Avevo ormai deciso che sarei diventata una
giurista migliore del dottor Dante Palermo, ma la verità era che l’impresa si
dimostrava essere molto più complessa del previsto. La mia arroganza mi stava
costando cara, specie con riguardo alla mia autostima: ero solo una studentessa
alla sua seconda sessione d’esami e mi rendevo sempre più conto di come gli
ammonimenti del dottor Palermo fossero spaventosamente veritieri. Il diritto
privato non era una materia facile, il libro non era affatto agevole e di
facile intuizione e sebbene le lezioni fossero servite, non erano di certo
sufficienti da sole a ottenere una sufficienza.
D’altronde io non volevo la sufficienza, oh
no. Io volevo il trenta, con lode.
Mentre il caldo torrido di quella estate non
dava tregua, io e Alessandra ci ritrovavamo a studiare presso la sua villa a
Fiumicino, dove potevamo godere della piscina privata.
La mia amica era intenta a preparare uno dei
suoi esami impossibili ed io a sottolineare il libro con un pennarello rosso
sangue, un colore non a caso alla luce dell’impegno che ci stavo mettendo nella
preparazione.
Ero particolarmente intenta a cercare di capire
cosa volesse comunicarmi il paragrafo “tesi sulla causa del contratto”, quando
Alessandra mi distolse dalla mia concentrazione:
“Ah! Mi
sono dimenticata di dirti una cosa!”
Sbuffai, onestamente qualsiasi cosa fosse non
credevo potesse essere più rilevante di quelle pagine, ma cercai di non essere
troppo antipatica.
“Cosa?”
“Indovina
chi c’era ieri in giro per l’università?”
Iniziai a dire una sfilza di nomi al maschile
e al femminile che avevano caratterizzato i nostri anni spesi al liceo, poi
passai ai nomi più improbabili di persone che per disgrazia erano capitate
nelle nostre vite, infine mi arresi.
“Ale,
onestamente non ne ho la minima idea…”
“C’era
un ragazzo vestito in modo molto formale e ammetto molto intrigante, completo
blu con giacca e cravatta. Non sono cose che si vedono alla facoltà di
ingegneria e infatti NON era di ingegneria…”
L’argomento continuava a non entusiasmarmi,
sebbene un piccolo brivido attraversò la mia schiena. Dai, non può essere…
“Insomma,
un tipetto niente male: capelli mori, occhi nocciola e carnagione chiara… al
che mi sono ricordata di una tua descrizione..”
“Ok,
hai la mia attezione, ingegnere malefico!”
“Ovviamente
sono andata ad informarmi” e nel dirlo, Alessandra si atteggiò a nobildonna
dell’Ottocento con fare scherzoso, “…e
bingo! Era proprio il tuo Palermo!”
“Di MIO
non c’è niente!”, risposi risentita.
“Oh
andiamo, piantala di essere così suscettibile sull’argomento! Tanto ti conosco,
la verità è che ti piace ed è comprensibilissimo ora che l’ho visto!”
“Non mi
piace! Non sono come tutte le altre! Lo trovo.. irritante!”
“L’unica
cosa che ti irrita è che non ti abbia avvicinata come avviene con tutte le
altre di cui mi hai parlato. Dovresti essere più onesta con te stessa…L’incapacità
di comprendere i tuoi sentimenti ti rende una delle persone più ottuse che
conosca!”
“ah-ah!
Senti chi ha parlato!” e con un sorriso le tirai bonariamente la matita che
andò a finire nella piscina. Tra le risate di entrambi, mi alzai dal tavolo ed
uscii nel padio per cercare di recuperare la matita. Mentre cercavo qualcosa
per recuperare il mio strumento di studio, Alessandra alle mie spalle cambiò
tono:
“Eleonora,
lascialo stare, togliti dalla testa questa specie di fissa di diventare
migliore di lui. Lui sta con una tipa della mia università, un dottore di
ricerca del professore di Costruzioni. Stanno insieme da dieci anni, dicono”,
una fitta mi strinse il cuore e il respiro si mozzò, per fortuna la mia amica
non poteva vedere il mio volto, che probabilmente avrebbe tradito qualcosa che
neanche io ero in grado di riconoscere in quel momento.
Perché
questa sensazione?? Era ovvio che non potesse stare da solo e che avesse una
compagna! Non è una novità! E poi a me cosa interessa?? Io voglio solo
diventare migliore di lui!
Dopo qualche istante di secondo, mi girai
verso di lei con la serenità e la determinazione di chi sa qual è la sua
strada.
“Ale,
davvero, non mi interessa cosa faccia o con chi stia. Anzi, era prevedibile che
avesse una storia. Mi aspettavo una giurista, ma evidentemente non è così
banale, mi dispiace per quella mandria di ragazzine assatanate di cui si
circonda!”
La mia amica mi scrutò per un po’, dopo di
che scosse leggermente la testa:
“Quindi
è un caso che da quando ha iniziato a farti lezione, la tua storia con Marco
prima ha perso qualche colpo ed infine è crollata, giusto?”
“Giusto.
Neanche conosco il dottor Palermo, mi sembra veramente eccessivo riconoscergli
tanta importanza”.
“Va
bene, Ele. Magari mi sbaglio, ma se così non dovesse essere… Dimmelo e
cerchiamo un modo per sopprimere la sua donna!”
Scoppiamo a ridere, mentre il cielo iniziava
a tingersi delle tinte della sera.
*** *** ***
Le lezioni erano finite o stavano per
concludersi e gli esami iniziavano ad avvicinarsi. Per la verità, passai
proprio così il 29 maggio del 2008, a sostenere l’esonero di economia politica
mentre mia madre ed alcuni familiari mi attendevano a casa per festeggiare il
mio ventesimo compleanno.
Economia politica fu uno degli esami che mi
fece seriamente prendere in considerazione l’ipotesi di cambiare facoltà, se
non fosse stato per il mio sogno di diventare magistrato antimafia, forse avrei
persino potuto cedere alla tentazione.
Uscii dall’aula 4 nella quale si era appena
tenuto l’esonero e vi trovai Federico, il mio amico più caro insieme ad
Alessandra.
“Hola
Mostro! Tanti auguri!!” e così dicendo mi porse un piccolo mazzo di fiori
con il sorriso tipico di un bambino innocente. In effetti Federico era
esattamente così, un bambino o poco più con i capelli scompigliati, gli occhi
gentili e il sorriso innocente. A volte era troppo immaturo e nonostante la sua
altezza, doveva ancora comprendere come funzionasse il mondo degli uomini: mi
ricordava il Piccolo Principe. Era forse la persona più buona che avessi mai
conosciuto, di quelle pure che non si sono fatte contaminare dalla società. Mi
piace il suo modo di vivere e il suo modo di ridere, erano spontanei e
contagiosi.
“Grazie
Teddy! Addirittura i fiori!”, il soprannome “Teddy” non era a caso, perché come
l’orso di peluche che stringiamo da piccole, così Federico mi riscaldava e mi
rassicurava nei momenti più tristi.
“Per
forza! Sei uscita dell’era dei “teen” ed entri nei “twenty”, era importante
sottolinearlo!”
“Ehi,
ci sei entrato prima tu!”, era impossibile dimenticarsi che era nato lo
stesso giorno del compleanno di Roma, il 21 aprile.
“Dettagli…”
e così dicendo mi regalò uno dei suoi sorrisi, “come è andato l’esame?”
“Ah
boh, spero bene!”
Ci incamminammo per il grande corridoio della
facoltà di giurisprudenza, quando una voce si sentì alle mie spalle e
riconoscendola mi girai:
“Ehi
piccola matricola dispersa!”
“Emanuele!
Da quanto tempo!”, mi fece oggettivamente piacere rivederlo.
“Wow,
ti ricordi il mio nome, devo aver fatto colpo!”
Il nuovo arrivato passò lo sguardo da me a
Federico, il quale bonariamente gli rivolse uno sguardo incuriosito. Emanuele,
tuttavia, non accennò a smorzare il suo entusiasmo né face ulteriori domande
sulla mia compagnia e si aggiunse a noi.
“Ma tu
stai sempre in giro?” gli chiesi in modo scherzoso.
“Sono
uno importante io, che ti credi!?”
“Eh, ma
infatti mi chiedevo..cosa fai?!”
“Mi sto
laureando!” disse lui gonfiando il petto come un gallo e arricciando le
labbra: la sua imitazione fece ridere anche Federico accanto a me.
“Beh,
credo che sia un male necessario che spetti a chiunque voglia uscire da questa
università!”, risposi ancora sorridendo.
“Sì, ma
io non voglio uscire! Sto preparando il dottorato!”
Prima guardai Federico in cerca di un
appoggio, ma evidentemente neanche il mio amico ne sapeva nulla, al che mi
rivolsi al mio interlocutore principale con aria interrogativa.
“Il
dottorato?? Non hai presente?? Ahhh ma sei proprio una matricola!” e rise
nuovamente. Ormai ci trovavamo fuori dall’edificio, nel grande padio davanti
all’entrata della facoltà, all’ombra del grande edificio. Emanuele stava per
iniziare a parlare quando qualcuno ci interruppe:
“Emanuele,
buongiorno”, ci girammo tutti all’unisono e dal bar dislocato accanto a
degli alberi avanzava il dottor Dante Palermo, non troppo distante da noi.
Mentre procedeva, passò in un tratto baciato dal sole e i suoi occhi
splendettero di una luce mai vista, divennero come l’ambra liquida e per un
istante non mi curai dei ruoli, del luogo o dei miei propositi. Lo fissai
incedere verso di noi, mentre sostenevo il suo sguardo e incantata non riuscivo
a distrarlo: lui ricambiava e con decisione sembrava comunicarmi qualcosa, che
tuttavia non compresi.
Arrivò tra noi e cominciai a pensare che
fossimo veramente in troppi mentre lui proseguì rivolgendosi al laureando:
“Ti ho
mandato poco fa un’email, dentro troverai gli allegati di cui ti ho parlato. Mi
raccomando, studiateli bene perché potrebbero essere un argomento papabile”
Papabile
per cosa? Non poteva trattarsi della laurea, quella gli studenti la preparano
da soli…
Ero confusa e vagamente stordita e non notai
che Federico non aveva perso neanche un momento della scena. Sembrava un
bambino, è vero, ma era un ottimo osservatore, una di quelle persone a cui
vorresti sempre chiedere “cosa ne pensi di questo comportamento?” perché spesso
hanno la risposta giusta.
Sentii la sua mano poggiarsi sulla mia spalla
e mi girai verso di lui, dovendo necessariamente alzare la testa, essendo
Federico alto un metro e novanta.
“Dovremmo
andare, tua madre ci sta aspettando a casa con tutti gli altri…”, lo disse
con tono perentorio, il che non era affatto da lui.
E così statuendo, guardò fisso il dottor
Palermo.
“Hai
ragione..”, non trovavo un valido motivo per indugiare ulteriormente in
quel posto, specie perché non sapevo come comportarmi col dottor Palermo, ma
mentre cercavo di dare un senso ai miei pensieri, il dottore di ricerca con
calma serafica si voltò:
“Che
splendidi fiori: margherite e papaveri. Insolito come bouquet” e così
parlando, sfiorò uno dei papaveri, sporgendosi verso di me e invadendomi col
suo profumo di colonia che ormai avrei riconosciuto fra mille. Lo presi come un
affronto o comunque come un’invasione non autorizzata della mia privacy.
“Sono i
miei preferiti, per questo ci sono solo margherite e papaveri!”,
probabilmente il mio tono stizzito lo incuriosì perché alzò i suoi occhi
nocciola sui miei e li incatenò ai suoi. Voleva la guerra? Beh, l’avrebbe
avuta!
“E se
posso chiedere, sono per un evento in particolare?”
Cosa
vuoi da me?? Pensi che ti cadrò ai piedi come le mie mediocri colleghe?
Scordatelo!
“Un
compleanno…” risposi imperturbabile. Era evidente che in quel momento
stessimo tenendo una conversazione che aveva ben poco a che fare con i fiori e
che sapeva di sfida, anche se onestamente non riuscivo a comprendere le sue
intenzioni. Specie ora che ero a conoscenza della sua storia con l’ingegnera
dottore di ricerca, proprio quel ricordo mi portò a guardarlo con gelo ed il
mio cambio di atteggiamento non passò inosservato. Federico mi guardò con aria
interrogativa mentre il dottor Palermo raddrizzò la schiena. Mi diede un’ultima
occhiata e forse avrebbe aggiunto qualcos’altro se Emanuele non fosse
intervenuto:
“Grazie
Dante, lo farò sicuramente!” Dante??
Lo chiama per nome??? Ero veramente stupita.
“Piccola
matricola, mi dispiace ma non ricordo il tuo nome!”
“Eleonora…”
“Esatto,
Eleonora! Tanti auguri! Vedrai che l’esonero sarà andato alla grande!”
Avevo lo sguardo basso, non volevo che il
dottor Palermo sapesse di me più di quanto non potesse apprendere da solo,
eppure grazie all’entusiasmo di questa nuova conoscenza ora sapeva non solo il
mio nome, ma anche che era il mio compleanno e che avevo appena sostenuto un
esame.
Non sapevo perché ma non volevo condividere
nulla con lui, la mia insofferenza cresceva.
“Andiamo
Fede, è tardi. Grazie per gli auguri, arrivederci dottore” Fui il più
telegrafica possibile, ma Emanuele ancora una volta sembrava non volermi
lasciare andare:
“Possiamo
sempre andare a bere qualcosa al bar per festeggiare!”
Volevo sotterrarmi. Il dottor Palermo rimase
immobile nella sua posizione e non aggiunse altro, io mi mordevo nervosamente
il labbro ma per fortuna potevo contare su un valido aiuto.
“Credo
che sarebbe un’idea fantastica, ma purtroppo non oggi. Se non la riporto a casa
per festeggiare, mamma Carola mi fa a pezzetti e credetemi non è simpatico il
Generale quando è infuriato!” finalmente intervenne Federico e prendendomi
sottobraccio iniziò a trascinarmi via, mentre espirai un sospiro di sollievo.
“Sarà
per la prossima volta, ciao!”, non avevo intenzione di guardare verso la
direzione del dottor Palermo, avrebbe letto forse il mio sguardo contrariato
per cui senza aggiungere altro, seguii Federico che si avviava verso la
macchina.
Il vento che decretava la fine della
primavera e l’inizio prossimo dell’estate portò a me quello che era poco più di
un sussurro:
“Auguri,
studentessa raccomandata…” e per un istante mi bloccai, per un brevissimo
istante anche il mio cuore smise di muoversi. Iniziavo ad odiare questa sensazione
così spiacevole e sconosciuta.
“Fede,
mia madre non tornerà a casa prima di stasera..”
“Lo so,
ma dovevo portarti via…”
“Perché?”
Pensavo stesse organizzando qualcosa, ma si
girò verso di me e i suoi occhi verdi erano carichi di una preoccupazione e di
una serietà che raramente avevo riscontrato:
“Perché
non ti ho mai visto così spaventata”
“Io…
non ero… spaventata”
“Lo eri
Ele, lo eri. E forse, da oggi, lo sono anche io…”, aggiunse abbassando lo
sguardo con aria triste.
“… Non
capisco...”, dissi realmente confusa.
“Non
importa, Ele. È il tuo compleanno, tutto il resto può aspettare”
Mi dedicò un sorriso sincero che spazzò via la
mia inquietudine, almeno fino al giorno dopo.
Angolo
dell’autrice: Allora, ho aggiornato subito perché non vedevo
l’ora di presentarvi Federico! È un personaggio a cui voglio molto bene e spero
vivamente che vi piaccia come piace a me, non ho volutamente detto molto di lui
perché sono curiosa di sapere come ve lo state immaginando.
Piano piano il dottor Palermo prende forma, vi
chiedo di essere pazienti.
Grazie per le recensioni che mi avete lasciato,
come vedete più mi scrivete più mi infervoro a scrivere eheheh
Ringrazio come sempre siuri1, Beatrice29 e Angyblu: grazie ragazze, siete la mia
marcia in più!
Alla prossima! (non vi abituate ad aggiornamenti
così rapidi!... o forse sì eheh)