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Autore: EcateC    26/01/2016    4 recensioni
Tom Riddle è il classico uomo che piace alle donne. È bello, è carismatico e sa di potere, all'apparenza non potrebbe essere più perfetto. Ma attenzione però, il serpente più velenoso si nasconde proprio tra i fiori più belli. L'hanno imparato a loro spese sette protagoniste, alcune innocenti e altre colpevoli, rappresentanti ognuna una qualità importante per lo stesso Tom.
Se volete scoprire chi sono, e soprattutto se volete sapere chi è la sua preferita, questa storia fa al caso vostro.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Tom O. Riddle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
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...Ottanta, novanta, cento.

 

Hepzibah Smith pose il malloppo di galeoni sul comodino arabescato, sotto gli occhi vigili di un giovane.

-Ecco a te, Damian, dovrebbero esserci tutti-

-Grazie, miss Smith- le rispose quel ragazzo biondo come il grano, intento a mettersi i pantaloni -Arrivo subito-

-Non c'è fretta, zuccherino- soggiunse mollemente, stiracchiandosi e godendosi fino alla fine quel corpo tonico e giovanissimo. Damian infatti era talmente bello da sembrare una fanciulla, il suo preferito tra tutti i sex worker. Appena lo vide avvicinarsi per prendersi i soldi, gli afferrò il polso.

-Se mi dai un bacio, te ne do dieci in più- gli ammiccò con un occhiolino, riferendosi ai galeoni.

Il ragazzo sorrise e si piegò su di lei, baciandola in bocca proprio come aveva richiesto.

-Sei un angioletto- ridacchiò, picchiettandolo sulla guancia -Ti aspetto venerdì, stessa ora-

-Sì, Miss Smith. Porto anche Jorge?-

-Se può, perché no-

-Certo, Miss-

-Ah, prendine pure altri trenta...-

Il ragazzo di nome Damien si illuminò nel viso e aggiunse entusiasta altri trenta galeoni alla sua paga. Stava per uscire, ma la strega lo fermò un'ultima volta.

-Damian!?- lo chiamò con voce stranamente tesa, come se le costasse parlare.

-Sì, Miss Smith?-

Hepzibah si morse un labbro, inquieta.

-Volevo chiederti... Tra voi non c'è un ragazzo che si chiama Tom, vero?-

Damian ci pensò un attimo, appoggiato sullo stipite della porta.

-C'è un Thomas, ma ha quasi quarant'anni; non so se...-

-No, no, lascia perdere. Grazie comunque-

 

 

E così, Tom non praticava la nobile arte del libertinaggio.

Hepzibah in realtà lo sapeva, l'aveva chiesto più per scrupolo che per reale necessità.

Ma doveva togliersi anche l'ombra di un dubbio, perché da quando aveva visto quel Tom Riddle passeggiare per le vie malfamate di Notturn Alley, non era più riuscita a pensare ad altro.

Aveva scoperto che lavorava nel negozio di Borgin & Burke e che aveva una ventina d'anni, e anche guardandolo da vicino le era parso un bocconcino meravigliosamente prelibato, da far scivolare in bocca e gustare intero.

 

-Come si chiama il tuo nuovo garzone, Borgin?- aveva chiesto al mago con nonchalance, un giorno di fresca primavera.

-Si chiama Tom Riddle, e non è in vendita-

Hepzibah rise platealmente, sventolandosi vigorosamente il ventaglio sul collo tornito.

-Borgin, mattacchione, cosa vai a pensare!-

Il proprietario alzò le mani al cielo, ma a stento riusciva a celare un sorriso malizioso e divertito.

- Volevo solo sapere come mai un ragazzo così fine ed educato abbia deciso di lavorare in questo... in questo posto un po' ambiguo-

-Probabilmente perché ha bisogno di soldi, no?-

-Probabilmente...-

Hepzibah sorrise sotto i baffi, era proprio quello che sperava di sentire.

-Vuole per caso che glielo presenti?-

-Se non è un problema, mastro Borgin...-

-Tom!- gridò rozzamente il mago verso le scale -Vieni giù, ragazzo!-

-Arrivo-

-Uh!- ridacchiò la strega, arricciando le labbra colorate di fucsia.

Dopo pochi minuti, il fisico slanciato di Tom Riddle apparve dalla curva delle scale a chiocciola, e la Smith prese a sventolarsi il ventaglio con più vigore di prima.

-Ragazzo, permettimi di presentarti la signorina Hepzibah Smith, una nobilissima strega nonché nostra affezionata cliente-

Tom si girò lentamente verso di lei, la soppesò e le fece un sorriso languido.

-È un onore, Miss Smith- esordì, baciandole la mano che la strega gli aveva prontamente allungato.

-Oh, Cielo... Che caro ragazzo- Hepzibah si rivolse a Borgin, con le guance rosse e paffute -Dove hai trovato un giovane così per bene, eh Uber?-

-Perché? Io non sono un giovane per bene?- scherzò il mago, convinto di essere simpatico. Hepzibah però ne parve divertita e ridacchiò, mentre Tom si limitò a sorridere dignitosamente, con gli occhi rivolti verso il basso.

Andarono avanti a chiacchierare amabilmente, e la strega notò con piacere quanto Tom fosse educato e composto, parlava poco ma quando lo faceva tutta l'attenzione era rivolta su di lui, come se fosse un catalizzatore di attenzione.

Quando poi la donna uscì dal negozio, non senza aver fatto l'occhiolino a Tom, il vecchio Borgin chiuse la porta con un tocco di bacchetta e proruppe in un gemito di esultanza.

-La vecchia ciabatta ti ha messo gli occhi addosso!- esclamò a Tom, felice come un bambino -Potente Merlino, è la volta buona che ci vende le armature! Aspetta solo che lo dica Caractacus, ti offrirà vino elfico da qui a capodanno-

-Quali armature, signore?- chiese Riddle sconfortato, sapendo già cosa gli sarebbe aspettato.

-Delle armature antiche costruite dai goblin della Normandia. La leggenda narra che fu la fata Morgana in persona a chiedere di forgiarle, ma a noi non importa, le spacceremo comunque come tali. E tu, ragazzo, devi andare da lei a chiederle di vendercele-

-Signor Borgin- protestò stancamente -Per cortesia...-

-Via, un paio di moine e il gioco è fatto, non farla tragica-

-Ma...-

-Basta, ragazzo. Tu andrai dalla vecchia e ti farai regalare le armature, altrimenti sarò costretto a cercare qualcun altro-

Tom lo guardò con la mascella serrata, teso come una corda di violino. Si intimò di non reagire, di respirare, di ricordarsi il motivo per cui si era abbassato a una simile umiliazione, ossia trovare i cimeli dei fondatori. E quale posto era migliore di un raccatta-beni come quella bottega? Stando lì aveva già scoperto moltissime cose, e in realtà di oggetti adatti per i suoi Horcrux ne aveva già trovati parecchi, ma la sua ostinazione non lasciava spazio a compromessi. Lui voleva i cimeli dei fondatori e quelli avrebbe avuto, costi quel che costi.

-Giocatela bene, figliolo, è la tua grande occasione- continuò più bonariamente il proprietario, mentre iniziava a lucidare un grosso candelabro -Se poi oltre alle armature riesci a sgraffignare anche qualcos'altro, non fare complimenti-

-Perché, possiede altre cose interessanti?-

-Che mi scoppi il calderone, se non ne possiede! La sua casa è più fornita di un bazar persiano, ha tanta di quella roba che non sa più dove metterla. Per questo devi andare da lei a lisciarle la sottana, basta un paio delle sue cianfrusaglie per farci diventare ricchi sfondati-

Tom annuì assorto, mentre la sua mente iniziava a trarre tutte le conclusioni del caso. Questa nuova missione iniziava a diventare interessante...

Vuoi vedere...”

-Borgin?- lo chiamò di scatto, più scortesemente di quanto volesse -La vecchia potrebbe avere gli oggetti dei fondatori?-

Il mago corrugò la fronte -Di che parli?-

-I quattro fondatori di Hogwarts- spiegò Tom a denti stretti, impaziente come non lo era mai stato prima -Ognuno di loro aveva un cimelio di rappresentanza, lei li potrebbe avere?-

-Ah, sì. Ho capito cosa intendi... Bah, mi pare di sì, ma non vorrei confondermi. E comunque se anche ci fossero puoi lasciarli lì, sono beni culturali privi di destinazione economica, non ci servono a nulla-

Tom annuì e gli fece un sorriso dei suoi, menzognero e speculativo.

-Ma certo, signore, la mia era solo curiosità- gli rispose, tornando al suo tipico tono gentile -Comunque, le garantisco che avrà la sue armature-

'Costi quel che costi'

 

****

 

Come ogni giovedì pomeriggio, Hepzibah stava prendendo il suo the delle cinque nel locale più in voga della Londra magica, con le sue immancabili amiche, tre zitelle pittate e pettegole proprio come lei. Era infatti il solito appuntamento fatto di maldicenze e pasticcini, ma quella volta Hepzibah ebbe una bella sorpresa.

-Miss Smith, posso disturbarla solo un momento?-

Hepzibah si girò e vide Tom Riddle di fronte a lei, in piedi e con le mani dietro alla schiena.

Le altre tre bisbetiche smisero subito di parlare, e rimasero con la tazza in mano e la bocca aperta. Per quanto il suo soprabito nero fosse sobrio e consumato, Tom riusciva comunque ad apparire molto elegante, ben più elegante di certi spocchiosi Purosangue che frequentavano il locale.

-Scusate l'interruzione, signore, ci metterò poco. Mi manda il signor Borgin, Miss Smith- continuò Tom, ignorando le loro espressioni - Voleva sapere se lei è ancora in possesso delle famose armature forgiate dai goblin, quelle antiche di mille anni-

Hepzibah rimase un attimo imbambolata, ma poi si ridestò subito. Gli rispose naturalmente che le aveva, e alla sua richiesta di vederle, non poté dimostrarsi più entusiasta.

-Puoi venire a vedere tutto quello che vuoi, Tom tesoro-

-Allora non mi porrò alcun limite, gentile signorina- le rispose Tom a tono, reggendole il gioco.

Hepzibah fece una risata argentina, mentre le altre tre si scambiarono un' occhiata di puro sconcerto.

-Le va bene domani pomeriggio?-

Tutto, mi va bene tutto.”

-Certo, caro, facciamo alla sera?-

-Non poteva scegliere momento migliore-

Detto questo, Tom salutò prima le tre streghe e poi la Smith in particolare, come per riservarle un posto d'onore, e per un momento, a Hepzibah parve di vedere la lingua di lui serpeggiare tra i denti, maliziosa e promettente.

Morgana benedetta”

Corse a casa non appena Riddle se ne fu andato, ignorando le domande isteriche della sue amiche.

-Chi è? Come si chiama? Quanti anni ha? Non l'ho mai visto nei paraggi, dove l'hai conosciuto? È sposato? Cognome? Ma è inglese? Che bei modi, ma non è il figlio di...-

 

 

No, la donna non rispose a nessuna di quelle domande, amava fare l'elusiva e vantare conoscenze che gli altri non avevano, la faceva sentire importante.

Si materializzò ed entrò nella sua villa senza fiato, il cuore le batteva furiosamente, come se avesse fatto chissà quale maratona a cavallo di una scopa.

-HOKEY!- gridò a squarciagola, agitando il ventaglio spasmodicamente -HOKEY! PER MORGANA, HOKEY!!-

L'elfa domestica comparì subito da lei, con gli occhi stanchi e affaccendati -Padrona! Hokey stava lucidando le scarpe della padrona... Cosa è successo?-

-Hockey, molla le scarpe e comincia a mettere in ordine tutta la casa! Lucida il pavimento, profuma gli ambienti, cambia le lenzuola e prepara una teglia di piperille. Se sapessi che ospite sta per arrivare! Oh, non posso ancora crederci!-

-Chi sta per arrivare, padrona?-

Hepzibah arrossì e strinse le labbra in una smorfia compiaciuta -Il giovanotto più sexy di tutta la Gran Bretagna-

-Il signorino Damian?-

-Meglio, Hokey, meglio. Arriva stasera, lo vedrai-

L'elfa annuì, senza permettersi di commentare. Anche se, è chiaro, di cose da dire ne avrebbe avute fin troppe.

Iniziò a pulire ogni angolo della casa in religioso silenzio, ignorando le solite lamentele della Smith sulla asserita miseria del suo guardaroba.

-Come sto, Hokey?-

Hepzibah si fece vedere fasciata in un vestito di raso porpora tenuto insieme da una spilla blu. Il vestito di per sé non era male, ma il suo corpo flaccido e grasso lo faceva sembrare un tendone da circo.

-Deliziosamente, padrona-

-Ottimo. Le armature dei Goblin?-

-Sono sul tavolino del salotto, Hokey le ha tutte lucidate come le ha richiesto la sua padrona-

-Perfetto, perfetto!- disse Hepzibah più a se stessa che alla serva.

In realtà era presa da tutt'altri pensieri, primo fra tutti come dire a Tom Riddle che era disposta a cedergli le armature in cambio di una capatina tra le lenzuola.

E soprattutto, si chiedeva se era il caso di dirglielo o se invece c'era il rischio di indignarlo, offenderlo o, peggio ancora, di essere segnalata alle autorità per induzione alla prostituzione .

Eppure Hepzibah si sentiva tranquilla, quel ragazzo non aveva per niente l'aria ingenua o innocente, anzi, sembrava molto scafato per avere... Quanti anni? Venti? Venticinque? O magari trenta!?

-Padrona, è appena arrivata una lettera dalla famiglia Black- la interruppe Hokey con un biglietto in mano e un barbagianni sulla spalla -La signora Druella Black ha partorito il suo primo erede-

-Splendido, Hokey- le rispose l'altra con gli occhi fissi sullo specchio, per nulla interessata -Maschio o femmina?-

-Femmina, padrona-

-Uh, povera creatura, parte già male. Manda ai Black le felicitazioni da parte mia, poi penserò io al regalo-

-Certo, padrona-

In verità la nascita della piccola Black le entrò da un orecchio e le uscì da quell'altro. La sua testa era impegnata su ben altri fronti, ad esempio su come rendere presentabile il suo corpo vecchio e grasso. Hepzibah Smith infatti non era una stupida, sapeva bene di essere tutto fuorché attraente, soprattutto per un ragazzo giovane e bello come poteva essere Tom Riddle.

Però, per quanto fosse ignobile e vile, Hepzibah celava pur sempre l'asso nella manica più antico e potente del mondo: il denaro.

Asso che, per converso, l'aveva gettata in un burrone di solitudine, circondandola di avvoltoi interessati solo a riempirsi le tasche e a far banchetto del suo patrimonio.

Il vuoto che sentiva dentro era indicibile, e l'unica consolazione che aveva, riposava nel corpo e nelle attenzioni dei suoi ragazzi, gli unici che le avevano dimostrato schiettezza, sincerità e, incredibile a dirsi, comprensione.

Quando però arrivò Tom Riddle, bello e puntuale come il sole di mattina, Hepzibah Smith ottenne tutto fuorché il calore e la benevolenza che era abituata a ricevere dagli altri giovani... Ma questo, purtroppo, non lo venne mai a sapere.

Riddle infatti si dimostrò subito estremamente gentile e cordiale, prima la illuse con sorrisi dolci e rose rosse, dimostrandosi interessato e aperto al dialogo, e solo dopo aver tastato bene il terreno, con le minuscole armature dei goblin sottobraccio, passò al vero attacco.

-Ragazzaccio, non avresti dovuto!- squittì Hepzibah, afferrando il mazzo di rose che si era materializzato dal nulla -Così vizi questa vecchia signora... Dovrò trovare il modo per sdebitarmi di tanta gentilezza, Tom-

-Sono certo che ne troverà uno più che soddisfacente, Miss Smith-

La donna arrossì violentemente e capì che quello era il momento per parlare, o gli proponeva ora la sua pensata, o mai più.

-Tom, caro- sussurrò Hepzibah, senza voce -Perdonami se te lo chiedo, non fraintendere, ma io vorrei... ti volevo proporre...-

-Prima io- la interruppe lui, malamente -Ascolterò tutte le tue proposte, ma prima voglio chiederti un ultimo favore-

-Tutto quello che vuoi-

-Lei possiede i cimeli dei fondatori di Hogwarts, vero?-

Hepzibah impallidì -Chi te l'ha detto?-

-Il signor Borgin me l'ha accennato, tra una chiacchiera e l'altra- le rispose lui, candidamente -Volevo semplicemente sapere se era vero, se lei possiede veramente oggetti così rari e preziosi-

-Sì, caro, la coppa di Tosca Tassorosso appartiene alla mia famiglia da secoli, mentre qualche anno fa acquistai il pendaglio di Salazar Serpeverde. Però quelli non posso proprio darteli, ragazzo, sono la cosa più preziosa che ho al mondo-

La voce di Hepzibah si era velata di inquietudine, come se già sapesse dentro di sé il destino che le sarebbe aspettato. Ma Tom le sorrise dolcemente e tornò a sedersi nel divano stile impero. Poggiò le braccia sullo schienale curvilineo e davanti ai suoi occhi divaricò leggermente, impudicamente, le gambe. La sfidò con lo sguardo, la sua espressione consapevole e licenziosa valeva più di qualsiasi gesto o parola.

-Miss Smith, non oserei mai chiederle questo, lei è stata fin troppo generosa con me- le disse suadente, con gli occhi scuri che brillavano di una luce innaturale -Io volevo solo vederli, niente più. Scusi se sono stato impudente, non era mia intenzione offenderla-

-No, ne-nessuna impudenza, figurati, Tom- balbettò Hepzibah, abbacinata -Certo che te li faccio vedere, ci mancherebbe... Ehm, Hokey?-

L'elfa sbucò dal nulla, veloce come la luce.

-Sì, padrona?-

-Mostra al nostro Tom ciò che hai sentito, tira fuori il medaglione e la coppa dei fondatori-

-Ma, padrona, avevate detto...-

-Subito, Hokey, subito!-

Hepzibah sentì solo vagamente il sospiro rassegnato dell'elfa, tanto era presa dal sorriso che Tom le stava rivolgendo. Le bruciavano le dita dalla voglia che aveva di toccarlo, e quando lui allungò un indice e le solleticò il dorso del mano, sempre con quello stesso sorriso equivoco, le parve di svenire.

-Eccoli padrona-

Tom sorrise trionfante, e diede un ultimo, caldo sguardo alla vecchia donna.


-Quando posso offrirle una cioccolata calda, Miss Smith?-

 

 

 

 



Note

Ciao a tutti, incredibile ma ce l'ho fatta! Purtroppo oltre allo studio ora ho pure il tirocinio curricolare, quindi il tempo che ho per scrivere è pochissimo, e mi dispiace perché ho davvero tantissime cose in mente... Comunque, come vi è sembrato -sinceramente- questo capitolo? Io personalmente non ho mai conosciuto una donna come Hepzibah, però voglio sottolineare che lei non è una di quelle vecchie viscide e poco di buono, ma è semplicemente una donna molto sola, con un grande bisogno di affetto... Io Hepzibah l'ho sempre immaginata così, ammetto che a volte mi faccio trasportare molto dall'immaginazione, però almeno mi sono divertita!

Ora mancano solo tre capitoli alla fine e, se vi va, potete dirmi in una recensione o in un messaggio privato quali protagoniste vi piacerebbe vedere nel prossimi capitoli. Ve lo dico perché le ultime due le ho già decise, ma rispetto alla terzultima sono davvero combattuta... Naturalmente se non ricevo nessun messaggio, non succede niente, farò la conta e deciderò io ;-)

A presto e grazie a tutti voi,

Ecate

   
 
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