Sherlock
non riusciva proprio a capire il motivo per
cui si era presentato alle selezioni di cacciatore per la squadra di
Quidditch
di corvonero. E non riusciva nemmeno a capire come aveva fatto ad
aggiudicarsi
quel posto, a dirla tutta!
No,
in realtà quello lo sapeva. Con la logica.
Bastava
solamente analizzare il comportamento del
portiere avversario per riuscire a prevedere quale anello avrebbe
coperto.
Pura,
semplice logica.
Per
questo non capiva le espressioni stupite dei
suoi compagni e degli allievi delle altre case. Suo fratello Mycroft lo
aveva
guardato con aria esausta, quasi stancandosi per lui per la fatica che
avrebbe
dovuto metterci in quello sport, e per quello che lo aspettava, dovendo
assistere a tutte le partite (Sì, perché per
quanto sembrasse freddo agli occhi
degli altri, Mycroft era un perfetto fratello maggiore).
E
poi c’era John, talmente entusiasto della cosa che
non la finiva di dire che, finalmente, sarebbe riuscito ad essere
migliore di
lui almeno in quello.
Ma
doveva ancora nascere chi era in grado di
sconfiggere Sherlock Holmes in qualcosa, anche se quella Adler si stava
mettendo proprio d’impegno.
Di
sicuro era più brava di lui nelle relazioni
interpersonali, pensò con una smorfia. Era infastidito,
anche se non ne capiva
il motivo.
Il
che era abbastanza strano.
Adesso
doveva sbrigarsi per andare a quei
dannatissimi allenamenti, non poteva permettersi di pensare.
Chiuse
il libro di scatto.
Ma
chi diamine glielo aveva fatto fare? Si chiese.
Poi ricordò.
«Saresti
carino con la divisa e qualche muscolo in
più, sai Holmes?»
Dannata
Adler. Centrava sempre lei!