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Autore: Maty66    07/02/2016    2 recensioni
Cosa si nasconde nel passato del più giovane e brillante capitano della Flotta Stellare? Quali oscuri ricordi tornano all’improvviso a tormentare l’animo di James Tiberius Kirk, proprio quando ha trovato una famiglia nel suo equipaggio ed una casa sull’Enterprise? Potranno i suoi amici aiutarlo a superare l’incubo che credeva ormai sepolto nella sua mente?
Ambientato dopo Into Darkness, durante il primo anno della missione quinquennale.
Attenzione è una storia NO SLASH.
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Dottore, James T. Kirk, Montgomery Scott, Nyota Uhura, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 28
Perdonami se puoi
 

TARSUS IV
Data Stellare 2261.5.16
 
Dicono che quando stai per morire ti passa tutta la vita in mente, in un baleno, come un vecchio film lanciato a velocità folle.
Ma quello che  James Tiberius Kirk aveva in mente  negli ultimi istanti della sua vita era solo che sarebbe morto senza riuscire a salvare le persone a cui teneva.
Bones, Spock, Scotty, Cy e Fix, Claire, quasi tutte le persone cui teneva di più erano in quella stanza e sarebbero morte subito dopo di lui.
Aveva fallito, aveva dedicato quasi tutta la sua vita a proteggere le persone che amava e aveva fallito.
Cercò di  non chiudere gli occhi di fronte alla morte, mentre il Klingon si avvicinava e gli puntava il phaser, di non ascoltare le urla disperate di Bones, di non voltarsi a guardarlo per l’ultima volta. Non voleva mostrarsi vigliacco, non lo aveva mai fatto e  non lo avrebbe fatto proprio alla fine.
Il dito del Klingon  si contrasse sul grilletto e Jim mandò un ultimo disperato pensiero  alle persone che amava preparandosi al colpo e al dolore, nell’unica speranza che tutto finesse presto.
Ma il colpo non arrivò.
Al posto del sibilo del phaser sentì il ronzio familiare del teletrasporto e il luccichio di molte figure che si materializzavano nella stanza.
Due dozzine di camicie rosse  riempirono il locale,  davanti a loro si ergeva Sulu con uno sguardo feroce sul viso.
Prima ancora che i Klingon potessero capire cosa stava succedendo  erano già stati mandati al tappeto dai phaser delle guardie di sicurezza dell’Enterprise.
La leggendaria fortuna di James Tiberius Kirk aveva colpito ancora.
 
“Non avevamo vostre notizie, così abbiamo deciso di  seguirvi qui. Quando abbiamo visto lo sparviero Klingon abbiamo capito che qualcosa non andava e così siamo scesi dopo avervi individuato”
Sulu finì il suo racconto  in tono  quasi trionfale.
“Signor Sulu si rende conto di aver trascinato tutto l’equipaggio in un atto di ammutinamento?” chiese Jim, combattuto fra l’orgoglio per la fedeltà del suo equipaggio ed il timore di esporli ad azioni disciplinari.
“Capitano devo informarla di aver ‘messo ai voti’ la cosa, proprio in considerazione dei possibili risvolti. Se anche uno solo dei componenti dell’equipaggio si fosse opposto non avrei disobbedito agli ordini della Flotta. Ma tutti i quattrocento membri dell’equipaggio sono stati d’accordo con la decisione… non uno si è tirato indietro” rispose Sulu.
Jim sentì una  improvvisa ondata di commozione.
“Capitano cosa ne facciamo di loro?” chiese Spock guardando i Klingon che lentamente si riprendevano dallo stordimento.
  Jim fronteggiò Kor che cercava di conservare un minimo di dignità mentre si alzava barcollando.
“Bene, mio caro amico. A quanto pare non potrai portare la mia testa all’Alto Consiglio. Io però potrei fare dono della tua al Presidente della Federazione” ridacchiò.
“Non puoi farlo. Credi che non conosca i costumi di voi umani? Non avete il fegato di uccidermi… e se credi di farmi paura ti sbagli. La morte sarebbe una fine onorevole”
Jim lo scrutò per un lungo momento.
“Di questo sono sicuro. Ma non intendo darti soddisfazione e soprattutto non intendo provocare una guerra interplanetaria o compromettere i contatti di pace. Sai per quanto il tuo smisurato ego ti faccia credere importante la soddisfazione che mi provocherebbe la tua morte non vale la pena”
Poi sfilò il comunicatore dalla cintura del Klingon.
“Chiama la tua nave e sparite nel giro di dieci minuti. Altrimenti vi facciamo saltare in aria” scandì mentre glielo consegnava.
“Ci rivedremo. E me la pagherai Kirk” sibilò Kor mentre si smaterializzava insieme agli altri della sua squadra.
A Jim sembrò di sentire netto il respiro di sollievo di Bones.
“Come state?” chiese al medico che sosteneva Claire, visibilmente sconvolta.
“Bene, Jim” rispose la ragazza con un sorriso.
Nessun risposta invece dal medico.
“Bones, io…” provò Jim.
La reazione del medico lo lasciò di stucco.
“No Jim!!!Stavolta non te la cavi con un semplice ‘Bones’. E non ho proprio voglia di parlarti in questo momento” sibilò avviandosi all’esterno.
 
“Gli devi dare un po’ di tempo, capitano. Era terrorizzato quando sei sparito senza dire nulla. E poi abbiamo visto le immagini di Kodos che ti portava via incosciente…” disse Scotty con il suo forte accento scozzese, nel tentativo di consolare Jim che stava a guardare McCoy che girava spazientito nel piazzale davanti alla costruzione.
Il medico non si era girato una sola volta a guardarlo.
“Capitano,  i nostri addetti alla sicurezza hanno catturato tutti i mercenari che erano  ancora presenti nell’ex palazzo presidenziale, anche se la maggior parte di loro si era già allontanata quando sono arrivati. Ho fatto rafforzare le misure di sicurezza per le celle che dovranno ospitare Kodos e Leighton” fece Spock con impeccabile aria professionale.
“Molto bene signor Spock. Organizzi i  primi trasferimenti sull’Enterprise. Voglio lasciare questo posto il prima possibile” rispose Jim con un sorriso.
Spock si girò con eleganza, ma Jim lo fermò.
“Spock… volevo solo… insomma grazie” disse il giovane capitano.
“Prego…Jim. Ma devo concordare con il dottor McCoy sul fatto che allontanarsi dalla nave senza dare spiegazioni a nessuno e senza indicare la propria meta è stato un atto alquanto avventato. Penso che avremo comunque modo di chiarire tutto una volta tornati a bordo” il tono del vulcaniano era sempre uguale, ma Jim aveva imparato a leggere la tensione del suo primo ufficiale anche dall’atteggiamento del corpo. E sapeva che Spock era arrabbiato tanto quanto Bones.
“Te l’ho detto, ragazzo, sei nei guai fino al collo” ridacchiò Cy alle sue spalle.
“Anche tu sei incazzato con me?” chiese Jim con un grande sorriso.
“No, me ne hai combinate troppe in passato. Questo è stato  niente a confronto” rise ancora il vecchio mercenario.
“Ora  ce ne torniamo alla nostra bagnarola. E  vedi di non ficcarti più nei casini, sei un ragazzo grande ora” continuò l’andoriano.
“Cy… Fix… beh… io non so proprio come ringraziarvi”  Jim teneva gli occhi bassi.
Cy lo tirò rudemente fra le braccia.
“Ragazzino tu non devi ringraziarci. Noi per te ci saremo sempre. Ma tu devi imparare a contare sugli altri, su chi ti vuole bene. Non sei solo… non sei più solo” gli mormorò Cy in un orecchio.
“Ciao ragazzino. Abbi cura di te” Fix gli diede una grossa pacca sulla spalla prima di avviarsi verso il punto dove potevano essere teletrasportati vicino alla loro navetta.
“Salutami tutti e teniamoci in contatto” fece Jim salutando ancora Cy.
“Meglio di no ragazzo. Siamo mercenari… come ti ho già detto non è bene che un capitano della Flotta abbia contatti con tizi poco raccomandabili come noi” sorrise Cy avvicinandosi  a Fix.
Jim rise.
“Beh… io ho  sempre  avuto simpatia per i tizi poco raccomandabili, lo sai. Ci sentiamo presto Cy” disse mentre si smaterializzavano.
 
Jim aveva fatto in modo che lui, McCoy, Claire oltre che quattro guardie della sicurezza che sorvegliavano Tom fossero gli ultimi a  salire sulla nave, nella vana speranza di convincere il medico a rivolgergli almeno la parola. Ma neppure le chiacchiere e le spiegazioni di Claire, reclutata allo scopo, riuscivano ad abbattere il muro di dolore e rabbia che il medico si era costruito intorno.
“Potreste sciogliermi le mani? Non le sento più” chiese lamentoso Tom guardando verso Jim.
“Non è prudente capitano” intervenne uno degli addetti alla sicurezza.
“Non credo abbia molto spazio di manovra, tenente” Jim non poteva proprio fare a meno di  preoccuparsi ancora per il vecchio amico e fece un cenno di assenso.
McCoy gli lanciò uno sguardo furibondo mentre la guardia liberava le mani di Leighton, ma ancora una volta non disse una parola.
“Capitano siamo pronti per trasportarvi a bordo” la voce di Spock giunse forte dal comunicatore.
“Bene andiamo” disse Jim avviandosi verso lo spiazzo.
“Pensi che sulla tua nave ci sia qualcuno che possa porre rimedio al disastro che sono diventati i miei capelli?” chiese Claire sorridendo radiosa.
“Beh… non abbiamo un parrucchiere ufficiale, ma sicuramente Nyota Uhura, il capo del reparto comunicazioni, potrà darti una mano”
“Speriamo… ma tu guarda queste unghie…ho un concerto  a Las Vegas la settimana prossima, non ce la farò a rimettermi in ordine” continuò lamentosa Claire.
Jim rise di gusto alla vista della ragazza che si guardava sconsolata il vestito lacero.
“Mi è costato una cifra esagerata…”
“Ne compreremo un altro. Facciamo una tappa alla Base Stellare 9, ho un’amica lì che…” Jim si interruppe a metà frase.
“FERMO” urlò una delle guardie mentre Leighton correva verso la scogliera.
“NO!!! NON SPARATE” urlò  a sua volta Kirk mentre quasi tutti, ivi compreso McCoy, impugnavano i phaser.
Tom si fermò giusto  davanti  ad una piccola ringhiera posta a protezione dello strapiombo  sulla  scogliera e si voltò verso  Jim che si era messo davanti a tutti.
“Bene siamo alla resa dei conti vero JT?” disse l’uomo quasi sorridendo.
“Tom, cosa vuoi fare?” chiese anche se la risposta era ovvia.
“Credi davvero che passerò la mia vita in prigione? Andiamo JT mi conosci meglio di chiunque altro”
Mentre parlava Tom salì sulla piccola ringhiera, senza smettere di guardare Jim negli occhi.
“Per favore Tom, non farlo, vedrai…” balbettò il giovane capitano.
Claire e McCoy lo avevano raggiunto  e stavano a guardare muti la scena.
“Vedrai cosa JT? Metterai una buona parola per me con il giudice? Mi verrai a trovare in galera? Mi perdonerai? Sempre così dannatamente eroico e generoso” scandì Tom quasi con disgusto.
Poi senza smettere di guardare Jim negli occhi si inclinò verso il basso.
Jim reagì d’istinto, schivò la presa di McCoy che cercava di trattenerlo e si lanciò in avanti, riuscendo ad afferrare il braccio di Tom all’ultimo secondo.
Ma la forza di gravità, leggermente più forte su Tarsus, ed il peso lo sbilanciarono in avanti.
In meno di un secondo il giovane capitano si ritrovò penzoloni sullo strapiombo , al di là della  ringhiera, una mano bloccata stretta al ferro e l’altra che teneva stretta la mano di Tom.
“JIM… aiuto!!! Qualcuno mi aiuti” la voce di McCoy era colma di paura, mentre il medico stringeva con tutte e due le mani il polso di Jim.
Ma il peso e la gravità erano troppo forti e gli altri non potevano essere di aiuto vista la posizione.
“Jim, non ce la faccio a tenerti…” sibilò McCoy rosso per lo sforzo.
“Capitano, lo deve lasciare, altrimenti la trascinerà giù” disse una delle guardie affacciandosi alla ringhiera.
“Jim ti prego…” supplicò con voce rotta McCoy.
“NO” urlò in risposta Jim stringendo ancora di più  la mano di Tom.
Ma sentiva che le forze gli stavano venendo meno e la presa scivolava sempre più.
“Tom cerca di tenerti… resistiti” balbettò.
Leighton lo guardò fisso e per un attimo Jim rivide gli occhi del suo amico, del ragazzo che correva con lui e Kevin per i campi di grano di Tarsus, che si allenava con lui sotto la guida del padre, che aveva sofferto con lui nella terribile carestia. Per un breve attimo Tom Leighton tornò d essere solo questo.
“Mi spiace JT. Cerca di perdonarmi davvero se puoi” sussurrò l’uomo prima di aprire la mano e mollare di proposito la presa, lasciandosi cadere nel vuoto.
 

SAN FRANCISCO- SEDE DI STARFLEET
Data Stellare 2258.10.11
 
Il capitano James Tiberius Kirk si guardò ancora una volta nel riflesso  di un vetro, accarezzando con la punta delle dita le strisce dorate che gli avevano appena appuntato sull’uniforme.
Stava vivendo un sogno ad occhi aperti. Era il capitano della nave ammiraglia, il più giovane capitano nella storia delle Flotta, un cadetto appena laureato.
Durante la cerimonia che si era  da poco conclusa si era conficcato più volte le unghie nel palmo della mano per accertarsi di non stare sognando.
Ma non stava sognando.
Era circondato dai suoi amici, dal suo equipaggio, festante, e da una marea di gente sconosciuta che faceva a gara per stringergli la mano e scattare qualche ologramma con lui. Un tempo la cosa l’avrebbe esaltato, ma ora  quasi gli dava fastidio, non vedeva l’ora di liberarsi di tutti loro e andare incontro alla persona che lo guardava sorridendo, ferma sul lato della sala.
“Io mi accerto che Pike stia bene, ci vediamo al bar all’ora stabilita” gli disse McCoy tirandogli la manica per attirare la sua attenzione in quella bolgia infernale.
McCoy e Uhura avevano organizzato una serata formidabile nel pub più esclusivo della città, ettolitri di alcol e panini a volontà per festeggiare le loro assegnazioni.
  “Ok Bones, abbi cura di Pike, mi raccomando” sorrise Jim salutando di nuovo con un cenno ed un sorriso il suo mentore, seduto sulla hoverchair.
Il cuore gli si stringeva ancora un po’ a quella vista, ma Bones gli aveva assicurato che con il tempo sarebbe tornato a camminare, sia pure appoggiandosi ad un bastone probabilmente.
Ma ora tutta la sua attenzione era rivolta all’anziana donna che lo stava aspettando.
“Ciao Hoshi san” le disse avvicinandosi.
“Ciao bambino mio” rispose la donna con gli occhi pieni di lacrime.
 
Finalmente, dopo un lungo girovagare nel tentativo di seminare il codazzo di giornalisti che lo seguiva ovunque, Jim trovò un piccolo bar tranquillo.
Lui e Hoshi avevano preso posto in un tavolino riparato in fondo alla sala.
“Anche se devo ammettere che l’ultima cosa che mi sarei aspettata nella vita di vederti indossare, devo dire che l’uniforme ti sta benissimo”
“Grazie Hoshi san. Le cose cambiano nella vita eh?” rispose Jim sorridendo.
“Non tutte. Sei sempre bellissimo e sei sempre il mio orgoglio” fece la donna provocando un improvviso rossore al giovane capitano.
Jim aveva indicato solo lei come familiare da invitare alla cerimonia. Aveva anche tentato di invitare Cy e gli altri della Phoenix, ma non era riuscito a rintracciarli.
Poco prima dell’inizio della cerimonia Kirk aveva visto l’anziana donna discutere animatamente con Archer. Sapeva che la loro lunghissima amicizia si era interrotta per colpa sua e questo gli dispiaceva.
“Allora… ti  hanno nominata ambasciatrice…. Te lo meriti davvero” provò a sdrammatizzare il giovane.
“Più che altro è una cosa simbolica. Non posso più scorrazzare alla mia età per la galassia” rise Hoshi.
“Sei sempre una giovincella”
I due rimasero in silenzio per un po’ godendo della reciproca compagnia.
“Jim… noi forse dovremmo finalmente parlare di quello che è successo realmente su Tarsus” disse poi l’anziana donna, guardando con intensità la tazza di tè che aveva davanti.
Jim sentì lo stomaco ribellarsi. Sapeva che prima o poi Hoshi e lui dovevano affrontare l’argomento, ma non gli andava. La donna era l’unica persona della sua infanzia  verso cui provava affetto e non voleva privarsi di quel sentimento per nulla al mondo.
“Ti prego Hoshi non mi va di parlarne. E’ passato tanto tempo e ho fatto molta fatica a dimenticare”
Hoshi lo guardò con le lacrime agli occhi.
“Jim… credi che io voglia farti ricordare? La verità potrebbe allontanarti definitivamente da me… credi che io voglia questo? Che voglia farti soffrire? Ma ci sono cose…”
“Ti prego Hoshi….” balbettò Jim la voce quasi rotta dall’emozione.
L’anziana donna rimase in silenzio a guardare il ragazzo di fronte a lei.
Era cambiato molto rispetto al breve periodo che aveva vissuto con lei.
Sempre irascibile, immaturo, sfrontato e  spericolato, ma finalmente consapevole delle sue doti e potenzialità.
Aveva trovato una strada nella Flotta e si chiese chi era  lei per negargliela, proprio ora che aveva raggiunto il successo. Ma quel giovane doveva sapere la verità, si meritava di sapere la verità.
Combattuta,  Hoshi alla fine trovò un compromesso.
“Facciamo così” disse tirando fuori dalla tasca un piccolo chip di dati.
“Qui c’è tutto quello che devi sapere. La scelta se aprire il file oppure no la lascio a te, ma devi promettermi che se mi capita qualcosa, se avrai bisogno di un’arma contro di loro, lo userai. E mi devi anche promettere che al più tardi comunque lo aprirai se mi dovesse succedere qualcosa,  o alla mia morte”
“Cosa sono questi discorsi? Non mi piacciono”
“Jim tu devi sapere la verità. Anche se poi mi odierai hai diritto di saperla”
“E se non volessi saperla? Se volessi dimenticare tutto?”
Hoshi si sporse in avanti per carezzare leggermente la guancia del giovane.
“Jim… questa storia è molto più grande di me o di te. Ci sono cose che…” iniziò.
“Ad esempio che Kodos è vivo? Lo so, ma cerco di non pensarci più”
“Jim… c’è anche più di questo. Prendi il chip. Io spero davvero che tu lo apra solo alla mia morte, ma se dovesse servirti, non esitare. Nella Flotta non c’è solo Pike. Ci sono molti altri a cui tu dai fastidio, credimi”
“Stai parlando di Archer?”
“No Jim. C’è molto di più di quanto tu possa immaginare. Tieni il chip ed usalo quando vuoi o quando devi, mi fido di te” disse alla fine Hoshi stringendo il chip nella mano di Jim.
“E ora dimmi… è vero che il vulcaniano ti ha spedito su di una capsula su Delta  Vega e poi ha cercato di strangolarti sul ponte?” chiese allegra.
Mentre Jim dopo aver infilato in tasca il chip chiacchierava allegro raccontando le sue gesta Hoshi sperò con tutto il cuore che quel ragazzo non fosse costretto ad aprire il file prima della sua morte.
Non  era certa di poter sopportare l’odio di Jim.
 
Quest’ultima scena, per chi non avesse visto il primo film, è ovviamente  ispirata allo stesso e quindi si svolge  subito dopo la cerimonia in cui Kirk viene promosso a capitano dell’Enterprise.
Siamo davvero alla fine e questo è l’ultimo capitolo in cui ci sono flash-back.
Ne manca  ancora uno, o forse due, se  mi accorgo  che l’ultimo è troppo lungo.
 Ovviamente ogni cosa sarà chiarita ( spero) e ogni cosa avrà un epilogo (spero).
Sin da ora ringrazio chi ha letto, chi ha recensito, chi ha messo la storia fra le preferite seguite e ricordate. E ovviamente grazie alla  mia beta e a Cladda. L’accoglienza è stata davvero buona  per essere una prima storia in questo fandom. Grazie davvero.
A presto con… le ultime emozioni.
  
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