio disperato, un sacrificio necessario, una lotta contro il tempo.
Spoiler di tutti i libri, specialmente BOO
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, I sette della Profezia, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 5 PIOGGIA
 
POV’S PERCY
 
Sapevamo dove andare, questo mi rincuorava molto. –Miami?- Non riuscivo però a capire come aveva tirato fuori questa informazione. –Ti ricordi di Zoe? La mia amica… Suo padre è il proprietario di un Resident a 5 stelle sulla costa, il “Mambos” e mi ha detto che ci sono degli antichi resti sotto l’hotel. Mi ha mandato delle foto, e corrispondono perfettamente ai nostri sogni. Qualche anno fa erano accessibili a tutti, e vi facevano anche delle visite guidate, ma poi c’è stata una frana, e hanno chiuso l’accesso, poiché è stato ritenuto pericoloso. La mafia locale si è impadronita illegalmente dei territori sovrastanti, e ci hanno costruito illegalmente, ma dopo un blitz della polizia, che li ha arrestati, le strutture sono andate in decadenza, diventando impalcature arrugginite. È morto anche un ragazzino. Così suo padre si è impegnato a ristrutturare gli edifici. Zoe però è convinta che ci sia un’altra entrata, perché, essendo queste stanze sottoterra, ritiene probabile che ci siano dei cunicoli che portano all’interno.-
Stentavo a credere alla nostra fortuna, avevamo trovato il posto, e l’avrei ritrovata.
Eppure non ero ancora completamente ottimista, non ero ancora completamente convinto di farcela.
Era Annabeth il cervello.
Lo era sempre stato.
Ma in quel momento non c'era.
Ed io ero solo.
-Tutto a posto? Non hai una bella cera Perce -
"Perce", mi chiamava così dalla prima volta che Chirone me la presentò.
Ero appena tornato dal Mare dei Mostri, e il giorno seguente la ritrovai che  gironzolava davanti alla mia cabina in compagnia del mio mentore.
Lui mi disse che quella bambina di nemmeno undici anni che avevo davanti, era un portento con la spada, tanto che aveva distrutto alla sua prima lezione di scherma la Spietata II  di Clarisse.
Ricordo ancora la prima volta che le feci una lezione io da solo.
Pensai di andarci piano, così da vedere a quale livello si trovava. Mi trovai la lama alla gola in dieci secondi. Riprovammo più e più volte e mi resi conto che la bambina era brava quanto me. Era concentratissima durante quella lezione, ed io con lei, tanto che solo a fine allenamento ci ricordammo di chiederci i rispettivi nomi.
“Piacere Aurora, mi chiamo Percy” “Perce? È un bel nome.” “Non è Perce, è Percy” sottolineai io. “Perce è più bello, ti chiamerò Perce.” “Ah sì? Allora io ti chiamerò... ” non mi veniva in mente niente, ero sempre stato una frana con i soprannomi “Allora?”sembrava impaziente. "Auro ti può andare?"  "mi sempra accettabile..."
Quella piccoletta mi diede parecchio filo da torcere, in quell’allenamento e negli altri a seguire. Prima eravamo diventati amici, io ed Annabeth ci fidavamo di lei, e lei di noi, poi eravamo divenuti inseparabili. Quelle due poi avevano le stesse passioni, così la loro amicizia si era cementata ancora di più.
Ci eravamo divertiti per tutta l’estate, quando ci fu quella partita di Caccia alla Bandiera.
A volte rivedo il simbolo scintillante dello stesso colore dei nostri occhi che ancora splende sul suo capo. Ricordo l’immediato orgoglio che provai, e il conseguente allarme in cui mi gettò la rivelazione. Allora non avevo ancora chiara la Profezia, però avevo capito che uno dei semidei nati dai Tre Pezzi Grossi, raggiunti i sedici anni, avrebbe rischiato la vita, e malgrado non li avrebbe compiuti prima di me e tutti mi considerassero il sedicenne in questione, ero comunque preoccupato che le potesse succedere qualcosa standomi vicino.
- Perce! Percy! Ehi! Ci sei? Rispondimi!-
 Mi ero smarrito ancora nei ricordi. Era successo spesso negli ultimi tempi. Penso fosse una specie di autodifesa.
Rifugiandomi nel passato, sfuggivo al mio doloroso presente. - Sì, sì, scusa stavo pensando...-
In fondo non ero solo.
Avevo mia sorella.
In qualche modo questo mi spinse ad andare avanti.
Forse erano gli occhiali storti sul naso o le sopracciglia aggrottate che accentuavano la sua espressione di disappunto per la mia risposta evasiva, o forse il suo inguaribile ottimismo.
Non so cosa fu, ma per me era come una mano tesa, un aiuto per rialzarsi.
 -Sono le due. È meglio riposare.-
-Giusto, torno nella mia tenda. ‘Notte- Uscii dalla sua, ed entrai nella mia, li di fianco.
La pioggia iniziava a cadere e i tuoni rimbombavano.
I lampi illuminavano il pezzo di cielo sulla mia testa mentre mi spostavo da una tenda all’altra, facendomi scorgere le nubi che, anche se di notte, mostravano chiaramente il loro colore.
Tutta quella carica che avevo accumulato poco prima svanì, lasciandomi pallido e tremante.
Grigio.
Grigio come i suoi occhi, gli occhi di quand’era arrabbiata o pensierosa.
I fulmini riproducevano perfettamente il luccichio minaccioso che li faceva risplendere quando squadrava un nemico o quando guardava un progetto particolarmente complesso.
O quando combinavo un pasticcio, ed era indecisa tra  lo sgridarmi o lo scoppiare a ridere.
Entrai e chiusi la zip, cercando di pensare ad altro, a tutto tranne che a lei.
Sentii gli occhi pungere.
Dovevo distrarmi.
L’odore della terra bagnata mi solleticò le narici. La pioggia ticchettava sulla tela della tenda.
Era tutto così simile al nostro primo appuntamento.
In campagna, una passeggiata.
La pioggia ci aveva colti di sorpresa, così, da sotto un albero aspettavamo che smettesse. “è pericoloso stare sotto un albero durante un temporale, perché attirano i ful….” Avevo preso l’iniziativa. l’avevo avvicinata a me con un braccio e avevo appoggiato le mie labbra sulle sue. L’ultimo bacio che ci eravamo scambiati era stato troppo tempo prima, almeno per me, e le mie labbra bramavano le sue.
 Fu come la prima volta, sott’acqua, nella bolla, nessuno a guardarci.
Così mentre ci baciavamo sentivo la pioggia intorno a me, che ticchettava sul tronco. Mentre assaporavo le sue labbra sentivo i tuoni che rimbombavano e i fulmini che rischiaravano il cielo. Ci spostammo al di fuori dal riparo datoci dall’albero.
Lasciai che la pioggia mi bagnasse.
L’odore di terra bagnata mi solleticava il naso.
Ci staccammo, ma non del tutto. La strinsi tra le mie braccia.
Anche con la pioggia che batteva sulla sua pelle, i capelli attaccati sulla fronte che odoravano di limone e sale, era bellissima e io l’amavo.
Fu troppo.
Le lacrime iniziarono a scendere sul mio viso, copiose, prepotenti, mentre anche la pioggia scendeva, fitta come in quel lontano ricordo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino della tredicenne
 
Salve gente.
So che sono sparita, e mi dispiace, ma sono tornata con questo nuovo capitolo.
Volevo riuscire a far capire quanto Percy sia distrutto, provando a far vedere quanto ogni cosa lo ricolleghi ad Annabeth, facendogli sentire un senso di vuoto e di mancanza.
Non so se ci sono riuscita.
In questo capitolo non si scopre molto altro di Aurora, ma mi farò perdonare con il prossimo.
So che non è un gran che, ma è la prima volta che descrivo un bacio, e mi piacerebbe che lasciaste una recensione, per sapere la vostra opinione.
Ringrazio tutti quelli che l'hanno messa tra le preferite/seguite/ricordate e spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
A presto, spero...
 
Bazinga02
   
 
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