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Autore: Jules_Weasley    26/01/2016    7 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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CAPITOLO VENTI – Personal Riddle*



Il risveglio del lunedì mattina fu piuttosto traumatico per Hermione. Aveva passato la domenica con i genitori, in maniera babbana, mettendo più distanza possibile tra lei e il mondo magico.

Il sabato precedente aveva declinato l'invito a cena di Harry, spostandolo al martedì sera. Dopo il lavoro, avrebbe passato la serata a Grimmauld Place.

Tanto, a casa non avrebbe avuto nessuno ad aspettarla. Lei e Fred erano praticamente due estranei sotto lo stesso tetto. Quando si incontravano sulle scale o sulla porta del bagno, sembrava fosse una pura casualità, quasi una stranezza.

Era una situazione molto pesante, ed Hermione sentiva che una spada di Damocle pendeva sulle loro teste. Quella bolla di rabbia e frustrazione sarebbe scoppiata prima o poi, su questo non vi era alcun dubbio.

Mentre la strega si vestiva, qualcun altro, nella stanza a fianco, rimuginava sulla situazione che si era venuta a creare in casa.

Fred si era rigirato nel letto per parecchio tempo prima di prendere sonno e, al risveglio, tutto era identico a come l'aveva lasciato. In sogno non gli era giunta alcuna illuminazione su come comportarsi con Hermione; quella situazione di stallo lo stava lentamente uccidendo. Si mise a sedere, passandosi stancamente una mano sugli occhi; e solo quando ebbe udito il rumore della porta si azzardò ad uscire dalla propria stanza. Di Hermione Granger non c'era più traccia.



La strega si chiuse la porta di casa alle spalle, con un sospiro. Dover considerare una conquista il non incontrarsi con Fred le metteva addosso una spiccata malinconia, che sperava di scrollarsi di dosso prima di entrare al negozio.

Le persone in strada sembravano allegre. Forse perché era una bella giornata, soleggiata. I bambini ancora troppo piccoli per essere ad Hogwarts si divertivano a soffiare dentro tubicini che producevano bolle di sapone. Non sembravano poi così differenti da quelle babbane, se non per le dimensioni gigantesche e le forme – diciamo – particolari. Le più frequenti erano quelle degli animali immaginati dal piccolo possessore del gioco, o che ne rispecchiassero maggiormente la personalità.

Una bambina aveva appena soffiato nel bastoncino e quello aveva prodotto un enorme leone, che al momento ruggiva fieramente.

Hermione era pronta a scommettere che di lì a qualche anno il Cappello Parlante l'avrebbe Smistata in Grifondoro. La bambina le fece un gran sorriso ed Hermione sorrise di rimando, benché quella vista non avesse scalfito la sua tristezza.

Le bolle dalle strane forme nell'aria provenivano tutte dai Tiri Vispi Weasley, cosa che di certo non la aiutava a dimenticare la faccenda di Fred, visto che era uno dei titolari*.

Dopo quelli che le parvero chilometri anziché pochi metri, giunse nel suo piccolo porto sicuro. Incredibile come passare un normalissimo weekend lontana dalle bacchette potesse farle sentire la mancanza di quel luogo. Entrò portandosi dietro il solito tintinnio – e Ollivander seppe che era lì.

"Buongiorno" la salutò, invisibile agli occhi. Di certo era sul retro, nel laboratorio, dove Hermione non aveva ancora messo mai piede, se non per curiosare. Non si sentiva pronta per creare una bacchetta; sapeva di non esserlo.

"Buongiorno, signore" ricambiò, spogliandosi del soprabito e raggiungendolo sul retro. Lo vide intento alla creazione di quella che prometteva di essere una splendida bacchetta di castagno. Stava intagliando il legno con una minuzia quasi maniacale, ma Hermione sapeva che proprio quella cura del particolare era il segreto del successo di Ollivander, il motivo per il quale le sue bacchette non erano considerate alla stregua di quelle di Jimmy*.

"Sento il rumore dei tuoi pensieri, signorina Granger" la voce dell'uomo la sorprese. Non aveva neppure alzato gli occhi dal piano di lavoro, perciò non poteva aver colto l'espressione riflessiva che doveva avere al momento. La strega sorrise e si avvicinò per osservare meglio. Cercava di cogliere il modo in cui le mani nodose del bacchettaio correvano veloci ad eliminare ogni strato superfluo. Pezzo per pezzo, quel piccolo blocco di legno avrebbe preso forma, diventando uno strumento in grado di incanalare magia. E tutto per merito di quell'uomo. Tutto era opera sua.

"Ho ancora parecchio da imparare..." sospirò Hermione, seguendo i movimenti decisi, eppure delicati. "Non riuscirò mai ad avere il suo tocco, così... sicuro" disse con voce lagnosa. Ollivander sbuffò, senza replicare. "Come riesce a operare quella torsione del polso? Quanti secoli di apprendistato mi ci vorranno? Lei pensa che io non sia tagliata per fabbricare bacchette?"

A quella raffica di domande ansiose, il fabbricante distolse l'attenzione dal legno che stava prendendo forma tra le sue mani.

"Per l'amor di Merlino! È ovvio che penso che tu sia tagliata, o non perderei neanche tempo ad insegnarti il mestiere, non credi?" domandò, retorico. "Ti manderei direttamente qui dietro l'angolo, a fare apprendistato alle Meravigliose bacchette di Jimmy Kiddle" sputò fuori il nome del rivale come fosse un insulto.

Chiamarlo 'rivale' non è neppure appropriato; tra Kiddle e Ollivander non c'era gara: il vincitore sarebbe risultato scontato. Non a caso, quando Voldemort ne aveva avuto bisogno, aveva rapito Ollivander per farsi aiutare, non certo Jimmy Kiddle.

"Per carità" fece, sinceramente schifata dal pensiero. "Quell'uomo non distinguerebbe una bacchetta di plastica da una vera".

Forse era un po' esagerato e decisamente spocchioso come giudizio, ma il vecchio Garrick non avrebbe potuto essere più fiero della sua apprendista. Non poteva approvare i metodi spicci e la scarsa cura per le materie prime da utilizzare che Kiddle metteva nel costruire oggetti magici così potenti – come si supponeva fossero le bacchette. Era felice che anche Hermione condividesse quel giudizio.

"Se non vuoi che ti spedisca da lui a fabbricare bacchette di plastica, smettila di lamentarti, guarda e impara" le disse, rimettendosi al lavoro. "Non c'è fretta".

Hermione sorrise e si rilassò all'istante sentendo il tono fermo con cui l'uomo aveva pronunciato l'ultima frase.

Afferrò uno sgabello ligneo, alto, decisa a fare come le era stato detto. Gli sedette accanto, immergendosi con lui in quell'operazione che – sperava – un giorno sarebbe stata in grado di compiere anche lei, anzichè limitarsi a fissare passivamente la scena.

"Per me l'arte delle bacchette è un mistero tutt'oggi" le disse dopo quasi mezz'ora, interrompendo il silenzio assoluto che si era creato. Nessuno aveva bussato, niente era intervenuto a disturbarli; quindi Hermione era rimasta lì a guardare, immobile. Si immerse negli occhi liquidi dell'uomo, che la scrutavano.

"Vuole prendermi in giro? Lei è Garrick Ollivander, le bacchette non hanno segreti per lei!" gli fece notare pacatamente.

"Non è propriamente così che voglio sembrare, o avrei messo una sciocca insegna come quella di Jimmy" dichiarò.

Nella mente di Hermione apparve netta la scritta in lettere dorate Le meravigliose bacchette di Garrick. Dapprima arricciò il naso, quasi schifata, ma poi non seppe trattenere una risatina.

"Non sono mai stato modesto, lo riconosco".

Non c'era bisogno che lo dicesse, Hermione ormai conosceva perfettamente questo aspetto del carattere di Ollivander. "Ma sono sempre alla ricerca della verità, solo questo conta per me" disse con aria da vecchio e saggio filosofo. Stranamente però, Hermione sentì subito di aver compreso a fondo le parole. Come se quella filosofia fosse ormai anche la sua. "Chi crea bacchette deve sempre cercare il vero, te l'ho detto mille volte".

"Proprio così, signore". Al contrario di quanto si potrebbe pensare, Hermione non era affatto seccata che le dicesse o le ripetesse – anche mille volte – quelle cose. Erano forse insegnamenti anche più importanti di quelli teorici e pratici. Erano insegnamenti di vita.




La sera, quando Hermione rincasò, ad attenderla fuori dalla porta trovò il barbagianni di Malfoy con un messaggio per lei:


Ho avuto delle complicazioni; il nostro appuntamento di stasera non è più possibile.

DM


Scarno, incisivo, quel biglietto sarebbe parso anche parecchio freddo – piuttosto indicato per il 'vecchio' Malfoy – se non fosse stato per le poche parole vergate in fretta, ma sempre con calligrafia minuta ed elegante:


p.s. Non strapparti troppi capelli da quel cespuglio: sopravviverai alla mia assenza.



Hermione curvò le labbra in un lieve sorriso e pensò che la prospettiva di un tranquillo lunedì sera a casa non era niente male, dopo una giornata di lavoro come quella. Aveva provato a stare dietro ad Ollivander nella fabbricazione delle bacchette, ma i suoi movimenti esperti e sicuri, anziché spronarla, l'avevano fatta sentire in difetto, come una scolaretta ignorante e incapace. Nonostante le rassicurazioni dell'uomo, lei non poteva non chiedersi se sarebbe mai stata in grado di fabbricare una bacchetta.

Si diresse a passo stanco verso la cucina, disseminando abiti al suo passaggio. Solitamente si spogliava e riponeva ordinatamente le cose, visto che erano dotati di un apposito attaccapanni all'ingresso. Se c'era uno che lasciava in giro i vestiti – e il cui percorso in casa era deducibile proprio dalla posizione di questi ultimi – era Fred.

Probabilmente, pensò Hermione, era ancora al negozio con George o fuori con Sally e – in tal caso – un loro incontro in serata era improbabile, visto che lei aveva tutte le intenzioni di andare a letto presto. Ora che non aveva più gli incartamenti delle sue traduzioni dal runico su cui sbattere la testa ogni sera, poteva rilassarsi leggendo uno di quei bei tomi che tanto le piaceva tenere sottomano. E dai quali – nei primi, lieti tempi della loro convivenza – Fred puntualmente la distraeva. Sorrise ricordando il rapporto nuovo e giocoso che si era creato fra loro tra quelle quattro mura, che in quel momento erano l'emblema della solitudine. Non erano più loro, ma lei e lui.

Le loro vite erano due rette parallele e le volte in cui, per caso, andavano ad incrociarsi, non ne uscivano fuori altro che litigi.

Ma forse, si disse, sono io che parto dal presupposto sbagliato. Come se ci fosse mai stato un 'noi', che in realtà è stata tutta una mia assurda proiezione.

Fred non aveva colpa, se non quella di essersi fatto beccare con Sally. Avrebbe potuto semplicemente dirle che non era interessato, o che era stato un errore. Ma non era di certo delicato pomiciare la gelataia sotto la casa dove anche Hermione viveva. L'aveva sconvolta, e di lì un evento dietro l'altro l'avevano portata dov'era. Confusa, si sentiva confusa. Magari, pensò, era stato un bene. In fondo, Fred non era l'uomo giusto per lei, nossignore. Non avrebbe potuto funzionare tra loro. Erano entrambi testardi. Se Ginny era convinta che la convivenza con Hermione avrebbe inquadrato Fred e che quest'ultimo avrebbe smussato gli angoli duri del carattere della ragazza, doveva ammettere di aver sbagliato. Ciò che stava avvenendo tra di loro, stava producendo esattamente l'effetto opposto rispetto a quello previsto dalla rossa. Hermione era sempre più dura e chiusa in sè, Fred non era diventato più ordinato, ma solo musone – caratteristica che prima non gli apparteneva affatto.

Insomma, negli ultimi tempi, quella convivenza produceva solo danni in entrambi gli occupanti la casa, tanto che Hermione aveva valutato l'ipotesi di gettare la spugna. Poi, però, ci aveva sempre ripensato.

È vicino al negozio... niente Smaterializzazione... è Diagon Alley... dovrei cercare un altro coinquilino, uno sconosciuto...

Queste erano le scuse più gettonate che la sua mente contorta proponeva più spesso come giustificazioni. Non avrebbero retto neppure se propinate a Teddy, un bimbo di appena cinque anni; ma Hermione si accontentava di tenerle per sè, senza pretendere che qualcuno le confermasse nè confutasse.




Nel mezzo delle proprie elucubrazioni mentali, seduta al tavolo della cucina e intenta a sorseggiare un po' di Succo di Zucca, udì la chiave girare nella toppa: qualcuno stava entrando in casa. Passi strascicati risuonarono familiari nel corridoio, seguiti dalla voce di Fred.

Il roscio, entrato in casa, notò che, ancora una volta, la luce in cucina era accesa. Probabilmente, pensò, suo fratello aveva pensato di fare un salto per vedere come stesse. Si era messo in testa che si stesse deprimendo.

"GEORGE! Se sei di nuovo tu, sparisci; ti ho già detto che non ho bisogno di compagnia" mugghiò. "Perciò puoi anche tornartene da Ange..." le parole gli morirono in gola e la voce si spense quando si accorse che in cucina, seduta sulla panca lignea, c'era la sua coinquilina – e non suo fratello.

"Come mai qui?" le chiese, un po' rude, benché non avesse intenzione di esserlo.

"Credevo di abitarci" rispose ironica. Fred rimase zitto, sembrava avesse esaurito la scorta di parole.

"Tu piuttosto, che ci fai qui?"

"Ci vivo da anni" replicò, il tono pungente.

"Ho capito" fece Hermione, alzandosi dal tavolo. "Non ho voglia di litigare". Aveva tutta l'intenzione di andarsene a letto, se restare significava discutere di nuovo.

"Che fai?" le chiese aggrottando la fronte.

"Te l'ho detto, non ho voglia di litigare" ribadì.

"Nemmeno io" rispose sciogliendo la maschera di tensione sul proprio volto e rilasciando un sospiro mentre si sedeva su uno sgabello. "Resta, non voglio che ti rinchiuda in camera a causa mia".

Hermione fu sorpresa da quelle parole, come lo fu dal tono stanco con il quale furono pronunciate. Un tono che – da parte di Fred – le diede uno scossone. Si sedette senza replicare e si versò dell'altro Succo di Zucca.

"Non hai mangiato?" chiese Fred.

"Non ho fame".

"Non ha importanza" disse alzandosi in piedi e cambiando tono. Sembrava un altro rispetto al ragazzo di cinque minuti prima. "Mia madre sostiene che non mangiare è il primo passo verso la depressione*" dicharò solennemente mettendosi poi ad armeggiare con pentole e padelle.

Hermione lo guardava basita, la fronte aggrottata. Il bipolarismo era l'unica spiegazione agli strani comportamenti di Fred, ne era ormai certa. Il ragazzo si voltò verso di lei, trovandola intenta a fissarlo e del tutto inoperosa.

"Ehi!" protestò. "Io sto cucinando, tu almeno apparecchia". Poi si girò ed accese il fuoco con la bacchetta, bollendo qualcos' altro in un pentolone. Alla fine, Hermione apparecchiò la tavola di tutto punto senza troppo sforzo – ovvero restando seduta a far spostare tovaglia, posate e bicchieri con la magia.

Quando tutto fu pronto si misero a tavola; ed Hermione dovette ammettere con se stessa che già la tovaglia a quadri, la caraffa di vetro soffiato e un po' di calore umano la facevano sentire meglio, quasi come se fra di loro non ci fossero mai state fratture. Ma c'erano, certo, e non ci volle molto perché venissero a galla.

"Credevo fossi con Malfoy" commentò lui, in tono casuale. Lei tossicchiò, evitando per un pelo di sputare l'arrosto in mezzo ai piselli di contorno.

"Ehm, non stasera" spiegò.

"Domani allora" osservò piatto.

"No, domani sera sono a cena da Harry e Ginny" rivendicò, quasi per dirgli che si sbagliava, che lei non passava tutto il tempo libero con Draco. Non che fossero affari suoi, si intende!

"Tu invece, non dovresti essere con Sally?" Fred ingoiò il boccone a secco, senza bere. Non doveva essere con Sally? No, perché lui non usciva più con Sally.

Proprio per questo suo fratello era andato a controllare che stesse bene qualche sera prima, quando lui era solo ed Hermione chissà dove con Malfoy.

George, credendolo depresso per la rottura con Sally, si era premurato di andarlo a trovare per passare una serata 'come ai vecchi tempi'.

Quando Fred gli aveva candidamente confessato di essere stato lui a troncare la relazione, George aveva sollevato entrambe le sopracciglia, alquanto sorpreso. Suo fratello era triste, cavolo.

E se non lo era perché Sally lo aveva lasciato, quale diamine di motivo poteva avere? Aveva provato a chiedere se ci fosse qualche problema di salute che gli teneva nascosto, se volesse emigrare per qualche debito di gioco, se avesse compiuto qualche crimine inconfessabile.

Poi aveva ragionevolmente concluso che doveva esserci di mezzo un'altra ragazza. Il punto era che Fred era stato irremovibile nel negare, perciò George non aveva potuto saperne l'identità; anche se di certo non si era dato per vinto.

Però tutto questo – la solitudine, il vuoto, la tristezza – Hermione non doveva saperlo. Non voleva che lo compatisse, che sapesse che soffriva a causa sua. Perciò fece l'unica cosa possibile: mentire.

"Non stasera, aveva un impegno e così abbiamo rimandato a domani".

"Oh" fu l'unico commento di Hermione. Poi calò il silenzio, finché non fu nuovamente lei a parlare. Se ne uscì con la prima cosa che le venne in mente.

"Sai, Ollivander oggi ha minacciato di mandarmi a fare apprendistato da Jimmy Kiddle". Vide comparire un sorrisetto inatteso sul volto di Fred.

"Fammi capire, questo è il tipo di minaccia che ti sconvolge?" ridacchiò.

"Ehi, le bacchette che fabbrica quel tipo sono affidabili più o meno quanto le vostre ai Tiri Vispi Weasley!" gli ricordò.

"Non offendere le nostre bacchette finte!" protestò lui, accalorandosi. "Almeno quelle qualche magia sono in grado di produrla".

"Oh certo, peccato siano magie ai danni del possessore!"

"Danni mi sembra esagerato: che male c'è..."

"... se la bacchetta che tieni in pugno si trasforma in un' anatra di gomma o qualche altra cosa mentre stai compiendo un incantesimo?" domandò retoricamente.

"Come sei noiosa!" sbuffò il ragazzo. "La fai sembrare una cosa pericolosa, mentre è molto divertente".

"Il tuo concetto di divertente e il mio non combaceranno mai, Fred" sospirò scuotendo la testa, ma ridendo. "A parte le minacce" riprese, "è stata una giornata intensa. Piena di clienti, un viavai pauroso".

"Davvero?"

"Poi, una coppia di fidanzatini ci ha fatto perdere un mucchio di tempo per trovare una bacchetta adatta a lei".

"Non ha la sua?"

"Gliel'hanno rubata e doveva comprarne una nuova".

"L'ha trovata?"

"Certo, dopo aver smontato il negozio" raccontò irritata. "Una bella bacchetta di agrifoglio".

"Buon per lei" borbottò Fred.

"Anche se" aggiunse lei pensierosa, "quando il ragazzo ha tirato fuori la propria bacchetta, Ollivander ha messo su una faccia strana". Fred si fermò e si mise in ascolto.

"Come mai?"

"Il ragazzo aveva una bacchetta di quercia e, quando sono usciti, lui ha bofonchiato qualcosa sul fatto che non era un'unione consigliabile" riferì Hermione. Con suo stupore, vide un lampo di comprensione passare sul volto di Fred, insieme a un sorriso che lo illuminò.

"Capisco" disse solo, riprendendo a mangiare. Hermione attese, ma non disse altro.

"Ehm, vuoi rendermi partecipe?" chiese, piuttosto perplessa.

"Ma come, la So-Tutto-Io non conosce le superstizioni da bacchettaio? Nel mondo babbano dovranno pur esistere dei proverbi, o qualcosa di simile".

"Ma certo che esistono; cosa c'entra?"

"Ecco" spiegò lui. "C'è un proverbio che dice Se lui è quercia e lei agrifoglio, le nozze non consiglio".*

"Che cosa?" chiese con voce stridula e divertita. "Ma è ridicolo!"

"Ti stai facendo beffe delle tradizioni magiche; tu che difendi perfino i diritti dei Troll e degli Elfi?" l'accusò con aria offesa.

"Non prendo in giro la cultura magica popolare" si riprese, la voce ferma. "Solo... non credo che Ollivander sia superstizioso, tutto qui". Fred la guardò come se fosse la quintessenza dell'ingenuità.

"Forse preferisce non farlo sapere, ma lo è".

"Che ne sai?" rimbeccò, stizzita.

"Tutti i fabbricanti lo sono" sentenziò. "Pensa che ci sono altri proverbi sulle..."

"Per cortesia" lo interruppe. "Lui non crede a queste scemenze..."

"Come vuoi" fece Fred, sicuro di sè. "Ti ricrederai presto, dammi retta".




"... e io e George stavamo pensando" blaterava Fred, la bocca lievemente impastata dal troppo Firewhiskey. Non era ubriaco, solo un po' allegro, come del resto Hermione. Bevi tu che bevo io, un bicchiere a te e uno a me, e la mezzanotte era appena scoccata. Si sentiva felice, Hermione.

Inizialmente, al pensiero di cenare insieme, si era sentita a disagio. Dopo tutto ciò che era successo fra loro, credeva che non sarebbe stata capace di parlargli con disinvoltura. Invece, dopo un iniziale imbarazzo, ora stavano chiacchierando come se niente fosse.

"... che potremmo creare dei giochi a forma di draghi, però in movimento".

"Ne esistono di già" ribattè lei. Lui scacciò via il commento con un gesto della mano, come se fosse un moscone fastidioso.

"Ma intendo, draghi veri". Sul volto di Hermione si disegnò un'espressione di puro stupore. Non era mai buono quando Fred e George progettavano qualcosa di nuovo, ne era perfettamente conscia.

"In che senso, veri?"

"Nel senso" riprese lui, "che dovrebbero sputare fuoco e fiamme sulle mani dei loro padroni. Sai, come i draghetti che fecero pescare a Harry e Fleur durante il Torneo*". Hermione notò che Fred aveva evitato di nominare Krum. Si sentì molto stupida nel riconoscere che la cosa le aveva fatto piacere.

"Fred, ma ti ha dato di volta il cervello?" domandò Hermione. "I 'padroni', come li chiami tu, saranno bambini dai tre ai sei anni" osservò. "E voi volete mettergli in mano un pupazzetto che azzanna e sputa fuoco: geniale!" commentò, sarcastica. "È pericoloso". Fred si mise a ridere di gusto.

"Ma non sarà pericoloso, credi che non conosca il mio mestiere? Sarò io stesso ad occuparmi di rendere inoffensive le fiamme" spiegò. "Basta un semplice Incantesimo Freddafiamma*" spiegò pazientemente. Hermione si zittì: perché non ci aveva pensato lei?

"Una volta ti fidavi..." Di me, pensò. "Dei Tiri Vispi, voglio dire" dissimulò l'imbarazzo con un cambio di tono – ora giocoso. Quelle parole ricordarono a Hermione una bella mattinata trascorsa a Diagon Alley, a visitare il negozio di Fred e George, da poco attivo.




"Sai" commentò Hermione guardando Harry, "questa è davvero magia straordinaria!"

"Per quello che hai detto, Hermione" intervenne una voce alle sue spalle, "puoi averne uno gratis".

Un sorridente Fred apparve davanti a loro, indossando un completo color magenta in magnifico contrasto con i capelli fiammeggianti.

"Che cosa è successo al tuo occhio?"

"Il tuo cannocchiale tirapugni" rispose lei mesta.

"Oh, accidenti, me n'ero dimenticato" fece Fred. "Ecco..."

Estrasse un tubo dalla tasca e glielo porse; lei lo svitò cauta e vide una densa pasta gialla.

"Basta che ne applichi un po' sul livido e sparirà entro un'ora" disse Fred. "Dovevamo ancora trovare un cancellalividi efficace, stiamo provando gran parte dei prodotti su noi stessi".

"Non è pericoloso, vero?"*




A Hermione venne da ridere; ma le sembrò di uscire da un sogno. Certo, all'epoca non avrebbe mai immaginato che il rapporto tra lei e Fred sarebbe diventato così... intimo. Era solo il fratello di Ron e un ex compagno di Grifondoro.

Ultimamente i ricordi le passavano per la mente senza che fosse lei a richiamarli. Una diciottenne impegnata nel suo ultimo anno ad Hogwarts, a combattere con i propri fantasmi; una sedicenne nel negozio di Fred, che non aveva ancora affrontato le battaglie peggiori.

"Fred, uno che produce Cannocchiali Tirapugni non è esattamente 'affidabile', non ti pare?" disse ridacchiando per scacciare via quel ricordo.

Fred era sempre stato lì, e lei non ci aveva mai fatto caso, come lui non aveva mai fatto caso a lei. Non in quel senso, almeno.

Forse perché con loro c'era sempre stato qualcun altro. Non si era mai concentrata su lui e basta; come se non l'avesse messo a fuoco. C'era sempre tanta, troppa gente intorno per poterlo fare: gli amici, la scuola, Krum, la guerra, Ron.

C'era sempre stato qualcosa che li aveva divisi. O meglio, che non li aveva mai fatti entrare in contatto. Ora sì, dopo che si erano avvicinati, si poteva davvero dire che qualcosa li aveva separati. Forse non era destino, forse era così che doveva andare.


"Cosa ti ronza per la testa?" le chiese Fred, scorgendo la sua espressione malinconica e pensierosa. Lei si riscosse e gli fece un sorriso. Ma era più un sorriso di circostanza, per niente sincero.

"Niente, mi ero solo distratta". Non una bugia, ma neanche la verità.

Era certamente distratta, ma aveva omesso tutta la serie di pensieri che le avevano invaso il cervello – contro la sua volontà, sia chiaro.

"Forse sei solo stanca e io sto qui a parlare di draghi tascabili" disse Fred, tanto per toglierla d'impiccio. "Oppure ti annoio" espresse ad alta voce quel pensiero, seppure con un sorriso sulle labbra. "Sarebbe la prima volta che mi succede, credo". Hermione lo guardò come se le avesse appena detto di volersi mettere in casa uno Snaso*.

"Non potresti mai" mormorò, senza accorgersi dell'eccessiva enfasi nella sua espressione. Stavolta sì, che era stata sincera. Poi successe tutto all'improvviso.

Si sporse senza riflettere, senza pensare che Fred avrebbe anche potuto respingerla – dal momento che usciva con Sally e dopo che lei stessa aveva rifiutato di baciarlo, la volta prima. Senza pensare neppure a tutto quello che era accaduto tra loro: litigi, lacrime, incomprensioni.

In quel momento c'erano solo gli occhi scuri di Fred legati ai suoi. Si sporse, e lo baciò. Dapprima fu a fior di labbra, lievemente, poi divenne un vero e proprio bacio. Le labbra si intrecciavano in un gioco seducente e innocente al tempo stesso, mentre le lingue si cercavano insistentemente. Hermione schiuse la bocca ad una pressione maggiore, esercitata da quella di Fred. Fu allora, quando il bacio divenne completo, intenso, appassionato... che Hermione si scostò.

"Scusami" mormorò imbarazzata. "I-io non avrei dovuto" balbettò, incespicando sulle sue stesse parole. Si alzò alla svelta senza preoccuparsi nemmeno di ascoltare se Fred avesse o meno qualcosa da dire.

"Credo... credo sia meglio che io vada a dormire" si giustificò. Fred provò parlare per dire qualcosa di sensato, possibilmente. Il problema, però, non si pose; perché non aveva fatto in tempo ad aprir bocca, che Hermione era già scomparsa dalla cucina, salendo di corsa le scale, e sbattendo la porta della propria camera come se volesse frapporre un muro altissimo – più di quanto già non fosse – tra di loro.

Fred sospirò guardandosi intorno. Fino a due minuti prima parlavano tranquillamente, poi si era zittita d'improvviso, e ora... quello. Si portò la testa tra le mani, quasi cercando di spremersi le meningi per farne uscire una spiegazione sensata. Non riusciva a capire. Erano giorni che non riusciva a capire, a capirla. Hermione Granger era il suo personale rompicapo, e quella sera, lì seduto, decise che l'avrebbe risolto. O, almeno, ci avrebbe provato fino alla fine.











NOTE AL CAPITOLO


1) Riddle significa 'indovinello', ma anche rompicapo e si riferisce a quel che Fred pensa di Hermione, ovvero che sia il suo personale rompicapo. Non ho resistito a dare un titolo che richiamasse un elemento della saga, ovvero il caro vecchio Tom Riddle, in arte Voldemort.

2) Non so se davvero delle bolle di sapone del genere siano in produzione ai Tiri Vispi, però quelle classiche – le nostre – mi sembravano davvero troppo banali per stare a Diagon Alley.

3) Jimmy Kiddle ha un negozio di bacchette a Diagon Alley, che si chiama Le meravigliose bacchette di Jimmy Kiddle. Ovviamente sono di qualità molto inferiore a quelle del nostro amato Ollivander.

4) Non so se Molly Weasley sappia cos'è la depressione, ma ce la vedo a dire una frase del genere.

5) Questo è un proverbio del mondo magico citato negli appunti di Silente alle Fiabe di Beda il Bardo; precisamente in quelli che si trovano dopo l'ultima fiaba, ovvero la storia dei fratelli Peverell.

6) Incantesimo Freddafiamma: raffredda il fuoco e lo rende innucuo; non spegne le fiamme ma le rende inoffensive.

7) Questa scena è riportata dal libro Il Principe Mezzosangue. All'inizio del libro, infatti, alla Tana, Hermione tocca inavvertitamente un Cannocchiale Tirapugni e si ritrova un occhio viola.

8) Soffice, nero, con il muso lungo, lo Snaso predilige le cose luccicanti. Gli Snasi vengono spesso allevati dai Goblin per scavare nel profondo della terra in cerca di tesori. Sono animaletti carini e affettuosi, ma possono rivelarsi devastanti per la proprietà di un mago/strega. Pertanto, gente, vi sconsiglio di tenerli in casa.






ANGOLO AUTRICE


Ciao gente! Ecco a voi il ventesimo capitolo. Non ho molto da dire, se non rassicurare le fan di Draco che lui tornerà e chiedere a coloro che invece tifano Fred se hanno gradito la scena del bacio. Hermione non stava esattamente ragionando, o avrebbe pensato che questo potrebbe – e dico potrebbe – incasinare le cose. Potrebbe anche non cambiare niente, però. Fred poverino è piuttosto giù di corda quando non è con lei, quindi George ha tentato di tirarlo su. Ancora non si è confidato, ma non penso reggerà per molto. Ho un po' insultato Jimmy Kiddle, ma ovviamente tiro acqua al mio mulino – ovvero quello di Garrick. Adoro il mio vecchietto <3 Spero di poter aggiornare presto, prevedo che con il prossimo capitolo alcune di voi vorranno la mia testa :)

Baci!

Jules


  
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