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Autore: zaynseyes_    06/02/2016    1 recensioni
Alexander Sullivan è ricco, ha un bell'aspetto, ha carisma, è astuto ed ha sempre un costante senso di noia. Quando l'aggressivo Neo Bartosz cattura la sua attenzione, decide di farlo diventare la sua principale fonte di divertimento. Ma Alexander non sa quanto Neo sia complicato, testardo e perspicace. Inoltre Neo trova l'occasione perfetta per vendicare un suo amico, che Alexander in passato aveva ferito, quando Alexander incomincia ad avvicinarsi sempre di più a lui.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Aprì la porta di casa, entrando dentro. Link scodinzolò e corse verso di me, pressando il naso contro il palmo della mia mano.

"Non adesso" risposi, allontanandogli la testa.

Lui piagnucolò e mi leccò il braccio. Sospirai, sedendomi sul pavimento e avvolgendo le braccia intorno al suo collo e pressando poi il mio viso sul suo pelo. Scodinzolò e mi leccò di nuovo il braccio prima di strofinare la testa contro la mia spalla.

Vesper si sedette sulle mie cosce, mettendomi le zampe sul petto. Miagolò curiosamente ed io gli accarezzai il pelo.

Gentilmente mi tolsi gli animali da dosso e mi alzai. Mi diressi in camera, osservai il letto e sperai che Neo fosse lì per coccolarmi.

Tirai fuori il telefono dalla tasca e composi un numero familiare. Aspettai mentre suonava, sentendomi impaziente e ansioso.

"Pronto?"

La voce di Scott mi arrivò dritta all'orecchio. Aprì la bocca per parlare ma le parole mi si bloccarono in gola.

"Pronto? Alexander?" disse Scott. Quando rimasi in silenzio, parlò di nuovo "Alexander, dove sei? Stai bene?"

Chiusi la chiamata, lanciando il telefono dall'altra parte della stanza e scivolando contro l'armadio. Portai le ginocchia al petto, abbracciandole a me e chiudendo gli occhi.

"Me lo meritavo." sussurrai a me stesso "Me lo meritavo"

Ovviamente me lo aspettavo che qualcuno mi facesse una cosa del genere. Avevo ferito un sacco di persone nel passato: il karma me l'avrebbe fatta pagare prima o poi.

Ma non mi sarei mai aspettato che fosse Neo. Pensavo che mi amasse davvero. Sembrava così sincero. Forse era entrato in panico quando aveva visto Donnie?

Ma no...non era soltanto entrato in panico. Qualcosa nel modo in cui aveva detto quelle parole era come se pensasse davvero quello che aveva detto.

"Fanculo" esclamai, prendendo una manciata di capelli in mano e tirandomi le punte.

Osservai il telefono sul pavimento. Potevo chiamare i mie genitori e dire loro di venire a casa in modo da non essere solo. Sarebbero ritornati a casa da me. Ma non volevo che si preoccupassero.

Potevo chiamare i miei amici e dire loro di venire. Conoscevo Bennett e Scott abbastanza bene da sapere che sarebbero venuti, non importava quanto fossero arrabbiati. Ma non volevo ascoltarli mentre mi dicevano "te l'avevamo detto".

Chiusi gli occhi, cercando di tenere lontano i ricordi dell'ultima volta che era successo una cosa del genere. Ricordando il modo in cui Jake aveva chiuso la nostra relazione all'improvviso, senza che io me lo aspettassi.

Rimettendomi in piedi, mi avvicinai al comodino e aprì il cassetto. Tirai fuori i miei sonniferi e li scaraventai contro il muro, guardandoli riversare sul pavimento.

"Me lo meritavo. Cazzo! Cazzo, me lo meritavo!" gridai furiosamente. Sapevo che sarebbe successo. Ero passato da un ragazzo all'altro. Adesso non avevo il diritto di essere ferito?

Crollai sul letto, le mani a coprirmi il viso. I miei amici lo avrebbero scoperto l'esatto momento in cui domani mi avrebbero visto a scuola. Bennett riusciva sempre a scoprire le cose. Forse avrei potuto saltare la scuola. I miei genitori non l'avrebbero nemmeno venuto a sapere.

Nel piano di sotto Link abbaiava entusiasta. Restai nella mia posizione, con le mani sulla faccia. Ero così arrabbiato e ferito, non sapevo nemmeno come tirare tutto fuori dal mio corpo.

"Sembri patetico"

Non mi tolsi le mani dalla faccia "Ovviamente sei qui" mormorai.

"Alexander, siediti" ordinò Bennett.

Riluttante allontanai le mani dal viso e mi misi seduto. Scott si poggiò contro lo stipite della porta, guardando Bennett.

"Come se venuto a saperlo così velocemente?" chiesi.

"Mi ha chiamato Scott. Ha detto che c'era qualcosa che non andava, e poi ho scoperto cos'era successo" rispose Bennett. Scott annuì, come se la storia necessitava di essere confermata.

"Pensavo che i tuoi genitori avessero invitato a casa tua delle persone importanti?"

"Sì, è così" si sedetti sul bordo del mio letto. Scott obbedientemente lo copiò, sedendosi con le gambe incrociate sul letto, spostandosi nel frattempo i capelli dal viso.

Bennett lanciò un'occhiata alle pillole sparse sul pavimento. Mi sforzai di mantenere neutrale la mia espressione, preparandomi alla conversazione "te l'avevamo detto".

"Era ora che ti liberassi di quelle pillole" esclamò Bennett.

"Cosa?" chiesi.

"Eri diventato dipendente da quelle pillole, dopo che Jake ruppe con te. Sei stato sottomesso a quelle cose per anni." disse "E non dirmi che non te le prendi ogni notte perchè lo so che lo fai"

"Okay, và avanti" risposi stanco di aspettare.

"Non ho intenzione di dirti cosa tu pensi io sia, per il solo fatto che tu chiaramente lo sai." rispose lui "Vuoi che faccia stare zitto Neo?"

"No," risposi, sentendomi improvvisamente esausto "Lascia Neo in pace. Me lo merito"

"C'è una differenza tra quello che hai fatto tu e quello che ha fatto lui" rispose Scott.

"No," dissi "non c'è nessuna differenza"

"Scott ha ragione." esclamò Bennett "Quando tu esci con dei ragazzi, loro sanno come sei fatto tu. Sei molto aperto sul tuo bisogno di intrattenimento"

"Le tue storie potrebbero ispirare un intero album di Taylor Swift" disse Scott.

"Ma," Bennett continuò, ignorando il ragazzo "Neo ti ha ingannato. Se c'è una cosa che tu non hai mai fatto è raggirare le persone. Loro sanno a cosa vanno incontro. Tu no. Non lo sai mai"

"Non cercare delle scuse per me"

"Non lo sto facendo. Non cerco scuse per nessuno. Sto solo esponendo i fatti" Bennett scrollò le spalle.

"Me lo aspettavo da un sacco di tempo" risposi, facendo correre una mano tra i capelli.

"Bene allora, piangiti addosso" esclamò Bennett.

"Non mi sto piangendo addosso! Sono solo arrabbiato con me stesso!" sbottai.

"Per me non ha nessun senso." rispose Scott "Ha attraversato un sacco di guai solo per vendetta. E nel processo ha apparentemente perso il ragazzo che stava vendicando." sospirò "Non capirò mai le persone"

"Questo fa schifo" dissi.

"Dovresti interpretare 'Bad Guy' dei Set It Off. Ti si addice molto." rispose Scott "Oppure essere uno stereotipo e interpretare i Mayday Parade"

"Sei così di aiuto" risposi ironicamente.

"Mi piace la musica più delle persone" rispose lui.

Bennett lanciò un'occhiata al suo telefono "Devo andare. Mio padre mi ha detto di ritornare presto a casa" si alzò dal letto, portando Scott con lui.

Li guardai, quasi sperando che Scott rimanesse. Era piacevole parlare con lui quando mi sentivo in quel modo.

"Non provo dispiacere per te. Ti avevo detto che non lo avrei fatto." disse Bennett "Ma so chi potrebbe farlo. I tuoi genitori arriveranno a casa da un momento all'altro"

"Hai chiamato i miei genitori?!" strillai.

"Prima o poi lo avrebbero scoperto. Non dovresti restare solo in un momento del genere. Se fossi in te toglierei quelle pillole sul pavimento prima che i tuoi li possano vedere." esclamò "Ti manderemo in messaggio, Alexander"

Spinse Scott fuori dalla stanza. Grugnì dopo aver sentito chiudere la porta di casa. Bene, adesso i miei genitori avrebbero dato di matto per me. Sospirando, mi alzai e mi inginocchiai per prendere le pillole dal pavimento.

Com'era prevedibile, un paio di minuti dopo sentì la porta di casa aprirsi. Sentì dei passi salire le scale mentre Link abbaiava come segno di saluto.

"Ehi, Alexander." esclamò mio padre, poggiandosi contro lo stipite della porta "Bennett ci ha chiamati. Ci ha detto che tu e Neo avete avuto una rottura abbastanza brutta"

"Si," confermai "non ne voglio parlare"

"Okay." rispose annuendo "Beh, andiamo. Sono affamato. Sto pensando al 'Five Guys' per cena"

Sapevo che mio padre odiava mangiare da 'Five Guys', ma era uno dei miei posti preferiti. Sospirai e mi tirai su dal letto.

"Alexander, come stai?" chiese mia madre preoccupata dopo aver sceso le scale. Con la coda dell'occhio potei vedere mio padre scuotere leggermente la testa.

"Bene" risposi.

"Gli ho detto che 'Five Guys' sembra un bel posto per cenare, stasera" disse papà, mettendomi una mano sulla spalla e scuotendola giocosamente.

"Si, questo mi salverà dal problema del cucinare." rispose mia madre forzando un sorriso "Andiamo!"

Riluttante, seguì i miei genitori fuori di casa e dentro la macchina. Mi misi le cuffiette nelle orecchio in modo che non potessero parlarmi.

"Forse è il detto tu mi pieghi fino a spezzarmi. Stammi alla larga, stammi alla larga, perchè se tutte le onde del mondo intero incominciassero a chiudersi, io pregherei Dio che tu non sapessi nuotare. È solo il tuo modo di dirmi che sono inutile che mi fa impazzire quando vai a letto con lui"

Chiusi gli occhi, lasciando che la musica danzasse nella mia testa, mentre ricordavo me e Neo ascoltarla insieme in cucina. Cambiai canzone.

Mio padre parcheggiò ed uscimmo insieme dall'auto. Seguì i miei genitori all'interno del locale e ordinammo il cibo e la bevande, sedendoci poi ad un tavolo.

"Non guardarmi in quel modo," dissi, prendendo un sorso della mia bibita "Ho rotto con il mio fidanzato. Non è morto nessuno"

"Puoi almeno dirci quello che è successo? Bennett ci ha solo comunicato che è stata una brutta rottura" disse papà.

"Era stanco di me. Ecco tutto"

Chiamarono il nostro numero e mio padre si alzò per prendere il cibo. Mia madre allungò il braccio verso di me, accarezzandomi il dorso della mano.

"Hai bisogno di qualcosa, Alexander?" chiese lei.

"No." risposi, sforzandomi di mantenere il contatto visivo con lei "È solo una rottura. La so gestire"

"Se non vuoi che ti aiutiamo, almeno lascia che lo facciano i tuoi amici" disse, i suoi occhi supplichevoli.

"Certo"

"Starai bene?" chiese ancora.

Forzai un sorriso "Certo. Il mondo continua a girare, lo show continua ed io starò bene"

"Ecco qui la cena!" mio padre ritornò, posando il cibo sul tavolo.

Afferrai il panino e lo mangiai, nonostante non mi sentissi molto affamato. Non volevo che i miei si preoccupassero così tanto. La mia mente vagò da tutt'altra parte, chiedendomi cosa stesse facendo Neo.
 

***Neo's POV***

"Ciao, avete chiamato Donnie, lasciate un messaggio e vi richiamerò!"

Il telefono aveva fatto a malapena uno squillo e mezzo prima che Donnie mi rifiutasse la chiamata. Grugnì e gettai il telefono sul letto, lasciandolo perdere definitivamente. Anche Clifton stava provando ad ignorarmi, quindi presumevo che Donnie gli avesse già detto quello che era successo.

"Sono senza amici, senza fidanzato e sono affamato!" borbottai, sedendomi sul letto.

Il mio cane, Milton, entrò nella stanza abbaiando e saltando poi sul letto. Non era neanche lontanamente carino come il cane di Alexander.

"Sei vecchio e puzzolente" lo informai.

Lui inclinò la testa di lato, la lingua che gli usciva fuori dalla bocca.

"Ma in questo momento sei la mia unica compagnia. Lo apprezzo, vecchio amico"

Saltò giù dal letto e trotterellò fuori dalla stanza. Sospirai. L'esatta rappresentazione di come la mia vista stava andando in quell'esatto momento.

"Neo, hai visto Milton?" chiese mia madre, facendo sbucare la testa dentro la mia stanza.

"È appena uscito" risposi.

"Perché non sei a casa del ragazzo Sullivan?"

"Perché ho scaricato il suo culo da troia" risposi.

"Neo!"

"Cosa? Oh, va bene. Ho appena scaricato l'affascinate ragazzo Sullivan" roteai gli occhi.

"Oh" esclamò, sembrando tra l'imbarazzata e il felice "Beh. La cena è quasi pronta. Tuo padre è appena arrivato"

"Grazie per la compassione" dissi.

Sospirò e uscì dalla stanza, chiudendo la porta. La mia mente vagò e grugnì quando Alexander entrò nuovamente nei miei pensieri.

"No." dissi severamente a me stesso "No, no, no. Solo perché qualcuno lo ha forzato a fare sesso e gli ha spezzato il cuore a quindici anni, questo non gli dà il diritto di ferire le persone. Se lo meritava quello che gli ho fatto"

La sua espressione con il cuore spezzato di stamattina si ripeteva costantemente nella mia testa. La sua espressione era soddisfacente ma allo stesso tempo nauseante. Dannato fuckboy.

Sentì una vibrazione sul letto e subito mi misi in piedi, afferrando il telefono e rispondendo senza controllare chi fosse.

"Pronto?"

"Neo" disse Clifton.

"Clifton!" risposi sollevato.

"Ti ho chiamato solo per dirti di smetterla di chiamarmi. Quello che hai fatto è stato rivoltante. Come hai potuto fare una cosa del genere a Donnie? Cosa diavolo ti ha fatto pensare che fosse okay?" domandò

"Volevo solo..." mi morsi il labbro "Okay, forse non è stata la mia idea migliore. Non volevo ferire Donnie"

"Beh, l'hai fatto. Sono dalla parte di Donnie per questo. Forse possiamo riparlarne quando non vorrò più spararti" disse.

"Va bene, va bene" risposi, sapendo che aveva bisogno di un paio di giorni per calmarsi. Forse se Clifton mi avesse capito o perdonato, questo avrebbe portato Donnie a fare lo stesso.

"Per adesso smettila di chiamarmi. Tornerò a parlarti quando sarò leggermente meno incazzato con te" disse e riattaccò.

Gettai il telefono da parte e mi alzai, uscendo dalla stanza. Scesi le scale, dove potei sentire profumo di cibo. Non buono quanto quello che cucinava Alexander ma me lo sarei fatto bastare.

"Tua madre mi ha detto che tu e Alexander non siete più...uh..." incominciò mio padre mentre mi sedevo vicino a lui.

"Fidanzati? Beh no, non lo siamo." risposi "L'ho lasciato"

"Sei stato scortese con lui?"

Sospirai "Sì papà, sono stato scortese con lui. Spero che i miei insignificanti problemi adolescenziali non rovinino la tua perfetta immagine pubblica. Scusa se ho fatto arrabbiare un ragazzo con un padre più ricco di me"

Il viso di mio padre si surriscaldò "Neo!"

"Sono irrispettoso, lo so" dissi, mettendo cibo nel piatto subito dopo che mia madre lo posò sul tavolo.

Papà scosse la testa. Poi lui e mamma incominciarono a parlare di cose noiose. Le classi di mio padre, il lavoro di mia madre, i cani, tutto tranne me e la mia problematica relazione gay.

Finì di mangiare il più velocemente possibile e corsi nuovamente nella mia stanza, chiudendomi dentro. Mi sedetti sul letto controllando il telefono, ma ovviamente non c'erano nè chiamate nè messaggi. Avevo fatto incazzare i miei amici e ferito Alexander.

"Ma non ho sbagliato. Sapevo fin dall'inizio che sarebbe finita in questo modo" ricordai a me stesso, raggomitolandomi su me stesso.

E ovviamente sapevo esattamente come sarebbe finita. Dovevo rubare il cuore di Alexander per poi mandarlo in frantumi, come lui aveva fatto a tanti altri.

Solo non avevo tenuto conto tutti i sentimenti che sarebbero arrivati insieme al piano.

 

 

________________

EBBENE SÌ, È PROPRIO UN AGGIORNAMENTO.

Ovviamente scusate il ritardo, ma oltre tutte le altre cose ho dovuto anche prepararmi mentalmente per questo capitolo. È stato difficile tradurlo, troppe emozioni in mezzo.

Vi ringrazio davvero per sopportarmi, dovrebbero farvi santi davvero.

Un abbraccio virtuale a tutti coloro che nonostante tutto-- e per tutto intendo me e i miei imperdonabili ritardi-- seguono ancora questa storia e l'hanno messa tra i preferiti! Vi adoro.

Un grosso bacio a tutti.

  
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