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Autore: La_Birba    02/02/2016    1 recensioni
“Il magico mondo di Cremson”, era l'unica giocheria nella piccola cittadina di Armen. Era gestita dal signor Cremson, un uomo sulla sessantina con grossi baffi grigi. Non era mai stato sposato e non aveva neppure dei figli al quale poter lasciare il suo piccolo negozietto...
...Venivano persone un po' da tutta la provincia solo per i suoi giocattoli. Si dicevano fossero i migliori del mondo. Avevano una gran fama, soprattutto per un piccolo dettaglio. Ogni singolo giocattolo, a partire dai semplici soldatini fino ad arrivare alle bambole più complesse, erano completamente fatti a mano.
Quel vecchietto un po' ingobbito trascorreva giornate e nottate a creare giocattoli. C'erano delle piccole leggende sui suoi giocattoli, si diceva fossero magici. O meglio i bambini lo dicevano, gli adulti ovviamente pensavano fossero solo sciocchezze.
Tratto dal primo capitolo... è una storia particolare parlerà di un ragazzo, uno studente come tanti e..di una bambolina..non ci sarà alcuna storia d'amore tra loro due semplice amicizia..ma entrambi si innamoreranno di qualcuno simile a loro. è storia d'amore e di amicizia, un'amicizia un po' surreale :)
spero di avervi incuriosito se vi va' passate e magari lasciate un piccolo commento ;)
Genere: Fantasy, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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scusate il ritardo!!! perdonatemi!!


Capitolo 5



 

Mattwe sul tragitto del ritorno era dannatamente nervoso. Non riusciva però a capirne il motivo e questo lo rendeva sempre più arrabbiato. Laily, nella sua tasca, se ne stava mogia mogia ripensando alle parole del suo Rich. “Un'ottima amica” era così che l'aveva definita. Non era soddisfatta di tale cosa, lei voleva di più. Non voleva essere un'amica voleva essere di più. Si strinse le gambe al petto e vi appoggiò la testa. Arrivati a casa l'unico felice era Noè. Per tutto il giorno aveva sonnecchiato dinanzi alla porta aspettando il suo padroncino. Appena aveva sentito il rumore delle chiavi che aveva imparato a riconoscere si era subito attivato. Aveva iniziato a scodinzolare e a saltellare per la stanza. Appena Mattwe entrò non gli diede tempo di mettere piede in casa che gli era saltato sulle gambe.

“Stai buono! Dai ora andiamo! Un attimo”.

Il ragazzo sospirò, prese la bambolina e la appoggiò sul tavolino e poi andò a cercare il guinzaglio. Una volta trovato e legato il piccolo Noè, si rese conto che la bambolina non era vispa e attiva come al solito. Entrambi abbiamo avuto un brutto fine giornata pensò. La toccò con un dito lei tirò su la testa, gli aprì la mano e gli fece cenno di uscire con lui. Lei allora salì sul palmo se la mise in spalla e uscì. Andarono al parco ormai vuoto e lasciarono correre un po' Noè. Lei gli raccontò la sua giornata apparentemente perfetta e di quella frase che continuava a ripetersi in testa. Lui non era pratico in certe cose e non sapeva come avrebbe potuto consolarla, inoltre anche la sua testa era piena di pensieri. Così lui gli raccontò la sua di giornata in particolar modo di Josh e Symon. Accomunati da mille pensieri sospirarono all'unisono. Chiamò poi sua madre implorandola di non venire il giorno dopo, avrebbe dovuto studiare per gli esami, stranamente acconsentì con la promessa che sarebbe andata a trovarlo molto presto. Mattwe si sentiva più libero, sua madre aveva lo strano potere di riuscire a capire ogni volta che c'era qualcosa che non andava. Quando cercava di nasconderle qualcosa l'aveva sempre scoperto con una sola occhiata. Forse però era un potere che accomunava tutte le mamme.

Poco distante da lì, in un piccolo appartamento una ragazza bionda si era messa un cuscino in faccia e aveva gridato con tutta la voce che aveva in corpo. Esausta si era poi lasciata scivolare per terra. Non riusciva a capire cosa diavolo passava in testa a Symon. Era da quando si era trasferita ad Armen che non si vedevano, aveva smesso di pensare a lui ed ora le aveva rovinato un'uscita perfetta con Mattwe. Rich Forwaq salì fin sopra alla sua spalla e la consolò come meglio poteva. Lei si addormentò seduta appoggiata al letto cullata dalle parole del piccolo pilota.

 

Anni prima nella città di Rowen, Josephine era sempre stata la classica secchiona. Il suo tempo libero lo passava in biblioteca, al parco o in camera sua. A scuola era la più brava, la stessa cosa non si poteva dire di Josh. Lui spesso preferiva saltarla per andare da qualche parte con la ragazza di turno. Erano due fratelli così diversi che nessuno avrebbe mai detto che erano parenti. Passavano il tempo insieme solo alla sera, prima di andare a dormire, si raccontavano l'un l'altro ciò che avevano fatto. Lei spesso raccontava dei suoi libri, lui della conquista del giorno. Erano come il giorno e la notte, ma infondo l'uno non può esistere senza l'altra. Symon fin da bambino aveva frequentato quella casa eppure solo da adolescente aveva scoperto dell'esistenza di una sorella. All'inizio aveva dato la colpa a Josh per non averglielo mai detto, ma la colpa era anche sua. Come aveva fatto a non rendersi conto di nulla per tutto quel tempo? La incontrò un giorno di primavera, lui si era attardato giocando ai videogiochi insieme al migliore amico. Così la signora Ringer lo aveva invitato a rimanere per cena e poi anche a dormire. Mentre erano tutti seduti a tavola aspettando le portate aveva notato che c'era un posto in più apparecchiato.

“Jo, è pronto! Vieni se no si raffredda!”

Jo? Chi era Jo? Si era chiesto, lo comprese più tardi vedendo spuntare una biondina da dietro la porta con un paio di occhiali troppo spessi. Si sedette compostamente davanti a lui e di fianco a suo padre. Sembrava non essersi neppure resa conto della sua presenza, iniziò a parlare di pianeti e astro-qualcosa con suo padre. Symon non riusciva a non guardarla. Era troppo stupito ed incantato allo stesso tempo. Lo risvegliò l'amico dandogli un pugno sulla spalla. Finito di cenare andarono in camera di Josh.

“Hai una sorella? Non me lo hai mai detto! Quant'è che ci conosciamo eh?!”

Fece spallucce, “Ora te la faccio conoscere dai non arrabbiarti!”

Si alzò e andarono insieme in camera della ragazza. Lei era seduta alla scrivania intenta a studiare.

“Ehi Jo, non so se lo conosci, lui è Symon è il mio migliore amico!”

Lei si voltò, osservò il nuovo venuto sotto quelle lenti. Fece un sorriso e un cenno con la mano.

“L'ho già visto, gioca con te ad hockey! Inoltre era seduto davanti a me stasera”. Chiuse poi il libro e fece girare la sedia girevole verso di loro. Josh guardò l'amico e si andò a sedere sul letto. Symon si sentì un emerito idiota in quel momento. Da lì in poi facendoci più caso notò che spesso la ragazza era a vedere le partite, frequentavano la stessa scuola ma non l'aveva mai vista in compagnia. Una volta mentre era a fare jogging la trovò su una panchina intenta a leggere. Era una persona anonima e solitaria, ora si spiegava perchè non l'avesse mai notata. Eppure lui la trovava davvero bella. Quel giorno si avvicinò a lei facendo finta di niente.

“Ehilà”.

Lei non lo considerò minimamente, era davvero concentrata. Intento ad avere una conversazione con lei, si avvicinò di più e le ripeté il saluto. Notando l'ombra sul libro la ragazza tirò su lo sguardo e vi trovò l'amico del fratello.

“Symon giusto?”

“S..Sì! Come va? Bella giornata eh?”

Lei annuì, era stata interrotta sul più bello; l'eroe del suo racconto stava andando a conquistare una città dominata da degli orchi. Lui però si sedette e la conversazione continuò, parlarono del più e del meno, parlò quasi solo lui. Josephine si trovò bene con lui tanto che si dimenticò persino del suo libro. Senza rendersene conto iniziò a incontrarlo praticamente ovunque. Scherzavano spesso, comprese perchè andava così d'accordo con suo fratello.

“Sai penso che Symon ti faccia il filo”. Aveva detto una sera Josh, a lei era andato di traverso il succo che stava sorseggiando. “E' un bravo ragazzo ed è anche serio. Io gli ho dato il mio permesso nel caso volesse frequentarti, poi sta tutto a te. Ti avvisavo soltanto”.

L'indomani accadde proprio ciò; “Jo, tu..tu mi piaci..mi chiedevo se ti andava di metterti con me..”. Lei un po' titubante sbiancò sul momento, ripensando poi a come stava bene insieme a lui, annuì. In quei mesi era nato qualcosa, non se lo riuscivano a spiegare, ma con calma era diventato sempre più importante. Spesso lei si ritrovava a pensare a lui. Symon fu il suo primo bacio ed il suo primo amore. Per quanto nessuno, tranne Josh, si aspettasse una simile notizia tutti furono piuttosto contenti. Josephnine era pur sempre timida ed impacciata, i suoi baci la coglievano spesso impreparata e le facevano provare mille emozioni. Quella relazione durò un anno, un mese e due settimane. Fu lei a porre fine a tutto, parlando con suo padre avevano fatto richiesta per entrare all'università di Armen. Era la migliore della zona ad un prezzo accessibile, il papà le aveva detto di pensarci bene se davvero voleva andare in un posto così lontano da sola. Fu una scelta difficile per Josephine, decise di parlarne con il fratello. Lui era in mezzo a due fuochi, per quanto volesse felice il suo migliore amico con sua sorella, capì che era giusto seguire i proprio sogni, e come diceva sempre lui, “ Se è destino accadrà!” Data la distanza che avrebbero dovuto sopportare, troncò il rapporto in maniera brusca, si rividero il giorno in cui lei era a prendere il treno, grazie ad una soffiata di Josh. Symon arrivò di corsa pochi minuti prima del treno. La ragazza guardò suo fratello e lui fece, come al solito, spallucce. Andò incontro al moro a capo chino.

“Ti chiedo di perdonarmi, ma non penso che riuscirei a mandare avanti una relazione a distanza. Io..io ti amo...ma temo che non sia abbastanza per te. Me ne sono resa conto un po' ogni giorno, non sono in grado di amarti come meriti e come vorresti essere amato. Ti chiedo scusa”

Le lacrime le rigavano le guance, salì sul treno che era appena arrivato senza voltarsi. Arrivò alla stazione di Geolm con ancora gli occhi gonfi, prese poi l'autobus fino ad Armen. Alla fermata incontrò un viso che in quel momento non le disse nulla ma più in là sarebbe stato il suo grande amore; Mattwe Ringer.

 

Josephine si svegliò di soprassalto, aveva sognato ciò che era accaduto anni prima. Era tutta indolenzita per aver dormito per terra, Rich era seduto sulle sue gambe. Si alzò e iniziò a studiare per gli esami imminenti.  





 

Tadannnn :) olè finalmente ce l'ho fatta anche questa volta a caricare un nuovo capitolo..chiedo perdono è tutta colpa mia..non avevo mai vogliaa di scrivere..l'ho finito due giorni fa, il tempo di farlo leggere al mio ragazzo rileggerlo io e cambiare e aggiungere qui e la ed ECCOCI! io lo definisco un capitolo un po' così abbastanza inutile..il mio ragazzo l'ha definito importante bo bo..non so ancora dove andremo a finire se devo essere sincera ma penso di essere ancora piuttosto lontana dall'epilogo xD vabbè spero che vi sia piaciuto se vi va fatemi sapere ;) 
un bacio

  
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