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Autore: ___Page    30/01/2016    1 recensioni
"Anno X824.
Il pianeta è sull’orlo del collasso.
Le fonti di magia si stanno esaurendo, soffocando la vita.
Nonostante i molti anni di ricerche, non è stata trovata alcuna fonte rinnovabile e nessuno ha molte alternative.
In quest’epoca gli umani sono diventati cannibali, rubandosi a vicenda la magia.
Lottiamo per un’esistenza nemmeno degna di tale nome. Qualcuno ha un motivo, qualcuno solo paura di morire, qualcuno più niente da perdere."
Genere: Angst, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Meredy, Mirajane, Sting Eucliffe, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Finito.
Era tutto finito.
Poco dopo il micidiale attacco di Laxus, le sfere della camera dei fulmini erano crollate al suolo, nere e vuote, inutili e non più pericolose.
Era finito tutto e loro ce l’avevano fatta. Ivan non li avrebbe più minacciati, la sua diavoleria era stata neutralizzata, i droni distrutti, Acnologia era solo una ricordo.
La radura era salva. Laxus era salvo e ora Mira correva verso di lui, senza più lacrime negli occhi ma solo amore, orgoglio e gratitudine che lasciarono presto il posto alla preoccupazione dopo che le muscolose braccia del biondo la strinsero in un rassicurante abbraccio.
Perché sì, loro ce l’avevano fatta ma non conoscevano le sorti di tutti gli altri, dove fossero e come stessero e la situazione in cui si potevano trovare anche in quel preciso momento.
Senza bisogno di dirlo ad alta voce, sapeva che Laxus stava condividendo i suoi stessi pensieri e ciò che disse poco dopo non fece che confermarglielo.
-Dobbiamo andare a cercare gli altri- mormorò, sollevando poi il capo per parlare con il resto dei presenti, senza lasciarla andare né permetterle di allontanarsi da lui nemmeno di un passo.
-Dobbiamo dividerci, dobbiamo andare a cercare tutti gli altri gruppi per verificare che stiano tutti bene e non abbiano bisogno di aiuto!- esclamò, sentendo la presa di Mira, preoccupata per sua figlia e per il resto della tribù e dei propri amici, aumentare su di sé.
Rapido abbassò il capo, baciandola tra i capelli.
-Andrà tutto bene- sussurrò piano, stringedola un po’ di più.
Un rumore di passi gli fece sollevare il capo, appena in tempo per vedere emergere dalla vegetazione Erza e Gerard, seguiti da buona parte della tribù. Erano tutti sporchi e stanchi, qualcuno anche coperto di graffi e lividi ma sorridevano e camminavano tutti sulle proprie gambe.
Un po’ del peso che gravava sullo stomaco di Laxus e di Mira si dissolse.
Un altro lieve fruscio e la possente figura di Elfman si stagliò nello spazio tra due alberi,prima di camminare dentro alla radura e sorridere radioso a sua sorella, rivelando Evergreen, Bickslow e Freed dietro la sua mole.
Nei minuti successivi, mentre la radura si riempiva di risate e lacrime di sollievo, abbracci e domande preoccupate sull’incolumità dell’uno o dell’altro, tutti erano tornati alla radura.
Gildharts aveva pianto, di gioia per Mira e per Laxus e di dolore per Silver.
Gray si era mostrato apertamente preoccupato per l’assenza di Juvia, rischiando di impazzire finché la blu non era apparsa a sua volta da dentro la foresta, sostenendo un’esausta Kagura che si era ritrovata in tempo zero tra le braccia di Lyon.
Yukino aveva versato lacrime di felicità nel vedere i propri genitori sani e salvi ma, proprio come Meldy e Rogue, lei e Sting non riuscivano a separarsi tra loro.
Mira si guardò intorno, gli occhi blu che brillavano, il cuore che le si allargava.
Ce l’avevano fatta! Ce l’avevano fatta davvero!
Mira si portò una mano alla bocca, mentre una lacrima scendeva a graffiarle una guancia e contemporaneamente le sue labbra si piegavano in un sorriso.
Poi quel rumore raschioso, come qualcuno che si schiariva la gola.
Senza preoccuparsi di asciugare il volto, Mira si girò a guardare chi cercava di richiamare la sua attenzione e si ritrovò a osservare un imbarazzato Gajeel, che guardava dappertutto tranne che il suo volto ma nei cui occhi rossi l’indigena non faticava a leggere impazienza e preoccupazione.
-Posso fare qualcosa per te, Gajeel?!- chiese, materna e affettuosa come sempre.
Il mercenario strusciò un piede nel terreno e la donna dovette mordersi il labbro per trattenere una risata.
Grande e grosso com’era, vederlo così in difficoltà e titubante le faceva una gran tenerezza.
-Uhm… Mi servirebbe il… il permesso per andare da Levy… uhm… Madre…- soffiò l’ultima parola abbassando così tanto la voce che a malapena Mira riuscì a sentirlo.
Mira lo osservò con le palpebre socchiuse, inclinando appena il capo di lato.
-Permesso accordato- affermò con un cenno del capo -Anzi, direi che è giusto andarci tutti per festeggiare anche con loro- aggiunse dopo un secondo, avviandosi verso il sentiero.
Senza domande né esitazioni, tutti si avviarono dietro di lei, chi in coppia chi in gruppi, Kagura ancora in braccio a Lyon nonostante le proteste della mora, Gray e Juvia così vicini da sembrare saldati insieme, Natsu e Lucy mano nella mano, Gajeel  e Lily camminando silenziosamente uno accanto all’altro.
Il mercenario lanciò un’occhiata di striscio all’Exceed, trovandolo teso e preoccupato quanto lui.
Spostandosi appena verso sinistra, diede una lieve gomitata al ragazzo per attirare la sua attenzione.
-Hai combattuto bene- borbottò, facendogli sgranare gli occhi per un attimo.
Muovendo le spalle con noncuranza, Lily si passò una mano tra i capelli.
-Anche tu te la sei cavata- mormorò poi.
Gajeel sobbalzò prima di assumere un’espressione indignata. 
Ma tu pensa che ragazzino insolente!
-Ehi…- cominciò per venire subito interrotto da un rumore, che gli gelò il sangue nelle vene.
Un grido di pura e autentica disperazione squarciò l’aria, facendo arrestare per un attimo il resto della comitiva che non era ancora arrivata in vista dell’albero. Poi, come rispondendo a un segnale, tutti si lanciarono verso la direzione da cui quell’ulro proveniva, il cuore in gola e mille possibilità nella testa.
Gajeel frenò la propria corsa subito dietro a Laxus che, affianco a Mira, osservava pietrificato qualcosa ai piedi dell’albero e lo stomaco gli si strinse mentre raccoglieva il coraggio per avanzare a sua volta, accostandosi a Gray e Juvia, che piangeva silenziosa con una mano sulla bocca.
Cosa diavolo stava succedendo.
-Cosa…- fece per chiedere a Gray ma non ebbe bisogno di continuare.
Il cuore gli si fermò e le gambe gli cedettero mentre il suo cervello cercava di registrare la scena davanti a sé, rendendoglielo più difficile di quanto sarebbe dovuto essere. Ma non voleva crederci, non poteva credere che lì, ai piedi dell’albero di Tenroujima, il dannatissima sacro albero di Tenroujima, in mezzo a incomprensibili simboli disegnati nel terreno, giacesse il corpo chiaramente senza vita di…
-Lector-
La voce di Sting era incredula, mentre soffiava il nome del fratello e Gajeel si girò istintivamente verso di lui, senza sapere cosa dire, senza sapere cosa fare, preparandosi come meglio poteva all’esplosione di dolore a cui stava per assistere.
Gli occhi di Sting si sgranarono prima di riempirsi di orrore e lacrime mentre il ragazzo si lanciava in avanti, sordo a qualsiasi richiamo, riempiendo l’aria con il suo grido disperato, chiamando e richiamando Lector che ormai non lo poteva più sentire, gettandosi in ginocchio al suo fianco e prendendolo tra le braccia.
-Lector! Lector andiamo guardami! Apri gli occhi! Lector!!! Lector!!!-
Juvia lasciò andare un singhiozzo più acuto degli altri, ora stretta tra le braccia di Gray, mentre Yukino correva verso di lui. Si fermò a pochi metri, consapevole di non potere né dovere interferire con il dolore che Sting stava provando, stringendo i pugni e soffrendo con lui.
-Lector andiamo, non puoi farmi questo! Devo… devo ancora batterti a un, due, tre, stella! Lector! Dannazione!!! Lector!!! Apri gli occhi, ti prego!!!-
Gajeel si mosse, incapace di sopportare oltre quella visione, deciso a intervenire in qualche modo, qualunque modo, con l’intenzione di quanto meno portarli via da lì e permettere a Sting di piangere in pace e solitudine il suo fratellino.
E fu allora che la vide.
In quel momento si rese conto che tutti piangevano o erano inorriditi ma non tutti stavano guardando Lector e Sting.
E se un attimo prima aveva provato dolore, a quello che stava provando in quel momento non era neppure in grado di dare un nome.
Faceva così male, che nemmeno lo sentiva.
La testa prese a girargli, le orecchie fischiavano così forte che non sentiva più nemmeno i singhiozzi e le preghiere disperate di Sting, l’urgenza di rimettere si impadronì di lui ma non riusciva a muoversi. Non riusciva a fare un solo passo neppure per correre da lei.
Lei, pallida e immobile, distesa nella terra.
Lei, chiaramente ormai perduta.
Levy, la sua Levy, era morta e lui non era nemmeno riuscito a dirle addio.
Ed era così atroce che Gajeel non riusciva neppure a provare rabbia o dolore, non riusciva a piangere né a correre da lei. Riusciva solo a fissare apatico il suo corpo inerme, cercando di dare un senso logico a ciò che stava osservando.
-Che cos’è successo?-
Un sussurro alle sue spalle, Mira probabilmente, che spostava gli occhi blu e carichi di sofferenza dal corpo del bambino al corpo della ragazza, tremando e cercando una risposta.
Che cos’era successo?!
La stessa domanda girava e rigirava nella testa di Gajeel insieme ad un unico, altro, ridodante pensiero.
Levy era morta. Levy non c’era più.
Non l’avrebbe più abbracciata, baciata, amata.
La sua risata non gli avrebbe mai più scaldato il cuore.
Levy era morta.
Poi un altro grido, che solo una belva ferita avrebbe potuto emettere o almeno così aveva creduto fino a quel momento il mercenario, che riuscì a distrarlo per un breve attimo dal corpo della sua donna. Si girò verso Sting e si rese vagamente conto che il suo amico rischiava di farsi del male da solo ma non riuscì a reagire. Furono Yukino e Rogue a lanciarsi verso di lui per fermarlo, ignorando le sue urla di protesta e dolore, mentre Meldy prendeva tra le braccia il cadavere del bambino.
-No!!! Lascialo!!! Non potete!!! Non potete portarmelo via!!! LECTOR!!!-
Laxus avanzò deciso, i pugni stretti e lo sguardo determinato e prese aria per parlare.
-S-Sting…-
Una voce flebile ma perfettamente udibile, un soffio leggero come una brezza primaverile ma capace di fermare il tempo per un attimo. Occhi increduli si girarono verso Meldy, cercando la reale fonte di quel mormorio.
-Sting…-
Un colpo di tosse e Gajeel credette di essere impazzito.
Come poteva… come era possibile che…
-Lector- vibrò Sting, incerto se credere ai propri occhi -Lector!- ripeté, gettandosi verso il fratello e prendendolo tra le braccia, stringendoselo addosso e piangendo senza ritegno -Ommioddio Lector! Sei vivo! Sei vivo!!!- 
Gajeel si girò con occhi persi verso Juvia, trovandola sconvolta quanto lui e tanto gli bastò per avere la conferma che sì, Lector aveva davvero riaperto gli occhi, Lector aveva davvero parlato, Lector stava davvero ricambiando l’abbraccio di Sting.
Lector era vivo anche se per alcuni lunghi attimi era stato solo un involucro vuoto.
 Il moro si girò di nuovo verso Levy, trattenendo il fiato e stringendo i pugni. Se Lector si era svegliato, allora… Forse… Forse anche Levy…
 
[My name is Lincoln – Steve Jablonsky]
 
Una luce improvvisa e acceccante proruppe nella penombra del giorno che ormai stava volgendo al termine, mischiandosi a quella del tramonto. I simboli disegnati nella terra si illuminarono, irradiando luce verso il cielo, come dei fari incastonati nel suolo e un intenso pulviscolo magico si levò nell’aria, prendendo a girare intorno a tutti loro, circondandoli in un’atmosfera surreale.
-Ma che succede?!- chiese Kagura, seguendo il manto magico con gli occhi, senza allontanarsi da Lyon.
-Non è possibile…- soffiò Yukino, deglutendo a vuoto e trascinando Sting e Lector alcuni passi lontano dall’albero.
-Ha usato Lumën Hïstoire - completò Mira, dietro di lui e il cuore di Gajeel sprofondò nel suo stomaco.
Lumën Hïstoire, la magia più forte della tradizione Vermillion, la magia in grado di salvare il pianeta, la magia che richiedeva una parte della forza vitale di chi la invocava. E Levy l’aveva invocata da sola. La sua forte ma piccola Levy.
Perché, perché aveva fatto una cosa del genere?!
La voglia di spaccare qualcosa lo pervase ma gli bastò un’occhiata a Sting, Yukino e Lector stretti in un abbraccio, come una famiglia, per capire. Capire che Levy si era sacrificata per tutti loro sì ma soprattutto per Lector. Per lui non aveva aspettato l’aiuto del resto della tribù. Perché Lector potesse vivere.
E Gajeel si sentì ancora peggio perché nel profondo era felice e grato che Lector fosse vivo e ora, finalmente, sano. Si sentì ancora peggio perché se aveva creduto di non poter amare Levy più di così, si era sbagliato.
Si mosse per raggiungerla, per prenderla tra le braccia un’ultima volta e stringerla a sé prima di dirle addio per sempre, o fino alla loro prossima vita ma, proprio in quel momento, anche il corpo di Levy si illuminò come era accaduto ai simboli magici disegnati nella terra e Gajeel si immobilizzò di nuovo quando la piccola figura della donna che amava si alzò levitando nell’aria.
Intorno a lui, tutti i presenti si stavano stringendo in coppie e gruppi, osservando quello spettacolo con le lacrime agli occhi, consci che Levy aveva sacrificato volontariamente la propria vita per un bene superiore.
Per il loro bene.
Solo Gajeel non riusciva a piangere, non riusciva a versare nemmeno una lacrima mentre la guardava fluttuare verso l’albero come se stesse fluttuando nell’acqua, bellissima con indosso gli abiti tradizionali della tribù, per poi fermarsi proprio sulla cima, ma non così in alto da non essere più visibile.
Nessuno poteva immaginare cosa stesse succedendo al di fuori della foresta di Magnolia, neppure Mira che conosceva bene gli effetti di quella magia.

 
***

 
-Lena!!! Lena vieni a vedere!!!-
La giovane corse fuori dal rifugio, spaventata da quel grido improvviso, senza accorgersi della nota di euforia nella voce di suo padre.
-Che succede?!?!- chiese, agitata e preoccupata.
Ma il fiato le si mozzò e gli occhi le si riempirono di lacrime quando li posò sulla distesa verde e brillante davanti a lei.
-Ma cosa…- soffiò, osservando quello spettacolo a bocca aperta.
-La magia!!! La magia è tornata!!!- stavano gridando dei bambini lì vicino mentre tutti uscivano dai rifugi lì intorno, chi incredulo chi commosso.
Una mano si posò sulla spalla di Lena e la ragazza di voltò di scatto per incrociare gli occhi di sua madre che sorrideva felice.
-È tornata- mormorò anche lei e Lena non riuscì più a trattenere le lacrime di gioia.
 

 
***

 
-Avevi mai visto niente del genere prima?!- domandò Orga, lo sguardo fisso fuori dalla finestra dell’infermeria.
-Per quanto io cerchi nei miei ricordi… no…- ammise Rufus, altrettanto impressionato.
Minerva ghignò nel sentire i suoi due ragazzi parlare così e lanciò loro un’occhiata di striscio prima di tornare a godersi quella vista. Lei ricordava, dalla sua infanzia, ricordi lontani e sbiaditi ma presenti nella sua mente, di un mondo verde e vivo. Quello che non aveva creduto possibile era vedere i dintorni di Deadly Nightshade così verdi e vivi.
Ovunque Laxus fosse andato, qualunque cosa lui e i suoi ragazzi avessero combinato, ce l’avevano fatta.
Si girò verso Kyoka alla sua sinistra e le si avvicinò, passandole un braccio intorno alle spalle e posando la fronte sulla sua tempia.
-Silver lo avrebbe adorato- soffiò Minerva, sorridendo triste.
Kyoka deglutì a vuoto, prendendo un profondo respiro prima di parlare.
-Ne sono certa- ammise, prima di lanciare un’occhiata all’amica e poi girarsi sorridente verso l’interno dell’infermeria -Jackal, porta qui Seilah- mormorò, non un ordine ma un consiglio -Questo deve proprio vederlo-
 

 
***

 
Fuori dal suo locale con le braccia incrociate al petto, Ichiya osservava con apparente superiorità la gente che gridava e festaggiava per le strade di Magnolia.
-Ah, che parfum di magia- mormorò mentre la A dell’insegna del bar cadeva a terra con un tonfo.
 

 
***

 
-Vorrei che Frosch fosse qui- soffiò Rogue, abbracciando Meldy da dietro.
La rosa portò una mano a posarsi sulla guancia del ragazzo.
-La rivedremo presto-
 

 
***

 
-La magia!!! La magia è tornata!!!- gridò Nue, saltellando intorno a Wendy, Chelia e Grandine.
-Anche Fro lo pensa!!!- esclamò la bimba dai capelli verdi, lanciandosi poi ad abbracciare Happy e parlando nel suo orecchio -Rogue e gli altri stanno bene, vero?!-
Il bimbo la guardò un istante prima di sorridere a trentadue denti.
-Ma certo che sì! Sono con Natsu! Non può succedergli niente!-
 

 
***

 
Non riusciva a staccare gli occhi da lei, Gajeel.
Dal suo corpo che ora era sospeso sopra l’albero e che nemmeno due giorni prima era stato stretto tra le sue braccia, schiacciato contro il suo petto.
Non percepiva niente intorno a sé, non si accorse di Juvia che cercava di avvicinarsi a lui e Gray che la fermava, facendole segno di no con la testa. Nessuno poteva avvicinarsi a lui in quel momento. Dovevano lasciarlo solo con il suo dolore. Era giusto così. Solo a osservare Levy per l’ultima volta, osservarla da lontano, senza avere nemmeno pienamente realizzato che l’aveva persa.
In attesa che la magia avesse fine per poterla stringere un’ultima volta.
Ma non si era aspettato che le cose andassero così.
Una seconda ondata di luce pervase Tenroujima, cirocondando l’albero e illuminando il suolo, nascondendo alla vista sia Levy sia Mavis. Un brivido li scosse tutti, mentre la magia di Lumen Histoire si riversava nei loro corpi come in ogni creatura vivente che incontrava sulla sua strada, rendendo di nuovo fertile il terreno, di nuovo fresca l’acqua, di nuovo terso il cielo.
Una brezza leggera si alzò nell’aria, una brezza di vita che sembrava parlare con loro frusciando tra le foglie degli alberi, promettendo un futuro più sereno e più giusto.
Gajeel strinse i pugni, innervosito da quel fenomeno che per un qualche motivo stava rendendo la sua vista sfocata, inconsapevole delle gocce salate che avevano iniziato a bagnargli le guance.
Il cuore accelerò nel suo petto quando si accorse che quel vento leggero che gli scompigliava i capelli era spaventosamente simile a mani leggere e sottili che affondavano nella sua chioma e accarezzavano le sue braccia e le sue spalle con quel tocco rassicurante che solo una volta aveva potuto assaporare ma che gli era bastata per ricordarlo per tutta la vita.
Deglutì a vuoto, rendendosi conto che era arrivato il momento di dirle addio.
Non voleva, non voleva lasciarla andare.
Ma per quanto tentasse con ogni fibra del proprio corpo, quel vento non poteva stringerlo tra le mani, era troppo impalpabile per poterlo trattenere.
Non gli sarebbero rimaste che quelle carezze e il ricordo di tutto quello che Levy gli aveva generosamente insegnato in così poco tempo.
Gli aveva insegnato una nuova lingua.
Gli aveva insegnato come vivere una vita degna.
Gli aveva insegnato ad amare.
E Gajeel avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per non dimenticarlo mai.
Per non dimenticarla mai.
La brezza aumentò intorno al suo corpo, solido come il ferro ma in quel momento così fragile e devastato, e tutto per un attimo scomparve intorno a lui mentre la sensazione di mani che lo stringevano e accarezzavano diventava sempre più intensa così come il suo profumo nelle narici. Inspirò a pieni polmoni, pregando di poter fermare il tempo o di rimanere intrappolato lì per sempre.
Il panico lo pervase quando si accorse che il vento stava diminuendo e scomparendo piano piano.
-Levy!- chiamò, agitato, senza riuscire a trattenersi.
Il vento aumentò di nuovo ma solo per un attimo e il ragazzo cercò inutilmente di mandare giù il groppo che gli si era formato in gola.
Ti amo.
Un’altra lacrima gli graffiò la guancia.
Non ti dimenticherò mai.
Un soffio d’aria leggero la asciugò.
Grazie di tutto.
La luce intorno all’alberlo prese a pulsare aumentando in intensità per un lungo istante, obbligando tutti a socchiudere gli occhi o schermarli con le mani per poi dissolversi, lasciandoli immersi nella penombra a fissare, con un senso di vuoto alla bocca dello stomaco, la chioma verde e rigogliosa.
Il corpo di Levy non c’era più.
La sua anima si era fusa con quella di Mavis.
Levy se n’era andata.
Se n’era andata per sempre.
 

 
§

 
Nascosto dalla foresta, Gajeel non sapeva da quanto tempo li stesse osservando, tenendosi a debita distanza.
Quando dopo un tempo interminabile, Mira gli si era avvicinata posandogli una mano sul braccio per riscuoterlo, il ragazzo si era accorto che non c’era più nessuno lì, a parte la Madre e lui, ancora intento a fissare la chioma dell’albero.
 
-Sono tornati tutti alla radura- spiegò, la voce scossa ma ferma -Dobbiamo andare anche noi. Hai delle ferite che devono essere curate il prima possibile- 
Gajeel la osservò con sguardo vacuo, non sicuro della propria voce e nemmeno della propria risposta.
Avrebbe voluto dirle che non c’era cura per la ferita che faceva più male, che in quel preciso momento avrebbe preferito morire ma per un qualche motivo le parole non trovavano la strada per uscire dalla sua bocca.
Ma Mira era in grado di leggere nel suo cuore o forse era solo che stava condividendo il suo dolore, questo Gajeel non lo avrebbe saputo mai perché mai più avrebbe voluto parlare di quello che era appena successo, mai più per il resto dei suoi giorni.
-Lei non vorrebbe questo- disse l’albina, guardandolo con materno affetto -Levy ha sempre creduto nell’importanza di vivere una vita piena e senza rimpianti. Vorrebbe vederti fare altrettanto-
Gajeel sobbalzò a quelle parole, distogliendo subito lo sguardo da quello di Mira, assumendo la sua espressione più truce in un vano tentativo di nascondere il dolore.
-E riguardo all’importanza di vivere una vita lunga che opinione aveva?!- domandò, rauco e ironico.
Non era per Levy tutto quel rancore, lo sapeva bene Mira. Uno sguardo era stato sufficiente per sapere che Gajeel si stava colpevolizzando per non averla salvata e che ce l’aveva solo con se stesso.
-Non lasciarti distruggere. Fallo per lei. Come Laxus lo ha fatto per me- insistette, per niente spaventata o scoraggiata dall’atteggiamento apparantemente impenetrabile del mercenario.
Lo stomaco di Gajeel si rivoltò al riferimento al proprio Comandante. Per quanti anni lo aveva visto stringere i denti e continuare a vivere nonostante il dolore che aveva imparato a scorgere nei suoi occhi?!
In fondo anche per questo lo aveva sempre ammirato.
Ma, al tempo stesso, il cuore gli si strinse al pensiero che lui di riabbracciare Levy non avrebbe più avuto alcuna possibilità, neppure dopo sedici anni di attesa.
Strinse i pugni e i denti, ricacciando indietro le lacrime e sentì la pelle pizzicare sotto lo sguardo affettuoso e sofferente di Mira.
Percepiva che il loro dolore era simile e provava l’impulso di abbracciarla ma non poteva cedere. Sentiva che se avesse permesso al dolore di uscire, non avrebbe smesso mai più.
Con un movimento più brusco di quel che avrebbe voluto, si scostò e si mosse, avviandosi lungo il sentiero che portava alla radura, cosapevole che Mira era ancora immobile dietro di lui e seguitava a fissarlo.
Sentiva i suoi occhi blu trapassargli la schiena con dolcezza.
-Il suo sacrificio non verrà mai dimenticato!- lo avvisò, alzando la voce per farsi sentire.
-Non ne dubito- ringhiò il mercenario.
-Lei è con Mavis ora! La sua anima non è andata perduta!-
Gajeel si fermò, stringendo i pugni e chiudendo gli occhi.
Una miriade di pensieri e sensazioni lo attraversarono e dovette fare appello a tutto il proprio autocontrollo per non gridare contro alla Madre ciò che aveva dentro.
Girò il viso di un quarto, non abbastanza per vederla ma abbastanza perché lei potesse vederlo.
-Se la vostra Mavis è così forte e potente, poteva dare anche a lei una seconda occasione- fu tutto quello che mormorò prima di riprendere a camminare, sparendo in pochi attimi alla vista di Mira.
 
E ora eccolo lì, da solo, a scendere a patti con il proprio dolore, osservando da lontano i suoi amici e compagni.
Nessuno di loro riusciva a sorridere, sorridere davvero, nonostante la vittoria. Sui loro visi Gajeel poteva vedere solo pallidi fantasmi di una felictà troppo amara.
Sting e Yukino giocavano con Lector, Juvia stava bendando Gray con l’amore negli occhi, Rogue e Meldy erano abbracciati sotto un albero, Kagura stava tendendo una ciotola di qualcosa a Lyon e Laxus e Mira giravano tra tutti i presenti, ribelli, mercenari e indigeni, per assicurarsi che stessero tutti bene. Ma c’era qualcosa, nei movimenti e negli occhi dei suoi amici che indicava che qualcosa non andava.
Lo sapeva, Gajeel, che stavano soffrendo per lui, consapevoli della sua perdita.
E non lo sopportava.
Per questo si era allontanato, sostenendo di avere bisogno di fare due passi.
E per questo si stava preparando per allontanarsi ancora di più, finché fosse diventato impossibile trovarlo.
Si sistemò con cura  Metallicana sulla schiena, voltando poi le spalle alla sua famiglia, determinato. Ma fece giusto in tempo ad addentrarsi qualche metro nella foresta, in direzione Crocus che un fruscio lo mise in allerta, obbligandolo a sfoderare la spada e piegare il busto in posizione di attacco.
Si accigliò quando una sommessa risata si lo raggiunse da uno dei rami lì vicino. Sollevò gli occhi solo per incrociare lo sguardo di quella piaga di un ribelle, quello con i capelli rosa e sempre pronto a litigare con chiunque, appolloiato tra le foglie di un albero.
-Pensi che non ti verranno a cercare?!- chiese il ragazzo e Gajeel si limitò a fissarlo mortalmente serio per alcuni secondi.
-Non sono affari tuoi- sputò fuori, voltandogli di nuovo le spalle.
Un altro fruscio e un tonfo lo avvisarono che il ribelle era sceso dall’albero e Gajeel non poté trattenere un verso di disappunto e fastidio.
-Fairy Tail non si scioglierà. Siamo guerrieri, combattere è quello che facciamo da sempre perciò chiederemo un permesso per essere riconosciuti come gilda. Magnolia non ne ha mai avuta una- spiegò, stringendosi nelle spalle.
-E come pensi che questo possa interessarmi?!- s’informò Gajeel, girandosi a fronteggiarlo e sollevando un sopracciglio.
-Anche tu sei un guerriero- affermò con ovvietà il rosa, incrociando le braccia al petto e sorridendo a trentadue denti.
-Senti un po’, Zazu…-
-È Natsu-
-Quello che è! Se pensi di potermi far cambiare idea con la prospettiva di una grande famiglia unita che vive serena e felice nel bucolico contesto di Magnolia, con il sole che brilla e gli uccellini che cinguettano per tutto il fottuto giorno, hai sbagliato persona!-
-Loro si uniscono a noi- lo interruppe ancora Natsu, prendendolo in contropiede -La tua squadra. I tuoi amici. Si uniscono a noi-
Un fastidioso pizzicore agli angoli degli occhi obbligarono il moro a sbattere le palpebre ripetutamente e scuotere la testa per tornare pienamente in sé.
-Buon per loro- soffiò, voltandosi per l’ennesima e ultima volta.
Natsu lo fissò allonanarsi qualche istante prima di parlare di nuovo, sempre perennemente sorridente.
-Gerard e Erza mi hanno detto di dirti che semmai dovessi cambiare idea, sei il benvenuto!-
Gajeel agitò una mano nell’aria in risposta.
-Io non sono d’accordo con loro!-
Un ringhio raggiunse le orecchie di Natsu, facendolo sorridere ancora di più.
-Però non vedo l’ora di prenderti a calci, quindi ti aspetto anche io!- aggiunse e Gajeel si fermò di nuovo.
-Mentre aspetti allenati a bendarti il culo, Dragneel!-
-Allora ci si vede Gadget!-
-È Gajeel!-
-Quello che è- ribatté noncurante Natsu e subito dopo dei passi avvisarono Gajeel  che anche il rosa aveva ripreso a camminare anche se nella direzione opposta alla sua.
Attese ancora qualche istante, senza più girarsi verso dove la sua famiglia e la sua vecchia vita aspettavano invano che tornasse da quei “due passi” nella foresta, e liberò un sospiro prima di rimettersi a camminare, fino a sparire nel buio e nel silenzio della notte. 
  
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