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Autore: piccolo_uragano_    30/01/2016    6 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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'Noi due, lanciatori di coltelli e di parole poi,
così bravi a non colpire mai; a girare intorno
a quello che sappiamo già,
fossi in te io non mi muoverei.
Quanto coraggio serve per restare, tornare, noi due.
Quanto coraggio serve per andarsene via.'
(Marco Masini)

 



La settimana in cui cadeva il compeanno di Robert arrivò di pari passo con le prime foglie arancioni che, silenziosamente, cadevano dagli alberi. 
L’eccitazione per l’annuncio del Torneo Tremaghi non era ancora passata, soprattutto ai gemelli Weasley: dopo aver saputo che Robert non avrebbe tentato di partecipare, avevano comunque deciso di coinvolgerlo nella scelta della strategia migliore per riuscire  ad essere ammessi. La McGranitt si era categoricamente rifiutata di rivelare loro come avvenisse la selezione, così loro erano stati costretti a fare delle ricerche in biblioteca. 
Il giorno prima del compleanno di Robert, un giovedì sera, il giovane Black ed i gemelli Weasley tornarono in Sala Comune con un gran mal di testa dato dalle ricerche sui libri. Appena attraversarono il buco del ritratto, però, trovarono Harry e Ron che li guardarono con compassione. Prima che Robert potesse domandare loro cosa li portasse a guardarli così, Hermione li assalì, con in mano una scatola piena di spille. 
“Lo sapete che nelle cucine ci sono almeno cento schiavi che lavorano per voi?”iniziò.
“Sì.” Le disse Robert, scrutandola: sembrava davvero agguerrita. “Che cosa sono queste spille?”
“Ho fondato un movimento contro lo sfruttamento degli elfi.” Rispose lei, sicura. 
“Tu hai fatto che cosa?!” domandò Fred, prendendo una spilla e mostrandola anche al gemello.
“Un comitato per la liberazione degli elfi che si chiama ‘crepa’?” domandò il rosso.
“Non ‘crepa’, George” puntualizzò la ragazza “ma C.R.E.P.A.!” 
“Beh, ora è tutto più chiaro!” scherzò Robert. 
“Robert ti ricordo che tu hai preso a calci la mia dignità, quindi …”
“Che ho fatto io?!” domandò lui, incrociando le braccia sul petto.
“… sei moralmente obbligato a comprare una di queste spille.”
“No, ti prego, torniamo sulla storia della dignità un secondo.” 
Fred e George si guardarono, confusi: sapevano tutti che prima o poi quei due sarebbero arrivati alla resa dei conti, Kayla li aveva avvertiti. C’era ancora tanto rancore da entrambe le parti e tante cose da dire, quindi la Serpeverde aveva categoricamente escluso che quella fosse una storia chiusa.
Anzi: tutt’altro.
Harry lo vide negli occhi di suo fratello: quello che provava per Hermione era ancora forte, non lo aveva soffocato, non l’aveva dimenticata come diceva a tutti. Robert c’era ancora dentro con entrambe le scarpe, ed Hermione pure. 
“Robert, la spilla!” strillò lei, sgranando gli occhi.
“Non ti darò nemmeno uno zellino se non chiuderai almeno una volta questo discorso.” Ribatté lui.
“Non c’è nessun discorso.”
“Lo hai detto tu!” 
“Che cosa ho detto?”
“Che ho preso a calci la tua dignità.”
“Beh, neghi di averlo fatto?”
“Mi sfugge l’occasione in cui l’ho fatto.” 
Hermione alzò la testa, come a cercare di tenere alto il suo orgoglio. “Hai rivisto Alexandra mentre noi … si, insomma, mentre uscivi con me!” 
Robert si guardò attorno con aria furiosa. “Alexandra? Davvero, Hermione?” ringhiò. 
Davvero, Robert!” 
Robert scosse la testa e sorrise, sarcastico. “Sei patetica.”
“Io sarei patetica, davvero?! Tu hai rivisto la tua ex mentre …”
“L’unica ragazza che sia mai stata tanto importante da essere degna di essere chiamata ‘ex’ è qui davanti a me, Hermione.” Rispose lui, freddo. 
Lei rimase leggermente scossa da quelle parole. “Sta di fatto che …”
“Che mi hai lasciato tu, Hermione.”
Robert era appoggiata allo schienale del divano davanti al fuoco, e la guardava con gli occhi grigi pieni di tristezza e rancore, ma allo stesso tempo desiderio e cose belle. Lei aveva gli occhi ambrati pieni di quei pensieri che fanno rumore.
“Beh, buonanotte.” Disse Harry, facendo segno ai tre Weasley di andarsene. Quando i quattro si fuorono dileguati, Hermione abbassò lo sguardo. 
“Mi hai fatto male.”
“Te lo sei fatta da sola, piccola.” Rispose lui, avvicinandosi. “Io ero lì, pronto a darti tutto. Ho incontrato Alex, è vero, ma ci siamo visti per caso in un bar. Ci  siamo voluti bene, è innegabile, l’ho amata moltissimo, e anche questo  innegabile. Parlavamo della sua vita, della mia, di quella della bambina, di ciò che non siamo mai stati. Sapeva di te, lo sapeva benissimo, e, dannazione, lo ha fatto apposta. Io ero felice con te Hermione, felice come non ero mai stato, forse. Ti sei lasciata influenzare da …”
“Dalla voce dell’amore della tua vita accanto a te al telefono!”
“Dalla voce di chi? Dannazione, Hermione, ho sedici anni, e …” 
“Lei  stata comunque l’amore della tua vita!”
“Oh, certo: aspettava una bambina da un altro ed è sparita dopo averla messa al mondo, però per te Alexandra è l’amore della mia vita!”
“Non conta cosa avete o non avete fatto, conta ciò che lei è stata per te.”
Lui le posò l’indice sul petto. “Tu” disse. “Tu saresti potuta essere molto di più.”
“Nessuna sarà mai più di lei, per te.”
“Sai cosa è, lei? Un fantasma. Un ricordo. Niente di meno, niente di più. Mettere da parte i ricordi con te era dannatamente facile.”
“Tu la ami.” Replicò lei.
“Io l’ho amata. Ma ero pronto a rimettermi in gioco.” 
Hermione si morse il labbro. “Hai rovinato tutto, Robert.”
“No, non sono stato io a farlo.” Rispose lui. “Ma tu sei troppo convita del contrario.”
“Non è vero!” replicò lei, alzando la voce. “Io stavo bene con te, Robert, Merlino solo sa …”
“Merlino solo sa quanto avrei potuto amarti, Hermione Jean Granger, ma se vuoi prendertela con qualcuno per la fine della nostra storia, ti consiglio di guardarti allo specchio!” ringhiò di nuovo, prima di prendere a calci una sedia.
“Stai esagerando.” Disse lei, rimanendo immobile, ma con voce tremante.
“Ah, certo: è sempre colpa mia.”
“Mi stai vomitando addosso cose che …”
“Ti sto vomitando addosso come sono stato.”
“No, mi stai vomitando addosso il tuo rimpianto.”
“Non ho rimpianti, non con te.” Si passò una mano nei capelli, nervoso.
“E con Alex?”
“Stiamo parlando di Alexandra o di noi due?! Perché Alexandra non c’entra niente, con noi due.”
“Non mi stai capendo.” Rispose lei, sottovoce.
“Hai ragione: è da quando è finita che non ti capisco.”
“Bene!” strillò lei.
“Benissimo!” replicò lui.
Lei si diresse verso le scale. “Fai ciò che vuoi della tua vita senza rimpianti, Robert Sirius Black, perché indovina: io da questo momento non ne faccio più parte! In nessun modo!” 
“Perfetto!” urlò, pieno di rabbia.
“Buonanotte!” rispose lei.
“Che tu possa avere gli incubi!”
 “Oh, non ti preoccupare, se sognerò te saranno senz’altro incubi!”
“Se sogni me è perché ti penti!” rispose lui. 
Lei ormai era alla fine delle scale, e lo guardava dall’alto. “Non immagini come si sta bene senza quell’arrogante di Robert Black!”
“Oh, guardatemi, sono Hermione Granger e devo sempre avere ragione! Difendo gli elfi domestici perché non ho nulla di meglio da fare nella vita e devo sempre avere l’ultima parola!” rispose lui, alzando la voce di parecchie ottave.
“Esatto!” rispose lei, entrando nel dormitorio.
“Si, scappa: è ciò che sai fare meglio!”
Vaffanculo!”

Robert si lasciò cadere sul letto, con espressione ancora furiosa. Osservò la foto della sua famiglia che teneva sul comodino, e prima che potesse sospirare o pensare di chiamare Tonks, si accorse che Fred lo stava guardando. “Allora, ehm …” iniziò il rosso.
“Non dire niente.”
“Come potrei? Htoccato il fondo con ‘difendo gli elfi domestici perché non ho nulla di meglio da fare’.”
“Ci hai sentiti?”
“Amico, tutta Hogwarts vi ha sentiti.”
Robert storse il naso.
“Ho scritto a Tonks di farsi viva al più presto.”
Il primogenito Black improvvisò un finto sorriso. “Fred?”
“Sì?”
“Domani è il mio compleanno.”
“Teoricamente, ‘domani’ arriverà tra sette minuti.” 
“Prendi qualcosa di forte da bere, allora.” 

Otto minuti e cinque bicchierini di vodka babbana dopo, Harry entrò nella stanza del fratello de dei gemelli Weasley. Trovò Robert steso sul letto con i piedi sul cuscino e la testa che quasi toccava terra.
“Harry!” esclamò. “Perché cammini sul soffitto?” 
Il nuovo arrivato lo guardò per un secondo, poi sentì un rumore provenire dal bagno, e pensò che quello non poteva che essere un conato di vomito. 
“Hai bevuto?” domandò, ma la risposta era ovvia.
“Ho litigato con Hermione.” 
“Questo lo sanno tutti.” 
“E poi abbiamo brindato!”
Il suo tono di voce era decisamente alticcio.
“Quindi hai bevuto.” 
“Non c’è nulla di male.”
“Cosa hai bevuto?”
“Quella cosa trasparente che piace a zia Rose.”
Vodka?!” esclamò Harry. 
“Sì, quella! Ma George ha esagerato.”
“Chi ve l’ha portata?”
“Segreto!”  esclamò Fred, dal bagno.
“Comunque” esordì Harry. “credo sia ora per voi di dormire.”
“Ho sedici anni!” esclamò Robert. 
“Si, e domani avrai un mal di testa terribile.” 
“Sembri la mamma.”
“La mamma ti ammazzerebbe, vedendoti così.”
Robert scoppiò a ridere. “Si, hai ragione.” 
“Quindi, dormi.” 
“Va bene, mamma.” 
Harry si avvicinò al letto del fratello e gli sussurrò all’orecchio. “Se non ti metti a dormire, dico a Kayla che siete ubriachi.”
Robert si allarmò e fece per mettersi a letto, ma si mosse con una goffaggine che non gli apparteneva e scivolò a terra.
Harry, guardandolo, non poté fare a meno di sorridere. Robert, a terra, continuò a muoversi come una foca. 
“Robert, a dormire.” Gli ordinò. “Veloce.”
Robert, con ancora la divisa addosso, si stese sul suo letto, e puntando sull’effetto dell’alcol, crollò a dormire immediatamente. 

Quando si svegliò erano le otto passate. Si guardò attorno, sentendosi la testa pesante e gli occhi stanchi. Trovò Fred addormentato a terra, e George addormentato al contrario nel letto di Fred.
Sentiva uno sguardo familiare puntato nella nuca, e quando si girò cercò di mantenere l’espressione più sorpresa di sempre. “Buongiorno, principessa.”
Kayla, seduta sul letto di George, lo guardò furioso. “Sedici anni di fratello deficiente.”
“Oh, è il mio compleanno.” Disse.
“Perché Fred dorme per terra?” domandò Kayla.
“Perché Fred dorme per terra?” ripeté Robert.
“E perché il bagno puzza di vomito?”
“Si vede che qualcuno ha vomitato.” 
“Immagino che sia la stessa persona che ieri ha detto a Hermione che …”
“Ha iniziato lei!” si difese Robert.
“Hai idea di come ci starà male?” replicò la Serpeverde.
“Porco Salazar, Kayla, perché non pensi mai a quanto male ci starò io?!”
“Perché tu le hai detto delle cose orribili!” 
“Beh, lei non ci è andata leggera!” 
“Avete esagerato!” 
“Bene!” esclamò il maggiore. “Quando vorrà chiedermi scusa, sarò qui.”

“Quanto puoi essere stupido da uno a ‘Robert Black’?”
“Il livello ‘Ninfadora Tonks’ dove si trova?” 
Tonks sorrise, davanti alla solita Burrobirra. Erano passati tre giorni dal ventitré settembre, eppure Robert era ancora furioso. 
“Hai parlato con Hermione?”
“No.” rispose lui, sorseggiando la bevanda magica.
“Hai intenzione di farlo?”
“Per cosa, per sentirmi dire che sono uno stronzo arrogante?”
“Neghi di esserlo.”
“Sì e no.” 
Tonks fissò il cugino, inclinando leggermente la testa. “Tu non hai tutte le rotelle a posto.”
“Beh, immagino che sia per questo che sono il tuo migliore amico.”
Tonks sorrise. “Oh, a proposito! Buon compleanno.” 
Tonks gli allungò sul tavolo una cornice di legno chiaro con una fotografia che ritraeva due bambini sorridenti seduti l’uno sull’altra su un divano di pelle rovinata. Il primo aveva pochi mesi e dei riccioli scuri, e stava in braccio ad una bambina con i capelli sorprendentemente rosa. 
Lui quasi si commosse vedendo come la Tonks bambina lo accudiva e lo stringeva a sé, come volesse proteggerlo da ogni male. 
Quando sfiorò la cornice di legno con le dita, apparve una scritta argentata: il mondo fa un po’ meno schifo se ci sei tu accanto a me.
“Tonks, è …”
“Una cosa schifosamente tenera, lo so.”
“No, è il regalo più bello che mi abbiano mai fatto.”
Tonks sorrise, e lui si rese conto di una cosa: non aveva bisogno dell’amore di Hermione, perché alla fine esistevano moltissime forme di amore. Uno, sicuramente, era quello fraterno che provava per Tonks, per Fred e per George. Poi c’era quello per Harry e Kayla, quello per Martha, Sirius, Rose e Remus. 
L’amore di Hermione, l’amore di quella storia stroncata, non gli era strettamente necessario. Lui era amato, era felice così, con una famiglia e degli amici. 
“Hermione non sa cosa si è persa.” Gli disse Tonks, guardandolo. 
Lui sorrise, straordinariamente felice. 

Settembre lasciò il posto a ottobre, al freddo e alla pioggia. L’estate era un lontano ricordo, e i giorni passavano lenti. I professori li riempivano di compiti, Hermione continuava a sostenere il C.R.E.P.A., e Kayla consumava almeno un pasto al giorno al tavolo Serpeverde, Robert finì in punizione una mezza dozzina di volte, naturalmente insieme a Frede George. Kayla ricevette la sua prima E in Trasfigurazione, e la McGranitt non mancò di farle notare che quel voto era degno di suo padre e suo zio. Kayla aveva smesso di farsi domande sulla vita di Regulus Black: Sirius non ne parlava mai, Robert rispondeva monosillabi, e le varie versioni che aveva raccolto si contraddicevano tra loro. Alcuni sostenevano che fosse un eroe, altri un codardo. 
Quel giorno, verso la fine di ottobre, fu annunciato che le delegazioni di Beauxbatons e Durmastrang sarebbero arrivate il giorno dopo alle sei del pomeriggio. Era il trenta ottobre e nessuno prestò particolare attenzione alle lezioni, che terminarono con mezz’ora d’anticipo. Robert lasciò l’aula di Trasfigurazione chiacchierando con una ragazza di Tassorosso, per poi mettersi in fila con tutti quelli del quinto anno davanti al portone di Hogwarts. Individuò velocemente Harry nella fila davanti a lui, e in terza fila notò Kayla intenta a parlare con Astoria Greengrass. Quando la giovane Black si girò a guardare il fratello maggiore, lui si portò due dita sotto gli occhi per poi puntarle verso di lei: Kayla, in tutta risposta, gli fece una linguaccia, e lui rise. Quando anche Harry si voltò a guardare Robert, questo si limitò a strizzargli l’occhio in segno d’intesa. 
I primi ad arrivare furono gli allievi di Beauxbatons, a bordo di una gigantesca carrozza gigante dalla quale scese una donna che – Kayla ne era sicura – superava senza difficoltà i due metri d’altezza. Si presentò come Madama Maxime, e si raccomandò con Silente dicendo che i suoi cavalli bevevano solo Whisky di manto. 
Robert sorrise, ma pochi minuti dopo, un gigantesca nave si mostrò a poco a poco, uscendo dal lago. Tutti i ragazzi che ne uscirono sembravano essere di stazza massiccia, ma poco dopo Robert notò che era perché tutti indossavano delle folte pellicce. 
Quello che sembrava essere il Preside, salutò Silente con un calore palesemente falso, chiedendo di poter entrare perché uno dei suoi studenti aveva il raffreddore. Robert stava per cercare lo sguardo di Fred e George, dietro di lui, quando furono loro a cercare lui.
“Oh, Godric, quello …” esclamò Fred.
“Quello è Viktor Krum!” concluse George. 

“Ma ti rendi conto?!” esclamò Ron.
“Non pensavo andasse ancora scuola.” Rispose Robert.
“Evidentemente anche lui ha un cervello.” Replicò sarcastica Hermione.
Robert la ignorò, come era abituato a fare da più di un mese.
Krum, intanto, si era seduto al tavolo dei Serpeverde, accanto a Draco Malfoy e alla sua ristretta cerchia di amici Purosangue. 
“Renditi conto che tua sorella è a soli tre posti di distanza da Viktor Krum!” esclamò Fred.
“Probabilmente non se ne rende nemmeno conto.” Disse Ron, la cui attenzione fu immediatamente rapita da una bionda di Beauxbatons, la quale però sembrò più interessata a Robert. 
Ron aveva ragione, però: per Kayla, la presenza di Viktor Krum era assolutamente indifferente. Per Astoria Greengrass, invece, l’attenzione di Krum era diventata la priorità. 
“Mi sta guardando?” domandò la giovane Purosangue a Kayla, per la millesima volta.
“No.” rispose lei. 
“E adesso?”
No, Astoria.”
“Sicura? Controlla bene.”
“Smettila.” Replicò la giovane Black.
“Ehi, tu.” Tuonò una voce profonda alla sinistra di Kayla. 
Quando la giovane Black si voltò, alzò le sopracciglia: ad averla chiamata era stato proprio Krum. “Sì?”
“Mi zembri annoiata.” Replicò lui.
“Tu non sei annoiato da tutta la gente falsa che ti gira attorno, invece?” 
“Black!” la richiamò Draco. “Scusala, Viktor, si sente messa in soggezione.”
L’attacco improvviso di tosse di Kayla ebbe un suono straordinariamente simile a ‘egocentrico’.
“Quale è tuo nome, Black?”domandò Krum.
“Kayla.” rispose lei. “Kayla Lily Black.” 
“Io mi chiamo Astoria!” esclamò la Greengrass, ricevendo da Krum solo un veloce sguardo. 
“Bel nome, Kaya.”
Kayla.” puntualizzò lei, alzando gli occhi al cielo. 
Quando si voltò verso i suoi fratelli, non fu per niente sorpresa nel vedere che Harry, Ron, Fred, George e Robert allungavano il collo per vedere meglio quanto appena successo. 
Silente annunciò che i campioni sarebbero stati estratti la sera dopo, e gli studenti esplosero in un generale stato di eccitazione. Venne così introdotto il Calice di Fuoco, scrutato da tutti come fosse una creatura mitologica. Kayla scosse la testa, annoiata: i maschi erano tutti così stupidi.

“Che ti ha detto?”
“Chi?”
“Come chi? Krum!” 
Kayla osservò Fred come per capire se stesse scherzando. Erano seduti a fare colazione al tavolo Grifondoro, ad un orario insolito per il sabato mattina. 
“Ha detto che non diventerà mai tuo amico.” Rispose la giovane Serpeverde, sorseggiando il caffelatte. 
“Quanto sei simpatica, a volte.” La schernì il rosso.
“Sai che gira voce che Cedric Diggory abbia messo il suo nome nel Calice?” rispose lei.
“Si, l’ho visto io.”
“Hai intenzione di proporti?”
“Si, tra poco.”
“E che aspetti?”
“Che ti mi dica cosa ti ha detto Krum.”
“Ah.” Si limitò a dire lei. Così, con aria disinteressata raccontò che Krum le aveva detto che gli sembrava una persona annoiata. Poco dopo, George raggiunse il fratello e, insieme a Lee Jordan, posarono un bigliettino con il loro nome nel Calice. Tempo pochi secondi, e furono gettati all’indietro come da una mano invisibile. Quando atterrarono a terra, i due gemelli sfoggiavano due fantastiche barbe bianchissime. 
Le risate di Robert Black riempirono la Sala Grande, tant’è che anche Kayla, per riflesso, scoppiò a ridere. 

Quel giorno, l’ora di cena sembrava non arrivare più. Quando finalmente arrivò, i ragazzi presero posto, e Kayla, contro il parere di tutti, si rifiutò di sedersi di nuovo al tavolo della sua Casa. Mangiarono in fretta, mentre Robert domandava ai due fratelli se avessero scritto ai loro genitori.
“Perché?”
“Beh, è Halloween.” Contestò Robert.
Harry annuì lentamente: come ogni trentun ottobre, quella mattina si era svegliato all’alba per passeggiare sul lago. Martha gli aveva raccontato che era una cosa che James e Lily amavano fare. “Sì, mi ha detto di stare attento e di farle sapere subito chi sarà il campione di Hogwarts.” Rispose.
“Non hai visto in giro Padfoot?” domandò Kayla.
“Non si è scomodato.” Rispose Harry. “Credo che al Ministero abbiano molto da fare per il Torneo.”
Robert annuì, mangiando una specialità francese che gli ricordava tremendamente sua nonna Marie. 
Poco meno di dieci minuti dopo, tutti ebbero finito di trangugiare la cena, e, in febbricitante attesa, guardarono il Calice di Fuoco. 
Silente gli si avvicinò e le fiamme del Calice divennero rosse. Venne così annunciato che Viktor Krum sarebbe stato il campione di Durmstrang, e fu avvolto da un applauso generale. I tre Presidi si congratularono con lui, a prima che gli applausi finissero, il Calice gettò il secondo bigliettino, e Silente annunciò come campione di Beuxbatons una bionda di nome Fleur, e meno di un minuto dopo il Calice scelse l’ultimo biglietto. 
Il tavolo Tassorosso esplose: Cedric Diggory era il campione di Hogwarts!
Robert alzò un sopracciglio, sorseggiando del succo di zucca. “Prevedibile.”
No!” esclamò Ron, nello stesso istante. "Non Bambolo Diggory!"
Kayla si costrinse ad applaudire. “Non puoi dire che non sia carino, però.” 
Robert alzò gli occhi al cielo, mentre Silente sorrideva agli studenti. “Ottimo! Sono sicuro che i tre campioni avranno tutto il vostro appoggio, e …” in quel momento, le fiamme divennero nuovamente rosse. Kayla sentì chiaramente che ogni persona presente nella Sala Grande trattenne il respiro nel momento in cui Silente allungò la mano verso un quarto bigliettino. Lo fissò per qualche secondo alla luce delle fiamme, e poi, con voce ferma lesse ad alta voce il quarto nome. 
Harry Potter.
Kayla spalancò la bocca e Robert strabuzzò gli occhi, mentre ogni persona presente nella Sala Grande si mise ad osservare Harry.
“Credo che questa sia l’occasione buona per scomodare mamma e papà.” Sussurrò Kayla.
“Oh, puoi dirlo forte.” Rispose Robert.
“Prendi tempo.” Gli rispose lei, in un sussurro.
“Cosa?”
“Prendi tempo prima che possano prendere una decisione senza di loro!”
“Andate a chiamare immediatamente i signori Black, per cortesia.” Esclamò Silente, dopo qualche minuto di silenzio.  La McGranitt si alzò e corse via, mentre Robert cercava di pensare alle parole di Kayla: prendi tempo.
Robert, immediatamente, si alzò in piedi. “Ci deve essere un malinteso, signori.” Annunciò, con un tono caldo e pacato degno del padre. “Sono pronto a giurare che mio fratello non abbia messo il suo nome nel Calice, signor Preside.”
“E io ti credo, signor Black” rispose il Preside “ma allora perché il nome del signor Potter è stato scelto dal Calice?”
“Se posso permettermi, signore, non sarebbe la prima volta che qualcuno se la prende con Harry.”
“C’ha ragione!”esclamò Hagrid. 
Robert gli rivolse un leggero inchino, con il solito sorriso gentile. 
“Non ha diciassette anni!” esclamò una voce ben conosciuta alla sinistra di Robert. 
“Che perspicacia, Draco.” Rispose il giovane Black, senza mai perdere il tono gentile.
“Come ha fatto a superare la Linea dell’Età?” domandò di nuovo il biondino.
“Evidentemente, non lo ha mai fatto.” Rispose Kayla, fulminando il compagno con lo sguardo. 
“Harry  è rimasto sempre accanto a me – o a Ronald – nelle ultime ventiquattr’ore, e sia io che lui siamo pronti a giurare che mio fratello non si è nemmeno avvicinato alla Linea dell’Età.”
Ron annuì, convinto. 
“La tua parola vale poco, Black!” esclamò Vincent Tiger.
“Vale sicuramente molto più della tua, Tiger.” Rispose prontamente il Grifondoro.
Silente posò il suo sguardo su Harry, che lo osservava a sua volta con sguardo spaventato. “Harry, Harry Potter! Vieni qui, per favore!”
Robert gli fece segno di rimanere seduto, mentre Hermione lo incitava ad alzarsi. “Harry non andrà da nessuna parte senza di me, signore.”
“E senza di me.” Aggiunse Kayla.
“I vostri genitori stanno arrivando, Robert: so che hai il compito di proteggere i tuoi fratelli, ma …”
“Non lo faccio per ordine di mia madre o di mio padre, Preside: lo faccio perché se qualcuno facesse del male a Harry o Kayla non risponderei di me.”
Parecchie ragazze di Corvonero lo osservarono con occhi sognanti. Silente parve pensarci su, poi tornò a guardare Harry. “Harry, tu e i tuoi fratelli siete pregati di raggiungere gli altri campioni, in via del tutto eccezionale, in attesa dell’arrivo dei vostri genitori.”
Kayla e Harry si alzarono, per prendere posto accanto a Robert. Silente indicò loro una porta, la stessa porta in cui erano entrati i tre campioni, e i tre fratelli se ne andarono avvolti nel silenzio generale.
Entrarono in una stanza piccola e calda, e i tre campioni li guardarono perplessi. 
“Che succede?” domandò Cedric, osservando i tre nuovi arrivati. 
Harry aprì la bocca, cercando di spiegare razionalmente quanto appena accaduto, ma si accorse di non riuscirci: non esisteva una spiegazione logica o razionale a quello a cui aveva appena preso parte. 
Ludo Bagman, dietro di loro, Direttore dell’Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, rideva di gusto. “Tutto … straordinario!” esclamò, trovandosi sei paia di occhi a fissarlo. “Vi presento, signori e signora, il quarto campione del Torneo Tremaghi!” afferrò il braccio di Harry e lo alzò, con aria fiera, probabilmente aspettandosi applausi o qualche altro segno d’approvazione, ma ottenendo solo il silenzio. 
Pochi secondi dopo, una voce fredda ma familiare riempì i cuori di Kayla, Robert e Ron di gioia.
“Giù le mani da mio nipote, Bagman.”
Quando l’uomo si girò, inciampò negli occhi freddi di Rosalie Elizabeth Redfort. 




Evviva i finali aperti. 
Dai che mi volete bene. <3
Chiedo scusa davvero per la mia assenza, ma ho avuto molto da studiare, e, soprattutto, la febbre. 
E mi dispiace se in questo capitolo non si vedono Martha e Sirius, ma volevo che il focus fossero Hermione e Robert, e, ovviamente, Rose. Avremo i nostri signori Black molto presto, promesso!
Detto questo, ringrazio Never_Anna, Distretto_9_e_34, imjusteri, felpato8, Kicchan7, vittoriaM20,MaiaRoss e GaiaPaola94, scusandomi in anticipo se il capitolo, quando riprendo parti del libro, risulta noioso, ma è necessario riprendere alcuni pezzi di zia Jo per mantenere il filo conduttore.
Detto questo, il momento che tutti state aspettando (e non parlo del ritorno di Rose)
Ecco a voi, mie signore del
#RobertSposami, il vostro regalino di fine capitolo. 

vi regalo un Ben con questa espressione perchè, diciamo, in questo capitolo il principino delle tenebre Robbie non è troppo felice, ma no, non è finita con Hermione. :) 

Fatto il misfatto!
Claude 

xxxxx
   
 
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