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Autore: piccolo_uragano_    20/01/2016    8 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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“Hermione, ti prego, rallenta.” Sbuffò Robert, guardando la giovane Grifondoro mangiare alla velocità della luce.
“È la nuova presa di posizione a favore degli elfi?” scherzò Fred, addentando lo stufato. “Farsi venire il vomito?”
Lei scosse la testa. “Devo andare in biblioteca.”
“In biblioteca?!” domandò Harry. “Ma è il primo giorno, Hermione!”
“Non hanno dato compiti a noi, non potete averne voi.” Contestò George.
“Infatti non ne abbiamo.” Rispose Ron. “Che vai a fare in biblioteca?”
“E a te che importa?” domandò, guardando male l’amico. Trangugiò un bicchiere d’acqua e corse via. “Ci vediamo a cena!” esclamò, correndo via.
“Ha appuntamento con qualcuno?” chiese immediatamente Robert a Ron.
“No, non mi ha detto nulla.” Rispose lui. “Kayla, tu sai qualcosa?”
Lei scosse la testa. “Che hai nel pomeriggio, Harry?”
“Divinazione.”
“Oh!” rise Robert. “Entro quando predirà la tua morte, quest’anno?”
Ron sorrise. “Diciamo due mesi, Robert?”
Il più anziano degli eredi Black tese la mano al giovane Weasley. “Andata! Ti offro una Burrobirra se sono più di due mesi, okay?”
“Perfetto!”
Kayla scosse la testa. “Siete due stupidi.”
“Sì, e ne andiamo fieri: tu che hai nel pomeriggio?”
“Difesa Contro le Arti Oscure.” Rispose lei con aria curiosa.
“Beh, facci sapere come se la cava il vecchio Moody.” Le disse il fratello battendole una pacca sulla spalla. “Io andrò in giro per il castello.”
“Magari in biblioteca?” lo schernì Kayla.
“Magari!” rispose lui.
Lei gli diede una leggera sberla dietro la nuca e si alzò, andando incontro a Ginny e Luna Lovegood.

“Ti rendi conto? È terribile!”
“Non è la prima volta che succede, Martha.”
“Che diamine stai dicendo?”
“Beh, ho letto di altri molti, moltissimi casi simili, e …”
Martha faceva su e giù per il suo ufficio, con le braccia conserte e lo sguardo furioso, mentre Tonks era seduta alla scrivania guardava la donna con comprensione.
“Inoltro, in quanto tua ex stagista ho il compito di informarti che non credo che il caso sia di tua competenza.”
“Al diavolo le competenze.” Grugnì Martha. “Sono una mamma anche io, e uno dei miei più cari amici è un …”
“Si, lo so, ma ti sto dicendo che non è la prima volta che un bambino in fasce viene abbandonato sulle porte del San Mungo per via della Licantropia.”
“Che razza di madre farebbe mai una cosa del genere, Dora?” sbraitò lei.
“Una madre impaurita.” Disse lei, alzando le spalle. “Il plenilunio è appena passato, pensa: stava facendo addormentare il bambino e lui si è trasformato tra le sue braccia. Non tutti hanno il tuo sangue freddo di quando Kayla giocava con i coltelli, sai?”
Martha piegò gli angoli della bocca ricordando la piccola Kayla che fingeva che i coltelli da cucina fossero pennelli o spazzole.
“Non si sono accorti che era stato trasformato?” domandò, ritornando alla realtà.
“Il bambino non è identificato, ha poco meno di un anno, non sappiamo chi siano i genitori.”
Martha si fermò e osservò il vuoto, lasciando che la mente vagasse.  “Tutto questo è già successo.” Sussurrò.
“Che hai detto?”
Tutto questo è già successo.
Erano passati tredici anni da quando Voldemort era caduto, eppure pensare a quel periodo le diede ancora i brividi lungo la schiena, e rassegnata ammise a sé stessa di non poterli fermare. Non le piaceva ricordare la guerra, non le piaceva ricordare l’ultima volta che aveva visto James e Lily, perché poi iniziava a ricordare e ricordare le faceva dannatamente male. Era terribile il fatto che ricordare il volto e le voci dei suoi più cari amici le facesse male, ma era così: troppo spesso si era trovata ad accantonare il pensiero, ma quando Harry montava una scopa o quando Robert si passava una mano nei capelli, ricordare James era inevitabile.
Pensa, Martha, pensa.
Cosa è successo l’ultima volta?

Era sicura che durante la guerra i Licantropi avessero dato una mano a Voldemort seminando una buona dose di terrore. Ricordava quanto Remus si sentisse a disagio appena qualcosa ricordasse al mondo quanto i Lupi Mannari fossero cattivi, e ricordava la fatica che lei e Lily facevano ogni volta per dirgli che lui non era come loro.
“Fenrir Greyback.” Disse poi, con aria sicura.
“È latitante da anni.” La smontò subito Tonks.
“C’è chi sa dov’è.”
“E che vuoi fare? Andare letteralmente nella tana del lupo a chiedere di scusarsi con la famiglia di quel bambino?”
“No, no: lui … lui c’era anche quando Voldemort era al potere, capisci? Seminava terrore. Se è tornato in modo così esplicito, significa che …”
“Non sta succedendo niente, Martha.” La tranquillizzò Tonks. “Niente. Ieri sera è stato annunciato il Torneo Tremaghi, e …”
“Il che cosa?”
Dora la guardò senza capire. Lei lo sapeva da mesi, ormai. Era stato Tyler, un suo ex compagno di scuola a parlargliene, ai Tre Manici di Scopa. Aveva detto che era stato un suo amico a dirglielo, e pareva che lo avesse sentito da Caramell in persona. La voce al Ministero era girata per dei mesi: possibile che Martha non l’avesse sentita?
“Il Torneo Tremaghi.” Rispose.
“Ad Hogwarts?”
“Sì.” Rispose Tonks. “Come fai a non saperlo?”
“Non erano voci confermate!”
All’improvviso, le fu tutto più chiaro. Martha non ascoltava le voci di corridoio, non dopo che aveva avuto Kayla. Prima era vista come la moglie pazza di un assassino, poi come la sola strega in grado di far tirare fuori suo marito di galera. Quando Sirius aveva ricominciato ad assumere le sembianze di un essere umano e aveva ripreso il pieno controllo del suo fascino, Martha era stata invidiata da ogni donna che mettesse il naso al Livello Due, Tre o Cinque del Ministero. Quando l’adozione di Harry era diventata ufficiale, Martha era diventata ‘la nuova mamma di Harry Potter e la moglie di Sirius Black’. Ecco perché non ascoltava le voci di corridoio: perché troppe volte ne era stata al centro.
“Beh, ora lo sono: ma se stai pensando ai ragazzi, sappi che è stato vietato ai minorenni.”
“E credi davvero che questo impedirà a Robert di combinare qualche pasticcio?”

“Hai visto mio marito?” domandò Martha a un quadro del Quartier Generale degli Auror.
“Si, signora Black, è appena andato in quella direzione.” Rispose l’uomo con aria gentile. Lei seguì lo sguardo di quel vecchio quadro gentile, e iniziò a camminare decisa verso quella che riconobbe essere la chioma di Sirius.
“Black!” esclamò.
Lui, con in mano una lettera di Rose e una serie di foto segnaletiche nell’altra, si voltò a guardarla. “Mi sono dimenticato qualcosa?” domandò istintivamente. “Scusa, piccola, ma gli stagisti hanno combinato un-“
“Non ti sei dimenticato niente, Sirius.” lo bloccò immediatamente lei. “Sapevi che ad Hogwarts si sarebbe tenuto il Torneo Tremaghi?”
Lui rimase a fissarla per un paio di secondi. “Il Torneo Tremaghi? WOW!” esclamò. “Perché certe cose non le hanno mai fatte quando noi …” notò che Martha lo stava fulminando con lo sguardo e cambiò immediatamente espressione, da divertita a seria. “Voglio dire, no, no, è gravissimo! La gente muore, nel Torneo Tremaghi, e … è gravissimo!” ripeté, notando che lo sguardo di Martha non accennava a tornare ad essere dolce. “Scriverò a Robert, gli chiederò di non fare stronzate. Si, si, lo farò. Grazie amore per il consiglio.”  Le baciò velocemente le labbra e se ne andò. Girandosi, Martha trovò una dozzina di occhi, tra quelli di stagiste o di streghe adulte che la guardavano con occhi sognanti.
Alzò le spalle e sorrise. “Sì, è un marito fantastico.” Buttò lì, visibilmente divertita.

“ROBERT!”
Il ragazzo, che se ne stava con Fred e George seduti tranquilli all’ombra di un albero dall’aria centenaria, furono costretti ad alzarsi e a girare la testa verso Kayla.
“Che succede?” chiese subito il primogenito, facendole spazio tra di loro.
Malocchio Moody!” ringhiò lei.
“Che ha combinato il vecchio?” domandò Fred.
“A me sembra forte.” Aggiunse George.
“Ha fatto una lezione sulle Maledizioni Senza Perdono!” Disse, lasciandosi cadere seduta tra i Grifondoro. “Ed è stato terribile! Ha detto che mia madre probabilmente conosceva la Cruciatus, poi! Ma che c’entra la mamma, Robert?”
Robert scosse la testa. “La mamma ha ficcato il naso in moltissime faccende, in passato: come faccio a ricordarmi tutte le conseguenze?”
“Robert Sirius Black.” Lo richiamò immediatamente Kayla.
“Mi dica.”
“Tu non sai mentire.” Aggiunse, con sguardo freddo.
Fred sorrise. “Ha ragione, amico.”
George gli diede una pacca sulla spalla. “Come te la passi nei sotterranei, Kayla?” chiese.
“Bene.” Rispose lei, stendendo le gambe nel prato. “Non vi servirà già la parola d’ordine?”
“Beh” sorrise Fred “diciamo che sarebbe utile. Sai, tutti gli scherzi sono più facili se sappiamo la parola d’ordine.”
“E poi” aggiunse Robert “tu sai la nostra.”
“Me la dite di vostra spontanea volontà!” Si difese lei.
“Non vuoi aiutarci, Kayla Lily?” scherzò George. “Sei troppo legata a Dracuccio per permetterci di fargli qualche innocuo scherzetto?”
“Ma che ci trovi in Draco?” s’informò Robert, giocando con un lungo ciuffo di ricci della sorella. “Voglio dire, è … freddo, e altezzoso.”
“Secondo me la sa più lunga di quanto voglia farci credere.” Contestò Fred. “Pensa quante cose gli dirà il caro paparino, a Villa Malfoy.”
Kayla, rimase in silenzio, sorridendo. “Sì, è freddo e altezzoso, e la sa più lunga di quanto voglia dire. Ma perché parliamo di lui?”
“Pare che lei sia molto legata al signor Malfoy, signorina Black.” Contestò Fred.
Kayla fece delle smorfie che indicavano che gli stava facendo il verso. “Non è vero!”
“Stamattina a colazione eravate seduti vicini.” La contraddisse Fred.
“E Pix ha detto di averti vista uscire con lui dalla Sala Comune.” Aggiunse George.
Pix? Davvero, è lui la tua fonte?” li schernì lei. “Robert, per Salazar, difendimi dai tuoi amici!”
“Sai come la penso.” Si limitò a dire lui, a bassa voce. “Provi solo a toccarti, che gli faccio passare un brutto quarto d’ora.”
“Che palle.” Si lamentò lei. “Ero venuta per parlare male di Moody, io.”
“Ah, giusto.” Disse Fred. “Come vi ha mostrato le Maledizioni?”
“Torturando un ragnetto.” Rispose lei, alzando le spalle. “Ma la cosa sconcertante, è …”
“Povero piccolo.” Si intromise George. “Scommetto che era un ragnetto davvero carino.”
“Era un ragno come un altro, George!” esclamò Kayla. “Che differenza fa?”
“Certo che sei davvero un’insensibile.” La riprese Fred. “Che Serpeverde!”
“Zitto, grifone!” lo schernì lei, ridendo. “Non puoi schierarti dalla parte di tutti gli animali indifesi.”
“Giusto.” Aderì Robert. “Per quello c’è Hagrid!”
E, insieme, risero. Poi, Robert scorse una sagoma nera e a quattro zampe tra i primi alberi della foresta. Si mise a fissarlo, notando che aveva un’aria più che familiare.
“C’è Padfoot.” Annunciò sottovoce.
“Di già?” domandò Kayla. “Che diamine è successo, in un solo giorno?”
Robert puntò il dito sulla testa di Kayla, e il cane in lontananza scosse la testa. Così, Robert si alzò. “Torno tra poco.”
I tre annuirono. “Noi cercheremo di estorcere alla cara Kayla la parola d’ordine.”
Robert, con la sua solita eleganza innata, scosse la testa e si allontanò. In meno di mezzo minuto raggiunse Padfoot, e poi lo seguì verso una zona priva di alberi della foresta. Lì, subito, il cane riprese le sembianze di Sirius. “Ciao, pulce.” Esordì.
“Ciao.” Rispose lui. “Che succede?”
“Nulla di grave.” Lo tranquillizzò il padre.
“Avevamo detto che per le cose poco urgenti avremmo usato i gufi.”
“Promettimi che non ti iscriverai al Torneo.” Tagliò corto lui. “Non è per me, cioè anche per me, ma sai, la mamma …”
“Non posso iscrivermi al Torneo, non ho nemmeno sedici anni.” Lo bloccò lui.
“Si, ma sai … tu e i gemelli …”
“Ci abbiamo pensato, sì. Ma non mi va di mentire.”
“E la gente muore, in questo Torneo.”
“In effetti hai ragione.” Acconsentì Robert.
“Okay, ora” disse, mettendosi davanti al figlio. “Guardami negli occhi e dimmi che non ti iscriverai al Torneo Tremaghi.”
Robert guardò suo padre dritto negli occhi, senza esitazione. “Non mi iscriverò al Torneo Tremaghi, hai la mia parola.”
Sirius annuì, soddisfatto. “Bene, ragazzo, ora tua madre forse la smetterà di strillare.” Robert sorrise. “Sono fiero di te.” Strinse il figlio in un abbraccio colmo d’affetto. “Fai il bravo, okay?  Guardati le spalle e tieni d’occhio i tuoi fratelli.”
“Sì, mamma.” Scherzò lui.
“Ehi!” si offese Sirius.
I due risero insieme. “Stammi bene, Padfoot, e stai attento a Dora e alla mamma.” Detto questo, si allontanò di nuovo.
Sirius rimase a guardare la sagoma di suo figlio sparire tra gli alberi, fissando il punto in cui era sparito. Ultimamente, gli capitava spesso di tornare a pensare a quando aveva avuto sedici anni anche lui. Gli piaceva pensare a quando Martha nella sua vita era qualcosa di incerto, non una colonna come lo era ora, vent’anni dopo. Nessuno avrebbe mai detto che dopo due anni di loro sarebbe nato quel ragazzo che aveva appena messo la lealtà sopra alla sete di fama.
Quando Robert era nato, quello sì che era un vero periodo incerto: nessuno sapeva cosa sarebbe successo l’indomani. E poi era arrivato lui, un fagotto dai riccioli neri e scuri che piangeva e alzava i pugni in aria.
E lui, Sirius Orion Black, quando aveva tenuto tra le mani quel fagottino si era sentito completo, amato e al posto giusto.

Rosalie si sedette su una panchina in un parco pieno di gente, con la sciarpa ben stretta al collo e la coda di cavallo ciondolante. Con uno strano sorrisetto Malandrino sulle labbra, aprì la busta gialla.

Ci pensi mai a quanto Robert è cresciuto, invece? Lasciando stare la mia ultima lettera su Kayla. Robert è un giovane uomo. È pronto, è cresciuto: sa cosa è giusto e cosa è sbagliato. Sono stato a parlare con lui su ordine di tua sorella, per chiedergli di non iscriversi al Torneo Tremaghi. Lui si è dimostrato leale e pronto a fare la cosa giusta, ha detto che non si sarebbe iscritto, che sa che non ha l’età esatta. È stato giusto.
Dico, Rose, ti ricordi me e James a sedici anni? Le avremmo provate tutte per iscriverci. E forse ci saremmo anche riusciti. D’altronde, noi eravamo i Malandrini. E lui è Robert Black, il nostro erede, ed è degno di esserlo. Perché non solo sembra incarnare me e Prongs alla perfezione, ma è giusto e onesto come Remus. So che non dovrei parlarti di lui, ma so che sai cosa intendo.
Ad ogni modo: sono un padre fiero. Di tutti e tre loro. E sono un marito orgoglioso della fantastica donna che ha sposato.
Sono anche un cognato logorroico, ma scriverti mi fa bene.
Ti voglio bene Rose,
alla prossima sigaretta.


“Che cosa leggi?” domandò una voce sopra di lei.
Rose alzò gli occhi. Era lui: era l’uomo che lì, nel cuore della Francia, sembrava averle ridato la voglia di vivere. “Una lettera di un vecchio amico.”
“E che ti scrive questo vecchio amico?”
“Che è un padre fiero e un marito orgoglioso.”
“Chi è sua moglie?” domandò, sedendosi accanto a lei. “
“La mia sorellina.”
L’uomo sorrise. “Allora è davvero un vecchio amico.”
Rose lo guardò divertita. “Che pensavi?”
Lui scosse la testa. “Io non penso. Piuttosto, tornerai da loro?”
“Intendi, in Inghilterra?”
“In Inghilterra, dal tuo vecchio amico e dalla tua sorellina.”
“Sì, tornerò a tempo debito: l’ho promesso.”
“A chi?”
“Ai loro tre fantastici figli.”
“E del mio fantastico figlio che dici?” Rose lo guardò senza capire. “Ti andrebbe di venire a cena da noi, stasera? Come una vera matrigna?”
Il sorriso di Rose abbracciando il suo uomo non era mai stato più sincero.

“Quindi?”
“Ha detto che non si iscriverà.”
“Ma sei sicuro?”
“Sono sicuro.”
“Lo ha promesso?”
“Ho la sua parola.”
“Merlino, Martha, respira.” La riprese Remus, davanti al suo piatto di pasta nella cucina di casa Black.
“Quando avrai un …”
“Quando avrò un figlio capirò, si.” Rispose Moony, annoiato. “Se avessi saputo che avresti detto una cosa del genere, sarei andato a cena dai miei.”
Martha alzò gli occhi al cielo, prendendo posto a tavola. “Dovresti farlo, ogni tanto: è tua madre, in fin dei conti.”
“Ecco, ora mi sembra di sentire mio padre.” Sbuffò Remus. “Ma che c’era nel tuo pranzo, si può sapere?”
“No, sono seria!” rispose Martha, ignorando la risata di Sirius. “Parola mia: non avrai mai detto abbastanza volte a tua madre quanto tu le sia grato, quando se ne andrà.”
“Hai deciso di giocare con i miei sensi di colpa?”
“Perché, funziona?” domandò lei, ridendo.
“Non te lo dico.” Sorrise lui.
Lei rispose con una smorfia.
“Sei stata dal medico?” s’informò Sirius.
Lei, continuando a masticare, annuì.
“E che ha detto?” domandò Remus.
“Che ci siamo quasi.” Rispose, pulendosi la bocca. “Le cure ormonali hanno fatto effetto: ho le ovaie di una ventenne.”
“Quindi è dall’altra parte il problema!” esclamò Remus, ridacchiando. Sirius gli rivolse uno sguardo. Non gli era ancora andato giù il fatto di essere stato costretto a consegnare un bicchierini pieno di sperma. Tonks ancora rideva per la faccia del cugino quando aveva capito come riempire il bicchierino. Lui era andato avanti borbottando che queste cure babbane andavano decisamente contro la sua virilità, la sua dignità, la sua reputazione e una serie di cose che Martha nemmeno ricordava più.
“Ehi, no.” si difese prontamente Padfoot. “Il medico del bicchierino ha detto che il problema erano le ovaie di Martha che erano state ammazzate dallo stress.”
“Il mio stress è stato in parte colpa tua!” sorrise lei.
“Scusa, piccola. Nella prossima vita cercherò di non affidare il mio migliore amico a un traditore e di non farmi trascinare in carcere, okay?”
“Non so se nella prossima vita ci sposeremo, io e te.” Replicò lei.
Remus sorrise. “Quindi ora che succede?”
“Ora succede che dobbiamo solo continuare a provarci.” Rispose lei, versandosi un bicchiere d’acqua. “Mangiare sano e non fumare.”
Continuare a provarci, davvero?” rise Sirius. “L’ultimo round è stato stancante anche per me, Redfort, ed è tutto dire.”
Remus scosse la testa ripetutamente. “Le vostre maratone del sesso ve le tenete per voi. Io volevo sapere del quarto erede.”
“Oh, vorrei saperne anche io!” rispose Sirius, addentando l’ultimo pezzo di carne. “Tra poco potrebbe essere figlio di Robert!”
Martha scosse la testa, ridendo, e poi si fece di nuovo seria. “Sei sicuro che ti abbia detto che non parteciperà?” domandò.
I due Malandrini, all’unisono sbuffarono un “SIIII!” e alzarono gli occhi al cielo.

“Ha detto che sei nato a metà inverno?” domandò Robert, ridendo, camminando accanto a Harry verso la Sala Grande per Cena.
“Esatto.” Rispose Harry, scuotendo la testa. “Capelli scuri, bassa statura, ‘due tragiche perdite così presto’ sono tipiche di chi nasce a metà inverno!” sorrise.
“Giusto. Come diamine ho fatto a vivere quasi sedici anni senza la Cooman?” rispose lui, sorridendo nello stesso modo Malandrino.
In quel momento, si sentirono i toni soavi di Kayla provenire dall’altro lato del corridoio.
“Smettila, Draco, sei patetico!” stava dicendo. “Non hai nulla di meglio da fare che rompere le scatole ha chi ha due dita di cervello più di te?!”
“Zitta, ragazzina!” rispose lui. “Stavo parlando con Weasley, non con te!”
“Se hai un problema con gli amici di mio fratello hai un problema con me!”
“E se hai un problema con lei hai un problema con noi.” Si intromise immediatamente Harry.
“Ti avverto, Malfoy, se ci tieni alla tua bella faccia di merda stai attento a quello che fai.” Aggiunse Robert, schierandosi con Harry accanto a Kayla e Ronald.
“Non mi fate paura, voi Black in versione filobabbana.” Rispose lui.
Harry ghignò. “Tieni comunque chiusa la tua boccaccia: il tuo parere non interessa a nessuno.”
Harry e gli altri voltarono le spalle per andarsene, mentre Kayla, con i capelli raccolti da una bacchetta di legno e la cravatta larghissima, rimase a fissare Draco negli occhi, scuotendo la testa. Anche lui la guardava, e sembrava quasi che nel suo sguardo ci fosse un velo di dispiacere.
Robert posò una mano sulla spalla della sorella. “Kayla, andiamocene.” Le sussurrò con tono dolce.
Lei distolse lo sguardo dagli occhi di ghiaccio di Draco. “Si, andiamocene.” Rispose, sottovoce.
Quando anche Kayla si fu voltata e i quattro avevano ormai mosso i primi passi, si sentì un terribile rumore.
Harry, Robert e Ron sentirono qualcosa di incandescente graffiare i loro visi, e prima che potessero afferrare le bacchette e contrattaccare, un secondo rumore.
Il professor Moody, zoppicando, stava scendendo la scalinata di marmo e puntava la bacchetta contro il punto in cui prima Draco Malfoy sfoggiava tutta la sua esuberanza, e ora c’era un furetto fluttuante.
“LO LASCI!” strillò subito Kayla, stupendo tutti.
“Eh no, ragazzo, parliamoci chiaro!” strillò lui, ignorando la giovane Serpeverde. “Non mi piace chi attacca alle spalle, sia ben chiaro! È una cosa da codardi, è una cosa, vile, infame, e …”
LO LASCI!” ringhiò di nuovo Kayla. “Nemmeno questo mi sembra troppo leale, signore!” puntò i piedi e fulminò Moody con lo sguardo con una cattiveria degna dei colori della sua divisa e del cognome che portava.
“Non accetto lezioni di lealtà da una serpe, Black!”
“E io non accetto lezioni di coraggio e lealtà da un uomo adulto che trasforma un quindicenne in un furetto!”ringhiò di nuovo lei.
“Moody!” tuonò la voce della McGranitt all’inizio della scalinata. “Moody, quello è … quello è uno studente?”
“Sì, è Draco Malfoy!” rispose immediatamente Kayla.
“Alastor!” disse la McGranitt, sfoggiando il suo tono più severo. “Alastor, noi non usiamo la Trasfigurazione per punire gli studenti!” estrasse la bacchetta e con un solo, meccanico movimento, riportò Draco alla sua forma umana.
Era steso a terra, con i capelli biondi spettinati e si rialzò tremante e rosso di vergogna.
“Noi diamo punizioni, Alastor, o parliamo con il direttore della Casa del ragazzo!” strillò ancora la McGranitt.
Kayla si chinò a guardare Draco. “Stai bene?”
Lui aveva gli occhi gonfi per il dolore della trasformazione e per l’umiliazione. “S-si.” Balbettò, alzando lo sguardo. “Grazie, Kayla …” sussurrò.
Lei sorrise. “Dovere, compagno.” Gli disse.
“Beh, che avete tutti da guardare?!” sbottò Robert verso la folla di studenti che si era creata attorno alla scena. “Lo spettacolo è finito. Circolare!”
Harry e Ron sorrisero, seguendo immediatamente il suo esempio, invitando tutti ad andarsene mentre la McGranitt rimproverava Moody come si rimprovera un bambino colto a rubare le caramelle e Kayla, con aria dolce, tendeva una mano a Draco per aiutarlo a rialzarsi.
Robert si concesse di voltarsi un secondo per guardare sua sorella e Malfoy,
Oh, quello sarebbe stato senz’altro un anno scolastico fuori dal comune.



Si, sono ancora viva. 
Vi chiedo enormemente scusa per avervi fatto attendere questo capitolo per una settimana e mezza, ma è stato alquanto difficile da scrivere. Ho rispolverato il libro e ho notato che la scena del furetto non è, come nel film, dopo la prima prova, ma praticamente all'inizio dell'anno. 
Oltre a questo, la scenata di Martha per Fenrir Greyback - ed il suo presentimento - non è del tutto mio: devo i diritti d'autore a una delle scrittrici più capaci che io abbia mai conosciuto qui sul sito, riccardoIII. Grazie ancora. 
Passando a voi, invece! Ringrazio di cuore felpato8, sempre presente, Distretto_9_e_34, Never_Anna (a quando la prossima cioccolata virtuale?), love_is_everything, il mio cuore di panna vittoriaM20 e Kicchan7.
Grazie mille davvero!
E per le lettrici membre del
#RobertSposami (sembra il nome di un gruppo WhatsApp, lol)

Insomma, immaginatelo con questa faccia mentre osserva Kayla e Draco. 

Bacini!
Claude
   
 
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