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Autore: EnderScribble    16/01/2016    0 recensioni
Aetius Miles è un vincitore... viene dal Distretto 9 ed è il primo del suo Distretto dopo anni che vince ai sessantaquattresimi Hunger Games, ma lui non si ritiene tale.
La morte della madre e l'Arena gli hanno lasciato un vuoto nella sua anima che solo la vendetta può colmare... deciso più che mai a ribellarsi a Capitol City, Aetius è ormai ridotto ad un uomo che non ha più niente da perdere, l'uomo più pericoloso di tutti... e sarà con gli Assassini, che scoprirà le sue radici e il suo destino: eliminare la minaccia Templare che dopo i Giorni Bui, si è impadronita di Panem ed ora governata da Coriolanus Snow, gran maestro Templare. Ma chi ci dice... che sia Snow a muovere i fili?
Nulla è reale... tutto è lecito... benvenuti, ai settantaseiesimi Hunger Games!
Genere: Azione, Fantasy, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Presidente Coin, Presidente Snow
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Non ricordo altro che buio… e silenzio… poi una voce. Una voce femminile. -Giovane…- una voce profonda e armoniosa che sentivo tutt’intorno a me. E poi apparì. Il busto di una donna fatta interamente di luce, il viso era pallido con i capelli raccolti in un copricapo di metallo da cui scendeva un lungo velo bianco, gli abiti, anch’essi bianchi, erano costituiti da una grossa tunica scollata con degli ornamenti di metallo sul petto e sotto i seni. La cosa che mi colpì di più erano gli occhi: argentati e luminosi come nessun essere umano avrebbe mai potuto avere. La donna irradiava potere. Un potere antico e, ormai, debole… mi guardai intorno ma c’era solo il nero e il busto della donna mi seguiva. Provai a guardarmi le mani e il corpo ma non c’erano… IO non c’ero… -Dove sono?- domandai –Ti trovi nella mia mente, giovane guerriero…- -Cosa… nella tua mente?- -Si… il mio nome è Giunone!- -Non mi sembri umana… o sbaglio?- la donna fece uno sguardo offeso –No! Io sono un membro della Prima Civilizzazione! Noi abbiamo creato voi… ma ottantamila anni fa’ una guerra tra noi e voi ci divise e il Sole ci annientò…!- -Aspetta… cosa c’entra il Sole?- -Saprai, giovane guerriero…- -Basta!- urlai, lei si fermò di colpo –Perché continui a chiamarmi “guerriero”? Per quanto ne so… sono morto…- -Infrangendo così il tuo giuramento? Io so tutto di te, Aetius Miles dal momento in cui ti sei “svegliato”, anche se non sei ancora sveglio, nella mia mente… i tuoi sogni, le tue delusioni… la promessa che hai fatto a tua madre… tua madre… nelle sue vene scorreva il nostro sangue… la tua famiglia ha un grande retaggio Aetius… tu hai il dono che il mio popolo ha dato a voi: i figli nostri e degli uomini… i tuoi antenati hanno fatto grandi cose nel corso della storia, ora tocca a te: c’è un luogo dove è racchiusa tutta la nostra conoscenza e il nostro sapere, l’unico modo di entrarci è grazie alla nostra stessa tecnologia. Coloro a cui ti unirai non sono interessati ad usarla ma i vostri nemici si- una croce teutonica rossa apparve accanto a Giunone –Loro non dovranno mai e poi mai scoprire i nostri segreti . Presto ti sveglierai. La tua mente si sta già riassestando, lo sento… quindi ti dirò più poche cose- divaricò le braccia e apparì un simbolo. Una goccia con le punte sulla parte arrotondata, quest’ultima era aperta e aveva un arco sotto di essa –Cerca questo simbolo… e unisciti a loro. Combatti con gli Assassini- il simbolo si dissolse, Giunone si dissolse, e una luce mi colpì agli occhi -Ah sei sveglio… bene!- ci misi un po’ a mettere a fuoco la vista ma in pochi secondi fui in grado di vedere di nuovo. Ero sdraiato su un letto in una stanza. Sulla porta c’era un vecchio, sulla settantina, la pelle scura e rugosa, i capelli neri con delle strisce grigie a cause dell’età, il naso adunco e gli occhi leggermente socchiusi; indossava una giacca marroncina con un maglione rosso, pantaloni marroni, scarpe nere e stava appoggiato su un bastone –Allora? Come stai?- –Dove… dove mi trovo…- mi massaggiai la testa, la mano era strana, mi sembrò di avere un guanto addosso, ma la verità era ben diversa. Osservai il braccio e… -AAAAAAHH!!!- al posto dell’avambraccio c’era una protesi di metallo meccanica grigia chiara con venature blu e la mano era anch’essa una protesi meccanica con il palmo della mano e delle dita foderata di nylon nero –Cos… cosa mi è successo?- il mio sguardo si spostava dal vecchio alla mano –Eri ridotto male quando ti hanno trovato… il braccio non è l’unica cosa che hai perso…- indicò le gambe sotto la coperta con il bastone. Tirai su le lenzuola e vidi come le metà della parte inferiore della gamba fossero attaccate a due protesi meccaniche. Mi misi a sedere e presi la testa tra le mani, il vecchio rimase sulla porta –Ti ricordi qualcosa di come hai perso le gambe e le braccia, o perché sei stato trovato in riva al mare, appeso ad un pezzo di legno?- sollevai la testa –Ero su un treno… da solo in un vagone, poi il vagone si è fermato, su un ponte e…- il ricordo dell’esplosione mi balenò nella mente -…è esploso tutto…! Mi sono lanciato fuori dal finestrino, ma l’esplosione mi ha preso lo stesso… sono finito in un fiume… e poi sono svenuto… non ricordo altro…- il vecchio annuì –Capisco… hai fatto qualcosa di sbagliato da dove provieni? Fatto arrabbiare qualcuno di MOLTO importante, forse?- ci pensai su prima di dire ciò che avevo fatto, per quel che ne sapevo, potevo essere nel centro di massima sicurezza di qualche prigione a Capitol City, anche se la stanza, arredata con mobili coloniali e quadri molto vecchi, mi faceva pensare al contrario, decisi comunque di andare sul sicuro –Prima voglio sapere dove mi trovo…- -Pragmatico…- osservò il vecchio -…mi piace il tuo stile, ragazzo! Benvenuto a Davenport, piccola comunità indipendente sulla costa orientale!- notò la mia faccia confusa –Non siamo a Panem!- semplificò e uscì dalla stanza. -Aspetta, come!?- saltai in piedi ma persi l’equilibrio e caddi sul pavimento di legno –Fai attenzione con quei cosi!- urlò –Mi rovini il pavimento!- mi appoggiai al comodino accanto al letto e mi misi in piedi a fatica. Ci misi un po’ a prendere mano con quelle nuove gambe, ogni passo mi sembrava di camminare nel vuoto, ma poi una volta preso il ritmo, era davvero facile… non fu lo stesso con le scale… arrivai di sotto rotolando dal primo scalino –Sei arrivato…- commentò sarcastico il vecchio seduto su una poltrona davanti al camino, mi rimisi di nuovo in piedi e andai a sedermi sulla poltrona accanto –Cosa significa che non siamo a Panem?- -Che siamo fuori dai confini di Panem! Non mi sembra difficile…- già… non era difficile… eppure non mi ero mai immaginato che Panem avesse un confine… -Quindi avanti! Cosa hai fatto?- -Io… ho sfidato il Presidente Snow…- il vecchio sembrò estremamente sorpreso –Eri tu, allora! Ah! Sapevo di averti visto da qualche parte! Tu… sei l’ultimo vincitore degli Hunger Games…- -Come fate a saperlo?- -Eeh, figliolo, non siamo mica in isolamento, qui… sappiamo connetterci alla rete televisiva di Capitol City e ogni anno guardiamo chi vengono scelti per l’Arena… in genere poi seguiamo il resto dei giochi solo se a essere scelto è un parente o un conoscente degli abitanti della comunità… io li seguo tutti… non perché mi diverta ovviamente, ma lo faccio solo per curiosità…- -Davvero…?- -Io… si, sono solo curioso! Ma ti ho visto anche durante il tour… tu sei solo, vero? Lo si capisce… nessuno osa fare discorsi simili se ha dei cari… e di solito… Capitol City non punisce il colpevole fisicamente… ma nell’anima!...- rimasi a fissare il pavimento. Quel vecchio parlava come se avesse provato sulla sua pelle ciò che diceva. -Senta… io, ho bisogno di cercare una cosa…- -Cosa, figliolo?- -Ehm… mi serve una penna…!- il vecchio mi passò la penna, io presi un foglio di carta dal tavolino e disegnai il simbolo che la donna mi aveva mostrato nel sogno –Ecco, questo- lo passai al vecchio. Appena vide il disegno il suo sguardò si fece preoccupato, spaventato e… arrabbiato: -Tu cosa sai di questo simbolo…!?- -N-non molto… mi è stato mostrato…- -Da chi?- -Da una donna… una certa Giunone…- la preoccupazione prevalse –Comunque… non è niente!- appallottolò il foglio e lo gettò sul tavolino, poi velocemente si mise qualcosa sotto la felpa, una catenella. Velocemente gliela sfilai da sotto la felpa. Era un ciondolo con lo stesso simbolo che avevo disegnato –Lei sa cosa vuol dire! La prego! Questa… questa Giunone mi ha detto di cercare questo simbolo!- presi la pallina di carta e la aprii mostrando il disegno –Ma non mi ha detto il perché!- il vecchio sembrava riluttante, ma alla fine parlò –Preparo il the… poi ti spiegherò tutto…-. Quando il the fu pronto, accese il camino e iniziò a raccontare -Vedi, figliolo… questo simbolo…- ed indicò la sua collana -…rappresenta una confraternita antica, le cui radici affondano da prima della più antica delle civiltà… la donna chiamata Giunone è un membro della Prima Civilizzazione, o come li chiamiamo noi, coloro-che-vennero-prima!- -Questo me l’ha detto…- -Bene, così risparmiamo parecchio tempo… questa prima civilizzazione era artefice di artefatti che potremmo definire magici, anche se poi diversi studiosi hanno affermato che i poteri di quei manufatti non siano magici ma puramente tecnologici… comunque, la nostra razza da sempre ha bisogno di qualcuno che la comandi… e i Templari, i nostri nemici millenari, aspirano a questo, a dominare sul mondo… a proteggerlo, dicono loro… ma per farlo sono disposti a sacrificare la libertà e il libero arbitrio dell’intera umanità! E noi, gli Assassini, così ci chiamiamo, li combattiamo nel nome della libertà del genere umano e del libero arbitrio- quel discorso mi portò alla mente la frase di mia madre –Solo quando l’uomo sarà capace di giudicare se stesso, il mondo sarà libero… quando il bene non sarà dettato dalle leggi… ma dal giudizio di ogni persona…!- -Dove hai sentito questa frase…?- chiese incredulo –La diceva spesso mia madre… perché?- -E’ un vecchio detto degli Assassini… come ti chiami?- -Aetius… Aetius Miles…- il suo sguardo era ancora più incredulo –Miles? Tu… sei il nipote di Micheal Miles...- -Chi?- scattò in piedi e si diresse verso il corridoio –Seguimi…!- mi condusse dietro le scale da cui ero caduto. -Cosa ci facciamo qui?- il vecchio afferrò uno dei vecchi candelabri alle pareti e lo tirò. Subito una porta si aprì sul muro –Vieni… ti spiegherò tutto qui dentro…- scese per una rampa di scale fino ad arrivare in una grande stanza sotterranea. Era rivestita in legno, doveva avere parecchi anni sulle spalle, all’interno c’erano però diverse apparecchiature elettroniche come radio, computer e schermi tutti polverosi. Dall’altra parte c’era una seconda stanza, questa in pietra e piena di armi come spade, pistole e fucili. -Che posto è questo?- il vecchio premette un pulsante sul muro. Dal pavimento polveroso si alzò un grosso cilindro di vetro con estremità in metallo. All’interno c’era una divisa. Un cappotto militare di cuoio marrone molto scuro che arrivava fino a metà della parte inferiore delle gambe con doppia fila di bottoni argentati e rinforzi da combattimento sulle spalle, guanti neri lunghi fino al gomito a punta rinforzati e muniti di placche di metallo sulle nocche, da sotto l’orlo si vedevano i pantaloni marroni e stivali lunghi neri in pelle con tre chiusure, sulla schiena aveva due fasce parallele di cuoio, probabilmente per portare un’arma, e alla vita aveva un grosso cinturone pieno di tasche, piccoli zaini e una fondina per pistola, davanti aveva il simbolo degli Assassini chiuso in un anello fatto d’argento e per finire aveva un cappuccio simile al becco di un rapace. L’intera divisa era stupenda. -Micheal Miles, era il nostro capo durante la guerra di sessantaquattro anni fa… morì durante l’ultimo assalto a Capitol City… indossava questa divisa durante la battaglia… io ero giovane, non partecipai quel giorno ma conoscevo Michael… era un guerriero leale e coraggioso… aveva una figlia, tua madre, era molto piccola quando successe… ma personalmente, non so come fosse finita a Panem visto che gli Assassini furono reclusi tutti qui a Davenport…- mi avvicinai alla teca –Cosa fai?- -Li indosso, no?- -E per cosa?- -Io voglio combattere! Tornare a Panem e innalzare il popolo alla rivoluzione! Rendere il regno libero come voleva mia madre!- -Allora lascia perdere, Aetius… ormai non possiamo più fare nulla… i Templari governano Panem guidato dal loro granmaestro: Coriolanus Snow…! Quindi ti consiglio di restare qui… potrai vivere nella mia tenuta, se vuoi!- -No!- ribadii –non resterò qui mentre il popolo di Panem rimarrà schiavo di Capitol City!- -Ragiona Aetius! L’intera Confraternita non è riuscita a sconfiggere Capitol durante i Giorni Bui, decine di Assassini con anni di addestramento e i tredici distretti dalla loro parte! Cosa ti farà pensare che un solo Assassino possa cambiare le cose?- era vero… come potevo io, un semplice ragazzo del distretto 9, a cambiare le sorti di una nazione? Ma d’altro canto, non volevo starmene con le mani in mano! -Allora partirò domani!- risalii su per le scale –Aetius!- il vecchio mi seguì –non essere avventato!- -Non importa! Farò i bagagli oggi stesso e domani tornerò a Panem!- il vecchio zoppicando mi superò e mi puntò il bastone al petto per fermarmi –E poi? Cosa farai poi? Mmh? Tu non sai niente su come lavorano i Templari… andare la così, sarebbe solo un suicidio…!- -Allora istruiscimi… ti prego…- il vecchio ci pensò su –Tu mi ricordi così tanto tuo nonno… anche lui voleva solo il bene di Panem e salvare gli innocenti… va bene!- si mise dritto sul bastone –ti addestrerò a diventare un Assassino! Imparerai le nostre tecniche, la nostra storia, tradizioni e segreti! Ti avverto però che non sarà facile ne veloce!- -Sono disposto a tutto…- -Bene! Ora però si è fatto tardi, inizieremo domani mattina!- -Eh… maestro!- -Si?- -Non so ancora il tuo nome…- -Mi chiamo Yoskeha, figliolo...- e detto ciò si voltò andò verso le scale. Feci lo stesso e andai nella stanza in cui mi ero svegliato l’ora prima. Mi sdraiai sul letto chiedendomi cosa stesse succedendo a Panem, se la notizia della mia morte fosse stata divulgata e cosa pensassero gli abitanti del Distretto 9… mi sforzai di scacciare questi pensieri dalla mente e poco dopo mi addormentai.
   
 
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