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Autore: StClaire    09/01/2016    3 recensioni
Maisie è la classica ragazza di diciassette anni. La sua vita si divide tra scuola e amiche, compiti e feste, famiglia e compagni e il ragazzo dei suoi sogni. La sua vita scorre tranquilla come al solito fino a che non le viene imposto di lasciare la sua camera per ospitare la prima figlia del compagno della madre, che ha le fattezze di un bellissimo ragazzo. Maisie, dopo una bugia di troppo, si ritroverà a chiedere ad Alexis "Alex" di tenerle il gioco e farle da fidanzato.
Da quel momento, tra disguidi, baci e ambigue relazioni, inizia per Maisie un'avventura che le scombussolerà più di quanto lei avrebbe mai potuto sospettare.
Dal testo:
«Devo chiederti scusa!», urlò Maisie improvvisamente.
Lei si girò «Scusa per cosa?», chiese Alexis curiosa, fermandosi sul vialetto di casa.
«Anch’io quando ci siamo scontrate all’aeroporto ti ho scambiato per un ragazzo!» disse Maisie tutto in un fiato.
«L’avevo capito», sorrise, e le fossette spuntarono insieme al sorriso, «Beh, almeno ti piacevo?»
La domanda spiazzò Maisie, ma la risposta usci da sola.
«Si!», forse lo disse con troppo entusiasmo, perché lei rise.
«Questo è l’importante», disse avviandosi verso casa.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 18
-Vallet-

 
Maisie sentì i suoi capelli intrappolati nel pugno di Alexis, dietro la sua testa, e la cosa le provocò una strana ed eccitante emozione. Fino a che qualcuno non bussò al finestrino dal lato di Alexis.
Sobbalzarono insieme, Maisie ritornò a sedersi al suo posto e quasi batté con forza vicino la portiera. Quando ebbe il coraggio di vedere chi c’era fuori dall’auto, le si mozzò il respiro in gola.
Due occhi perfettamente contornati dall’eyeliner nero la stavano fissando sorpresa e curiosa. Due occhi che lei credeva di conoscere benissimo.
«Mamma?!» gorgogliò confusa e sorpresa Alexis.

*
 
La donna abbozzò un sorriso, per nulla scandalizzato, anzi, sembrava più che altro imbarazzata per averle interrotte. Allargò le braccia fasciate in un’elegante giacca e disse qualcosa, che Maisie non recepì, il finestrino era tirato su, e Alexis in quel momento sembrava troppo sconvolta per fare qualsiasi cosa.
«Alex…?», mormorò Maisie.
Alexis si girò verso di lei, sembrava incredula e… arrabbiata.
«Scendi», disse semplicemente aprendo la portiera.
Maisie annuì e poi si affrettò a scendere dall’auto. Si sentiva terribilmente fuori posto. Alexis e sua madre erano perfettamente uguali. Solo che la madre era la sua versione donna adulta e più femminile ma anche più bassa. Ma gli occhi, quegli occhi neri, erano perfettamente identici. Maisie si voltò con imbarazzo, verso Alexis e sua madre, che era accompagnata da un uomo alto e robusto. Doveva essere il suo compagno.
«Che ci fai qui?», domandò Alexis accendendosi una sigaretta, sembrava aver ritrovato tutta la sua calma.
«Tuo padre e Catelyn ci hanno chiamato per invitarci a cena, questa mattina, così… eccoci qui!», disse sorridendo, ma non sembrava molto convinta della situazione.
«E voi avete accettato?», domandò incredula Alexis ma sua madre la guardò senza rispondere.
Maisie guardò verso la donna, la trovava bellissima, gli occhi e i capelli scuri incorniciava un ovale perfetto, due zigomi alti e le labbra carnose, lasciate naturali, senza trucco. Maisie si sentì improvvisamente sciatta e sperava che il suo eyeliner non fosse tutto sbavato come il solito.
«E questa graziosa signorina…», iniziò guardandola sorridendo, «Chi è?».
Maisie vide Alexis irrigidirsi.
«Piacere signora, il mio nome è Maisie…», si affrettò a presentarsi Maisie porgendole la mano, cercando di simulare un sorriso sincero. Aveva paura. Per un attimo aveva temuto che a bussare al finestrino fosse stata Alice, Paddy o peggio, sua madre.
«Piacere Maisie!», esclamò la donna, «Il mio nome è Ella, lui…», indicando l’uomo che l’accompagnava e che le dedicò un sorriso e si avvicinò per stringerle la mano, «…lui è Chris».
Ella, la madre di Alexis, congiunse le mani in grembo, e tornò a dedicarsi a sua figlia.
«Quindi, Alexis…», riprese Ella, spostando lo sguardo da Maisie ad Alexis, «Immagino che Maisie sia…»
«La mia fidanzata, sì», terminò Alexis per lei, incrociando le braccia.
«Ah!», squittì sorpresa, «Sono felice di conoscerti!», Ella le sorrise e Maisie ricambiò in imbarazzo, ma Alexis improvvisamente afferrò la madre per un braccio e le sussurrò qualcosa.
«Scusateci un attimo», proferì Ella sorpresa, allontanandosi con Alexis.
*
«Perché diavolo sei qui!», sibilò Alexis alla madre.
«Te l’ho già detto! Stamattina, quando te ne sei andata, Paddy mi ha chiamato per invitarci a cena! Non potevo rifiutarmi!», rispose contrariata Ella.
«Avresti potuto eccome! Sparavi qualche stronzata sul jet-lag!», sbottò Alexis.
«Ci avevo pensato! Ma non eri tu quella che mi aveva detto di mostrarmi superiore a tutto questo? Sarebbe sembrato che stessi scappando! E poi, Alex, quante volte devo dirti di non parlare in questo modo!»
Alexis si girò velocemente verso Maisie, che parlava con Chris. Sembrava imbarazzata.
«È molto carina…», commentò Ella sorridendo, seguendo lo sguardo di Alexis, «Forse un po’ giovane… perché non me ne hai parlato prima?»
Alexis si voltò verso sua madre. Ecco. Il momento che avrebbe voluto rimandare per sempre le si era parato davanti con prepotenza, senza un minimo di preavviso.
«Perché è la figlia di Catelyn».
Lo sputò fuori, e se ne pentì subito. Alexis guardò il sorriso di sua madre gelarsi.
«C-cosa?»
Alexis scrollò le spalle, non sapeva che rispondere.
«Alex, che significa? C-credevo che il nome uguale fosse una coincidenza… Tuo padre sa…»
«No!», sbottò Alexis, «Non sa niente! E preferirei, che non lo sapesse!»
«Alex… È la sua figliastra! Che significa che non sa niente?»
«Significa, letteralmente, che nessuno della sua famiglia sa di me e della nostra relazione!»
Ella sospirò e Alexis si rabbuiò, vedendo l’ombra della preoccupazione scendere di nuovo sul volto di sua madre. Quell’espressione l’aveva accompagnata tutta una vita.
«Ok. Parlerò con Chris, noi non sappiamo niente, ma Alex…», riprese Ella, dopo quella che ad Alexis parve un’eternità di silenzio.
«Che c’è?», domandò Alexis accendendosi un’altra sigaretta, quando era nervosa poteva fumarsi un pacchetto dietro l’altro.
«Lei è così giovane, quanti anni ha? Sedici, diciassette? Ti sei cacciata in una situazione davvero spiacevole, tesoro…», sua madre la guardò, e Alexis conosceva bene quello sguardo, «Non me l’aspettavo proprio da te, Alexis. Dopotutto quello che noi abbiamo passato… credevo di venire per un’occasione di gioia, non di trovare altri problemi», concluse, lasciandola lì, con la sigaretta, e raggiungendo il suo compagno e Maisie, che era ancora appoggiata alla macchina.
*
Quando Ella e Alexis erano tornate, Maisie aveva tirato un sospiro di sollievo. Ella le aveva dedicato un sorriso tirato, sembrava preoccupata. Alexis doveva aver “spiegato” qualcosa alla madre.
«Andiamo», disse semplicemente Alexis rientrando in macchina. Maisie salì in auto seguendola, ma questa volta si mise al posto posteriore. Non sapeva perché l’aveva fatto. Chris, invece, si sedette affianco ad Alexis, che le lanciò uno sguardo interrogativo dallo specchietto retrovisore. Percorsero pochi metri, in silenzio, giusto il tempo di arrivare fuori alla loro villetta.
«Credo che sia meglio bussare, così si preparano psicologicamente all’evento…», borbottò Alexis premendo il campanello. Dopo pochi secondi, Alice aprì la porta.
«Ciao Ale…!», cominciò, poi vedendo Ella e Chris che le sorridevano si affrettò ad aggiungere «Buonasera!», sfoderando uno dei suoi sorrisi più accattivanti, che scomparì notando Maisie, «Maisie! Mamma ti sta cercando da ore! Mi sta facendo una testa tanta! Non la subisco più!»
Maisie sbiancò, si era dimenticata di avvisare sua madre, di inventarsi una qualsiasi scusa.
Entrò di corsa in casa, senza dire niente, ma sentiva lo sguardo di Alexis addosso. Chissà che espressione aveva. Chissà se le aveva creduto quando le aveva detto che avrebbe voluto dirlo lei a sua madre.
«Maisie!»
La voce di sua madre l’investì appena mise piede in casa.
«Ti ho chiamato tutto il giorno, ti avevo chiesto di tornare subito a casa…»
S’interruppe subito, con ancora un mestolo in mano, quando dietro di Maisie si materializzò Alexis.
«Buonasera Cate…», disse, con tono distaccato.
Maisie vide sua madre diventare livida, cercando di mantenere la rabbia. Lo stava facendo, stava incolpando Alexis del suo mancato ritorno a casa, stava per dire qualcosa, inventandosi qualche scusa, quando Ella la precedette.
«Ehm, buonasera Catelyn!», iniziò Ella facendo qualche passo entrando in casa, «Devi scusarci, è colpa mia e di Chris se Maisie non è tornata a casa, ci siamo incontrati in città e devo dire che Maisie è una guida molto più preparata di Alexis…», concluse sorridendo, «Comunque grazie dell’invito!», squittì la donna con tono sincero.
Maisie vide sua madre sbiancare e abbassare di colpo il mestolo. Quello era il loro primo “incontro ufficiale” da dieci anni. In casa scese una terribile imbarazzo.
«Ah, no, ma figurati! È che mi ero preoccupata, non rispondeva al cellulare…», riprese poi Catelyn.
«Avevo il silenzioso, scusa mamma…», mormorò Maisie.
«Va bene, va bene…», borbottò Cate, poi guardò Ella e Chris, «Paddy sarà di ritorno fra un attimo. Siamo molto felici che abbiate accettato l’invito, nonostante siate arrivati solo oggi. Accomodiamoci in salotto, e scusatemi la mise casalinga!»
Cate, Ella e Chris, se ne andarono in salotto. Maisie e Alexis li guardarono allontanarsi e comportarsi con cortesia.
«Spero finisca presto questa cena…», borbottò Alexis, guardando con astio verso sua madre.
«È stata carina a coprirmi…», sussurrò Maisie ma Alexis, per tutta risposta, alzò le spalle.
«Vedremo…», disse lanciando un’ultima occhiata al salotto. Il suo sguardo s’incrociò con quella di Ella, «Non ci voleva!», sbottò, andandosene verso le scale.
«Cosa non ci voleva?», domandò Maisie seguendola.
«Secondo te?», le domandò di rimando Alexis. Sembrava nervosa.
Maisie si mosse come un automa e la seguì raggiungendo tutti gli altri in salotto. Alexis era la solita maschera d’inespressività, rispondeva a monosillabi, e sembrava stanca. Ella cercava di sembrare tranquilla, ma si vedeva che non era vero. Quando Paddy era rientrato, si era come, irrigidita, e non faceva altro che guardare verso Alexis. E come se stesse cercando di realizzare qualcosa. Catelyn quella sera si era superata, aveva preparato una cena magnifica, e Chris, che era manager di un ristorante, le aveva fatto i suoi più sinceri complimenti. Alice, invece, pendeva dalle labbra di Ella, che lavorava per una casa di moda francese, lì a Washington, e le stava raccontando i punti salienti della sua carriera. Era visibile che fosse una donna di classe. Era davvero bella. Quel tipo di donna che ti fa pensare che un uomo sia un pazzo a lasciarla, ma Paddy l’aveva fatto. Per Catelyn, sua madre. E anche sua madre era bella.
Aveva un ricordo di suo padre, o meglio della sua voce. Quando se ne era andato, Maisie era ancora piccola. Si ricordava che le diceva sempre che sua madre era la donna più bella che lui avesse mai incontrato. Glielo diceva sempre, da quel che si ricordava. Poi, man mano aveva iniziato a dirlo sempre meno, fino a sparire. Quand’era piccola se lo era domandata spesso. Perché era andato via? Forse, com’era successo tra Paddy ed Ella, anche lui aveva incontrato un’altra? E perché scomparire così?
Crescendo, aveva capito che farsi quelle domande a cui era impossibile dare una risposta, era inutile. Procurarsi quel dolore, era inutile. E quindi aveva iniziato a domandarselo sempre di meno. E sua madre l’aveva sempre aiutata a non sentire il bisogno di fare domande.
«Un penny per i tuoi pensieri…», Maisie fu riportata alla realtà dalla voce di Ella, che, allo sguardo confuso di Maisie aggiunse, «È un modo di dire che abbiamo noi americani. Significa che sarei disposta a pagare per sapere a cosa stai pensando».
Maisie sorrise, mentre Ella le sedette accanto con eleganza sul divano. La cena era finita ed erano ritornati tutti in soggiorno, sistemandosi sui divani e sulle poltrone, Maisie lanciò un veloce sguardo ad Alexis, che stava giocando al cellulare sfidando Alice.
«Niente in particolare…», mormorò imbarazzata Maisie.
«Avevi uno sguardo molto assorto prima… Mi dispiace averti interrotto».
Maisie scosse il capo, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Hai un anello bellissimo», Ella le prese la mano, «La persona che te l’ha regalato deve avere davvero buon gusto», continuò facendole l’occhiolino. Maisie sorrise. Aveva già capito. Alexis aveva ragione, probabilmente, se non le avesse “scoperte” in macchina, l’avrebbe capito da sola. Ella gettò un’occhiata verso la cucina, dove Cate e Paddy erano intenti a preparare qualche cosa da bere, e si avvicinò a lei.
«Sono felice che Alexis qui abbia… te. È sempre stata una ragazza riservata, di poche parole, ma quando ti ha presentato come la sua ragazza, mi sono quasi commossa. E non scherzo», le sussurrò, era sincera, ma sembrava preoccupata, «Lei pensa che io non accetti la sua omosessualità, ma non è vero. All’inizio, forse, ho sbagliato, ho faticato ad accettarlo, ma ero spaventata, ma non da lei! Avevo paura, per la vita che le si sarebbe parata davanti. A volte leggo cose terribili. Sono sua madre, e mi preoccupo, è normale», concluse sorridendo, ma era un sorriso diverso, da quelli che le aveva dedicato quella sera. Era un sorriso amaro, come se quelle cose le avesse volute dire prima, ma non a lei. Quando sua madre e Paddy rientrarono, Ella indossò nuovamente la sua maschera di tranquillità. Alexis la stava guardando, e si scambiarono un sorriso.
«Ella, Alexis ti ha fatto vedere le sue fotografie?», domandò improvvisamente Paddy mentre versava a lui e Chris un Whiskey, Ella ebbe un guizzo negli occhi.
«Mmmmh, no, non ancora…» rispose la donna, sistemandosi a sedere sul divano. Sembrava che si sentisse fuori posto.
«Alexis vai a prendere le fotografie e mostrale a tua madre», disse Paddy versandosi un altro Whiskey.
Alexis ebbe un momento di nervoso.
«Vuoi ordinarmi anche qualche altra cosa?»
«Alexis!», urlarono all’unisono Paddy ed Ella.
Alexis sbuffò alzandosi e lasciando il cellulare ad Alice ed era uscita borbottando qualcosa sul “ritorno al passato”. Era scesa nella stanza una strana sensazione d’imbarazzo. Paddy ed Ella, per un attimo, erano tornati la coppia di dieci anni fa. Quelli che erano stati i genitori di Alexis. La sua famiglia. Era stato così strano, Ella e Paddy si lanciarono un sguardo veloce, senza soffermarsi troppo. Ritornarono tutti quanti a parlare solo quando Alexis ritornò con in mano i vari album.
«Vuoi vedere i ritratti o i paesaggi?», domandò Alexis sedendosi alla destra di sua madre.
«I ritratti!», esclamò Ella, «Sono sempre stati i miei preferiti, lo sai».
Alexis prese uno degli ultimi album, rilegato in nero, e lo porse alla madre, che le sorrise. Sembrava davvero felice.
«Sono sempre stata una fan dei suoi ritratti», spiegò a Maisie, che era seduta alla sua sinistra.
«Questi sono nuovi però…», continuò Alexis.
«Ne ha scattato uno anche a me», sorrise Ella.
Ella sfogliava con grazia le pagine dell’album dove erano risposte con cura, una ad una, singolarmente, i vari ritratti che Alexis aveva scattato e stampato, rigorosamente in bianco e nero, guardandoli davvero, soffermandosi su ogni particolare con gli occhi. Maisie aveva riconosciuto qualche volto, che aveva visto in giro allo studio.
«Che bella ragazza!», esclamò Ella, soffermandosi sul ritratto di Emma.
Maisie si sentì mancare il fiato, Ella si stava soffermando a guardare una foto di un primo piano di Emma. E Maisie doveva darle per forza ragione, era bellissima.
«Chi è?», domandò Ella.
Alexis lanciò un fugace sguardo a Maisie.
«Una mia compagna di accademia, ho scattato delle foto per un suo book fotografico, studia moda», spiegò Alexis, «Infatti dopo questa ci sono tutte quelle delle modelle».
Ella sembrò davvero interessata, dopo tutto lei lavorava nel campo della moda. Appena girò la pagina, a Maisie sembrò di ritornare a respirare, era vero, dopo il ritratto di Emma, ne seguirono altri, tutti femminili.
«Le ho scattate a Baker St queste», disse rivolta verso Maisie accennando un sorriso.
Maisie la guardò.
«B-baker St?» ripeté.
Alexis annuì, cercando di non ridere, Maisie si sentì avvampare.
Quindi le aveva scattate quella sera che lei aveva deciso di seguirla. La sera che l’aveva baciata…
«C’è qualcosa di questa Baker St che devo sapere?», domandò sorridendo Ella, «C’eri anche tu quella sera?», chiese Ella a Maisie.
Alexis ridacchiò ancora.
«Non proprio», aggiunse Maisie a denti stretti.
«Maisie era al locale di fronte… a bere…», Alexis sembrò pensarci su, «Cos’era? Birra al caramello?»
Maisie annuì, distogliendo lo sguardo. Era una cattiveria prenderla in giro in quel momento!
«Oh!», esclamò improvvisamente Ella, «Ma questa sei tu!», disse rivolgendosi a Maisie.
Maisie guardò con sorpresa alla foto che Ella le indicava. Non l’aveva mai vista. Era lei!
E stava… dormendo?
«Non l’avevo mai vista…», mormorò. Le faceva sempre strano vedersi nelle fotografie. Ne aveva pochissime, di lei. Era una cosa che la imbarazzava.
«Davvero?», domandò Alexis grattandosi la guancia, sembrava imbarazzata, «Te l’ho scattata a quel festival. Eravamo in tenda».
Maisie sperò che il rosso che arrivava alle sue guance non fosse troppo palese. Avrebbe dovuto dirle di non guardarla negli occhi, che sennò sarebbe impazzita. Sua madre si era alzata a guardare la foto di cui lei, Alexis ed Ella stavano parlando.
«È molto bella», commentò semplicemente.
«A me piace quella che hai in camera!», esclamò Alice, che era venuta, anche lei, a guardare la fotografia.
«Quale?», domandò curiosa Ella.
«Una che le ho scattato allo studio…», disse Alexis alzandosi dal divano, «Era poco prima di Natale, credo».
«E non è possibile vederla?»
Maisie annuì e corse in camera sua a prendere la foto. Si sentiva un po’ in imbarazzo, in realtà. Quella foto era un caro ricordo. L’inizio della loro storia. Scese le scale molto più lentamente di come le aveva salite. Stava per mostrare un pezzo della sua intimità. La vedeva così. Quando Alexis gliel’aveva regalata, per Natale, l’aveva fatta incorniciare. Quella cornice le piaceva tantissimo, era nera e lucida, di un materiale particolare. Alexis le aveva spiegato che l’aveva disegnata un suo compagno all’Accademia. Arrivò in soggiorno, dove sua madre continuava a chiacchierare con Paddy e Chris ed Ella continuava a sfogliare gli album delle fotografie. Si avvicinò lentamente al divano, e appena Ella si accorse che era ritornata, le porse la fotografia incorniciata.
«Wow», esclamò, «Sei bellissima», le disse sorridendo. Maisie sorrise di rimando, senza riuscire a nascondere l’imbarazzo.
«Posso solo cercare di capire…», iniziò, ma lasciò la frase in sospeso. Lanciando un fugace sguardo verso Paddy, e incrociando quello di Catelyn, «Hai un’aria veramente… sognante!», esclamò, cambiando discorso.
«Brava Alexis», disse guardando sua figlia, «Sei sempre stata brava a leggere le persone».
«Ma alcune sono impossibili da capire…», commentò malinconicamente Alexis. Ella alzò le spalle, evitando accuratamente lo sguardo di sua figlia, e poi sentenziò che si era fatto tardi, e che avevano bisogno di riposare, ma che almeno erano felici di aver rispettato il fuso orario.
«Vi accompagno», esclamò Alexis alzandosi dal divano.
«Non se ne parla proprio, hai bevuto e non puoi guidare. Chiameremo un taxi», rispose Ella.
«Non ho bevuto», ribatté offesa Alexis, sembrava che avesse veramente voglia di accompagnare sua madre. Ella aggrottò la fronte, in una maniera che a Maisie ricordò terribilmente quando Alexis inarcava le proprie sopracciglia. Alla fine acconsentì. Maisie fu un po’ triste, sperava solo che tornasse presto, prima che lei cedesse al sonno. Ella la salutò con un abbraccio, che a Maisie imbarazzò, e non poco. Chris e Paddy si salutarono con una stretta di mano e una pacca molto virile, e sua madre ed Ella, con un classico bacio sulla guancia. Le fece davvero strano quel momento.
Mentre Alexis era via, Maisie aiutò sua madre a sparecchiare e a mettere a posto. Il pancione diventava sempre più grande e le dispiaceva vederla affaticata.
«Come farai con il vestito?», le domandò Maisie.
«Se ci sarà bisogno lo allargherò», rispose sua madre.
«Non ti aspettavi di sposarti con il pancione, vero?»
Sua madre sorrise.
«No, per niente».
«Però è carina come cosa…»
«Davvero trovi?», le domandò sua madre. Sembrava farle piacere discutere con lei.
«Sì».
Ed era vero. Quel matrimonio era un inizio, quale modo migliore di celebrare una nuova nascita, con un nuovo inizio?
*
«Possiamo parlare un attimo?»
La voce di sua madre la bloccò, proprio mentre stava per aprire la portiera. Si guardò intorno. Chris era già entrato in hotel.
«Ok», acconsentì Alexis.
Ella sospirò, avvicinandosi a lei.
«Avevo deciso di partire prima per farti una sorpresa, ma a quanto pare, sono io che mi sono dovuta sorprendere», disse guardando Alexis negli occhi.
Alexis si appoggiò alla macchina.
«Che vuoi dire?»
«Sai benissimo che voglio dire», ribatté Ella.
«Invece no, non lo so. Io non so mai cosa ti passa per la testa e non l’ho mai saputo. Con te è sempre stato difficile», Alexis guardò sua madre incrociare le braccia.
«Maisie», disse semplicemente Ella.
«È un bellissimo nome», rispose ironica Alexis. Ovviamente aveva capito già che sua madre voleva parlare di quello, ma a lei non andava.
«Che significa questa storia Alex?», le chiese Ella.
«Quale storia?».
«Alex, non farmi arrabbiare! Sai benissimo cosa intendo, perché devi farmi sempre preoccupare?»
«Preoccupare di cosa, mamma? Di cosa ti preoccupi?».
Era stanca, veramente stanca. Avrebbe preferito che quel momento non fosse mai arrivato.
«Mi preoccupo per te, è ovvio, e per quella ragazzina!», affermò sua madre, «Non merita tutto quello che...»
«Quello che, cosa?», Alexis interruppe sua madre staccandosi dalla macchina e avvicinandosi a lei, «Cosa pensi che possa succedere?».
«Mi sembra una cosa molto stupida quella che stai facendo!», urlò Ella.
Alexis si guardò intorno, fortunatamente era sera inoltrata, e quindi in strada non c'era nessuno, a parte il vallet dell'albergo, che si teneva a debita distanza.
«Cos'è che starei facendo, mamma?», domandò sprezzante Alexis, «Dimmi, tu che mi conosci così bene!»
«Stai andando contro tuo padre, Alex! Mi sembra una vera cattiveria nei confronti di quella ragazza!»
«Mamma adesso basta!», urlò esasperata, «La devi smettere di idolatrare quell'uomo! A me non me ne fotte di ferirlo o altro, o tutto ciò che pensi. Paddy se n'è andato, mamma, e non tornerà, è inutile che continui a chiedermi di comportarmi bene con lui, non sono io la colpa del suo tradimento! E la mia relazione con Maisie non è una stupida e abominevole vendetta nei suoi confronti! Io me ne sbatto della sua nuova vita, del suo matrimonio e di suo figlio! E lo stesso dovresti fare tu! Tutto quello che stai dicendo mi sta facendo incazzare!», concluse Alex ansimando. Guardò sua madre, pallida, con gli occhi lucidi.
«Mamma...», cominciò, ma Ella la interruppe.
«Perché Alex, vorresti dirmi che ne sei innamorata?», le domandò stirandosi delle immaginarie pieghe sulla perfetta gonna del tailleur, sembrava scossa.
«Sì, mamma... », mormorò Alexis, era esausta, «Ti sembra così strano?»
«Onestamente?», Ella guardò sua figlia sorridendo malinconicamente, «Sì. Ricordo ancora quando mi chiamarono dal tuo liceo perché eri finita in mezzo a una rissa tra due tue amanti», rispose amaramente Ella, «Sei sempre stata complicata, Alex, apatica nei sentimenti, mi viene difficile pensare che la prima ragazzina sia riuscita a cambiarti».
«Magari non era sua intenzione... A volte le cose succedono e basta, no?», Alexis tirò su la zip della sua felpa, iniziava a sentire freddo, quel ricordo la imbarazzava e le parole di sua madre la ferivano, «Non è quello che mi hai detto tu quando Paddy fece le valigie e se ne andò?»
«Era diverso!», sbottò Ella, «Cercavo di consolarti...»
«Io non avevo bisogno di essere consolata», inveì Alexis,«Avevo bisogno di una madre! Per me fu una liberazione quando Paddy se ne andò! Non vi subivo più! Tutte quelle giornate a sentire solo le vostre urla!», Alexis iniziò a urlare, «Mi dispiace dirlo, ma speravo che avresti fatto lo stesso anche tu!»
«Sono stanca, vado a riposarmi», mormorò Ella.
«Mamma...», sussurrò Alexis, ma Ella le fece segno di tacere, aveva gli occhi lucidi.
«Non adesso, Alexis...»
«Avevo sperato che tu fossi stata sincera questa sera, con Maisie, ma devo ricredermi. Sei sempre la solita falsa».
Ella incatenò i suoi occhi a quelli di Alex.
«Sei tu mi dici che la ami veramente, io non dirò più niente».
«Allora inizia a stare zitta, e non azzardarti a parlarne con Paddy».
*
Quando Alexis rientrò a casa, Maisie si era quasi lasciata andare sul divano. In TV avevano trasmesso un film che lei aveva visto almeno dieci volte, e l'entusiasmo iniziava a passare, ma fortunatamente, era riuscita a resistere.
«Alex?», mormorò Maisie, chiamando Alexis che era appena entrata in casa.
«Mh?», Alexis sembrò riprendersi dai suoi pensieri, «Che ci fai ancora alzata?»
«Ti stavo aspettando», disse Maisie, «Tutto bene?».
«Non potevo immaginare serata peggiore», borbottò Alex accasciandosi sul divano, «È stato terribile», poi guardò verso Maisie prendendole le mani, «A te?»
«È stato tutto abbastanza imbarazzante», constatò Maisie, «A volte mi viene da pensare...»
«Cosa?»
«Se i nostri genitori non si fossero mai incontrati, sarebbe stato lo stesso per noi?»
Alexis la guardò, «In che senso?»
«Se i nostri genitori fossero rimasti insieme, le nostre rispettive famiglie non si fossero mai sciolte, tu saresti rimasta qui», osservò Maisie, «Ci saremmo mai incontrate?»
Alexis la guardò e poi avvicinandosi a lei, le accarezzò con dolcezza una guancia.
«Io dico di sì», sussurrò.
«Dici davvero?»
Alexis annuì chiudendo gli occhi e appoggiando il viso a quello di Maisie, che le sorrise.
«A volte sembra tutto più grande di noi...», mormorò Alexis, «Ma...», Alexis non finì la frase, ma si abbassò per baciare Maisie. Dolcemente, lentamente, come se quel momento fosse importante per lei.
«Com'è andata con tua madre?», le domandò Maisie tra i baci.
«Preferirei non parlarne...», mormorò con astio Alexis, allontanandosi da lei.
«Beh, mi sembra che l’abbia presa bene…», sussurrò Maisie.
«Si, benissimo…», borbottò ironica Alexis, mentre si abbassava la zip della felpa, «Adesso inizierà un’altra battaglia, non sai cosa mi ha detto Maisie!»
«E allora dimmelo!», sbottò Maisie, cercando di non alzare troppo la voce, ma iniziava a spazientirsi.
«Ha detto che “dopo tutto quello che abbiamo passato noi”, io e mia madre, non avrei mai dovuto fare una cosa del genere!»
Maisie la guardò, ma non capiva cosa volesse dirle Alexis.
«Per lei tutto questo, la nostra storia, finirà male, già lo so! Inizierà di nuovo con le solite pippe mentali, che lei non è stata in grado di mantenere Paddy in casa, di non avermi fatto crescere con una presenza maschile! Sono dieci anni che mia madre s’incolpa, ripetendosi che la colpa è sua se Paddy si è innamorato di un’altra donna!», Alexis lanciò la felpa dall’altro lato del divano, «Pensa che questa sia una stupida vendetta nei confronti di mio padre. È una cosa che mi manda in bestia!»
Maisie la guardò, stringendo i pugni. Non aveva capito quanta sofferenza c’era dietro quella facciata di educazione.
«Io non credo che la tua sia una vendetta…», le disse Maisie.
Alexis sorrise e le si avvicinò.
«Mia madre è così… vede del male in tutto», mormorò abbracciandola, «Ha sofferto molto…»
Maisie inspirò e chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da Alexis.
«Pensi che dobbiamo aspettare davvero dopo il matrimonio?»
Alexis la guardò.
«In che senso?»
«Secondo te dovremmo dirglielo prima o dopo?».
Alexis si prese un attimo per pensare.
«Mi sembra che hai deciso tu di dirglielo dopo, no? Quando ne abbiamo parlato la prima volta», Maisie si sedette sul letto, «Se vuoi dirglielo prima, puoi. Nel caso, ho dove andare.»
Maisie la guardò confusa.
«Che intendi?»
Alexis sospirò, «Che saprei dove andare, nel caso tu decidessi di dire a tua madre di noi».
«Continuo a non capire…», Maisie era confusa.
Alexis rise, ma nervosamente.
«Maisie, pensi che quando confesseremo, io sarò ancora la benvenuta in questa casa?», scrollò il capo, «Non illuderti, io voglio che tu lo dica, ma solo quando te la sentirai, ma per me sarà solo un po’ più difficile. Hai visto anche tu come tua madre si comporta con me. Io credo che la tua vicina le abbia detto qualcosa in più, oltre la semplice litigata», Maisie guardò fisso nel vuoto, «Solo che probabilmente non ci crede, o non vuole crederlo. Solo che sta, come dire, aprendo gli occhi. Inizia a notare cose, che prima non notava», continuò Alexis, «L’hai detto tu, no? Lei ti ha detto che io ti ho cambiata, in qualche modo. E io credo di aver capito in che modo intende lei».
Maisie non rispose, aveva sempre considerato sua madre una donna intelligente, e disposta a sopportare tutto per le sue figlie, ma Alexis aveva ragione, aveva notato un comportamento diverso. Sua madre sembrava sospettosa riguardo Alexis e tutto ciò che la riguardava.
*
«LIBERE!»
La voce gracchiante di Mia si unì allo stridio della campanella, distruggendole il timpano.
«È finita, Maisie, capisci o no che è finita?», continuò ad urlarle Mia, prendendola per le spalle e scuotendola.
«Sì, Mia, sì».
Maisie annuì, arrendendosi alle sue amiche. Avevano deciso che avrebbero festeggiato quella sera la fine delle interrogazioni. Sarebbero andati tutti in un locale al centro, un pub, dove avrebbero trovato musica, cibo e, con somma gioia di Jody e Mia, alcol e testosterone.
«Dì ad Alexis di non mancare!», le urlò Mia quando si divisero, «Sarà come le prime volte!», concluse ridendo. Maisie le sorrise, annuendo con un gesto del capo. Cosa avrebbe dato per ritornare a prima, quando ancora tutto quello non era successo. In effetti, pensandoci, a che pro sarebbe tornata indietro? Per soffocare i suoi sentimenti, preservando la felicità della sua famiglia? Quella situazione diventava ogni giorno più ingestibile, ma fortunatamente, la laurea di Alexis era sempre più vicina e quindi, anche il ritorno di Ella in America. Quella donna le aveva fatto una buona impressione, era stata carina e comprensiva con lei, ma dal suo arrivo, Alexis era diventata nervosa e scostante, e Maisie, aveva capito che quel suo assurdo mutamento, dipendeva proprio da quella donna. Mandò un messaggio ad Alexis, spiegandole la situazione, della serata che i suoi compagni di classe stavano organizzando e lei le rispose con un laconico “Ok”.
Maisie sospirò, tornandosene a casa. Fortunatamente le interrogazioni erano finite, quindi i giorni di scuola che rimanevano sarebbero stati leggeri da sopportare, tutti programmati già al prossimo anno, che sarebbe stato l'ultimo. Quando rientrò in casa, Maisie sentì Paddy borbottare e imprecare nel suo studio, «Paddy, è tutto ok?»
«Questo sito mi sta facendo impazzire, non riesco a capire se la transizione per il biglietto aereo è andata a buon fine o meno!», sbuffò l'uomo.
«Prepari il viaggio di nozze?», gli chiese Maisie sorridendo.
«Ah, nono», mormorò Paddy sorridendo, «Non è per le nozze, è il biglietto di ritorno per Alexis, per Washington».
Maisie sentì il suo sorriso affievolirsi, sentì come se fosse finita sotto una cascata di acqua fredda, ma cercò di mantenere un tono normale.
«Quando riparte?»
«Subito dopo il matrimonio», sospirò Paddy, «Sembra che abbia voglia di andare via...», Paddy la guardò, «Sembri triste», constatò.
«Mi ero abituata a lei», rispose Maisie, con tono laconico, sospirando.
«Ho notato che avete legato, mi fa molto piacere», disse guardandola, «Alexis è sempre stata una ragazza... difficile. Credo che sia stata anche colpa mia, ovviamente, per ciò che ho fatto», Paddy sospirò, «Quando io ed Ella abbiamo divorziato, Alexis praticamente non mi ha rivolto la parola per cinque anni. Ti immagini? Cinque anni senza poter parlare con tua figlia. Poi ho scoperto che, appena compiuti i diciott'anni, se n'era andata di casa. E io non ne sapevo nulla».
Maisie si sentiva quasi in imbarazzo. Non le piaceva parlare di Alexis, senza Alexis stessa. Soprattutto si sentiva un mezzo. Ella e Paddy le parlavano di Alexis, senza capire che quelle parole le avrebbero potuto dire direttamente alla loro figlia. Cosa che probabilmente Alexis aspettava da anni.
«Quando chiamai Ella per chiedere spiegazioni, lei mi disse che Alexis la incolpava per quello che io avevo fatto, che l'avevo abbandonata. È probabilmente è vero. È vero che io l'ho abbandonata», sospirò, «Alexis non è molto, come dire, comunicativa, tende a tenersi tutto dentro, e questo mi preoccupa», Paddy la guardò, aveva lo sguardo triste, «Spero che tornerà, prima o poi».
«Lo spero anche io», mormorò Maisie cercando di trattenere le lacrime.

 
Hello!
Scusate se ieri non sono riuscita ad aggiornare, ma ho avuto un problema con la connessione!
Allora, che dire. Panico, il finale si avvicina!! Mi sento così triste, anche se non sarà il prossimo capitolo l'ultimo eh...! Sono triste, ma al contempo super eccitata!
Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia! Ah, e mi scuso per non aver lasciato lo "spoiler" la volta scorsa! Sono una sbadata, ma veramente non riesco mai a trovare il tempo di aggiornare con calma! Per farmi perdonare, vi lascio un megaspoiler. Vi prego, nessun odio!
Grazie come sempre a tutti quelli che leggono, recensiscono, preferiscono, seguono e ricordano! Mi date grande gioia!
Con affetto,
StClaire

«Ah scusa, hai ragione tu. Su illuminami dall'alto della tua saggezza come avrei dovuto comportarmi! Come avrei dovuto comportarmi?», sbottò Alexis. Maisie non l'aveva mai vista così arrabbiata. Forse aveva sbagliato ad attaccarla.
«Forse la domanda giusta é: "Come avrebbe dovuto comportarsi Maisie conoscendo solo una parte della storia?"», riprese Alexis con tono ironico.
«Basta!», urlò Maisie.
«No Maisie, adesso non puoi tirarti semplicemente indietro! Tu...»
«BASTA!», urlò con quanto fiato aveva in gola. Cercò di non scoppiare a piangere. Non voleva darle questa soddisfazione, «Non puoi giocare con i sentimenti delle persone! Vorrei non averti mai incontrato!»,  urlò quest'ultima frase con tutto l'odio che aveva in corpo. Alexis la guardò, bloccandosi. Sembrava stremata. Aveva gli occhi cerchiati di nero. Ma Maisie se ne accorse solo in quel momento.
«Bene. Bene», ripeté, «Facciamo come se non fosse mai successo niente», la guardò a lungo, «Facciamola finita».

 

 
  
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