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Autore: Lily97    19/01/2016    1 recensioni
Annie Cresta è una ragazza del Distretto 4, lo stesso dal quale proviene il bel Finnick Odair, il giovane affascinante mentore che, nei 65esimi Hunger Games, vinse all'età di 14 anni.
Lei lo ritiene un ragazzo superficiale, attaccato più alla fama e alla sua bellezza che alla vita, eppure quella è l'unica facciata che Odair lascia trasparire.
Capitol City non è un luogo che realmente assicura un totale cambio di vita ai vincitori; gli abitanti dei Distretti rimarranno sempre tali e la Capitale non mancherà mai di ricordarlo.
"Prima le signore.. Annie Cresta"
Il mondo si fermò per la ragazza. Sentiva il suo nome rimbombare nelle sue orecchie e nella bocca di tutti. Si voltò, incrociando lo guardo terrorizzato di sua sorella.
Non poteva scoppiare a piangere, non davanti a lei.
Quante possibilità aveva di vincere contro altre ventitré persone, molte delle quali letteralmente superiori a lei?
Zero.
Chi avrebbe potuto aiutarla?
Solo un nome.
Finnick Odair.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CIAO A TUTTI RAGAZZI!
UNA PERSONA DAVVERO ANTIPATICA (♥) MI HA FATTO NOTARE CHE AD OGNI CAPITOLO MI INVENTO LE PEGGIORI SCUSE PER GIUSTIFICARE I MIEI (INGIUSTIFICATI) RITARDI. QUINDI OGGI EVITO!
DOPO UNA LUNGA ATTESA (SCUSATE) E UN RAGGIUNGIMENTO DI MAGGIOR ETA' (EVVAI!), FINALMENTE HO PUBBLICATO UN ALTRO CAPITOLO.
NON DICO NULLA. E' UN CAPITOLO IMPORTANTE.
SPERO VI PIACERA' QUANTO E' PIACIUTO A ME SCRIVERLO.
VI VOGLIO BENE!
BACI, LILY ♥♥

BUONA LETTURA DEI 70esimi HUNGER GAMES E POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A VOSTRO FAVORE

 
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Una vita per una vita




Gli occhi verde mare di Annie Cresta si spalancarono e la sua mano scese ad afferrare il coltello nello stivale.


“Annie!” urlò Euer e nello stesso istante la mano della ragazza lanciò il pugnale nero, che andò a conficcarsi nella gola dell'avversario responsabile della morte di Jace. Gli altri due tributi avanzarono aggraziati e letali come pantere verso di loro.
Erano gli ultimi due, pensò Annie. Dopo di loro, non sarebbero rimasti che lei ed Euer. Le labbra si incresparono in un sorriso amaro, mentre sfoderava due coltelli e ne stringeva l'elsa. Era finalmente arrivato il momento della verità, in cui avrebbe dovuto lottare fino alla fine, per mantenere la propria promessa.
Scoccò un'occhiata in direzione dell'amico, che rispose con un cenno del capo: era pronto. Non ci sarebbero state altre possibilità, non sarebbero potuti scappare, non quella volta. Era il tempo di combattere per la vita; di diventare gli animali che Capitol City acclamava tanto; di immergere la lama fino all'elsa e fissare la luce negli occhi dell'avversario affievolirsi.
Il gioco era iniziato.


Non poté non riconoscere al volo il ragazzo del distretto 3, dalla fiammeggiante chioma rosso fuoco e i denti leggermente distanziati tra loro.
L'immagine delle risate tra lei ed Euer le sfrecciò davanti agli occhi verdi. Le sembravano dei momenti così lontani, eppure così vicini, perché non potevano essere più di dieci giorni che erano entrati nell'Arena.
Si ricordava perfettamente gli esperimenti sadici del Tributo durante gli allenamenti: aveva una strana e disgustosa predilezione per le reazioni chimiche e per le morti lente e dolorose. Forse il suo compagno, del Distretto 1, non lo aveva scelto a caso come alleato. Molto meglio tenersi i nemici peggiori vicini che come avversari annunciati.
Si era creato un momento di calma surreale intorno a loro, interrotto solo dagli scricchiolii della montagna; solo i due ragazzi del Distretto 4 sapevano l'origine dei mormorii della montagna e questo non aiutava a tranquillizzarli.
Il Tributo del distretto 1 si avvicinò al cadavere di Jace, la freccia ancora conficcata nel ventre e gli occhi spalancati verso un cielo che non avrebbero mai visto.
“Che povero idiota” ghignò ed un sorrisetto perfido gli sfigurò il volto “come ha potuto pensare che con due incapaci come voi sarebbe riuscito a sopravvivere?”.
“L'avreste ucciso in ogni caso” sibilò lei.
“Probabile. Era un vero stupido. Portarsi in giro quella sciacquetta per tutta l'Arena, credendo che l'avrebbe davvero salvata. Non sarebbe riuscita a vincere nemmeno se fossimo morti tutti dopo due secondi, tanto era ritardata”.
I due scoppiarono a ridere sguaiatamente.
Il volto Euer avvampò per la collera “Non lo ripeterei, se fossi in te” ringhiò ed alzò la spada verso il ragazzo biondo.
L'avversario lo sondò con lo sguardo, arricciando gli angoli delle labbra e piegando leggermente la testa da un lato, come un predatore fissa la preda un attimo prima di sbranarla.
“Chi l'avrebbe voluta indietro?” continuò, come se non l'avesse neppure sentito. “Se fossi stato nella sua famiglia, avrei sperato la sua morte dall'inizio. Se la vedi così...”.
Non riuscì a terminare la frase, perché Euer si era lanciato contro di lui, infuriato, ferito ed in cerca di vendetta per Lily.
Ovviamente l'altro non si fece trovare impreparato.. anzi, fu proprio come se l'aspettasse, perché il suo braccio salì velocemente a deviare la spada di Euer. Questi, allora, menò un fendente verso il suo fianco, che scartò agilmente, rotolando a terra e rialzandosi veloce come un felino. Affondò a sua volta la lama, in cerca del petto di Euer, che fu veloce a balzare indietro e parare l'assalto con la propria spada.
Annie assisteva alla scena col fiato sospeso. Non poteva fare nulla se non fissare i due combattenti e sperare che il colpo che sarebbe andato a centro fosse quello dell'amico. Avrebbe voluto scagliarsi contro il tributo, ma il ragazzo dai capelli rossi la teneva sotto tiro, apparentemente immobile, mentre si godeva la scena.
“E' questo che vi insegnano nel Distretto 4? Pescare ed agitare le braccia a caso?” abbaiò il biondo sorridendo, col fiato corto. La sua fronte si imperlò di sudore in poco tempo: le stoccate di Euer erano precise e veloci e se non fosse stato per i suoi ottimi riflessi, sarebbero già andate a segno tempo prima.
All'improvviso, un rumore sorso fece tremare il terreno sotto i loro piedi e questo bastò per distrarre di poco il tributo del Distretto 1: Euer, conscio di ciò che stava accadendo alla montagna, approfittò del momento di confusione dell'altro; scattò elegantemente in avanti e squarciò l'aria con la spada, a qualche centimetro dal volto angelico dell'avversario, procurandogli una ferita slabbrata che gli attraversava tutta la guancia e divideva in due il sopracciglio.
Questo gridò di dolore e di sorpresa, portandosi una mano al volto e tastandosi le ferite. Il sangue iniziò a colargli copiosamente sulla pelle e tra le dita.
“Sei morto” sibilò tra i denti.
Si lanciò con tutto il peso in avanti, mirando al cuore di Euer.
Il giovane si abbassò appena in tempo, quasi sdraiandosi a terra, ma il gesto repentino gli fece sfuggire la presa sull'elsa della spada, che volò a qualche metro da lui. Dalla posizione accucciata, lo colpì al ventre con calcio. Il tributo boccheggiò, spalancando gli occhi. Euer fu veloce ad afferrare il polso del biondo e storcerglielo, finché non lo obbligò a mollare la presa.
Preso dal movimento, non vide in tempo il braccio dell'altro, che salì in un lampo e lo colpì su una tempia, stordendolo.
“EUER!” urlò Annie.
Fece qualche passo avanti, stringendo l'elsa dei pugnali, ma il ragazzo dai capelli rossi le si parò davanti.
“Non con così tanta fretta” mormorò ed estrasse una lama dalla cintura.
“Non ti conviene” lo ammonì, muovendo lentamente i polsi e facendo scintillare i pugnali alla luce del sole.
“Si sono divertiti troppo da soli, quasi mi annoiavo. Vediamo quanto sei forte”.
“Avanti” lo invitò Annie.
Il rosso avanzò, levando il braccio armato e calandolo sulla testa di Annie. La ragazza, molto agilmente, scartò di lato, parando il colpo con il pugnale di destra, mentre con l'altra mano disegnò un ampio arco verso il ventre del ragazzo, un colpo a sorpresa che solitamente risultava letale.
Ma i due avversari avevano riflessi davvero acuti. Con una sorprendente agilità, si liberò dalla posizione scomoda e fece un passo indietro, senza mai smettere di sorridere. “Pensavi davvero che ci sarei cascato?” rise arrogantemente. “Banale..”
“Dicono sia molto difficile parlare con una lama conficcata in gola” sibilò lei, saltando avanti per un nuovo attacco.
Non sarebbe mai riuscita a batterlo con la forza: nonostante sembrasse un ragazzo mingherlino e poco propenso alla lotta, si era rivelato troppo violento ed aggressivo e quindi decise di cambiare tattica: a pochi metri dal tributo, spostò tutto il peso indietro e compì una lunga scivolata, passando sotto al nemico. A quel punto mosse i polsi e tracciò due righe rosso fuoco sulle caviglie del ragazzo.
Questi cadde in ginocchio. Alle sue spalle, Annie si rialzò e gli puntò la lama al collo. “Credo ti sia passata la voglia di fare l'arrogante”.
Gli stava fissando la schiena e si accorse subito del tremolio che aveva incominciato ad agitarla. Pensò stesse piangendo, ma non le sembrava di avergli inferto una ferita troppo profonda. Solo dopo capì che quelli che aveva scambiato per singhiozzi, non erano altro che una risata.
Il rosso si girò a fissarla e solo il suo sguardo bastò per gelarle il sangue nelle vene: i suoi occhi brillavano di eccitazione, furia e follia, il tipico sguardo del soldato impazzito dopo numerose guerre.
Lo vide portarsi il sangue delle sue stesse ferite alle labbra e leccare avidamente. E poi ancora; e ancora un'altra volta.
Annie fece due passi indietro, disgustata dalla bestia che le stava davanti. Sentiva il cuore pomparle nelle orecchie a ritmo smisurato, eppure non aveva mai avuto tanto freddo in tutta la sua vita. Riuscì di fortuna a reprimere i conati di vomito.. le labbra, stirate in un sorriso folle, scoprivano i denti rossi ed sangue gli gocciolava dalle labbra al mento.
Si tirò a sedere con sorprendente agilità per uno a cui erano state appena inferte due ferite. E poi.. canticchiava.
Canticchiava qualcosa.
Agli occhi della giovane, rappresentava l'esempio evidente della follia degli Hunger Games, che si infiltrava nel cervello dell'uomo, lenta e letale, silenziosa, conquistando e imputridendo il pensiero.
Senza preavviso, come risvegliatosi da una trance, le lanciò il pugnale contro, esplodendo in una risata.
Fu una grande fortuna che una parte del cervello della ragazza era rimasto all'erta tutto il tempo. Si scansò prima che il coltello le si conficcasse in testa.
Fu il turno di un altro coltello, e di un altro ancora. Il tributo iniziò a lanciarle addosso pugnali come se fossero sassi e Annie non ebbe nemmeno il tempo di pensare da dove li stesse prendendo. Le sembrava di averne già scansati decine, ma dopo l'ultimo ecco che arrivava quello dopo, seguito dal successivo, come un'incessante pioggia mortale.
Non ci volle molto prima che Annie Cresta iniziasse a percepire i segni della stanchezza: il fiato corto, il cuore a mille ed il braccio ormai insensibile che le pendeva inerme sul fianco. Probabilmente se le avesse colpito l'arto, non se ne sarebbe nemmeno accorta e sarebbe morta in qualche secondo per dissanguamento.
Le orecchie incominciarono a ronzarle fastidiosamente e percepì chiaramente il cuore che saltava qualche battito: ancora qualche pugnale e si sarebbe accasciata a terra.
D'improvviso udì un rombo spaventoso e i pugnali cessarono la loro danza mortale.
Annie si piegò sulle gambe, molli come gelatina e sollevò lo sguardo: il tributo era scomparso. Controllò dietro di sé, ma era come se si fosse volatilizzato.
Un secondo rumore la obbligò ad alzare gli occhi e vide un masso rotolare a una decina di metri da lei fino a valle.
Era possibile che il rosso fosse stato travolto da una roccia mentre si divertiva con lei?
Non ebbe tempo di pensare, perché un gemito attirò la sua attenzione.
Era stata così impegnata con l'avversario, che non era più riuscita a controllare la situazione degli altri due combattenti: Euer era intento in un corpo a corpo con il tributo del Distretto 1, che gli premeva un braccio sulla gola. Il viso del giovane amico iniziò ad assumere una malsana sfumatura viola e probabilmente non sarebbe sopravvissuto ancora per molto.
Senza nemmeno ragionare, si lanciò di peso sull'avversario ed entrambi rotolarono per qualche metro, lontani da Euer, in un ammasso di gambe e braccia e coltelli. Nel mentre, il ragazzo tirò in ginocchio, tossendo e scuotendo il capo per riprendere lucidità.
Per Annie, al contrario, non ci fu tempo per pensare o respirare. Era atterrata sopra al tributo biondo, in una posizione fatale se non si fosse spostata.
Si alzò di lampo e tentò di correre verso l'amico, ma la mano grossa del rivale le si strinse intorno ad una caviglia e la tirò indietro. Cadde a peso morto a terra; tentò di portare il braccio sotto al viso per riparasi, ma nella foga del momento cercò appoggio nel braccio ferito, che non obbedì all'ordine. Il dolore fu lancinante ed immediato, quando lo zigomo batté contro la roccia nuda. Anche senza tastare, era consapevole di essersi aperta la pelle e l'ormai famigliare calore del sangue le bagnò la guancia.
Euer le fu accanto in un lampo e la tirò via dalle mani del biondo prima che questi potesse fare qualsiasi cosa.
“Stai bene?” le domandò frenetico.
“Tutto okey” articolò con fatica lei, alzandosi.
“Dov'è l'altro?” chiese l'amico, guardandosi intorno. Annie scosse la testa “Credo che un masso l'abbia colpito. Dobbiamo andarcene, la montagna crollerà a momenti” disse tra i denti, perché muovere il volto le faceva troppo male.
Il ragazzo annuì, prese la spada e marciò verso il tributo a terra.
“Che fai?” gli domandò la compagna, confusa.
D'un tratto quella scena non aveva senso. Non era Euer l'assassino.. era lei. Lei avrebbe dovuto uccidere tutti, per tenerlo al sicuro. Lui era il ragazzo di sua sorella.. non sarebbe nemmeno dovuto entrare nell'Arena.
“Non ci avrebbe mai risparmiati.” rispose lui, cupo.
In realtà, davanti agli occhi blu del bel tributo venuto dal mare non vi era altro che l'immagine del volto di Lily.
Lily, la piccola e dolce Lily, che era morta davanti a lui senza fare rumore, leggera e silenziosa come la neve d'inverno. Lei, la cui ultima immagine prima di morire era stato il volto di Euer, che la teneva tra le braccia, mentre la sentiva spegnersi piano, mentre la vedeva morire senza poter far nulla.
E lui, il nemico, che aveva offeso il suo ricordo; che non aveva avuto rispetto per la ragazza che aveva ucciso a sangue freddo.
Furono quasi balsamiche le suppliche che iniziò a piagnucolare pateticamente, quando lo vide avvicinarsi con la lama in mano. Suppliche per le quali avrebbe riso perfidamente, se i ruoli fossero stati capovolti. Ma era arrivata la fine. La fine dell'arroganza, la fine della prepotenza e la fine per un essere che si riteneva superiore alle leggi della natura.
Euer mirò al collo, osservando la carotide pulsante che avrebbe portato al dissanguamento.
“Per Lily e Jace” sussurrò.
Fendette il colpo, che però non arrivò mai a destinazione.
Vide gli occhi azzurro ghiaccio del biondo tributo del Distretto 1 spalancarsi e subito offuscarsi della patina gelida della morte: una freccia era conficcata in mezzo ai due occhi.
Euer si voltò e ancora Annie stava in posizione, con l'arco teso davanti a sé, la corda vibrante e le dita socchiuse.
Non ebbe bisogno di conferme, ma comunque spostò lo sguardo sul cadavere di Jace, riverso a terra, col petto libero dalla freccia che l'aveva ucciso.
“Avrei dovuto finirlo io” le disse, non avendo però il coraggio di fissarla.
“No, invece” rispose. “Non te lo meriti” aggiunse poi, sottovoce.
Avrebbe ribattuto, se non fosse stato per un cigolio sinistro che provenne da un lato della montagna, seguito dalla caduta di un altro macigno.
“Dobbiamo andarcene!” sentenziò Annie, raccogliendo l'arma del ragazzo biondo morto a terra.
“Non possiamo lasciare Jace qui” obiettò Euer, mentre si avvicinava al cadavere dell'amico.
La mano di Annie gli si chiuse attorno al polso. “Non abbiamo tempo. Se non ce ne andiamo in fretta, la montagna ci crollerà addosso e tonnellate di acqua ci sommergeranno. Arriverà l'Hovercraft per lui”.
Anche lei si sentiva terribilmente in colpa a lasciarlo lì, riverso a terra, senza una degna sepoltura, senza avergli dato un vero addio.
Però al momento la priorità era allontanarsi il più possibile dal torrente che li avrebbe travolti. Nessuno dei due nutriva tante speranze di salvarsi, nel vedere come un'enorme montagna si stava sgretolando sotto la forza devastante dell'acqua.
Sarebbe stato buffo se entrambi fossero morti annegati.
Iniziarono a correre, saltando rocce e ripercorrendo la strada dell'andata.
Non c'era più tempo per nulla ormai, solo correre e sperare di essere più veloci dell'erosione accelerata che stava colpendo la pietra sopra di loro.
Ai loro lati, rotolavano sassi di qualsiasi dimensione. Ormai il rombo delle pietre era diventato incessante, un sottofondo inquietante che sapeva di morte.
“Veloce!!” spronò Annie.
Vedeva la foresta che si avvicinava sempre di più, eppure le sembrava sempre eternamente lontana. Magari se fossero riusciti ad arrivarci in tempo, si sarebbero potuti arrampicare su un albero, sperando che questo avrebbe retto all'impatto con l'acqua.
La mente della ragazza lavorava febbrilmente per trovare una soluzione, una via di sopravvivenza alla catastrofe incombente.
Non riusciva a capire, però, come mai gli strateghi non avessero preferito un combattimento all'ultimo sangue tra lei ed Euer, siccome erano rimasti solo loro in tutta l'Arena.
Eppure..
Un pensiero le attraversò la mente come un lampo e si fermò per questo, mentre l'immagine di Euer che la guardava allarmato le passò davanti agli occhi, come in secondo piano.
Lei non aveva sentito il cannone, dopo che il tributo del Distretto 3 era rotolato giù dalla montagna, colpito da un masso.
Non aveva visto cadaveri, o sangue.
Ci arrivò troppo tardi.
Sollevò gli occhi verde mare sull'amico: aveva le labbra schiuse, le stava per domandare qualcosa.
Successe come a rallentatore, ma fu così veloce che non avrebbe potuto fare nulla per impedirlo.
Due mani bianche saettarono fuori dall'ombra, come serpenti famelici, dietro la schiena di Euer. Una reggeva un coltello.
Il ragazzo si accorse un secondo più tardi e sbarrò gli occhi, guardando Annie. Le avrebbe voluto dire qualcosa, probabilmente. Forse sarebbe stato uno “Scappa!”, ma Annie non poté mai saperlo.
Prima che potesse anche solo muovere un muscolo, ancora più veloce di un battito di ciglia, la lama tracciò un arco elegante davanti a sé.. e la testa di Euer rotolò a terra, ai piedi di Annie.




 
   
 
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