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Autore: Lovehope_    29/01/2016    2 recensioni
ATTENZIONE:Questa storia è ispirata al romanzo 'Blue lagoon' di Henry De Vere Stacpoole.
Cosa succede quando due ragazzi si ritrovano su un'isola sperduta nel bel mezzo dell'oceano Atlantico?
Sono praticamente l'opposto.
Lei, Jade Mills, diciassette anni, studente modello e obbediente a casa.
Lui, Dorian Anderson, diciotto anni, è tra i ragazzi più popolari e belli della scuola.
Ma un'isola, può cambiare decisamente tutto. Un'isola può far conoscere nel profondo.
E sarà odio o amore?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                 Chapter twenty - five





- Da quale lato vieni? - Esordì Dorian, con un'espressione confusa, mentre io aprivo lo sportello della sua auto e mi sedevo sul sedile anteriore, accanto a quello del guidatore. - Da quello di dietro - accennai ad un sorriso mentre parlavo con il respiro leggermente affannato. – C’è qualcosa che non va? - mi chiese poi, riservandomi un'ultima occhiata - non me la racconti giusta - affermò in fine, mettendo in moto l'auto. Sfrecciammo verso la scuola e dopo aver regolato il respiro, decisi di rompere quei minuti di silenzio. - Quanto dura l'allenamento? - Dorian era concentrato sulla strada, le larghe spalle avvolte da un giubbino di pelle e una mano che si toccava il mento in modo pensieroso. - Due ore - rispose l'attimo dopo, non distogliendo gli occhi d'innanzi a sé. Qualche minuto dopo, ci ritrovammo nel parcheggio della scuola e appena spense l'auto, scendemmo entrambi. - Credo che l'allenamento sarà abbastanza duro visto che manca poco al giorno della partita finale - annunciò Dorian mentre camminavamo nel retro della scuola, per dirigerci in palestra. Chissà che ruolo avesse Dorian in campo... Arrossii d'un tratto di vergogna per il solo fatto che fossi la sua ragazza e non sapessi una cosa così importante per lui. Dopo una sana dose di coraggio, prima di entrare in palestra, gli posi quella domanda. - Sei tu il capitano? - Si fermò all'improvviso, appena pronunciai quelle parole. Ero accanto a lui ed ero rossa in viso. Quasi tremavo per la paura di una sua reazione delusa. Mi sorprese invece, quando mi ritrovai attaccata al muro, con lui di fronte. Le sue mani erano appoggiate ai lati della mia testa ed era vicinissimo. - Chi sennò? - Un ghigno malizioso aleggiava sulle sue labbra mentre poneva quella domanda retorica con una tono di voce misto tra il sensuale e il sarcastico. Deglutii vistosamente a causa del suo fiato sul mio viso e prima che potessi rispondere, le sue labbra catturarono d'impeto le mie. Il mio cuore scalpitava come sempre, ormai l'effetto che mi faceva Dorian non scemava mai. Presa dalla voglia di sentirlo ancora più vicino, attorcigliai le mani attorno al suo collo, cercando con la lingua di schiudergli le labbra e approfondire il bacio. Ma fu un attimo. Dorian si staccò da me e schioccò la lingua in segno di diniego. Mi morsi il labbro delusa e imbarazzata dal suo rifiuto, levando subito le mani dal suo corpo a dir poco sorpresa e sconcertata dalla sua reazione. Evitai di guardarlo in viso, mentre lo sentivo avvicinarsi di nuovo. Il mio respiro diveniva sempre più corto. Sentii il suo fiato stavolta vicino il mio orecchio e poi un sussurro. - Non posso permettermi di entrare in campo scombussolato ed accaldato - aveva un tono suadente - mi ecciti fino al midollo, bambolina - . A poco avrei preso completamente fuoco, ne ero sicura. Avrebbero dovuto procurarsi degli estintori per non permettere un incendio generale. Mi limitai a balbettare un fievole "scusa" da perfetta tonta quale ero. Le mie labbra furono catturate nuovamente in un bacio, stavolta a stampo e più casto, prima che Dorian si allontanasse da me, a passo sicuro con il borsone sulle spalle. Era dannatamente sensuale in ogni cosa che faceva, diamine! Avanzi verso gli spalti, sedendomi non troppo in alto né troppo in basso. Mi guardai intorno, mentre attendevo che il mio ragazzo si facesse vivo in campo. Notai che i posti a sedere erano del tutto vuoti, se non per qualche persona che, probabilmente come me, era venuto ad assistere agli allenamenti. Poco più avanti, osservai ci fosse un'altra ragazza. Non mi accorsi chi fosse da dietro, vedendo soltanto dei capelli ricci e neri. Ma appena si girò di lato, parlottando con una sua amica, capii di chi si trattasse. Sguardo smagliante, occhi da cerbiatta e capelli che la rendevano ancora più sensuale e in qualche modo 'selvaggia'. E, ovviamente, non ci misi molto a capire che l'amica non era altro che Charlotte. La dolce e amabile Charlotte, chiaro. I miei nervi erano già a fior di pelle, sentendo qualcosa attorcigliarsi all'altezza dello stomaco. Cosa ci facevano lì quelle due? Che fosse per Dorian? E se lui avesse invitato anche loro come aveva invitato me? 'Doppiogiochista bastardo senza ritegno', pensai digrignando i denti in un moto di stizza. Magari ero io che mi stavo impressionando, forse erano venute senza che lui  dicesse niente, probabilmente anche per qualche altro ragazzo. In fondo, Dorian mica era l'unico ad essere così dannatamente bello al limite dell'impossibile! Su via, Jade! Cercai quasi di autoconvincermi tra me e me, mentre la gelosia mi dilaniava in tutto il corpo. Ma i miei pensieri furono improvvisamente interrotti dall'entrata dei giocatori in campo. Scorsi Dorian all'ultimo mentre usciva dallo spogliatoio con sguardo concentrato. Indossava la tuta da basket che metteva in mostra il suo corpo tonico, le sue braccia e spalle possenti e le sue gambe muscolose. Un idillio per gli occhi, specialmente con quei capelli corvini scompigliati che stava volutamente scombinando passandosi una mano tra di essi, in un gesto del tutto abituale. Ero pronta a sorridergli appena avrebbe guardato dalla mia parte, ma il mio entusiasmo scemò in un attimo così com'era venuto. Aggrottai le sopracciglia appena lo notai posare gli occhi su quelle due galline innanzi a me, loro lo salutarono eccitate con un gesto della mano e lui in risposta fece un occhiolino che le fecero impazzire, a giudicare dalle loro risatine maliziose. E a me, nemmeno un miserabile sguardo. Nessuna considerazione. Cercai di deglutire a forza quel groppo in gola che si era formato, mentre gli occhi diventavano tutto ad un tratto lucidi. L'allenamento iniziò con dello stretching. Dorian sembrava non stancarsi mai mentre con delle posizioni evidenziava il corpo che madre natura gli aveva gentilmente donato. Fortunatamente, notai che nemmeno per un attimo guardò dalla parte di Charlotte e della sua amichetta Jacky. Ma, d'altronde, nemmeno dalla mia di parte. Sbuffai irrequieta sul posto, concentrandomi sulla partita che era appena iniziata. Dorian era sciolto, veloce...agile! Sembrava non riuscire mai a star fermo sul posto. Non ero di certo sorpresa dal fatto che lui fosse il capitano. I suoi occhi erano puntati attenti sulla palla, un attimo dopo scattava verso di essa, sottraendola con poca difficoltà al suo compagno di squadra per poi fare canestro. Per tutto il tempo fu una serie ripetitiva di queste azioni. Era invincibile a confronto con gli altri ragazzi, forse solo qualcuno era lontanamente paragonabile a lui. Notai il suo mister, un uomo sulla cinquantina abbastanza in forma, seduto su una delle sedie a lato, il quale guardava con occhi che brillavano e un sorrisino soddisfatto il capitano della squadra, ovvero Dorian. Dopo un tempo interminabile di allenamento, finalmente il mister annunciò la fine e li congedò tutti, i quali si affrettarono ad entrare negli spogliatoi del tutto sudati. Scesi dagli spalti, non sapendo precisamente cosa fare. Ero ancora abbastanza offesa da quell'occhiolino che Dorian aveva riservato a quelle due e dalla totale assenza di interesse nei miei confronti, quindi per un attimo pensai bene di andarmene a piedi senza avvisarlo giusto per fargli un dispetto. Ma subito ritornai lucida constatando che sarebbe stata un'azione abbastanza immatura e da bambina. Mi incamminai verso l’uscita quando la voce di Charlotte mi costrinse a fermarmi. – Ciao, Jade – mi sorrise – tutto bene? – mi chiese poi. Non sapevo come interpretare questo suo interesse particolare, ma dopotutto, non eravamo rimaste in cattivi rapporti. O almeno, era stata lei a portarmi via dalla vista di Dorian e Jessica nudi. Quindi, decisi di non sembrare acida e le risposi cordialmente. – Ciao, abbastanza bene e a te? – Parlammo per qualche minuto come se fossimo delle semplici conoscenti e come se non ci fossimo mai odiate prima. Era sempre un po’ tonta ma almeno non si mostrava antipatica ai miei occhi come prima! Probabilmente le era passata la cotta per Dorian e semplicemente non mi vedeva più come la ragazza da eliminare dalla faccia della terra. – Dovrei andare a comprare un regalo per mia madre ma se Jacky non si sbriga, rischio di fare tardi! – Si lamentò, sbuffando nervosa. – Ah, dov’è lei adesso? – La mia domanda era stata posta soltanto perché un campanellino di allarme si era acceso nella mia testa e un brutto presentimento aleggiava all’interno di essa. – Mi ha detto che doveva parlare un attimo con Dorian, credo sia nello spogliatoio con lui. – Ok, due erano le cose: o faceva la finta tonta e innescava quella finta conversazione amichevole solo per distrarmi in modo da dare campo libero alla sua amichetta, oppure era davvero scema da non rendersi conto che io era la ragazza di Dorian e che un’informazione del genere mi avrebbe sicuramente infastidita. – Vado a chiamarla io – affermai con un sorrisetto acido mentre mi dirigevo all’interno dello spogliatoio, senza aspettare una sua risposta. Probabilmente i capelli si erano rizzati dal nervosismo. Mi prudevano le mani e le gambe mentre entravo nello spogliatoio della squadra. Ero talmente arrabbiata e ansiosa da non accorgermi nemmeno delle frecciatine e degli schiamazzi degli altri ragazzi. Cercai con lo sguardo Dorian, infischiandomene di aver davanti adolescenti con un fisico mozzafiato mezzi nudi, se non del tutto. Non trovandolo, mi addentrai in una parte più appartata e subito scorsi due figure: Dorian e Jacky. Quest’ultima teneva in mano la maglia di Dorian e lui si sporgeva cercando di riprenderla, mentre entrambi si sorridevano in modo giocoso. Maledetti. – Dagli immediatamente la maglia – la mia voce partì per volontà propria, suonando glaciale e minacciosa. In realtà, ero così delusa e amareggiata che avevo trasformato quelle emozioni in rabbia e rancore. Il mio sguardo era furibondo, a poco li avrei sbranati. Jacky abbassò gli occhi imbarazzata e porse a Dorian immediatamente la maglia, mentre quest’ultimo aveva lo sguardo concentrato su di me. Adesso sì che mi dedichi attenzioni, eh? Mi voltai immediatamente con l’intento di uscire di lì, mentre le lacrime minacciavano di uscire. Ma una presa salda al polso mi tirò indietro. Mi girai spaesata e notai la mano di Dorian attorno al mio braccio. – Puoi uscire, per favore? – La sua voce era seria ma gentile mentre si rivolgeva a Jacky che, subito dopo, uscì dalla stanza non prima di avermi lanciato uno sguardo che non ero riuscita a decifrare. Improvvisamente mi sentii strattonare mentre venivo appoggiata con poca delicatezza contro un armadietto. I miei polsi incatenati dalle sue mani ai lati della mia testa e la sua bocca che aveva preso a baciare con foga il mio collo. Il mio respiro, così come il mio cuore, accelerò sentendo la sua bocca umida su di me. Ero confusa dal suo comportamento. Era palese che fossi arrabbiata e invece di chiedermi spiegazioni, e ovviamente scuse, lui mi baciava. – Ti ho mai detto che mi ecciti da morire quando ti incazzi? – Mormorò con voce roca e maliziosa sulle mie labbra. Le sue mani si inoltrarono al di sotto della mia maglietta e il contatto della mia pelle calda con le sue mani fredde, mi riportò alla realtà. – Spostati – dissi in modo distaccato – sei tutto sudato – continuai con sguardo freddo e schifato mentre appoggiavo le mani sul suo petto nudo per allontanarlo. Ma non si mosse di un millimetro, ma anzi, con una mano mi spinse malamente di nuovo contro l’armadietto, facendo cozzare la mia schiena contro di esso e avvicinando il suo viso al mio, mentre io cercavo di sviare il suo sguardo. – Perché? Ti fa schifo? – Domandò, provocandomi palesemente sia con la sua espressione che con il suo tono di voce, mentre con un braccio piegato sopra la mia testa si sporgeva verso di me. – Sì – risposi concisa, senza pensare davvero a cosa stessi rispondendo. Ma rimasi ancora più sorpresa quando si avventò di nuovo in modo frenetico sulle mie labbra, innescando un bacio profondo e passionale, al quale, ovviamente, non rifiutai. Ma anzi, con la mani mi ancorai alle sue spalle, beandomi della sensazione della sua pelle nuda e accaldata sotto i miei polpastrelli, appena la sua lingua venne a contatto con la mia. Un caldo improvviso mi avvolse portandomi istintivamente a farmi vento con una mano, sventolandola all’altezza del petto. Dorian se ne accorse e si distaccò dalle mie labbra, rimanendo però comunque ad una distanza minima. – Hai caldo? – Chiese con voce affannata e rauca – allora iniziamo a levare questa – enunciò, abbassando la cerniera della mia felpa mentre io, inerme e incantata dai suoi gesti, me la lasciavo sfilare. La buttò malamente a terra, mentre i nostri sguardi di fuoco erano incatenati. Guardarlo giocare e contrarre quei bellissimi addominali mi aveva portata inconsciamente ad un livello di eccitazione tale da farmi prendere anche lì, davanti a tutta la sua squadra. Distolse per un attimo i suoi occhi dai miei, puntandoli sulla scollatura che gli offriva la mia canotta. Lo sentii fare un borbottio di assenso mentre con la lingua tracciava una scia umida dalla gola al seno lasciato scoperto dalla stoffa. – Tutta mia – mormorò in un sussurro con cui esprimeva tutta la sua possessione nei miei confronti. Mi morsi il labbro inferiore cercando di trattenere un gemito e riprendendo tutta la lucidità di cui ero capace. Iniziai a stuzzicarlo, o meglio, a mettere carne sul fuoco. – Quante altre ragazze sono tue? – Sussurrai alzando un sopracciglio, guardandolo attentamente e aspettando una sua reazione che non tardò ad arrivare. Infatti, vidi la sua bocca intenta a baciarmi la spalla, fermarsi improvvisamente, distaccandosi dalla mia pelle e restando leggermente aperta. I suoi occhi si spalancarono sorpresi. – Com..cosa? – Balbettò soltanto, tornando alla mia altezza. – O non sei tanto furbo oppure hai poco rispetto per me, dato che la prima cosa che hai fatto entrando in campo è stato fare un occhiolino a quella Jacky! Ed io, la tua ragazza, ero seduta un po’ più dietro! – Avevo il viso in fiamme. Finalmente gli stavo dicendo ciò che volevo rinfacciargli per tutto quel tempo che ero stata seduta a vederlo giocare. Lo vidi spalancare le braccia e aggrottare le sopracciglia in una posa del tutto sbalordita e confusa. – Nemmeno un sguardo verso di me, nemmeno un accenno! – Alzai di poco la voce, esprimendo e concretizzando la mia collera. Dorian, dal canto suo, si distacco di poco da me abbandonando le braccia lungo il corpo. – A te avevo salutato prima di entrare nello spogliatoio, loro le ho viste soltanto una volta entrato in campo… - spiegò, sempre con tono incredulo, come se non potesse credere che dovesse giustificarsi su quello. In risposta, incrociai le braccia al petto. – Quando gioco sono concentratissimo, come non ho rivolto attenzioni a te non l’ho fatto nemmeno con loro durante l’allenamento – disse infine, cercando il mio sguardo. Non ribattei, ma anzi, mi limitai al silenzio, con il capo rivolto di lato e l’espressione ancora arrabbiata. Avvertii di nuovo le sue mani appoggiarsi ai lati della mia testa e intrappolando il suo corpo con il mio. – Sei per caso gelosa, tigrotta? – Chiese con tono stanco e ciò non fece che farmi innervosire ancora di più. –Voglio andare via – dissi solamente tra i denti, spostandolo stavolta e usando più forza. – Vieni a casa con me. Dobbiamo parlare. – Esordì serio, mentre mi chinavo a raccogliere la mia felpa. Ero uscita di nascosto, non potevo restare troppo fuori casa. Sicuramente mia madre ad un certo punto sarebbe passata per la mia camera e, anche se l’avevo chiusa a chiave, avrebbe comunque potuto bussare. E magari lo aveva già fatto, ed io ero nei guai. Dovevo ritornare subito a casa mia ma avevo vergogna di rivelare a Dorian il vero motivo. Insomma, mi imbarazzava raccontargli che a 17 anni venivo ancora messa in punizione! – No – mi girai di scatto verso di lui che era intento a spogliarsi – voglio andare a casa mia – la mia voce risultò ancora più dura di quanto avrei voluto che fosse. L’unico modo per mascherare la verità era quello: fingere di essere arrabbiata con lui. Che poi, anche se non gli portavo ancora rancore come prima, la rabbia non era del tutto scemata. – Jade, dai. Non fare la bambina – sbuffò, levandosi anche l’ultimo indumento e rimanendo completamente nudo. Era una tentazione assurda ai miei occhi. Deglutii vistosamente e chiusi gli occhi forzatamente cercando di mantenere il controllo. – Ho detto portami a casa – l’ansia che mia madre potesse scoprirmi mi portava a risultare ancora più acida, cosa che gli fece finalmente decidere di abbandonare l’ascia da guerra. – Come vuoi – allargò le braccia in un gesto stizzito mentre mi riservava uno degli sguardi più spazientiti che gli avessi visto mai fare, prima di vederlo dirigersi verso le docce.


In macchina il silenzio dominava la situazione. Avevo il capo rivolto verso il finestrino e quando mi girai verso Dorian intento a guidare, dal suo profilo potei scorgere la mascella contratta. Era lui ad essere arrabbiato? Prima che potessi infuriarmi di nuovo con lui, il mio cellulare squillò.
Oh, merda.
In un attimo sbiancai completamente mentre il mio cuore galoppava alla velocità della luce. Il nome di mia madre lampeggiava sul mio cellulare. Questo significava solo una cosa. – Pronto? – Risposi, con un tono di voce ansioso. Nel frattempo Dorian si era girato verso di me, incuriosito dalla mia reazione. – Perché cavolo non apri questa dannata porta, Jade?! – La voce di mia madre era furiosa mentre urlava attraverso il cellulare. Gridava così forte che molto probabilmente Dorian aveva sentito tutto. Ero entrata in una fase di agitazione, dovevo inventare una scusa al momento. – Ehm…io… - mi morsi le mani maledicendomi mentalmente per la mia poca esperienza nel raccontare frottole a mia madre, intanto Dorian aveva parcheggiato l’auto di fronte il mio viale. – Sono nella vasca! – Esclamai, alzando di poco la voce. Contenta per quel colpo di genio che mi aveva improvvisamente illuminato. – Mi sono addormentata nella vasca – spiegai meglio, scendendo dalla macchina senza salutare Dorian ma limitandomi a percorrere il mio vialetto fino al retro della casa. – E perché diavolo sei chiusa dentro, Jade? – Sicuramente adesso mia madre stava picchiettando in segno di nervosismo il piede per terra. – Il tempo che mi do una sistemata e vengo ad aprirti, così parliamo – chiusi la chiamata e subito dopo iniziai ad arrampicarmi lungo l’albero che mi avrebbe portato alla mia finestra. Cercai di non guardare a terra perché molto probabilmente la paura per l’altezza, anche se non era molta, mi avrebbe pietrificata sul posto. E non potevo permettermi di perdermi in quelle frivolezze, non in quel momento almeno. Scavalcai la finestra aperta e appena entrata nella stanza, mi levai scarpe e calzini restando a piedi nudi e presi in tutta fretta un asciugamano del bagno, avvolgendo i miei capelli all’interno. Ecco, così avrei dato l’impressione di essere appena uscita da una vasca. Aprii la porta, pronta alla sfuriata di mia madre. Il suo viso mi comparve davanti, rosso come i suoi occhi. – Allora? – Cercava di mantenere la calma, mentre incrociava le braccia al petto. – Avevo paura che John o papà potessero entrare in bagno, dato che ho perso la chiave – spiegai, congratulandomi con me stessa per la mia improvvisazione. – Sicura? Non è che mi nascondi qualcosa? – Chiese con un tono di voce indagatore. Mi affrettai a negare. – Sai che a me puoi dirmi tutto – la cosa che mi sorprese e che si calmò in un attimo, non c’era più rabbia nella sua voce. – Davvero? – chiesi sarcastica – mi metti in punizione ancora a 17 anni e pretendi che io ti dica tutto? – Mi allontanai dalla porta, buttandomi a peso morto sul letto. Ero stanca mentalmente. Tra mia madre e Dorian non sapevo chi mi scombussolava di più. Con mio grande stupore, non rispose. Sentii soltanto dei passi allontanarsi dalla stanza. Maledetto Dorian! Non solo ero uscita di nascosto per lui, rischiando di essere scoperta da mia madre, dovevo anche vederlo provarci con altre ragazze!

L’indomani mattina, mi affrettai ad alzarmi dal letto. Avevo già i nervi a fior di pelle, ancora arrabbiata per la sera prima. Quando entrai a scuola non salutai nessuno, lasciando un Jason sbigottito dalla mia reazione, tanto che, durante l’ora di chimica, mi arrivò un suo messaggio: “Spero che tu abbia il ciclo, non vorrei che il tuo principe azzurro ne abbia combinata un’altra delle sue. “
Sospirai, ringraziando il cielo di avermi donato quel ragazzo così da potermi sfogare e cercare di farmi calmare.
“In biblioteca, alla fine di quest’ora.” Gli inviai quel messaggio e riposi il cellulare in tasca.

– Credo solo che tu sia estremamente gelosa, Jade – constatò Jason, addentando un pezzo di cioccolato. Cosa?!
– Io? – mi indicai incredula – ho tutte le mie motivazioni per esserlo! – Esclamai, furiosa anche con lui adesso che invece di capirmi, mi accusava di star sbagliando. – Senti – si avvicinò a me, prendendomi per le spalle – devi andare da lui, ora. Parla, urlagli contro, prendilo a sprangate. Ma dovete chiarirvi, questa cosa non ha senso! –
E poi se ne andò, lasciandomi da sola e sbigottita.

Quando mi avvicinai all’armadietto del soggetto in questione, non mi stupii di ritrovarlo in compagnia di un’altra ragazza che non conoscevo. Parlottavano tra di loro, tranquilli. Il fumo che mi fuoriusciva dalle mie orecchie era visibile anche a chilometri di distanza. Finsi una tosse, giusto per avere la loro attenzione, che non tardò ad arrivare. Entrambi si girarono verso di me. La ragazza mi fissava con un punto interrogativo stampato in fronte, mentre Dorian, mi rivolgeva uno sguardo di sufficienza. – Hai qualche problema, Mills? – Si rivolse a me, con un finto tono esausto ma allo stesso tempo arrogante. Oh, adesso il signorino mi chiamava anche per cognome! – Sì – risposi solamente, abbozzando un sorriso palesemente falso. La ragazza guardava entrambi con un’espressione confusa. – Magari potrei anche esporti il mio problema, Anderson – calcai apposta sul suo cognome – ma avrei bisogno di privacy – terminai infine, facendo intendere ad entrambi che volevo restare da sola con lui. La ragazza si limitò ad alzare le mani, allontanandosi non prima di aver schioccato sulla guancia del MIO ragazzo, un bacio. – Sono tutte così dolci e carine – commentai, sbattendo le palpebre e trasudando acidità da tutti i pori. – Tutte, tranne una – ribatté Dorian, appoggiandosi all’armadietto accanto a sé. Ora eravamo uno di fronte all’altro e i nostri occhi bruciavano. Si stava palesemente riferendo a me. – Per fortuna il mondo è vario – alzai le sopracciglia in segno di sfida. Lo vidi muoversi irrequieto sul posto, come se si stesse trattenendo. – Ora, per favore, mi spieghi cosa diavolo stai combinando? – Incrociò le braccia al petto, con un’espressione che pretendeva spiegazioni. – Cosa stai combinando tu, vuoi dire! – Alzai di poco la voce, irritata di nuovo come non mai. – Io? – si indicò spalancando gli occhi – sei tu che ieri mi fai una sceneggiata per niente e dopo avermi snobbato, rifiutando il mio invito a chiarire e parlare da soli a casa, ti ostini a volertene andare. E quando esci dalla mia auto, non ti sprechi neanche a salutarmi! Te ne vai così, senza una minima considerazioni nei miei confronti! – Terminò quel suo monologo, urlato tra l’altro, gesticolando infuriato e attirando molti sguardi su di noi. Deglutii il sapore di bile che avevo in bocca, prima di iniziare a parlare. – Ah, certo! Perché il signorino pretende attenzioni quando lui stesso non le dedica alla sua fidanzata, ma ad altre ragazze! – Strillai, agitando il mio indice e spingendo sul petto di Dorian con stizza. – Stai forse delirando, Jade?! – si avvicinò pericolosamente a me, alzando la voce come poche volte aveva fatto – la gelosia ti sta appannando gli occhi mia cara! Non ti accorgi nemmeno di tutte le attenzione che ti do, troppo impegnata a farti film mentali su qualsiasi accenno o parolina che rivolgo ad altre ragazze! – I suoi occhi inferociti iniziavano quasi a spaventarmi. – Tutti i maledetti giorni ti vedo in compagnia di Jason e, nonostante so che quel tipo ci abbia provato con te, non ti vieto di parlargli né faccio scenate di gelosia! Perché, dannazione, io mi fido di te! – Scagliò un pugno pieno di ira contro l’armadietto, facendomi sobbalzare. Mi portai d’istinto le mani sul cuore, guardando il suo capo appoggiarsi in modo esausto contro lo sportello di metallo. Solo in quel momento, tutta la gelosia e la collera che avevo accumulato in quei giorni, si stava lentamente dissolvendo lasciando soltanto un forte senso di colpa. Io non mi fidavo di lui e questo faceva scattare, ogni qual volta lo vedevo in compagnia di una presenza femminile, un campanello di allarme che mi costringeva ad avere attacchi di gelosia ed a non ragionare lucidamente. Il corridoio era vuoto, segno che tutti gli studenti erano nelle rispettive classi. C’eravamo solo io e Dorian, ed i nostri respiri agitati. – Mia madre mi ha messa in punizione e sono praticamente uscita di nascosta per venire a vederti – parlai con voce fievole – non volevo dirtelo ed ecco perché ho insistito per ritornare a casa mia – il suo capo era di nuovo rivolto verso di me, prestando attenzione alle mie parole – e il motivo per cui me ne sono andata senza salutare è perché mia madre stava per scoprirmi – terminai il mio discorso, avevo le lacrime agli occhi. Mi dispiaceva per l’esasperazione che gli stavo procurando, lo stavo allontanando da me.
– Sicuramente ti sto scocciando con la mia stupida gelosia – ero sull’orlo delle lacrime – torno in classe – dissi soltanto, camminando dalla parte opposta alla sua. L’ultima cosa che vidi furono i suoi occhi pensierosi, puntati sul pavimento. Me ne andai con una tremenda paura di averlo perso e tutto per colpa mia.


Ero stesa sul mio letto supina, lo sguardo rivolto verso il soffitto e le lacrime che rigavano le mie guance. All’uscita mi ero diretta velocemente a casa, cercando di non incontrare nessuno per la mia strada. Il mio umore era abbastanza tormentato ed il motivo lo conoscevo bene. Non vidi più Dorian dopo quella discussione e questo mi fece rattristire ancora di più, confermando le mie supposizioni: si stava scocciando di me.
Improvvisamente, i miei pensieri furono interrotti da dei rumori proveniente dalla finestra.
Mi alzai di scatto incuriosita, avvicinandomi ad essa. Per poco non urlai dallo spavento quando notai una figura accovacciata fuori. Ma, un attimo dopo, scorsi il viso di Dorian e con un’espressione sorpresa aprii la finestra.
Dorian entrò con poca difficoltà nella mia stanza, abbassandosi il maglione che si era alzato probabilmente mentre era impegnato ad arrampicarsi. Mi girai verso di lui e lo trovai già intento a fissarmi.
I nostri sguardi si incrociarono.
Si incatenarono intensamente, togliendomi il respiro quando mi ritrovai le sue labbra sulle mie e il suo tocco sul mio corpo. Mi abbracciò, forte, mentre leccava le mie labbra con la sua lingua. Le sue braccia mi stringevano al suo petto e la sua bocca carnosa e umida mi regalava baci a stampo sparsi sul viso. Confusa da tutte quelle attenzioni ma abbastanza accaldata da non riuscire a formulare nessuna frase di senso compiuto, il mio cervello riuscì a farmi sussurrare solo il suo nome.
– Dorian… - Avevo un tono carico di emozioni. Lui forse non si accorgeva nemmeno della reazione che si innescava in me ogni qual volta mi sfiorava. Un attimo dopo, mi ritrovai stesa sul letto, denudata dalle mani Dorian. Quest’ultimo torreggiava su di me col suo corpo possente e con le sue labbra che baciavano con foga e passione le mie. Quando entrambi ci ritrovammo nudi e accaldati, Dorian non esitò ad entrare dentro di me delicatamente. Un sospiro tremulo uscì dalle mie labbra, sentendolo riempirmi completamente. Facemmo l’amore come se fosse la prima volta, assaporandoci lentamente. La stanza era gremita di gemiti di piacere e rumore di schiocchi di labbra.
Dorian mi dedicava attenzioni e mi venerava come se fossi una dea. Come avevo fatto a non accorgermene?
Un secondo dopo che entrambi raggiungemmo il culmine, Dorian, sfiorando le mie labbra, parlò.
– Non mi stancherò mai di amarti
-.

 

  
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