5. Ad alcuni morti batte ancora il cuore
Sono rinchiusa in me stessa, avvinghiata nelle mie quattro ossa, tenuta in vita grazie al sangue che scorre nelle mie vene. La pelle cucita addosso così stretta che soffoco ad ogni respiro. Che i polmoni li riempio con aria, veleno e amore e spesso non so dove finisca uno e inizi l’altro. La bocca corrosa da baci che non mi hai mai dato, il naso pieno del tuo odore acre, lo stomaco putrefatto da farfalle appassite per il veleno che mi hai fatto ingerire.
Ti osservo con i miei occhi grandi, che hai voluto privare della loro innocenza, osservo il piedistallo sul quale ti ho messo per innalzarti dalle tenebre del mondo. Tu sei luce, perché di luce è fatta la tua anima. Smetto di osservarti passivamente e mi avvicino – forse troppo – provando a toccarti. Sussulti al mio contatto e ti spegni, così tutto torna di nuovo buio. Tornano le tenebre e torna anche la mia paura, fedele, a farmi compagnia, svegliata dall’urlo che ho lanciato dallo spavento. Approfitti dell’oscurità, della mia confusione e, svelto, ti nascondi tra la folla, sparisci mescolandoti tra gli altri: sei tornato ad essere un nessuno qualunque.
Era così difficile amarmi?