Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: Raykha    07/02/2016    1 recensioni
Sherlock, dopo aver fatto nuovamente imbestialire John, tenta di elaborare i suoi sentimenti per il buon dottore (e il fatto di avere sentimenti in generale) con un piccolo aiuto. L'ho scritta dopo aver visto il mini episodio "Many happy returns" ed è la mia prima storia in assoluto, siate clementi ;)
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non appena Sherlock Holmes entrò in salotto, quella mattina, capì che John era irritato. Era ovvio, dal modo in cui il suo coinquilino leggeva il giornale. Ed era ancora più ovvio osservando il colletto della sua camicia. O almeno, era ovvio per lui. Sherlock fu tentato di catalogare la cosa come "irrilevante", ma si trattava di John, e questo cambiava le cose. Forse. In parte. Sul serio? Quando si soffermava a ragionare sul perché, però, Sherlock cominciava a sentirsi a disagio, e capiva sempre meno i suoi stessi pensieri, così restava lì come imbambolato a fissare John, finché qualcuno, spesso lo stesso John, non reclamava la sua attenzione, proprio come in quel momento.

John fissava accigliato il suo coinquilino che come al solito ragionava su chissà cosa e non degnava niente e nessuno della minima considerazione. Era incredibile che Sherlock se ne fosse dimenticato, una cosa da vero bastardo. Certo, John non era sorpreso che Sherlock dimenticasse le normali convenzioni sociali, catalogasse alcuni aspetti tipici delle interazioni sociali come noiosi o inutili, ma questa volta aveva proprio esagerato. "Andiamo, John, perché te la prendi tanto? - disse una parte della sua coscienza, quella più pratica – Sherlock non ricorda neanche quando è Natale, o che è la terra a girare intorno al sole, perché dovrebbe ricordare una cosa come questa?" Il dottore sospirò. "Perché chiunque dovrebbe ricordare il compleanno del suo unico amico – disse un'altra parte di sé stesso, quella più sentimentale – anche uno come Sherlock Holmes".

Ebbene si, il giorno prima era stato il compleanno di John. Non che si aspettasse chissà cosa, nè da Sherlock né da nessun altro, ma poi Lestrade gli aveva organizzato una festa a sorpresa in un pub che a lui piaceva molto, e aveva invitato proprio tutti, i colleghi di Scotland Yard che avevano lavorato con loro, Sarah e altri colleghi dell'ambulatorio, Molly, Mike, e persino Mycroft e Anthea li avevano degnati di una fugace apparizione. L'unico che non si era minimamente accorto di cosa succedeva quel giorno, era quello stronzo di consulente investigativo con cui divideva casa, che aveva passato l'intera giornata chiuso in quel suo Palazzo Mentale che John stava cominciando ad odiare. Sherlock, come al solito, non si era neanche accorto che John fosse uscito, e quando il dottore era rientrato con i regali che gli avevano fatto i suoi amici, Sherlock aveva detto semplicemente (senza neanche guardarlo): "Sono ore che ti chiamo, John, avevo bisogno del tuo telefono per un caso". E se ne era andato in camera sua senza aggiungere altro. John aveva dovuto contare varie volte fino a dieci per non tirargli qualcosa di pesante, limitandosi a mettere il muso.

Sherlock ancora non capiva perché John fosse così arrabbiato, in fondo non era successo niente di particolare: la cucina non era più in disordine del solito, nel frigo giacevano parti di cadavere non più putrefatte del solito, il soggiorno era stato spolverato pochi giorni prima (dalla signora Hudson ovviamente, Sherlock non perdeva tempo in faccende tanto banali), insomma non c'erano spiegazioni logiche per il comportamento di John. "Buongiorno, John – disse allora il detective – come va?" ma tutto ciò che ottenne in risposta fu solo silenzio. "Ho fatto... qualcosa di sbagliato, John?" il dottore richiuse il giornale che leggeva e lo fissò "No, vostra maestà, non avete fatto niente di sbagliato." Vostra maestà? perché John lo chiamava così? Odiava non capire.

Il medico notò lo sguardo confuso di Sherlock, e la cosa lo fece arrabbiare ancora di più. "Cosa posso fare per soddisfare le vostre richieste, signore? Sono ai vostri ordini, come uno schiavo, come ogni giorno da quando la conosco, signore. Posso fare qualche commissione per voi? - John lo guardò dritto negli occhi - perché tanto è così che funziona, Sherlock, giusto? L'universo deve girare intorno al tuo cervello e dobbiamo stare tutti ai tuoi ordini, pronti a scattare per ogni tuo minino capriccio, mentre tu non degni nessuno della minima considerazione, giusto? - ora John sembrava più deluso, che arrabbiato - Hai mai notato quante cose faccia io per te, e tu non mi hai neanche degnato di uno sguardo? Mi hai mai ringraziato per qualsiasi cosa? Certo che no, sarebbe... Noioso? Inutile? Irrilevante? Beh, ti do una notizia, stupido idiota, alle persone ogni tanto fa piacere ricevere un grazie, un apprezzamento qualsiasi, specie a quelle persone che consideri amici. Buona giornata, Sherlock". Detto ciò, John uscì di casa sbattendo la porta. Sherlock era rimasto immobile, troppo stupito da quella sfuriata improvvisa per dire qualcosa; ancora non capiva perché si comportasse così. Ciò che Sherlock non aveva notato erano le lacrime che rigavano il viso di John mentre usciva.

John aveva bisogno di allontanarsi il più possibile da Baker Street, in quel momento, e quando la signora Hudson lo salutò e gli chiese come stava, lui le rivolse solo uno sguardo triste. E lei capì.

John allora prese il cellulare e chiamò Lestrade, l'unico che conosceva Sherlock abbastanza bene da poterne parlare (oltre a Mycroft, ma John scartò quell'opzione senza neanche pensarci). Greg era l'unico a cui John aveva rivelato della sua infatuazione colossale per quell'idiota con cui divideva l'appartamento.

Greg lasciò che John si sfogasse, che gli raccontasse tutto con calma, e come al solito tentò di distrarlo chiacchierando di altro, proponendogli un caffè da qualche parte. Greg era stato da subito il confidente di John, il quale aveva scoperto che gli veniva naturale confidarsi con lui, che non lo giudicava mai, limitandosi ad ascoltarlo e a fargli tornare il sorriso. Anche Greg considerava John allo stesso modo, e non era raro che fosse invece lui a confidarsi con il dottore per i problemi con la sua ex moglie. John era davvero contento del rapporto che avevano costruito lui e Greg.

Intanto, al 221B, Sherlock venne scosso dal suo torpore da un'arrabbiatissima signora Hudson, che quasi gli tirò addosso una teiera quando Sherlock gli raccontò cos'era successo. "Sherlock, possibile che dopo quasi due anni che vivete insieme, non hai capito ancora nulla? Caro, te lo dico perché ti voglio bene... A volte sei proprio cieco, Sherlock. Com'è che dici sempre a John? Tu guardi, ma non osservi" Il detective si accigliò. "Allora mi aiuti a capire, signora Hudson, mi dica perché John è così arrabbiato con me"

"Ah, no, caro. Non sta a me dirlo, devi capirlo da solo... E metti in ordine la cucina, caro, non sono..." "La padrona di casa, non la governante. Certo, signora Hudson, come sempre".

Lei gli rivolse un sorriso materno, e se ne andò lasciandolo solo con i suoi pensieri. Sherlock passò dunque il resto della giornata a risolvere "Il mistero della rabbia di John", come decise di chiamarlo. Sorrise pensando che in quel momento sembrava John alle prese con un altro dei suoi post sul blog. Dapprima scrisse a Lestrade, dicendo che per quel giorno non doveva disturbarlo neanche per un caso da 8, e chiedendogli se sapeva dove fosse John, al che Greg rispose che non ne aveva idea, che non lo vedeva dalla sera prima. Contattò poi Molly, Mike e Sarah, chiedendo se avessero visto John, ma tutti dissero che non lo vedevano dalla sera prima. "Cos'è successo ieri sera? perché avete tutti visto John?" Sherlock cominciava a irritarsi davvero. Decise di telefonare a Molly.

"Sherlock?" rispose lei dubbiosa. "Molly, ho bisogno di assistenza" disse il detective.

"Tu... non telefoni mai, è successo qualcosa?"

"Evita di sottolineare l'ovvio, per favore, devo chiederti una cosa importante."

"Ok, ehm... Chiedi pure, cosa ti serve?"

"È per John. So che non sai dove sia, ma pare che sia tu che molti altri l'abbiate visto ieri sera."

"Certo che l'abbiamo visto, Sherlock, era il suo... Oh, aspetta, non sai che giorno fosse ieri?"

"Certo che lo so, ieri era il 7 luglio" Sherlock non aveva idea di cosa stesse succedendo, nè del perché Molly continuasse a dire cose ovvie e banali.

"Oh mio dio, non ricordi nulla di importante in questa data?"

"Nulla di rilevante, Molly, come ti ho già detto. Che noia dovermi ripetere, siete tutti così stupidi."

Molly era davvero furiosa con lui. "Sherlock, sei veramente un bastardo"

"Non stiamo parlando di me, Molly, smettila di considerarmi il centro dell'universo. Aiutami a capire perché John è così arrabbiato con me." Possibile che la patologa ancora non afferrasse il concetto? Molly si chiedeva più o meno la stessa cosa, in termini un po' più volgari.

"Non sta a me dirlo, puoi arrivarci da solo Sherlock. Ma lascia che ti dica che a volte sei proprio cieco, signor brillante detective"

"Consulente investigativo"rispose Sherlock in automatico, ma Molly aveva già riagganciato.

Che strano, pensò Sherlock, quasi le stesse parole che ha detto la signora Hudson... Ma perché?

Almeno ora sapeva che aveva qualcosa a che fare con il 7 luglio.

Sherlock allora fece l'unica cosa che gli sembrò sensata in quel momento: chiudersi nel suo Palazzo Mentale. Dunque... Il 7 luglio... Era forse l'anniversario di un importante avvenimento storico? No, John non si sarebbe arrabbiato per questo. Una scadenza importante? Forse, John di solito si arrabbiava per cose noiose come le bollette e tutto il resto. Ma stavolta sembrava personale. Sherlock allora ripensò alla sfuriata di John, quasi come se rivivesse la scena, osservandola dall'alto. Si era arrabbiato perché non gli diceva mai grazie, perché non lo apprezzava. Sherlock dovette dissentire: è vero, forse non diceva mai grazie, in fondo dire grazie è noioso, ma non era vero che non apprezzasse John. Gli aveva anche detto che era il suo unico amico... Oh. Il 7 luglio. Un anniversario... personale. Era il compleanno di John! Quindi John si era arrabbiato con lui perché aveva dimenticato il suo compleanno. Caso risolto. Al ritorno di John si sarebbe scusato e tutto sarebbe tornato a posto. Sherlock riaprì gli occhi, soddisfatto.

"Davvero pensi che sia così semplice far tornare tutto a posto, Sherlock?" disse una voce familiare accanto a lui. "Mycroft, sei tu?" chiese Sherlock alzandosi dal divano. Suo fratello era lì, nel salotto di Baker Street, ma aveva un aspetto decisamente assurdo. Era vestito con un elegante abito vittoriano, portava un monocolo e aveva degli enormi baffi. Al piede aveva incatenata una palla di metallo che sembrava molto pesante, simile a quelle che mettevano alla caviglia dei prigionieri condannati ai lavori forzati che si vedevano nei vecchi film.

"Complimenti, acuta deduzione come al solito, fratello" lo schernì il maggiore degli Holmes.

"Bene – riprese Mycroft – ora che ho attirato la tua attenzione, posso liberarmi di questo ridicolo abito". Con un elegante gesto della mano, gli abiti vittoriani e i ridicoli baffi di Mycroft sparirono in un turbinio di polvere sotto gli occhi di un esterrefatto Sherlock, e Mycroft apparve con i suoi soliti abiti, ma la sfera incatenata al piede era ancora lì. "Sto sognando." Non era una domanda.

Mycroft gli sorrise, un sorriso dolce e sincero come quelli che gli faceva quando era bambino, prima che diventasse Mister MI6, l'Uomo di Ghiaccio.

"Sherlock, ascoltami molto bene, è importante. Potrai anche non crederci, ma io sono uno Spirito. Sono lo spirito di Mycroft, venuto a dirti cose importanti."

"Irrilevante." Detto ciò, il consulente investigativo fece per alzarsi, ma lo Spirito-Mycroft urlò: "Sherlock Holmes, ora tu siederai qui e ascolterai quello che ho da dirti, poiché da molto lontano sono stato mandato!" Aveva una voce strana, lo Spirito-Mycroft, come fosse costituita da una moltitudine di tristi voci urlanti. Sherlock si intimorì e decise di assecondare quel folle sogno.

"Si tratta di John" disse lo spirito con più calma. Ora aveva la completa attenzione di Sherlock.

"So che non sai cosa provi per lui".

"Non provo niente per John. Non provo niente punto e basta. I sentimenti sono un difetto chimico della parte che perde." E il consulente ne era davvero convinto.

"Anche Mycroft ne è convinto. Anzi, è stato lui a convincerti che fosse così – lo Spirito-Mycroft sembrava molto triste – ma non è così. I sentimenti sono importanti, Sherlock. Soprattutto quelli così forti come quelli che tu provi per John. Anche tuo fratello un giorno lo capirà, capirà che ha sbagliato a metterti queste idee in testa. Lui ora è cieco, e sta perdendo tutte le occasioni che la vita gli concede."

"Credevo che tu fossi mio fratello" disse Sherlock, scettico.

"E io credevo che tu fossi più intelligente. Hai detto che questo è un sogno, io ti ho detto che sono lo spirito di Mycroft, ma lui non vuole ascoltarmi, non vuole aprire il suo cuore, perciò io sono stato mandato da te, perché tu hai ancora una strada e una speranza. Ora ascoltami. Questa palla di metallo che ho legata al piede è il simbolo della durezza del mio cuore. Riesci a immaginare quanto pesa la tua, Sherlock? Per tutta la vita sei stato insensibile agli altri. Ma John può salvarti da una sorte simile alla mia. Lui è il tuo... conduttore di luce, tu stesso l'hai definito così. Devi fidarti di lui e del tuo cuore Sherlock, smetti di ascoltare solo la tua mente; tu hai un grande cuore, Sherlock, comincia ad ascoltarlo; o finirai come me, triste e solo, condannato a essere schiacciato dal peso della tua indifferenza. Ora ascoltami attentamente. - l'espressione dello Spirito si fece solenne - Riceverai la visita di altri tre Spiriti, Sherlock. Attendi il primo domani, allo scoccare della prima ora. Attendi il secondo la notte dopo, alla stessa ora. Attendi il terzo la notte dopo ancora, quando l'ultimo rintocco della dodicesima ora cesserà di vibrare. Quanto al rivedere me, non accadrà più."

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Raykha