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Autore: writer01    13/01/2016    1 recensioni
dal testo:
"Nel leggere quei due numeri separati da una barra non posso fare a meno di provare un moto di gioia dentro di me, alla fine la mia penitenza sta per giungere al termine, un altro incarico compreso questo e sarò finalmente libero. Apro la busta e tiro fuori la lettera. Come sempre c’è scritto il nome, il cognome, l’indirizzo di casa e di scuola del semidio che mi mandano a recuperare o del mostro che mi mandano ad uccidere"
orami gli mancano solo due incarichi prima di tornare ad essere libero, libero dagli ordini divini che vi vengono imposti. solo una cosa però rischia di renderlo di nuovo schiavo, l' amore.
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, I sette della Profezia, Nico/Will, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sto aspettando che Will esca di casa da quasi 20 minuti. Inizio a pensare che forse la mattina i genitori lo accompagnano personalmente a scuola, ma allora perché farlo tornare a piedi? Sono appollaiato sul balcone della finestra del secondo piano a osservare la porta di casa sua. Ho intenzione di uscire di casa non appena lo farà anche lui, così con una scusa banale potrò fare la strada per scuola in sua compagnia. Dopo quello che ho visto ieri sera sono più che convinto che sia meglio stargli attaccato alle costole se voglio salvargli la pelle ma, soprattutto, devo mettere da parte i sentimenti, o almeno ci devo provare, non voglio fine la fine di Giulietta. Odio il veleno, preferirei un fendente dritto al cuore.

Guardo l’orologio e mi accorgo che mancano meno di 20 minuti all’inizio della prima lezione, almeno ora so che Will è rimasto il solito ritardatario di sempre. Passano altri 5 minuti prima che la porta della casa accanto si apra. Mi alzo e mi dirigo velocemente verso la porta con le chiavi tra le mani. Ho deciso di non portare la spada con me, da troppo nell’occhio. Per compensare l’assenza della mia arma preferita mi sono legato un pugnale alla caviglia, ma sono sicuro che contro il mostro che ho visto ieri sera non basterà un pugnale con una lama di 10 cm scarsi. Esco di casa e questa volta l’inverno non mi trova impreparato, ho addosso un giubbotto invernale che mi scalda alla perfezione. Sotto il giubbotto indosso il mio solito completo a accezione del maglione: converse nere, pantaloni dello stesso colore delle scarpe, una maglietta nera dei nirvana e infine un golfo blu scuro sotto il giubbotto. Oggi potrei essere scambiato per un eschimese, o magari per un teenager con pessimi gusti riguardo al vestiario, che poi corrisponde al vero. Mi metto sulla stessa parte della strada in cui sta camminando Dylan, cioè Will. Lui mi guarda e capisco che mi ha riconosciuto ma non lo saluto. Mi metto poco più avanti di lui e inizio a camminare. Dopo pochi secondi sento il rumore di passi veloci.
 
<< Ciao Elias>> dice Will mettendosi al mio fianco.
 
<< Ciao Will>> appena termino di dire queste parole mi maledico mentalmente, come ho fatto ad essere così stupido? Lui sembra confuso e si guarda dietro come per controllare se c’è qualcun altro di nome Will.
 
<< Cioè, volevo dire Dylan. Scusa ma assomigli proprio a un mio amico>> amico, naturalmente, non è una parola che spiega ciò che era lui per me.
 
Dylan sembra confuso ma poi fa spallucce e riprende a camminare normalmente.
 
<< Non ti preoccupare, a volte succede anche a me. Per esempio la tua faccia mi ricorda una persona, sei per caso italiano?>> mi chiede.
Ormai sono diventato bravo a nascondere ciò che mi passa per la testa, perciò continuo a camminare normalmente anche se dentro di me una tempesta di domande sta iniziando ad infuriare. Questo significa che anche lui in fondo ha dei ricordi di me… forse c’è la possibilità che recuperi la memoria.
 
<< Si, effettivamente sono nato a Venezia e ho vissuto lì per qualche anno prima di trasferirmi in America. Sei per caso uno studente della Wammy’s House?>>
 
<< Si, prima andavo in un’altra scuola e da qualche mese mi sono iscritto alla Wammy’s House >> mi risponde ma, al contrario di prima, non mi guarda negli occhi ma tiene lo sguardo fisso sul terreno. Non do particolare attenzione a questo dettaglio e continuo a camminare cercando di dare delle risposte alle mie domande mentali. Ormai abbiamo iniziato a camminare uno di fianco all’altro in direzione della scuola, come farebbero due amici. Iniziamo a parlare di musica e io gli confido che sono un fan sfegatato dei Nirvana e lui scoppia a ridere, dicendomi che odia il Metal e il Rock. Anche se mi viene difficile da ammettere, devo dire che ci sono rimasto male quando rivela questo particolare.
 
 
Quando arriviamo a scuola rimango impressionato dalla grandezza dell’edificio, sembra quasi un castello. Dylan deve aver visto il mio stupore perché mi poggia una mano sulla spalla sinistra e inizia anche lui a fissare l’enorme costruzione con i suoi bellissimi occhi azzurri. Probabilmente mi sono incantato a guardare i suoi occhi perché a un certo punto fa una faccia strana e fa finta di schiacciare una mosca proprio davanti alla mia faccia.
<< Oh, scusa>> dico maledicendomi per la seconda volta in un giorno << Vogliamo entrare in classe? Non voglio arrivare in ritardo già dal primo giorno>>
 
 Lui scoppia a ridere e io mi sento mancare l’aria nei polmoni. Non sentivo la sua risata da quasi due anni… un moto di gioia si fa strada dentro di me, consapevole che per carattere e aspetto è rimasto Will, il mio Will. Gli chiedo se può mostrarmi la strada per l’aula 58b e lui mi dice che è la sua aula, ma io lo sapevo già, infondo sono stato io a chiedere a Notte di mettermi in classe con lui.
<< Magnifico! Significa che ho già un amico all’interno della mia nuova classe>> dico, tentando di assecondare la sua euforia e la sua felicità. Col tempo sono diventato bravo a ingannare la gente, sono diventato bravo ad indossare sentimenti che non provavo. Ma non ci sono riuscito con la felicità. Essa è forse il sentimento più puro e difficile da imitare, perché? Semplice, perché era lui la felicità. Dylan scoppia a ridere e dice:
 
<< sembri un bambino a cui hanno dato una caramella più buona del solito>> accompagnando il tutto con una risata cristallina che mi scalda il cuore.
 
<< Forza, segui il biondino carino>> dice sfoggiando un sorriso.
 
Sentendo quelle parole sorrido. Sorrido perché non ho mai sentito una cosa più vera di quella che ha appena finito di dire. Tra me e me penso alla possibilità che mi stia provocando, o che magari sia una frase buttata a casaccio così. Nel dubbio, scelgo la prima.
 
<< mi piacciono i biondini>> e lo seguo per i corridoi della scuola.
 
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 Angolino dell’autore:
 
Allouraaaaaaaa;
scusate se per questo capitolo ci ho messo un po', ma sono tornato dalle vacanze e tipo in una settimana ho fatto 5 compiti in classe. Comunque, riguardo al capitolo non ho niente da dire, se potete lasciate una recensione perché fa sempre piacere. Ee niente, il prossimo probabilmente sarà dal punto di vista di Will.
Ciao e possa sempre la buona sorte essere a vostro favore
-Writer01
   
 
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