Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Kagome Warrior    18/01/2016    0 recensioni
Dopo qualche istante di attesa emise una specie di grugnito che doveva apparire come un assenso a parlare dall’altra parte del telefono, con la sicurezza che lui avrebbe ascoltato.
-Stanno per arrivare, non abbiamo molto tempo. Caro, caro ragazzo.-
-Ne è certa?-
-Si, una vecchia signora certe cose le avverte ormai.-
Colin la sentì ridere appena attraverso il cellulare e poi tossire cosa che lo fece dispiacere: non conosceva i dettagli della sua condizione medica, ma sapeva che doveva essere doloroso.
-Ha parlato con le sue nipoti?-
-Oh si, le mie bambine dovevano sapere: sai forse non ho diritto di rubar loro la vita in questo modo, ma ci sono cose per cui non c’è scelta. Per fortuna amare e proteggere ha sempre una scelta, per quanto dolorosa possa essere, ma il destino…il destino non ti dà possibilità.-
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lola entrò nella stanza di Clay, il suo titolare, trovandola in stato pietoso.
Non aveva dubbi che il suo capo avesse fatto baldoria la sera prima, proprio durante la sua serata libera, e che sicuramente ci era scappata qualche rissa, prontamente sedata da lui stesso.
Il problema con i licantropi era proprio il carattere selvatico, e l’orgoglio smisurato, anche se spesso si era resa conto che certe caratteristiche erano semplicemente comuni ai maschi.
Lo vide poi disteso sul piccolo divano vintage che si era ostinato a voler piazzare nel suo studio, e fu intenerita dal piede nudo e senza calzino che penzolava fuori, tanto che lo coprì con la sua sciarpa.
Non aveva intenzione di svegliarlo, almeno non ancora, ma di certo gli avrebbe fatto una bella lavata di testa, l’ennesima, una volta che avesse messo piede fuori da quella stanza, e dopo avergli medicato l’occhio ormai livido.
Ma in quel frangente si limitò a chiudere la porta dopo essere uscita con busta dell’immondizia piena di residui vari della nottata, decisa a fare pulizia, per poi aprire il locale per gli avventori mattutini.
Adorava quel posto, come le piaceva ascoltare i clienti parlare con lei, ridere alle sue battute ed essere felici della sua gentilezza.
Le riusciva naturale essere cordiale e questo era un ottimo biglietto di presentazione del pub, come anche un invito per i clienti a tornare spesso: Lola era la ragazza della porta accanto che chiunque avrebbe trovato piacevole, sia di aspetto che di carattere, ma non si limitava a essere questo.
La realtà è che era fuggita da una situazione scomoda e da una situazione familiare altrettanto pesante, ma aveva sempre evitato anche solo di farne menzione persino al suo capo con cui era abbastanza in confidenza.
Clay le voleva bene e lei gliene voleva a sua volta, ma certi discorsi li evitava come la peste: non che fosse una bugiarda, ma quando era sopravvenuta la domanda riguardo la vita precedente a quella della cittadina, Lola era sempre stata evasiva e vaga raccontando semplicemente di un’altra città e della voglia di andare via per trovare la propria strada, cosa che era decisamente avvenuta.
Era felice, o almeno sapeva che quella situazione le calzava a pennello e che non vi avrebbe rinunciato per nessuna ragione al mondo.
E dire che le fate non erano brave ad adattarsi al mondo umano: lei era ovviamente una eccezione.
Che fosse una fata persino Clay lo aveva sospettato, sin da quando aveva messo piede nel pub chiedendo di poterci lavorare: aveva lunghi capelli rossi e carnagione pallida, lentiggini sparse sul naso e occhi nocciola incorniciati da ciglia chiare.
Non era solo il suo aspetto esile e delicato, dato che molte ragazze umane potevano essere come lei, ma fu il modo in cui lei lo guardò.
Il cipiglio orgoglioso e fiero che minacciava di tramutarsi in dispetti se non avesse ottenuto ciò che voleva, con la differenza che Lola era pronta a faticare per raggiungere i suoi obiettivi.
E così fu: lui la mise alla prova e lei la superò diventando parte dello staff.
Anche sotto pressione Lola cominciò a dare ottimi risultati sentendosi per la prima volta realmente parte di qualcosa che non fosse un gruppetto di spiritelli sparuti e dispettosi con l’unico scopo di tormentare gli uomini con scherzi e piccole vendette.
Lei aveva sempre aspirato a qualcosa di diverso, anche se la sua natura non le permetteva di adattarsi completamente ai suoi desideri: il destino giocava una mano fin troppo malevola nei suoi confronti sin da quando aveva appreso di dover prendere qualcuno sotto la sua ala protettrice, come fata, cosa che non era ancora avvenuta.
Tale scopo era scritto nel suo sangue e non poteva ignorarlo, si trattava di una specie di imprinting che ancora non era avvenuto, cosa che non le dispiaceva per niente, ma che sarebbe accaduto quando meno se lo aspettava.
L’idea di dover sorvegliare qualcuno a vita assicurandosi il suo benessere la mandava in bestia: lei non voleva dipendere da nessuno se non dal suo capo, professionalmente parlando.
-Lola! Hai visto il mio stivale? Devo averlo tirato a qualcuno ieri sera.-
-Credo sia fuori, nel giardino.-
Disse scuotendo la testa divertita, mentre gli versava del caffè.
Clay era fermo sulla soglia del pub senza una scarpa, di spalle e con le mani sui fianchi mentre prendeva la sua prima boccata d’aria mattutina.
La visione la spinse a sospirare sapendo bene che quell’istante idilliaco sarebbe durato massimo qualche altro secondo, prima che lui notasse il taglio sul legno della porta di ingresso.
Cosa che avvenne dopo esattamente dieci secondi, seguita da numerosi brontolii e qualche parola irripetibile mentre lei gli dava la tazza prima di mettersi a pulire i tavoli.
Certe scene erano familiari e ormai si svolgevano in modo regolare, sincronizzato, come se continuando ad avvenire nulla sarebbe andato storto: era lo status quo, doveva succedere e basta.
Eppure quella mattina qualcosa ruppe il ciclo quotidiano, il vento fece sbattere la porta un paio di volte e poi videro entrambi Colin alla porta.
Aveva una espressione seria sul viso: quella da discorso inevitabile.
-Ho parlato con la signora Chaste: sta per accadere.-
-Ancora? Sul serio?- proruppe Clay poggiandosi una bistecca sull’occhio ormai violaceo.
-Sei sicuro? Insomma la signora è forte, lo è sempre stata, non può resistere?-
-E’ molto malata, con certe cose essere speciali serve a poco.- rispose Colin mestamente rivolto alla fata per poi sedersi al bancone.
-Ha parlato spesso delle nipoti: le ha avvertite?-
-Si ma non sanno cosa le aspetta e dovranno anche imparare molto in fretta. Ogni volta che avviene un cambiamento di questa portata non siamo gli unici a sentirlo…purtroppo.-
-Dici che i cacciatori lo sentano a loro volta?-
-Non mi meraviglierei se fossero già in città.- Lola rimasta in silenzio durante quello scambio di parole tra i due fratelli fece per aprire bocca, prima che Clay esordisse:
-Quando saranno qui?-
-Presto spero.-
-E sono in due: non capitava da secoli che fossero in due a condividere il dono.-
-Forse è giusto che sia così ora.- disse Lola accennando un sorriso rivolta ad entrambi.
-Forse il male che si avvicina richiede un potere raddoppiato per fronteggiarlo…-
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Kagome Warrior