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Autore: Aracne90    05/02/2016    1 recensioni
Dal testo:
"[...] Dei filamenti rosa uscirono dai rubini, andando a convogliare in un'unica pietra nera dal quale era scaturito il lampo, tenuta sul palmo bianco di un uomo dagli occhi chiari. Questo osservò svogliato la stanza, lasciando solo uno sguardo all’ometto seduto con la testa ciondoloni sul pavimento, che continuava a versare lacrime di sangue.
-Dovremmo lasciarlo così? – una voce femminile si insinuò nel silenzio del laboratorio, ed un viso senza consistenza si avvicinò al ricercatore, immobile. L’uomo scosse la testa, richiudendo il palmo della mano quando l’ultimo filamento si dissolse nell’aria, volgendosi all’elementale dell’aria con voce tranquilla.
-Non potremmo fare nulla comunque. [...]"
Genere: Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Questa...?
-Questa è la Stanza, tenente Sereas.
Vincent rimase a bocca aperta ancora per qualche istante. Naturalmente ignorò bellamente le parole che Amantius Froinder gli aveva appena rivolto, ma non per scortesia. Anzi, fosse stata un'altra occasione, avrebbe parlato tranquillamente con lo studioso, e gli avrebbe fatto anche credere di essere interessato ai suoi studi.
Ma ciò che si parava davanti ai suoi occhi era qualcosa di talmente straordinario che niente poteva distoglierlo dall'ammirare il contenuto della Stanza.
-Vedo che le piace, eh?- domandò Diana verso di lui, la mano ancora sulla maniglia disegnata.
Vincent ignorò anche le parole della ragazza.
-E'...- quasi rimase a bocca secca, tanto che dovette inghiottire un paio di volte per poter continuare a parlare. -E' incredibile.
Un insieme di colori e forme si stanziavano al centro del locale, perfettamente armonioso come se la natura stessa avesse disegnato quella meraviglia. C'erano pietre; a bizzeffe, un numero incredibile di pietre, di diverso taglio e colore, pure, spezzate, perfette e scheggiate, ma tutte così... Vincent comprese in quell'istante la necessità di un corridoio bianco prima di quel panorama. Se ci fosse stato un misero accenno di colore, anche solo una punta, nel raggiungere la Stanza, in quell'istante probabilmente sarebbe stato accecato dalla varietà dei riflessi emanati dalle gemme.
La risata dello studioso gli giunse come da chilometri, e fu solo dopo qualche istante che avvertì la pacca che lo stesso gli offrì sulla spalla. -Ah, so come può sembrare a chi non è abituato, tenente Sereas... La prima volta che ci entrai sono quasi svenuto, e non ho parlato per più di tre giorni!- disse alla fine il signor Froinder, scuotendo la testa e facendo fare particolari evoluzioni ai capelli, ancora ritti sulla testa.
In risposta Vincent ignorò ancora le parole dell'uomo.
Era tutto così incredibilmente.... straordinario. Decine di pietre e gemme erano in perfetto ordine, poste su quella che pareva una teca disegnata giusto per contenere quella moltitudine brillante. Diamanti grandi quanto un pugno, acquamarine talmente pesanti da poter essere prese da due mani, graniti irregolari eppure del colore più splendido; ed ancora ametiste, quarzi, smeraldi, zaffiri, turchesi, perle, coralli, giade, onici, opali... Gli occhi del tenente si persero in quell'abbondanza di tinte, mentre la testa andava piano a pensare a tutto ciò che aveva imparato sulle caratteristiche di tutte quelle gemme; troppi dettagli da poter essere memorizzati, troppe nozioni da ricordare in quell'istante.
-Non credo che ti abbia sentito, Amantius.- esclamò Diana, abbandonando la maniglia e i due sulla soglia, per entrare nel locale. Un solo sguardo a Vincent, e un sorrisetto si dipinse sulla bocca disegnata; l'aria inebetita del giovane doveva avere un effetto rallegrante su di lei. -In ogni caso... Stai lavorando con i Divisori*, per caso?- domandò verso il collega, avvicinandosi ad un'enorme bilancia posta sulla parete sinistra.
L'uomo la fissò pensoso. -Divisori? - chiese con aria angelica alla ragazza, pronto a rientrare nella Stanza, venendo poi immediatamente bloccato da una fiammata della candela più vicina.
-Amantius… Non costringermi a cacciare il mio grado.- mormorò piano lei, posando la pesante borsa sul piano più vicino. –Dovresti essere a casa, il turno di notte è finito ormai.
-Ma… ma io…- cominciò a dire l'uomo, con gli occhi ancora fissi sulla fonte di luce poco distante. -Io potrei aiutare…
-No.- lo interruppe Diana, con la voce più risoluta possibile. -Questa è una faccenda delicata, ti prego. Lo sai, è meglio che tu vada a casa. E poi- continuò la ragazza, addolcendo leggermente il tono. - Selina mi ha raccomandato di non farti lavorare troppo… Mi vuoi davvero far fare brutta figura con tua moglie?
L'uomo appariva leggermente intristito dalle parole, ma con un mezzo movimento della testa andò ad aggiustarsi gli occhiali leggermente sbilenchi sul naso, mentre un tenue sorriso andava allatgandosi sul suo viso. -Non potresti nemmeno se volessi, Diana. Lei ti adora, mi ripete ogni giorno che dovresti venire a cena a casa nostra…
La ragazza rispose con un sorriso gemello a quello dello studioso, mentre faceva un passo in avanti verso l'interno della Stanza. -Magari il prossimo finesettimana, ne sarei davvero onorata.
-Oh, davvero?- chiese Amantius, girandosi ancora di qualche grado verso la stessa direzione che aveva preso la giovane. -Beh, allora fammi entrare che ne riparliamo! Non…
Questa volta non fu una fiammata che bloccò l'intercedere dello studioso, ma un rumore secco, simile ad uno schiocco. Amantius alzò lo sguardo verso il soffitto, più che altro curioso; non c'era assolutamente nulla che avrebbe potuto produrre quel rumore in quello spazio. Eppure qualcosa aveva schioccato… Possibile che mi abbia tenuto nascosta una frusta? -Ehm…
-Buonanotte, Amantius.- salutò sorridendo Diana, segno che ormai non c'era più spazio nemmeno per la conversazione.
Lo studioso sospirò piano, volgendo il viso verso Vincent, che era rimasto immobile per tutto quel tempo, con la stessa identica espressione stampata sul viso. -Beh, buonanotte, tenente Sereas, spero di rivederla presto!- disse con voce giovale, alzando la mano nella sua direzione in un gesto che doveva essere di saluto, ma che venne bellamente ignorato ancora dall'uomo. -Buonanotte Diana, a domani.- continuò poi verso la ragazza riaggiustandosi la tracollina di pelle sulla spalla, chiudendo poi dietro di sé la porta, che ridivenne un tuttuno con il muro, cancellando ogni traccia della sua esistenza in pochi istanti.
La ragazza scosse leggermente la testa in segno di diniego, volgendosi verso la parete esattamente opposta a dove erano entrati, per posare su un banco bianco la borsa con un minimo tonfo. Alzando appena la mano sinistra fece un paio di cerchi nell'aria con l'indice e una sedia bianca apparve dalla sinistra, lievitando per tutto lo spazio fino a finire a un paio di centimetri di distanza dalla gamba sinistra di Vincent. Avvertendo la presenza dell'oggetto, finalmente l'uomo distolse l'attenzione dalla moltitudine di colori poco distante, andando invece a guardare con curiosità ciò che era appena arrivato; non sapeva perché ma aveva la sensazione che qualcosa era appena accaduto. E poi dov'era quel tizio che gli aveva toccato la spalla?
-Si sieda tenente.- disse Diana verso Vincent, voltandosi appena per mostrargli un sorriso appena accennato. Vincet strabuzzò gli occhi, stupendosi sempre di più: aveva usato i poteri? Come era possibile? No, non poteva usarli, non con la pietra che aveva al collo; e allora come aveva fatto?
-Ehm…- borbottò alla fine, riportando lo sguardo sulla sedia e studiandola con aperta diffidenza. Si doveva sedere effettivamente? Doveva spostarla? Si sarebbe mossa da sola? Chi gli diceva che non lo avrebbe lasciato cadere sedere per terra, scoparendo proprio nell'attimo in cui avrebbe dovuto posare il suo didietro sulla superficie orizzontale?
La risata di Diana, cristallina e dolce, lo riscosse da questi pensieri, facendogli spostare gli occhi verso di lei. -Tenente, si sieda per favore, Le giuro che non Le toglierò la sedia nel momento più catartico.- esclamò alla fine la ragazza, girandosi verso di lui, poggiandosi con la bassa schiena sulla superficie laterale del banco e mettendosi a braccia incrociate.
Vincent aprì la bocca, sempre più stupito. -Ma… Ma come…
-No, non Le sto leggendo la mente, Tentente.- lo interruppe lei, portandosi la mano al bavero della camicetta per spostarlo un minimo, in modo tale da fargli vedere la pietra gialla sul suo petto, che brillava tenuamente, segno che stava schermando i suoi poteri in maniera attiva.
Vincent corrugò la fronte, osservando la piccola gemma gialla al collo della giovane, portandosi poi la mano al mento, carezzandosi la guancia che mostrava già la barba in crescita. -Ma allora come…
Diana scosse la testa, sciogliendo l'intrico delle braccia per indicargli il mucchio multicolore che fino a quell'istante aveva fissato a bocca aperta. -Queste sono tutte pietre vere, Tenente Sereas. Ognuna con un suo potere, dormienti, certo, ma tutte cariche. Basta solo essere percettivi, anche poco, che si acquisiscono poteri molto particolari.
L'uomo rivolse lo sguardo sulle pietre, per poi riportarlo sulla donna, sempre carezzandosi la guancia. -Quindi Lei qui… Insomma… Il Suo topazio...-biascicò appena, indeciso a come porre l'argomento
Diana sorrise ancora più ampiamente, se possibile, posando ora le mani sul banco dietro la sua schiena, e picchettando con le dita leggere su di esso, senza nemmeno far sentire il rumore delle unghie. -Non Le piacciono proprio gli Psicogus, vero Tenente?
Vincent sgranò gli occhi, spostando la mano dalla guancia che ricadde inerme lungo il fianco. -Ma… Cosa? Come…
-Giuro che è l'ultima volta che La interrompo.- rispose lei, ridacchiando appena, rivoltandosi verso il banco e dandogli così le spalle. -Avverto che Le dà fastidio. Lo darebbe anche a me, effettivamente…- si fermò un attimo, alzando il viso verso il soffitto, pensosa, scuotendo alla fine la testa per scacciare un pensiero senza importanza. -In ogni caso, no, non possiedo assolutamente lo stesso potere di quello che avrei senza il topazio. Quello che c'è ora… È un'ombra. Un'eco di ciò che sono.- terminò, andando a prendere la borsa per cacciare finalmente i presunti sassi che avevano riportato dal Laboratorio, posandoli sulla superficie e producendo così un minimo tonfo. -La prego, Si sieda. Devo accendere i Divisori, è meglio se resta fermo. Immobile sarebbe preferibile, in realtà.-terminò lanciandogli un piccolo sorrisetto sardonico.

La bambina ormai era quasi completamente ingestibile, e l'uomo accettò suo malgrado di muoversi in avanti dal loro nascondiglio per attraversare la strada. Non era passato ancora nessuno; l'unica persona che aveva osato muoversi in quello spazio era stato quell'uomo che era uscito dall'edificio qualche minuto prima, con i suoi capelli ritti sulla testa, ma l'uomo non gli aveva dato nemmeno un briciolo di importanza.
Ormai era quasi l'alba, e dovevano muoversi assolutamente.
-Andiamo.- disse verso la piccola al suo fianco, prendendola per mano. Erano davvero gelide le sue dita, molto di più di qualunque pezzo di ghiaccio l'uomo avesse mai avuto la sfortuna di toccare; tuttavia ciò che atterrì più di ogni altra cosa fu il sorriso sul viso della sua piccola compagna.
-Ho fame.- disse lei, con voce sibilante.
In quel momento fu davvero felice di averla come alleata, e non come nemica.

I Divisori alla fine non erano nulla di che, pensò Vincent osservando la giovane che si affaccendava attorno gli strumenti ronzanti. Erano tre in totale; parevano fatti d'argento, in base alla luce che emanavano in ogni direzione, e non avevano molto di diverso rispetto alla piccola bilancia che la Psicogus aveva usato al Laboratorio, se non una dimensione leggermente maggiore. Diana aveva posato una pietra, uno di quei sassi, su ognuno di essi, dopo averla bagnata nell'acqua (O almeno Vincent sperò che quel liquido fosse acqua); ora dovevano solo aspettare i risultati e ridirigersi alla Centrale, dove finalmente avrebbe cominciato a lavorare seriamente al caso, senza seguire più idiozie o idee balzane.
Che poi perché doveva stare così fermo? Si sentiva come uno stupido a rimanere così immobile come uno stoccafisso, mentre lei invece si muoveva senza alcun problema. Insomma, cosa avrebbe portato di male se anche lui si fosse avvicinato alla scrivania? Magari avrebbe potuto anche aiutarla…
-No, Tenente, non mi avrebbe aiutato affatto.- disse piano Diana, prendendo con la sinistra un contagocce che si trovava a poca distanza dalla sua borsa.
Vincent sgranò ancora una volta gli occhi, trattenendosi dal muovere la mano verso il fianco, dove nella fodera si trovavano le sue due pistole placcate in argento. -Mi ha detto che non mi sta leggendo la mente, Signorina Ecchins.- disse alla fine, mettendosi leggermente più dritto, in un' aria autoritaria.
Diana alzò la testa, girandosi verso di lui, tenendo con le mani ancora la piccola boccetta di vetro. Aveva alzato il sopracciglio destro, segno che era stupita; d'altronde quella era la prima volta che lui l'aveva chiamata per nome.
Ok, non per nome, per cognome, ma era praticamente un balzo in avanti dal non avere neanche una minima identità.
-Infatti non Le sto leggendo la mente, Tenente Sereas.- rispose alla fine lei, rigirandosi per dargli le spalle. -Mi creda, Se ne accorgerebbe se lo stessi facendo. No, è Lei che sembra urlare ciò che le passa per la testa… Non ha nozioni sul cammuffamento mentale, Tenente?
Vincent strinse appena la mascella, ascoltando quelle parole. La donna gli stava cominciando a dare immensamente fastidio. -Non è nell'uso della mia famiglia conoscere quelle pratiche, no.
-Ah, beh…- disse Diana, facendo cadere qualche goccia di liquido sui sassi, per spostarsi indietro, premendo con l'indice destro un pulsante blu posto dietro ogni strumento. -È un peccato. Nonostante tutto risulta molto utile in determinate situazioni.
Vincent dovette reprimere ancora l'impulso di alzarsi, respirando con calma un paio di secondi. Una Psicogus che gli dava lezioni di vita? No, Vincent, calmati… Manca poco…
-Si tranquillizzi, Tenente.- disse Diana, chiudendo tutte le boccette che aveva aperto per far funzionare i Divisori e rimettendole nello stesso posto dove le aveva preso qualche momento prima. -Qualche istante, e avremo i risultati. Ora non possono esserci dubbi.
Finalmente, con un piccolo borbottio, da una piccola apertura sul davanti di ognuno dei Divisori uscì un piccolo foglio, esattamente simile a quello che la giovane aveva letto qualche ora prima; con un solo gesto Diana li prese tutti e tre, ponendo le pietre in un recipiente di vetro che poi mise in borsa prima di mettersi a leggerli.
-Allora?- domandò Vincent, ancora fermo, studiando con attenzione l'espressione della donna.
Diana guardò tutti e tre i pezzi di carta, studiando con attenzione la struttura cristallina che avevano estratti i Divisori.
Non è possibile.
-Signorina Ecchins…?- provò a cominciare a dire Vincent, prima di interrompersi.
Un botto fece alzare ad entrambi lo sguardo verso la parete da dove erano entrati, mostrando un enorme buco dove poco prima avevano disegnato la porta. Il muro e l'intonaco erano caduti come gelatina, alzando un'enorme quantità di polvere; solo una figura si stava stagliando più nettamente in quello spazio appena creato, troppo piccola però per appartenere ad una persona adulta.
-Cosa…?- ebbe appena il tempo di dire Vincent guardando la bambina, prima che quella si avventasse contro Diana, mostrando una chiostra di denti uno più affilato dell'altro.

***
*Particolari strumenti capaci di dividere in maniera infinitesimale ogni cosa viene posta sopra, in modo tale da mostrare la struttura cristallina dell'oggetto in questione.



Spazio Autrice:
E rieccomi qui! Salve a tutti!!!! :D
Finalmente sono riuscita a scrivere e a postare questo capitolo!!
Come al solito spero che vi piaccia e blablabla, fatemi sapere cosa ne pensate e se vi intriga come sta andando avanti la storia!
Baciotti
Dia


 
   
 
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