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Autore: Ary Granger    07/02/2016    1 recensioni
Chi potrebbe mai amare una bestia?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 8

 
Hermione cavalcava senza sosta nel bosco leggermente illuminato dalla luna. Suo padre poteva essere ovunque ed il bosco era straordinariamente vasto. Una piccola lacrima le scivolò lungo la guancia ma non poteva permettersi di perdere la speranza. Avrebbe ritrovato suo padre.
“Avanti Peter!” Spronò così il cavallo in modo da percorrere il sentiero più velocemente. Ad un tratto, accanto ad un albero scorse una figura accasciata sulla neve. Il mantello ricopriva in malo modo il corpo che tremava visibilmente.
“Padre!” esclamò la ragazza.
Scese da cavallo avvicinandosi all’uomo. Le gote erano arrossate, respirava a fatica e la fronte era bollente.
Non c’era tempo da perdere, doveva smaterializzarsi immediatamente a casa e curarlo prima che potesse essere troppo tardi. Caricò così il padre su Peter estraendo la bacchetta.
“Peter resta calmo...” sussurrò la ragazza accarezzando l’animale ed agitando la bacchetta.
Improvvisamente avvertì la nota sensazione di strappo al livello dell’addome che la riportò, con il genitore ed il frisone agitato, davanti la loro casa immersa nella neve.
“Avanti padre, siamo quasi arrivati.” disse Hermione cercando di sorreggere il genitore quasi incosciente e trasportarlo in casa, del tutto ignara del fatto che qualcuno la stesse spiando nascosto dietro un cumulo di fieno della stalla per poi scappare in direzione del villaggio.
La giovane raggiunse la camera da letto e coperto il genitore con alcuni panni di lana riposti con cura nell’armadio che adornava la semplice stanza, andò a prendere una piccola bacinella d’acqua fresca e alcune bende di cotone. Immerse i piccoli pezzi di stozza nell’acqua e li pose sulla fronte del padre cercando di abbassare così la febbre. Restò così accanto al letto del padre, bagnandogli molto spesso le labbra secche, in attesa che riprendesse conoscenza. A distanza di due giorni, però, non vi era stato alcun segno di ripresa, nonostante la febbre si fosse notevolmente abbassata ed una nuova notte stava per sopraggiungere accompagnata da un violento temporale di cui cominciavano a sentirsi alcuni tuoni.
“Mi dispiace padre. E’ tutta colpa mia...” sussurrò la fanciulla che scoppiò in un pianto disperato, accasciandosi sul petto del genitore. Non poteva perdere suo padre, era l’unica persona che le era rimasta.
“Hermione...” sospirò il padre accarezzando la testa della figlia che immediatamente alzò il capo in direzione dell’uomo.
“Padre!” esclamò tuffandosi tra le braccia del genitore e poi staccarsi subito. “Vi ho trovato nella foresta due giorni fa ed io pensavo che...” riprese singhiozzando.
“Tranquilla, bambina mia, io sono qui. Ma tu come sei scappata da quel mostro?”
“Non sono scappata, lui mi ha lasciata libera. Ora voi però dovete solo riposare.”
“Giusto!” esclamò Firin uscendo dalla tasca del mantello di Hermione.
“Firin! Cosa ci fai qui?” esclamò la giovane prendendo tra le mani la piccola tazzina.
“Hermione, sei andata via perché non ci vuoi più bene?” domandò il piccolo ignorando la domanda della ragazza.
“Ma certo che no. Io vi voglio molto bene ma mio padre aveva bisogno di me.” spiegò Hermione.
Firin annuì e si volse verso Ralph “Come si sente, signore?”
“Ora sto molto meglio.” rispose l’uomo bonariamente, accarezzandolo.
“Allora visto che sta meglio puoi tornare con noi al castello!” esclamò felice il servetto saltellando sulla mano della fanciulla suscitando una piccola risata del padre di lei.
“Oh Firin, io...”
Alcuni improvvisi colpi alla porta d’ingresso le impedirono di continuare.
“Chi potrà mai essere a quest’ora?” disse il padre scendendo dal letto.
“Non saprei, ma voi restate a letto.”
Hermione accorse alla porta aprendola e trovandosi davanti Blaise e metà della popolazione di Crowstone riversa nel cortile.
“Blaise, cosa significa tutto questo?” disse la ragazza.
“Hermione” disse il ragazzo con aria fintamente mesta “Siamo qui per tuo padre.”
La ragazza corrugò la fronte incapace di capire a cosa potesse riferirsi.
“Hermione cosa sta succedendo?” chiese Ralph, accorrendo dalla figlia.
“Signor Granger” disse un uomo alquanto canuto costretto in un abito elegante ma lercio “Ho saputo della sua situazione. La prego di seguirmi. Non si preoccupi signorina, sapremo prenderci cura di lui.” così dicendo sorrise malevolmente mostrando una fila di denti gialli.
In lontananza un fulmine illuminò la radura ed un carro posto sul terreno del cortile evidenziandone così l’iscrizione posta sul manifesto al lato del mezzo: Manicomio di Crowstone.
“Mio padre non è un pazzo!” esclamò con fermezza Hermione.
“Oh certo! L’abbiamo sentito tutti parlare del mostro nel castello! Vero?” s’intromise Theodore avvicinandosi al vecchio “Avanti Ralph, raccontacela ancora un po’! Com’era quel mostro?”
“E’ tutto vero! E’ spaventoso!” disse il pover’uomo cercando un qualche consenso tra le persone che storcevano il naso o si allontanavano dall’uomo deridendolo.
La fanciulla si avvicinò a Blaise che osservava la scena con finto dispiacere.
“Blaise, ti prego, tu sai che non è così!”
Il ragazzo le puntò i suoi occhi addosso e accarezzandosi il mento rispose “Potrei credergli in effetti, mia cara, ma tutto ha un certo prezzo. Sposami e sarà libero!”
La ragazza l’osservò con estremo disgusto. “Mai!”
“Avanti, portatelo via!” esclamò Ferguson ad un cenno del moro mentre due uomini cercavano di trasportare verso il carro Ralph.
“No!” gridò Hermione estraendo la bacchetta.
“Una donna non dovrebbe ricorrere a certi metodi, non crede?” rispose prontamente il vecchio dottore che con un semplice movimento del polso disarmò la ragazza lanciando via la bacchetta. “Sono desolato ma dovrebbe solo avere delle prove, mia cara.”
In quel momento la ragazza pensò alla sua unica speranza: lo specchio d’argento.
Corse in casa trovandolo nella borsa in pelle in cui lo aveva riposto con cura, precipitandosi in cortile.
“Mio padre non è pazzo. Mostrami la bestia!” disse volgendo l’oggetto verso i maghi di Crowstone. Un fascio di luce dorata avvolse i presenti lasciando poi apparire l’immagine del padrone del castello.
“Esiste davvero!” esclamò un uomo barbuto tra la folla.
“Ci attaccherà?” chiese una donna cercando di coprire i suoi bambini.
“No, non è cattivo, è buono! Lui è mio amico.” Disse Hermione cercando di convincere la gente intorno a lei.
“Amico? Da come parli ne sembri innamorata!”
Blaise si fece largo tra la folla prendendo il polso della ragazza. I suoi piani stavano andando a rotoli, ma non sarebbe cambiato nulla: lei sarebbe stata sua moglie. “E’ un mostro!” continuò il mago cercando di toglierle l’oggetto dalle mani.
La fanciulla si divincolò dalla sua presa con rabbia “No, Blaise! Tu lo sei!”
Il ragazzo assottigliò lo sguardo guardandola con stupore e poi disprezzo.
“Anche lei è pazza, come quel povero vecchio!” così dicendo le rubò dalle mani lo specchio ”Verrà a portar via i vostri bambini! Attaccherà di notte!” si fece largo tra la popolazione spaventata incrementandone la paura.
“No!” urlò la strega cercando di calmare le donne intorno a lei, ormai terrorizzate.
“Sta aspettando per tenderci un agguato!” fece un uomo sovrapponendosi alla voce della ragazza.
“Ucciderà i nostri bambini per sfamarsi!” gridò esasperata una donna.
“Il villaggio non è più sicuro con quella bestia!” esordì un altro uomo armandosi di fiaccola e forcone.
“Appendiamo la sua testa alla mia parete. Io dico, uccidiamo la bestia! Chi viene con me?” esclamò il ragazzo aizzando la folla.
“Io!” risposero all’unisono i maghi armandosi di bacchetta e armi.
“No! Non te lo permetterò!” disse Hermione cercando di fermare il giovane che si divincolò dalla sua presa.
“Se non sei con noi, sei contro di noi!”
Afferrò il polso della ragazza e la trascinò nella cantina della casa “Portate qui anche il vecchio! Non possiamo permettergli di andare ad avvertire il mostro!”
“Toglietemi le mani di dosso!” ruggì Ralph dimenandosi inutilmente.
Prima di chiudere la porta dell’umida stanza Blaise si girò verso Hermione sussurrandole “Avresti dovuto scegliere me. Non preoccuparti però, sarai ugualmente la mia sposa.”
“Mi fai solo ribrezzo.” rispose la strega.
“Cambierai in fretta opinione, mia cara.”
La porta venne sigillata con un potente colloportus mentre la folla si dirigeva verso la foresta aizzata dal ragazzo.
Hermione cercava all’interno della stanza qualcosa che potesse aiutarla ma senza bacchetta era inutile cercare di abbattere la porta.
“Devo trovare un modo per avvertirlo! Padre è stata tutta colpa mia! Cosa posso fare?” disse cercando di aprire la finestra che dava sul cortile della casa.
Il padre le si avvicinò cercando di rincuorarla “Troveremo una soluzione non preoccuparti! Penserò a qualcosa!”.
Il povero Firin, spaventato dalla folla osservava la scena inerme ed impotente, quando un fulmine illuminò in cima alla collina la vecchia invenzione del padre, mostrando la lama affilata di una splendida ascia, facendo esclamare di entusiasmo la piccola tazzina.
“Forse ho trovato qualcosa!” disse il vecchio Ralph sorridendo per poi rivolgersi alla figlia. “Ma cos’è questo rumore?”. Avvicinandosi alla stretta finestrella notò la sua creatura, frutto di anni di studi, sfrecciare verso la porta in legno del laboratorio.
“Hermione, corri!” disse il buon uomo trascinando la figlia dietro alcune cataste di legno. L’ascia, alimentata dal vapore del fuoco acceso tagliò ed aprì la possente porta precipitando nello scantinato, sollevando dei grossi nuvoloni di polvere. La ragazza accorse verso la macchina notando il piccolo Firin appeso ad una grossa molla esplosa dal meccanismo.
“Oh, dovreste provarlo anche voi!” disse il piccolo quando venne preso dalle delicate mani della ragazza.
“Io devo andare!” disse correndo a prendere il povero Peter cavalcando in fretta verso il castello.
 
 
                                                                            ***************
 
“Non avremmo mai dovuto fidarci!” mormorò Resgon muovendo le corte gambine in legno e tenendo le minuscole braccia dietro le spalle.
Goblin invece muoveva le leggere fiammelle, quasi spente, con rammarico “Sarebbe stato meglio se non fosse venuta!”.
“Oh, avanti! Lei è corsa dal padre! Tutti lo avremmo fatto!” disse con risolutezza la teiera sbuffante avvicinandosi ai due con aria di rimprovero. Improvvisamente dei rumori, provenienti dal cortile del castello attirarono la loro attenzione.
“Hermione è tornata!” esclamarono all’unisono avvicinandosi al vetro appannato delle ampie finestre e scoprendo che non era la ragazza ma un folto gruppo di uomini dall’aspetto minaccioso.
“Invasori!” gridò Goblin, agitando i lunghi bracci in oro del suo busto.
“E sono armati anche di bacchetta! Bisognerà avvertire il padrone!” affermò Zura  avviandosi verso le stanze del padrone lasciando i due oggetti pronti a ricevere i duellanti.
La teiera, saltellando sul proprio piede in porcellana, si avvicinò con urgenza alla bestia. Era accanto alla sua rosa ormai sfiorita, contemplando con aria assente la finestra aperta attraverso cui entrava la pioggia che imperversava sul maniero e l’intera oscura foresta.
“Padrone” sussurrò Zura avvicinandosi con timore “Dei maghi vogliono attaccare il castello!”
Il mostro non si scompose all’affermazione. Non si voltò nemmeno ma sfiorò la teca di cristallo della sua rosa guardando con estrema tristezza uno dei pochi petali rimasti attaccati cadere giù, perdendo lo splendore di cui era dotato.
“Padrone, la prego. Cosa vuole che facciamo?” disse la serva in preda all’agitazione di fronte alla totale passività del proprio signore.
“Lasciateli entrare.”
 
 
                                                                           ***************


L’agitazione era tangibile anche nella sala d’ingresso del castello, dove una moltitudine di oggetti saltellavano da parte all’altra creando ancor più confusione e paura.
“Silenzio!” urlò Goblin salendo su una colonna posta all’ingresso, zittendo tutti i domestici.
“Quei bifolchi presto arriveranno e ci attaccheranno!” esclamò con tono duro il candelabro.
“Ma noi non ci faremo trovare impreparati! Sprangate l’ingresso e prepariamoci alla battaglia!”
Un urlo combattivo si perse e si confuse con quello che animava la folta folla fuori dal castello.
I maghi infatti avevano lanciato dapprima un incantesimo distruttivo contro il maestoso cancello e poi avevano iniziato a tempestare l’immane portone con diversi schiantesimi che risultavano però alquanto inefficaci.
“BOMBARDA MAXIMA!” gridò Blaise con durezza facendo saltare così quel che rimaneva dell’imponente uscio.
Gli uomini attraversarono con passi cauti e leggeri l’entrata di quel che sembrava loro un castello abbandonato e semibuio. Attorno non vi era che polvere ed oscurità, illuminata soltanto da una leggera fiammella di un piccolo candelabro.
“Che la ragazza ci abbia preso in giro?” disse un uomo voltandosi verso gli altri “Vedo solo mobili e ragnatele.”
“Magari si sono rifugiati nelle altre sale!” disse un altro lisciandosi i baffi con fare borioso e avvicinandosi al candelabro “Chissà se vale qualcosa questo arnese!”
Immediatamente Goblin aprì gli occhi lasciando incredulo l’uomo a cui incendiò i baffi con le proprio fiammelle.
“All’attacco!” urlò il servo mentre tutti i maghi venivano circondati dai mobili incantati.
“Non è possibile!” disse Theodore muovendo la bacchetta tremante di paura e indietreggiando verso un muro del palazzo “Non è reale!”
“Vedi se è reale questo, mio caro!” disse Zura versando del thé bollente sopra la sua testa e dando inizio ad una battaglia in cui gli uomini sembravano essere molto in minoranza sia di forze che di numero.
Blaise, approfittando della situazione, riuscì a salire le scale dell’ingresso ritrovandosi in un buio corridoio costellato di ritratti e cornici. Fece saltare in aria parecchi mobili che si frapposero tra lui e l’ unica torre che ancora non aveva perquisito. Entrò in ogni stanza dell’ala in cui si era diretto, senza aver successo nel trovare quel che cercava. Restava ormai un’unica porta e con un ghigno maligno si accosto ad essa per poi aprirla silenziosamente, sapendo che avrebbe trovato lì dentro il suo nuovo trofeo. Il suo ghigno si trasformò in un sorriso soddisfatto quando vide la bestia che si volse verso di lui per poi voltargli nuovamente le spalle con aria sofferente.
“Vuoi rendermi le cose facili a quanto pare!” gli urlò l’uomo puntandogli contro la bacchetta e schiantandolo contro la vetrata della stanza facendolo riversare così sul pavimento del terrazzo. La risata di Blaise riecheggiò per la sala mentre con un altro incantesimo lo schiantò nuovamente facendolo crollare pesantemente su uno dei bastioni del castello. Con un balzo lo stesso cacciatore lo raggiunse osservandolo con aria di sfida.
“Alzati!” disse con fermezza assestandogli un vile calcio che lo fece pericolosamente avvicinare al bordo della struttura.
“Cosa ti succede mostro?”  lo schernì l’uomo “Sei troppo buono e gentile per batterti?”
La bestia restò immobile voltando il viso con dolore, indifferente anche alla sua stessa possibile morte.
Il mago assottigliando gli occhi gli si avvicinò ulteriormente puntandogli contrò la bacchetta “Mi ha stancato giocare con te.”
Un fulmine illuminò il bastione rendendo chiara la scena anche ad Hermione che era appena giunta in prossimità del cancello ormai distrutto del palazzo.
“No, Blaise! Non farlo!” urlò la ragazza svegliando la bestia dal proprio torpore e prima che potesse pronunciare l’incantesimo fatale la mano dell’uomo venne saldamente afferrata e la bacchetta irrimediabilmente spezzata, lasciandola cadere nel vuoto e spaventando per la prima volta il cacciatore. Senza più armi, il ragazzo indietreggiò e staccato un ornamento di pietra dal bastione cercò di scagliarsi contro il mostro che lo scaraventò sull’altra parte della struttura. Raccolta la propria arma, il mago si avvicinò ad una figura avvolta nell’oscurità colpendola con forza per poi accorgersi che era una statua.
“Vieni fuori e combatti!” disse allora aggirandosi tra le varie sculture tenendo alta la guardia mentre la tempesta imperversava su di loro “Sei innamorato di lei! Pensavi davvero che avrebbe voluto te, quando poteva avere uno come me?”
Udì un leggero ruggito alle sue spalle e con decisione vibrò un colpo verso il suo avversario però mancandolo. Il mostro cercò allora di strappargli l’arma dalle mani, riuscendo però solo ad avvicinarsi al precipizio alle sue spalle. Con un ghigno maligno Blaise si spostò un ciuffo di capelli dagli occhi preparandosi a colpirlo.
“E’ finita!” disse con convinzione “Hermione sarà mia!”
Con un potente ruggito la bestia si scagliò con rabbia contro di lui schiantandolo prima contro il muro per poi afferrarlo e sollevarlo per il collo, pronto a lasciarlo cadere giù dal castello. Il cacciatore in preda al panico cercò di aggrapparsi al braccio che lo sollevava da terra.
“Ti prego non uccidermi!” lo implorò l’uomo “Farò qualunque cosa ma non uccidermi!”
Alle preghiere del mago, qualcosa si mosse dentro di lui, qualcosa che aveva lasciato Hermione che emergesse in lui: la pietà verso gli altri.
Così, sempre tenendolo per il collo, lo posò a terra.
“Vattene.” Gli sussurrò per poi lasciarlo andare.
La voce di Hermione nel terrazzo delle sue stanze lo fece voltare con sorpresa e meraviglia che si tramutò in pura gioia quando la ragazza gli sorrise dolcemente porgendogli un mano per aiutarlo risalire.
Aiutandosi con gli artigli lui le si avvicinò sempre di più fino a quando non sfiorò la sua mano e la strinse con delicatezza.
“Hermione sei tornata!” disse accostando l’altra zampa al suo viso e accarezzandone il profilo.
All’improvviso però un colpo fece ruggire di dolore la bestia che quasi perse presa sul cornicione del terrazzo.
Blaise sorrise beffardamente tenendo nella mano destra un coltello insanguinato, pronto ad assestare un nuovo colpo ma prima che potesse compire il suo atto il suo piede scivolò dalla fenditura in cui era poggiato lasciandolo cadere nel vuoto del castello urlando in modo straziante.
Hermione riuscì ad afferrare saldamente la bestia prima che potesse scivolare e l’aiutò a stendersi sul pavimento di pietra mentre sulla camicia bianca una macchia di sangue iniziava ad allargarsi.
La ragazza cercò di tamponare la ferita con un lembo del proprio mantello, accarezzando il volto del padrone del castello che respirava a fatica mentre la pioggia gli bagnava il volto.
“Tu…tu…sei tornata…” disse debolmente il mostro sorridendole.
“Certo che sono tornata! Non potevo lasciare che…” gli sussurrò lei, non riuscendo a terminare la frase e poggiando il capo sul suo petto. “E’ tutta colpa mia! Ho cercato di avvisarti ma…”.
Lui alzò una zampa per accarezzarle una guancia e lei a sua volta sollevò il viso per guardarlo.
“Forse…forse…è meglio così…” le mormorò a stento fissando i suoi occhi color ambra.
“No, non dire coì! Adesso siamo insieme ed andrà tutto benissimo, vedrai!” affermò la giovane togliendosi del tutto il mantello e tamponando nuovamente la ferita che non smetteva di sanguinare.
Lui le prese il viso tra le zampe e lo accarezzò nuovamente sorridendole con calore.
“Hermione...almeno ti ho potuto vedere…un’ultima volta…”.
La strega gli afferrò la mano beandosi di quella carezza ma delicatamente come si era poggiata sulla sua guancia scivolò a terra, priva di vita.
La fanciulla si portò sconvolta le mani alla bocca mentre delle lacrime si mescolavano con la pioggia che le fendeva il volto.
“No! No, ti prego! Ti prego non lasciarmi!” bisbigliò tra i singhiozzi, poggiandosi al petto della bestia, stringendolo quasi come se potesse aggrapparsi alla sua vita e trattenerlo con lei.
“Io ti amo.”
Quelle ultime parole furono dette con dolore e profondo amore mentre gli stessi servi, spettatori di quella triste scena, osservarono la rosa incantata perdere anche l’ultimo petalo che si posò tragicamente sul tavolo sancendo la fine di tutto.
Improvvisamente delle scie di luce iniziarono a colpire il pavimento del terrazzo dove l’inconsapevole Hermione piangeva stringendosi al mostro.
La ragazza sentì il corpo della belva sollevarsi e quasi spaventata si allontanò vedendo quei lampi di luce diffondersi sempre più, come fossero scintille di polvere di stelle.
Davanti ai suoi occhi increduli le scie avvolsero il padrone del castello, illuminandone ogni parte.
Delle braccia e gambe d’uomo presero il posto delle zampe da lupo terrificanti mentre la faccia mostruosa divenne un volto d’uomo. Infine come si era sollevato da terra, il corpo venne adagiato sullo stesso pavimento.
Hermione, titubante, decise di avvicinarsi ma prima che potesse muovere un passo nella sua direzione l’uomo si sollevò da terra, osservando prima le proprie mani per poi voltarsi verso la ragazza.
Il viso della sua bestia non c’era più. Dei tratti aristocratici avevano preso il posto delle zanne e delle orrende corna mentre dei capelli biondi contornavano il suo profilo elegante ricordandole così dove lo aveva già visto: nel ritratto squarciato.
Lui le si avvicinò prendendole le mani tra le sue e sorridendole con dolcezza.
“Sono io.” le sussurrò soltanto, aspettando una sua reazione.
Lei sorrise alle sue parole anche se in quel nuovo aspetto non riusciva più a ritrovare la persona di cui si era innamorata.
Così accostò una mano al viso del uomo, accarezzando i lunghi capelli quasi argentei, posandola poi sul suo volto per analizzarlo meglio.
Quando i suoi occhi si posarono nello sguardo di lui lei non ebbe più dubbi.
Erano gli occhi della sua bestia.
“Sei proprio tu!” gli disse sorridendo di gioia mentre la mano dell’uomo si posava sulla guancia di lei.
Il giovane si avvicinò cautamente al suo viso per poi posare le labbra sulle sue, stringendola tra le braccia.
Inaspettatamente delle scintille di luce avvolsero i loro corpi per poi dispendersi nel cielo come una pioggia di fuochi d’artificio. Quelle gocce caddero sul castello cambiandone l’aspetto oscuro e terrificante trasformandolo in un elegante struttura architettonica.
Gli stessi servi, affacciati sulla terrazza, vennero avvolti dalla luce che li riportò nel loro aspetto elfico ma ora vestiti sapientemente.
“Mamma!” gridò il piccolo Firin, ormai non più tazzina, correndo verso Zura che lo prese in braccio con amore.
“E’ un miracolo!” esclamò allora Goblin abbracciando l’amico Resgon nelle sue nuove ma vecchie vesti, osservando il proprio padrone sorridente sollevare il corpo della giovane strega per poi baciarla nuovamente e stringerla a sé mentre il castello prendeva nuovamente vita attorno a loro e con esso tutti i suoi abitanti.



                                                                                  ***************



Il giorno successivo tutto il villaggio fu invitato al castello.
La notizia dell’incantesimo e del ritrovato principe purosangue della contea fece il giro di molti corti e tutti i nobili vicini vollero rendere omaggio e fedeltà al loro re e alla sua nuova futura regina.
Il buon Ralph, indossando un abito elegante, non poteva che essere felice e fiero per la figlia che tanto coraggiosamente aveva lottato per l’uomo che amava e che l’amava a sua volta, raccontando a chi glielo chiedesse della sua avventura e soprattutto della sua nuova invenzione: un tagliaerba a vapore.
Persino i servi furono invitati come ospiti d’onore al banchetto, lasciando sorpresi molti che però alla fine ritennero la cosa alquanto buffa ed evitarono di storcere il naso.
Dopo essersi intrattenuta con molte gentildonne curiose di conoscerla, Hermione uscì sul balcone della sala, respirando l’aria fresca della sera il cui cielo era illuminato da una miriade di luminose stelle.
Una mano alle sue spalle si posò sul suo fianco e lei ne riconobbe il tocco.
“Draco, ti staranno cercando.” Gli sussurrò lei voltandosi nel suo splendido abito dorato.
Lui le sorrise dolcemente accarezzandole i capelli.
“Penso che possano aspettare, prima devo darti una cosa.” Così dicendo afferrando la propria bacchetta fece levitare verso di lei un pacchetto azzurro.
Lei, sorpresa da tutto ciò, ne sciolse il nastro che lo legava ed aprì la scatola, trovandovi una rosa, simile a quella incantata, posata al suo interno.
La giovane sollevò lo sguardo su di lui perdendosi così nei suoi occhi grigi, dolci ma decisi, e le labbra di Draco si posarono su di lei che lo strinse a sé con forza.
Non c’era bisogno di altre parole poiché sapevano che da quel momento in poi avrebbero vissuto per sempre felici e contenti.




                                                                                         Fine



Buonasera a tutti! A chi mi seguiva e lo fa ancora (un abbraccio alla mia Norma che spero legga questo capitolo) e chi ha iniziato a leggere la mia storia solo ora.
Chiedo perdono a tutte le persone che mi hanno aspettato lungamente ma alla fine sono riuscita a finirla come volevo io e sono felice che in un certo senso essa possa diventare realtà poiché Emma Watson, la mia cara Hermione, è stata scelta per il ruolo della mia altrettanto amata Belle.
Spero di essere riuscita a divertirvi e a farvi sognare, così come questa storia ha fatto sognare me!
Credete sempre nei vostri sogni e nelle vostre ambizioni come la mia protagonista e lottate per essi!
Alla prossima!
Un abbraccio,
Ary Granger
  
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