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Autore: Socrata    11/01/2016    3 recensioni
Non era una storia come tante, come invece cercava di ripetersi ogni volta che lui tornava a tormentarla.
Lo aveva conosciuto al primo anno d'università: sostituiva il professore alle lezioni di Diritto Privato. Era osannato da tutte, ma lei lo reputava troppo innamorato di se stesso per trovarlo interessante. Eppure, fu proprio lui a chiamarla quando rifiutò il voto all'esame: era luglio del 2009.
Da allora era iniziata la loro strana relazione, fatta più di intenzioni, di parole mai dette e di delusioni che di qualcosa di reale.
Un rapporto che in bene o in male, mentre Dante era divenuto ormai professore associato, era arrivato sino alla preparazione al concorso di magistratura di Eleonora.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Terza lezione 2.0

Buongiorno apprendisti giuristi, io sono il dottor Dante Palermo e da oggi sostituirò il professor Lupo nelle lezioni. Come potete facilmente notare dal mio spiccato accento siculo, nomen omen.

Mi rendo conto che a volte il mio Maestro sia particolarmente criptico e… intransigente, ma dovete sempre tener a mente che poter sostenere l’esame con lui, è per voi una grande fortuna. Non avete ancora gli strumenti per capirne l’importanza, ma il Professore è uno dei massimi esponenti della dottrina civilistica in Italia al momento. Se vorrete vi raccomanderò qualche suo scritto, non è mai troppo presto per formarsi come giuristi di un certo livello.

Il diritto privato è una materia estremamente complessa e variegata, vi potrà apparire come un labirinto senza uscita. Non vi nego che questa prova, la prima che vi troverete ad affrontare da quando vi siete iscritti, decreterà la vostra attitudine o meno alle materie giuridiche. Troppo spesso si pensa che giurisprudenza sia una facoltà usufruibile da tutti, purtroppo così ed è ferma convinzione di questa cattedra operare un discernimento tra coloro che sono in grado di proseguire e coloro che o per mancanza di impegno o di volontà non sono adatti alla carriera forense.

La nota quanto temuta rigidità della nostra commissione, tuttavia, è bilanciata da una grande disponibilità nei vostri riguardi, per cui durante tutto il semestre e finanche in sessione, avrete a disposizione molti dottorandi e dottori di ricerca nelle aule di ricevimento al primo piano di questo edificio.

Fatte le opportune premesse, è bene iniziare questo percorso insieme. Tratterò oggi del rapporto giuridico….”

Lo guardavo attentamente, come del resto l’intera aula prima di me. Il famoso Dante Palermo, me ne aveva parlato Emanuele giusto qualche giorno prima. Era schifosamente sicuro di sé, si vedeva dalla posa: con la schiena dritta, il petto ben esposto e le braccia elegantemente poggiate sulla cattedra. Non abbassava mai lo sguardo, ma lo faceva vagare per i banchi anche se non riuscivo a comprendere se lo facesse per questioni di giustizia o di equità o piuttosto per farsi notare. Sì, perché quel suo sorriso bianco e quegli occhi nocciola sembrano voler attirare violentemente l’attenzione su quel ragazzo in carriera che aveva appena cominciato la lezione.

Passarono diversi minuti e dovetti ammetterlo: era spaventosamente bravo. Fino a ieri ero convinta che il diritto privato fosse una materia oscura e particolarmente ostica, invece lui, a dispetto delle raccomandazioni che ci aveva fornito poco prima, sembrava rendere cristallino e banale qualsiasi concetto. Non c’era nulla che non stavo capendo fin dal principio e nessuno nell’aula, maschio o femmina, era distratto durante quella prima lezione. Tutti chini a scrivere appunti o a sfogliare il codice.

Ero inquieta, pervasa da una strana sensazione. Euforia forse? E per cosa? Per la materia? Per la serata che avrei passato con gli amici? O per lui? Era una bel ragazzo, d’accordo. Ma il mondo è pieno di bei ragazzi.. Andiamo Eleonora, guardati intorno! Tutte stravedono per questo tizio affabile e pieno di sé. Non cadere nel clichè! Cercai di non ascoltare troppo i miei pensieri rumorosi e riuscii finalmente a seguire la mia prima lezione sensata di diritto privato.

 

Prima che me ne accorsi, Marco, vicino a me, stava raccogliendo le sue cose per lasciare l’aula. Io ero ancora intenta a fissare i concetti che il dottor Palermo ci aveva spiegato, per dare un ordine anche a quelle parole del professor Lupo che a me erano apparse sconclusionate. Alzai lo sguardo verso di lui, sorrideva a un paio di ragazze più grandi che gli si erano avvicinate, mentre altrettante matricole cercavano di ottenere la sua attenzione per porgergli delle domande. Forse qualcosa non era risultato chiaro, o forse non era alla materia che erano interessate. Decisi che non fosse un mio problema.

Ele, noi andiamo a prendere un caffè. Tu che fai?” mi chiese Stefania, una delle ragazze del gruppo che si era formato nei primi mesi.

Arrivo subito, fammi finire qui e vi raggiungo

Ma che stai facendo?” intervenne Peppe, un ragazzo sufficientemente religioso quanto isterico e vanitoso.

Ho delle idee che mi sono venute in mente che vorrei fissare prima di perdere quel barlume di speranza che mi ha illuminato”. Marco rise e si incamminò verso l’uscita dell’aula insieme ad altri due colleghi.

Dunque, se il rapporto giuridico può basarsi tanto su un contratto quanto su un atto illecito, dov’è la differenza? Perché esistono due tipologie di responsabilità? Cos’è che aveva accennato il professor Lupo? … La relazione privilegiata! Ma certo, nel primo caso vi è un rapporto preesistente che non c’è nell’ipotesi in cui uno passa e mi sfascia la macchina a sfregio! Chiaro!

Mi appuntai queste ultime cose e chiusi il quaderno, mettendolo in borsa. L’aula si era svuotata, tranne il gruppetto del dottor Palermo, la cui voce riecheggiava, rimasto sull’uscio della porta d’ingresso. Controllai che non ci fossero altre uscite, non avevo veramente voglia di passargli accanto, anche se non ne sapevo il motivo ma qualcosa mi stava rendendo particolarmente nervosa. Purtroppo quell’edificio, seppur affascinante, aveva delle grosse mancanze.

Espirai profondamente e mi decisi a raggiungere gli altri. Lui stava dando le spalle all’aula, nel suo completo blu e i capelli neri perfettamente curati: avrei dovuto interromperlo perché tanto nessuna delle sue interlocutrici avrebbe fatto caso a me.

Permesso…”, chiesi con un filo di voce che non era veramente da me.

Si girò e incontrai i suoi occhi color nocciola. Lui mi guardò fissa con uno sguardo tra il divertito e l’indagatore e con un sorriso si spostò per farmi passare. Mentre un forte profumo di colonia mi invase, lui disse con tono molto più basso rispetto a quello usato fino a pochi secondi fa:

Prego, studentessa raccomandata” e vi aggiunse una risatina.

Ero sufficientemente confusa ma non lo guardai e andai dritta per la mia strada. Dopo qualche passo, finalmente ricollegai tutto. Mi girai di scatto, con la bocca leggermente dischiusa per la sorpresa di aver ritrovato quel nocciola e quel caldo sorriso a distanza di mesi: era il ragazzo del convegno a cui avevo assistito per seguire il professor Testa.

Lui era ancora lì, mentre con le braccia incrociate tratteneva gli appunti della lezione appena svolta. E mi stava esaminando. Gli parlavano intorno ma lui stava vedendo solo me, quando comprese il mio collegamento, fece un’espressione che non avrei più dimenticato perché per la prima volta mi disse qualcosa senza proferire parola.

Ora hai capito, ce ne hai messo di tempo”.

Non aggiunsi altro a quel dialogo muto, mi girai e me ne andai da quell’edificio che sarebbe diventato per me inferno e paradiso.

*** *** ***

I mesi passarono veloci tra ammonimenti in aula, e discussioni vivaci ai tavoli del bar della facoltà.

Ricordo che stava sbocciando una bellissima primavera quell’anno, il cielo era spesso terzo e l’aula nel vecchio edificio dove si tenevano le lezioni aveva delle grosse finestre e una porta che davano sul retro, ove si trovava un piccolo cortile interno. Se ci si sedeva ai banchi, in completo silenzio, era possibile ascoltare il canto degli uccellini e il suono della vita che tornava a risvegliarsi e forse anche qualcosa in me sembrava essere cambiato.

Ero sempre stata piuttosto empatica con la natura, ma in quel periodo riuscivo ad apprezzare particolarmente quell’ambiente bucolico che spesso ci permetteva di conversare all’ombra di grandi pini o magnolie. Un piccolo angolo di tranquillità che non aveva nulla a che spartire con il resto della convulsa e confusionaria facoltà di giurisprudenza: in quei mesi vedevamo le giornate allungarsi sopra le nostre teste, mentre si cercava di sviscerare l’enorme tomo che avrebbe fatto da protagonista alla nostra prossima estate.

La classe era euforica, sebbene ognuno avesse un motivo diverso. Ammetto che tutte quelle chiacchiere sul dottor Palermo iniziavano a infastidirmi, sembrava un dio greco sceso sulla terra. A ben vedere era sì un cucciolo d’uomo interessante e sicuramente degno di attenzioni, ma non si trattava certo di una bellezza leggendaria e tutto il chiacchiericcio attorno a lui era drammaticamente proporzionale allo scarso impegno delle studentesse che si presentavano al suo ricevimento.

La prima volta che mi trovai a passare per il primo piano dove il dottor Palermo riceveva, mi sorpresa la fila delle ragazze in attesa. Sì, erano solo ragazze che più che ad un ricevimento universitario sembrava si preparassero per il provino a Miss Italia.

Ero frustrata e per una qualche ragione che al tempo non realizzai, il protagonista di cotanto interesse iniziò a non starmi simpatico, anzi sarebbe più corretto dire che la mia iniziale curiosità nei suoi confronti si trasformò ben presto in una spiccata insofferenza nei suoi riguardi. Più lo guardavo e più mi innervosivo: lui se ne stava lì, serafico, a tenere la sua lezione e a guardarci in quel modo determinato e penetrante, parlando del diritto privato come se ci stesse raccontando della sua amante. L’amore che quel ragazzo provava per la materia era tangibile, i suoi occhi si illuminavano quando riscontrava in noi la conferma di aver compreso i suoi ragionamenti e poi aveva questa capacità sconvolgente di trasformare il metallo grezzo in oro: ci rendeva cristallino anche l’argomento più complesso.

Lo guardavo e pensavo che fosse bellissimo. Non bellissimo come un modello in una rivista o in un cartellone pubblicitario, lui aveva quella bellezza tipica di chi ha la fortuna di fare ciò che ama. Se ne dicono tante sull’università e sul suo meccanismo, ma non avrei mai pensato ad un altro posto per il dottor Palermo. La sua sicurezza, la sua determinazione, la sua preparazione e la sua immensa disponibilità ci trasmettevano la voglia di fare, di andare avanti: in una parola, di migliorare.

E io lo detestavo, più lui sorrideva e rispondeva alle nostre domande, più qualcosa in me mi rendeva dispotica e mal posta. A mio discapito, tengo a precisare fin da ora, che la compagnia che mi scelsi non brillava per intelligenza e originalità, come avrei dovuto capire fin da subito.

Ieri me ne stavo al cinema, avete presente quello sul raccordo, no? Beh parlavo del corso con Lucrezia, e stavo appunto dicendo quanto fosse figo il dottor Palermo e ..beh, non ci crederete, me lo sono ritrovato dietro! Mi ha sorriso e ringraziato e mi ha detto che ci saremmo visti a lezione! Che figuraccia!!”, detto ciò la scopetta parlante scoppiò a ridere, coinvolgendo gli altri interlocutori.

Sono sempre stata una razionalista, dunque, analizziamo i dati. Una sottospecie di modella, di quelle che si fanno fare i book da amici fotografi semi professionisti e che ahimè si credono anche belle, avrebbe incontrato il dottor Palermo ad un cinema notoriamente frequentato da ragazzi universitari e si sarebbe ricordato di lei? Ah beh, il vestiario non lasciava sicuramente spazio all’immaginazione, il che potrebbe risultare interessante se non fosse stato che si presentava grosso modo come una divisa condivisa dalla stragrande maggioranza delle ragazze in aula, alla ricerca spasmodica di attenzioni. Il trucco, tutt’altro che velato, raccontava una storia bel diversa dal comportamento diligente e rispettoso mostrato a lezione.

Mi convinsi che fosse una storia inventata di sana pianta e non gli diedi troppo peso, anche perché a proposito di peso, ero convinta che con una folata di vento più forte mi sarei sbarazzata di quest’oca parlante di 40 chili appena.

Se non fosse che dopo pochi minuti, si affacciò il tanto chiacchierato dottor Palermo, il quale incamminandosi verso l’ingresso dell’aula si rivolse direttamente al gruppo:

Buongiorno, spero che vi siate divertite nel week end perché avremo una settimana molto impegnativa. L’esame si sta avvicinando!”, neanche a dirlo fu subito preso d’assalto e io rimasi in disparte a guardare la scena: suppongo che non mi sarei dovuta stupire quando l’oca starnazzante poggiò involontariamente la sua mano sul braccio del dottor Palermo, il quale però con un cordiale sorriso si rivolse verso di lei, dandomi le spalle.

Perché? Perché tutte su di lui? Cos’ha di così speciale?? Sì va bene, è carino e poi? È bravo. Ok e poi? Non capiscono che più fanno così, più alimentano il suo ego?! Guardalo come fa il gallo!

Mentre dentro in me ero preda di un attacco di cattiveria gratuita, il dottor Palermo mi guardò, mentre un branco di ragazze eccitate scodinzolavano intorno a lui.

Quello sguardo fu la goccia che fece traboccare il vaso, lo presi come una sfida e quel giorno decisi non solo di saltare la lezione, ma decisi che sarei diventata una giurista migliore di lui, così da non sentirmi più così piccola e distante.

Seppi solo molto tempo dopo la risposta che il dottor Palermo diede alla mia collega quel giorno.

È importante sapersi distendere nel tempo dedicato al riposo, ma è altrettanto fondamentale capire quando tornare al proprio posto.”  

 

 

 

 

 

 

 

*** *** ****

Angolo dell’autrice: Mi spiace moltissimo per il ritardo, so che avevo promesso ad alcune di voi di aggiornare presto, ma per chi è del settore, dovrebbe essere noto che a dicembre per noi giuristi si è tenuta una prova importante. Per cui, incrociando le dita, iniziamo questo nuovo anno, andando avanti nel racconto.

Ammetto che ci tengo particolarmente perché ho in mente da molto tempo di raccontare questa storia, e sono contenta che ci sia qualcuno disposto a leggerla. Grazie mille, a tutte voi.

Accetterò qualsiasi commento, ma vi prego di lasciarne perché solo così si può crescere. Non vi dico che vi accontenterò, ma spero di poter creare una valido dialogo con voi lettori.

Un ringraziamento speciale a siuri1, fedele e corretta lettrice, nonché ottima scrittrice e ad angyblu per le splendide parole di incoraggiamento. Trovo che non ci sia niente di più bello che sentirsi dire “come lettrice mi hai conquistato fin da subito”.

In realtà avevo ancora qualcosa da aggiungere, ma non era finito e ho deciso di rimandare e pubblicare questa parte intanto! Spero vi sia piaciuta.

Alla prossima e buon anno!

 

Soc.

   
 
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