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Autore: Ghrian    29/01/2016    1 recensioni
Selina è una fata proveniente da Avalon che lavora come investigatrice privata tra gli umani.
Mentre è in ufficio, le arriva una lettera da uno dei più grandi maghi esistenti, che le chiede di raggiungerlo per risolvere un caso molto particolare.
Tra ritrovamenti di vecchi amici e nemici, Selina ha per le mani un caso che potrebbe costarle molto di più della vita.
Genere: Commedia, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, I Malandrini, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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-Ti consiglierei di fermarti, figliolo.- ordinò secca Tatiana al figlio, facendolo irrigidire e fermare a pochi metri da me. Sebbene si fermò all'ordine della madre non abbassò la spada, tenendola ben piantata nel palmo della mano destra, pronto per colpirmi a morte.

-Quindi è così? Per una motivazione così stupida?- mi chiese la Regina, incrociando le gambe sotto il tavolo come se il suo Comandante si fosse alzato dalla sua postazione solo per sgranchirsi un po' le gambe.

Certo che bisognava essere piuttosto rimbecilliti per comportarsi in questo modo molto discutibile.

E io ovviamente non sapevo trattare con gli idioti, ma questo era già stato appurato.

-Non è stupida la motivazione,piuttosto è tuo figlio che è stupido.- risposi schietta e senza alcun ritegno, guardando fisso Tatiana senza degnare Mork di uno sguardo.

-Stupido?-

-Esattamente. Ha ucciso l'unica persona che ci poteva rivelare molti particolari del piano che volevano mettere in atto. E invece non sapremo nulla e lui finirà al campo Unanime per aver assassinato un soldato della guardia reale. Inoltre gli sarà tolta la carica di Comandante in quanto omicida di un suo stesso sottoposto e per aver preso parte come complice di questo tradimento alla terra di Avalon.-

-Io non ci andrò e tu già lo sai. Dovrai convincermi con la forza se proprio vuoi mandarmi al Campo, sono curioso di sapere chi vincerà sai? In fondo aspetto questo duello da tanto, forse anche troppo tempo.-

-Io non ho mai detto che non avrei usato la forza ma sai come si dice, meglio andarci piano. Beh, mi dispiace deluderti ma dovrai aspettare ancora a lungo per un nostro duello. E quando quel giorno arriverà, dovrai convincermi che ne valga veramente la pena. Ora come ora non ne sono così convinta, ma chi lo sa, col tempo potrei cambiare idea.- risposi, con un ghigno malvagio stampato in viso.

Una risatina da parte di Gyal, sempre al mio fianco, mi fece capire che aveva apprezzato il mio piccolo crudele discorsetto, mentre il destinatario non era molto contento. Anzi, lo sguardo omicida e folle si era riacceso nei suoi occhi azzurro ghiaccio.

Nel momento stesso in cui Mork stava alzando la spada per lanciarmela contro, la terra tremò, aprendosi in un spacco enorme sotto di lui ed inghiottendolo nell'oscurità insieme alla sua spada e alla sua completa esistenza.

Subito dopo si richiuse, con un tonfo secco, e di lui rimase solo l'eco del grido che aveva lanciato nel disperato e vano tentativo di scappare alla crepa. Sì, al Campo Umanime non si sfugge, se vi sei destinato è la fine.

La fine di tutto ciò che sei stato, una non-morte, sempre a cercare di sfuggirgli ma senza risultato.

Un destino crudele e per nulla umano.

Gyal, che fino ad ora non aveva aperto bocca, si alzò in piedi sistemandosi la veste e con la sua vocetta acuta disse -Tutto è bene quel che finisce bene. Posso presumere che ora Tatiana venga giustiziata e che il territorio di Avalon ritorni in mano alle persone degne di governarlo.-

-Piccolo insulso folletto, chi sei tu per sputare sentenze? Io sono ancora la regina.- sbraitò Tatiana, alzandosi con talmente tanta foga da rovesciare la sedia mandandola in mezzo alla pozza di sangue e cervella schizzandosi addosso. Il vestito nero era inzuppato di sangue, così come il viso e le mani, in più pezzi di cervella le si erano appiccicati sul tessuto grazie al sangue che faceva da collante naturale.

Gyal assunse un'espressione pensosa per poi aprire le labbra carnose in un sorrisetto di scherno.

Tutti si misero a litigare, tranne Al, Severus e Oberon a cui feci segno di riprendere in mano la situazione. In fondo io il mio lavoro l'avevo terminato, ora toccava a loro.

-Basta ora. Tatiana non è mai stata la regina di Avalon ma solo un sovrintendente ed è ora che rispetti la gerarchia e si faccia da parte trascorrendo tutta la sua vita al Campo, facendo ammenda di tutto ciò che ha causato al nostro paese.-

-Tu non puoi farmi questo! Io...- ma non finì mai la frase, inglobata anche lei nel terreno e diretta al campo di lavoro per criminali più terribile di tutta la storia di Avalon. Avevamo pensato di eliminarlo, ma era utile.

Lo so, non era umano e le condizioni erano pietose, ma noi non avevamo l'abitudine di tagliare teste come fossero spicchi di mela, perciò li mandavamo ad aiutare il paese. Lavoravano per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, anche se questo era ciò che continuavamo a ripeterci per non sentirci in colpa.


Si alzarono tutti dal tavolo e Albus con un colpo di bacchetta fece sparire tutto e ripulì il terreno dai corpi.

Interessante come nemmeno un piccola macchiolina di sangue rimase sull'erba. Sembrava davvero che nessuno fosse morto quel giorno, che nessuno avesse tradito. Tutto sparito con un semplice gesto.

Magari anche il vuoto che aveva preso posto nel mio cuore potesse sparire con un colpo di bacchetta.

Ci invitò ad andare al castello, per salutarci come si doveva e magari per bere un bicchiere di whisky incendiario.

Peccato che Gyal si dileguò subito, non lasciandomi nemmeno il tempo di chiedergli come mai si era interessato così tanto alla mia causa.

-Io ora devo tornare alla mia casa, ma aspetto vostre notizie. Spero ovviamente che siano tutte piacevoli. Ci rivedremo sicuramente, in fondo ho qualcosa che vi spetta da restituire. Cara la mia Selina, tu sai già cosa fare. Un giorno forse, verrò a farti visita con la speranza di entrare anch'io a far parte del tuo mondo. Arrivederci, Fae.- disse il Re dei Folletti, inchinandosi e scomparendo dalla vista come se nulla fosse.

Cosa intendeva con quella frase?

Entrati tutti nello studio di Al mi aspettavo di essere tempestata da domande ma nessuno mi chiese niente, anzi si misero a parlare del più e del meno, come se nulla fosse successo.

Oberon e Albus parlavano di come il primo avrebbe risollevato Avalon, immettendomi forzatamente nel discorso -Sel e io siamo una squadra, sono sicuro che insieme ricostruiremo la città. Non è vero?- mi chiese, guardandomi felice sicuro di una mia risposta affermativa.

Io ricambiai confusa e l'occhio mi scappò su Severus che usciva furtivo dalla stanza tenendo la testa bassa, pensando che nessuno si fosse accorto della sua assenza. Perché scappava?

-Veramente io non ho intenzione di tornare ad Avalon.- affermai, guardando Oberon come se avesse detto la cosa più stupida al mondo.

-Come no?!- urlò, mentre tutti si erano zittiti e ci guardavano, aspettandosi probabilmente un nuovo accoltellamento. Beh, grazie ma ne ho avuto abbastanza per oggi.

-No. Direi che ho terminato di fare il Comandante. La mia vita è cambiata ed Avalon non ne fa più parte oramai.-

-Ma io... io pensavo che avremmo ricostruito insieme la città.-

-Mi dispiace Oberon. Ma adesso ho un lavoro, una vita da tutt'altra parte. E va bene così.- risposi, alzando appena le spalle.

-Nemmeno io tornerò. Io e Jens volevamo mandare avanti il negozio, insieme.- intervenne Sol, prendendo la mano di Jens e sorridendo amabilmente.

Io li guardai con gli occhi fuori dalle orbite... sono ritornati insieme?

Perché nessuno mi dice mai queste cose?

Jens mi guardò facendomi l'occhiolino e capì. Era una novità. Il belloccio c'è riuscito a riprendersela.

Stavano bene insieme ed ero felice che l'avessero finalmente capito.

Tutto è bene quel finisce bene, ma mancava ancora qualcosa prima che partissi per l'Italia. O meglio qualcuno.

Quel qualcuno che era scappato dalla stanza ma che ora doveva affrontare la verità, così come io dovevo affrontare e accettare il tradimento di Scàth.

Ero ancora troppo scossa, sebbene non lo dessi a vedere. Mi mancava, ma io avevo un ricordo diverso, sbagliato di lui. L'affetto lo aveva distorto, impedendomi di vedere il cambiamento effettivo della sua personalità.

Ma poco importa ora, la morte ristabilisce tutti gli ordini e non fa distinzione tra buoni e cattivi. Polvere eravamo e polvere ritorneremo. L'unica certezza della vita.


Uscii dalla studio e facendo le scale mi misi alla ricerca del pipistrellone. Non dovrebbe essere così difficile da trovare no? Anche se il suo abbigliamento era in sintonia con il cielo, che nel frattempo si era scurito e minacciava pioggia. Strano, eh?

Maledettissimo Piton, dove diavolo sei?

-Cerchi qualcuno?-

Mi girai e appoggiato ad una colonna con le braccia conserte c'era il nostro pipistrello gigante. Se cercava di fare il disinvolto non gli stava riuscendo bene.

-Si e a quanto pare ho avuto la sfortuna di incontrarlo.- risposi, facendolo ridacchiare un po'. Il pipistrello che ridacchia?!? Qui c'è qualcosa che non va.

-Andiamo al parco?- mi chiese e io lo guardai storto -Non voglio inzupparmi.-

-Allora andiamo nel mio ufficio, ti va?- chiese con un tono falsamente gentile, invitandomi a seguirlo con un gesto della mano.

-Fammi strada, becchino.- lo rimbeccai e lui fece un suono offeso, girandomi le spalle.

-Sel! Dove vai?- mi chiamò qualcuno in lontananza.

Severus mi guardò scocciato e io feci spallucce. Colpa mia se sono una donna richiesta?

Quando Remus, Sirius e James apparvero Severus si lasciò sfuggire un suono strozzato. Io lo guardai preoccupata -Ti aspetto in ufficio.- disse e si dileguò.

Li salutai sorniona con una mano ma non li ingannai -Che cosa ci facevi con Mocciosus?- domandò inquisitorio James, stringendo gli occhi.

-Abbiamo delle cose in sospeso. Ditemi, siete felici che la fatina se ne va?- risposi tranquilla, spostando il discorso su un campo meno minato.

-Ovviamente. Non ti sopportavamo più.- si intromise Sirius ridendo, mettendo una mano sulle spalle di James.

Io scrollai la testa, spostando i capelli su una spalla -Il mio tempo è scaduto, spero mi darete vostre notizie.-

-Perché non rimani?- mi chiese Remus, arrossendo.

-Non posso e lo sai. Ho un lavoro da cui tornare, ma prometto che tornerò.- gli sorrisi, cercando di fagli capire che non volevo nulla di più di una semplice amicizia.

Lui mi guardò un po' confuso e spaesato, ma quando comprese il significato tra le righe della mia frase, tirò le labbra in una specie di sorriso.

Il viso abbattuto mi fece venire voglia di fare uno strappo alla regola e lo abbracciai di slancio, cercando di trasmettergli l'affetto che provavo sebbene non fosse quello cui lui sperava.

-Provo affetto per te, ma non in quel senso.- sussurrai, in modo che gli altri non sentissero.

Lui mi strinse un po' più forte e rispose -Lo so da tempo. Severus, non è vero?-

Sgranai gli occhi, sorpresa dall'attenzione del lupo mannaro, che aveva scoperto tutto ancor prima che lo scoprissi io.

-Si.-


Aprii la porta di slancio, facendo sussultare il pipistrello adagiato sulla sua sedia.

Io mi accomodai su quella proprio davanti alla sua e lo guardai fisso.

-Che c'è da guardare?- domandò infastidito.

-Hai mai pensato di cambiare colore?- chiesi, indicandogli con un cenno il suo vestiario.

-Non hai risposto alla mia domanda.-

-Nemmeno tu.-

Ci fissammo minacciosi, finché un piccolo sorriso non comparve sul volto del professore più temuto del castello.

-Sei brava a questo gioco.-

-Abitudine.-

-Te ne vai, non è vero?- chiese, ritornando subito serio.

-Si è ora di tornare.- risposi, socchiudendo gli occhi e spostando la testa di lato, chiedendomi dove volesse arrivare.

-Tornare dove?- domandò, sempre inespressivo.

-Al lavoro.-

-Solo quello?-

-Certo.- risposi, secca. Iniziava ad infastidirmi.

-Bene, allora quello che sto per fare non ti darà fastidio.- mi disse, sempre più serio.

-E cosa vorresti...- iniziai ma non riuscì mai a finire quella frase, perché Severus mi piombò addosso, posando le sue labbra esitanti sulle mie.

Dire che ero scioccata era poco. Davvero troppo poco. Va bene che avevo intenzione di digli che credevo di provare qualcosa per lui, ma arrivare a scambiarsi effusioni era un po' esagerato tenendo conto che dovevo andarmene tra poche ore.

Mi focalizzai su di lui, ancora esitante che notando il fatto che non stavo rispondendo si stava per staccare.

Ora dovevo decidermi in fretta. Cosa volevo?

Lasciai la decisione al mio subconscio che mi fece alzare le braccia e afferrare il morbido tessuto del mantello di Severus, per costringerlo a rimanere.

Socchiusi le labbra e risposi al bacio, permettendo uno scambio di intimità che avevo avuto con poche persone prima di lui.

Chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalle emozioni che stavo provando, completamente diverse da ciò che avevo provato prima. Erano... più intense. Molto più intense.

Probabilmente mi stavo davvero innamorando.

Quando ci staccammo, Severus mi guardò sconvolto lasciando la bocca aperta mentre io ridacchiavo della sua espressione.

E dopo uno sguardo omicida lanciatomi dal sottoscritto, pensai davvero che forse il destino mi stava dando una seconda possibilità di essere finalmente felice.

-Ci vedremo, non è vero?- mi chiese lui, sedendosi sulla scrivania davanti a me e giocando con una mia ciocca di capelli.

-Beh, mi pareva esplicito no?- risposi, alzando un sopracciglio.

-Si, volevo solo fartelo dire.- ghignò malvagio.

Non sarebbe mai cambiato, vero?











NOTA: Saaaaaaaalve!

LA STORIA E' QUASI FINITA.
NON CI CREDO. GIURO.

Ma, colgo l'occasione per ringraziarvi tutti e alla fine mi sbizzarrirò.

Beh, alla prossima!

   
 
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