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Autore: Darth Ploly    04/02/2016    1 recensioni
Una Ponyville corrotta e marcia. Uno spietato killer a piede libero. Una puledra che cerca di portare giustizia nella sua città.
Tra indagini, sentimenti e una buona dose di citazioni, le cupe avventure di una detective che muove i suoi passi in una Ponyville più pericolosa e oscura di Gotham City.
Ho deciso di affidare il ruolo da protagonista a uno dei background pony di Friendship is Magic, ma compariranno comunque le Mane 6, altri pony che tutti conoscete e anche alcuni personaggi inediti.
Questa è la mia prima storia, spero sappia prendervi per mano e trascinarvi in un mondo folle e magnifico.
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Derpy, Le sei protagoniste, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Prego, signor Rich: il nostro agente le farà da guida”
“La ringrazio. Scusi ancora per il disturbo”
Raggiungo la guardia, un enorme stallone con occhiali scuri e divisa nera, e ci mettiamo in marcia per raggiungere il piano sotterraneo più basso del tetro edificio.
Quanto più scendiamo, tanto più aumenta la sorveglianza. Ogni guardiano indossa la stessa divisa della mia guida ed è bene armato. Alcuni di loro parlano con dei medici o danno ordini a dei subordinati; ne vedo uno sbattere con forza un manganello sulle sbarre di una cella per far cessare il delirio insensato di un carcerato. Ovunque si sentono urla, pianti e un incomprensibile biascicare. Qualcuno dei reclusi fa anche alcuni commenti lascivi e disgustosi su un’infermiera di passaggio, la quale sembra però abituata a certi fastidi e lascia correre.
Giungiamo infine all’ultimo piano, il sesto. Davanti a noi, due unicorni sorvegliano un enorme portone rinforzato.
Il pony nero mostra il documento di permesso rilasciato all’ingresso e spiega: “Il signor Rich vorrebbe parlare con il detenuto 517”
Senza scomporsi, i due aprono il portone con la magia e ci permettono di accedere al lungo corridoio di detenzione dove sono segregati gli elementi più pericolosi.
La strada è illuminata con degli alti bracieri su cui risplendono fiamme verdi. Due cose rendono questo corridoio diverso dagli altri. In primo luogo, le celle non hanno sbarre ma massicce porte con solo un piccolo spazio quadrato per guardare all’interno. L’altra caratteristica di questo piano è il silenzio: se prima, ovunque andassi, ero costretto a sentire i versi assurdi di quelle bestie, ora sento soltanto il rumore dei nostri zoccoli sul pavimento. L’atmosfera è da brividi.
Raggiungiamo la cella e, prima di entrare, prendo un rotolo di banconote dalla tasca e lo mostro alla guida.
“Naturalmente tu non sentirai nulla di quel che verrà detto qui dentro”
Lo stallone sorride furbescamente e afferra il denaro chiedendomi: “Come ha detto, signore?” Poi apre la porta e mi introduce alla detenuta: “C’è una visita per te”
“Wow, erano anni che qualcuno non passava a salutarmi! A saperlo, mi sarei data una sistemata”
Trixie è seduta su una piccola branda. Il suo manto, un tempo di una meravigliosa tonalità blu, è sudicio e la criniera e la coda sono arruffate e rovinate; il corno è inserito in un cono di contenimento magico che le impedisce ogni tipo di incantamento.
“La trovo più incantevole che mai, signorina Trixie”
“Non tirarla per le lunghe, dongiovanni: conosco il mio aspetto. Dimmi invece: cosa ci fa uno dei pony più ricchi di Equestria nell’oscuro manicomio di Arkhay?”
“Ah, quindi lei mi conosce? Eppure due anni fa non ero ancora diventato quel che sono oggi”
“Le notizie arrivano anche qui, cosa credi? Ho un buon rapporto con i secondini”
“Ottimo, allora sarà tutto più semplice” Replico soddisfatto “Vede, mi sto lanciando in politica. Mayor Mare è morta e Ponyville ha bisogno di un sindaco forte”
“Tanti auguri per le elezioni. Ma io cosa ho a che fare con tutto questo?”
“Vede, non tutti i cittadini mi sostengono e vincere potrebbe non essere tanto scontato. Ma ho elaborato un piano vincente e per metterlo in pratica ho bisogno di lei. Le piacerebbe tornare alla luce del sole, signorina Trixie? Io potrei aiutarla”
“Oh, che gentile” Dice con un tono canzonatorio che non apprezzo. Ma non voglio pensare che lei …
“No”
“Prego?”
“Non ci senti? Ho detto no”
Sta scherzando, sta sicuramente scherzando. Vorrà mettermi alla prova.
“Signorina Trixie, capisce quel che dico? Le sto offrendo la libertà!”
“Mi credi una stupida, Rich? Non sono interessata a uscire da qui, tantomeno per aiutare una iena che ha spolpato il mio impero dopo la mia caduta. E poi io sto bene qui: tutte le guardie hanno un debole per me, i detenuti mi temono, il cibo è buono e vengo a sapere tutto ciò che accade a Ponyville. Perché dovrei diventare tua alleata?”
“Per essere libera!” Sbraito furioso “Per tornare potente come un tempo!”
“No, il potere andrebbe a te. Io sarei solo un tuo strumento. La mia risposta è no. Guardia, qui abbiamo finito!”
La porta della cella si riapre e l’agente cerca di tirarmi fuori invitandomi al buon senso. Provo ad aggrapparmi alla porta e a puntare gli zoccoli a terra ma il bestione è molto più forte di me. Non posso far altro che urlare.
“Sta sprecando un’occasione, Trixie! Posso darle quel che vuole: potere, soldi, qualunque cosa!”
“Noioso! Sei no-io-so!” Sono ormai fuori dalla cella e la porta sta per chiudersi.
“Posso darle Octavia Melody!”
“Fermo!”
La guardia obbedisce prontamente e riapre la porta ubbidendo alla richiesta di Trixie. Lei mi domanda seria: “Lo faresti davvero?”
Mi rimetto in sesto e rispondo sicuro: “Certamente!”
Un lampo attraversa i suoi occhi che ritrovano la vitalità di un tempo. Inizia a ridere in estasi. Il corridoio trasmette un’eco spaventosa, il cono di contenimento brilla di un’intensa luce rossa che spaventa anche la guardia. Prova a correre per chiamare i rinforzi ma non c’è niente di cui preoccuparsi: Trixie non farà passi falsi.
Neanche l’oggetto magico riesce a contenere totalmente l’enorme potere di Trixie e tutti i bracieri del corridoio si spengono.
Cala l’oscurità.
Scende il freddo.
Ho vinto.

Manehattan, capitale della moda e dello spettacolo del regno di Equestria. Oh, io adoro questa città! È sempre così movimentata, così piena di vita! È una delle poche città in cui per divertirmi mi basta osservare la vita quotidiana degli abitanti. Possono esserci liti tra negozianti e clienti, incidenti tra calessi oppure le magnifiche feste e fiere famose in tutta Equestria. Non sai mai cosa possa accadere da un momento all’altro! Certo, questa situazione potrebbe non piacere a tutti, ma a me che importa? Resti a casa chi non ce la fa a buttare all’aria la città!
Ma credo sia arrivata l’ora di andare: rischio di fare tardi.
Afferro il fagottino al mio fianco e mi incammino verso la periferia. Impiego circa mezz’ora per raggiungere la zona del vecchio ponte in disuso e non vengo visto da nessuno, tranne che da un vecchio barbone ubriaco che entro domattina mi avrà già dimenticato. In questa discarica, tra rifiuti di ogni tipo, vedo lei, impegnata in una disperata ricerca di un po’ di cibo.
L’ho cercata per così tanto tempo che non mi sembra vero di averla qui, davanti a me. Nemmeno il cappuccio può oscurare la sua bellezza.
“Chi va là?” Urla la pony sollevando gli zoccoli in posa difensiva.
“Bonsoir, mademoiselle! La prego, non si agiti, non voglio farle del male” Mi siedo su una cassa di legno e la invito a fare altrettanto, ma lei continua a osservarmi e mantiene alta la guardia. Beh, posso capirla.
“Chi sei?”
“Potresti definirmi il tuo ammiratore numero uno. Posso darti del tu, vero? Ho seguito le tue vicende a Ponyville dai giornali. Avrei tanto voluto incontrarti ma ero davvero molto impegnato con un certo progetto, e poi ho pensato che sarebbe stato meglio non disturbarti. Ma poi un mese fa ho letto che eri stata fermata e … oh, è stato terribile! Dopo aver capito che eri ancora viva, ti ho cercata ovunque, rinunciando a ogni altro mio compito. E ora ti ho finalmente trovata, Pinkamena!”
Lei però scuote la testa e spiega: “Pinkamena? Noi non siamo più né Pinkie Pie né Pinkamena. Nessuno riesce a prendere il sopravvento sull’altra, ci muoviamo solo per soddisfare gli istinti primari. Noi siamo vuote! Guardaci!” E si abbassa il cappuccio mostrandomi la criniera, la metà sul lato sinistro totalmente liscia e quella sul lato destro vaporosa e ricciuta. La sua espressione è allo stesso tempo assente e gioiosa e riesce a farmi correre un brivido lungo la schiena.
A me!
È davvero meravigliosa!
Cerco di rincuorarla: “Non abbatterti, povera cara. Vedrai che riuscirò ad aiutarti. E pensa: so anche come iniziare” E le mostro il mio fagottino “Qui dentro ho un regalo per te! Oggi è il tuo non-compleanno, vero?”
Lei si scuote come attraversata da una scarica elettrica.
“Il … mio …”
“Sì, lo è! E quindi ti ho fatto un regalo. Ma non è questo il posto adatto ad aprirlo, in mezzo a tutta questa immondizia. Ho prenotato un posticino tranquillo solo per noi due. Ti fidi di me?” Le dico porgendole una zampa.
Lei allunga la sua, timorosa ma incuriosita, e risponde: “Sì …”
La porto in uno degli alberghi più esclusivi della città. Superiamo la porta girevole dell’ingresso e, camminando sul tappeto rosso, raggiungiamo la reception.
“Salve, Alfred! Bella serata oggi, nevvero?”
“Woof woof!”
“Sì, è quel che dico anch’io. Potrei avere la chiave per il tetto?”
L’elegante pony mi passa una piccola chiave dorata e io gli lancio un osso come ricompensa. Prima di salire, domando alla mia ospite se non preferirebbe levarsi il mantello.
“Non c’è nessuno che possa trovarti qui, credimi. Posalo anche lì sull’appendiabiti” Un po’ titubante, Pinkamena appende il mantello al corno dell’unicorno bianco vicino all’ingresso e poi mi segue.
Raggiungiamo il tetto. La vista è magnifica, tutta Manehattan è alle nostre zampe. L’inquinamento luminoso rende impossibile vedere il cielo stellato, ma fortunatamente l’astro più splendente cammina al mio fianco.
“Non c’è posto migliore dove festeggiare. Bene, è tempo di regali! Buon non-compleanno, Pinkamena”
Il fagottino è avvolto in una mantellina con cappuccio e racchiude un minuscolo puledrino, avrà al massimo qualche giorno di vita. I disegni sulla mantellina la fanno somigliare a un uovo.
“Ricordi la storia di Humpty Dumpty, cara?”
Pinkamena annuisce e lentamente, con grande sforzo, riesce a sorridere.
Un sorriso bellissimo.
Poggia il cucciolo sul bordo del tetto e quello inizia a piangere, forse per il freddo. Lei si volta un’ultima volta verso di me, per essere sicura.
“Coraggio …” Sussurro.
E lei agisce.
Con un rapido gesto spinge giù il cucciolo. Il suo pianto si affievolisce e viene sostituito dall’esplosione di una risata troppo a lungo trattenuta.
Amore, amore! Quali atti io compio per amore! 
   
 
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