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Autore: Marne    08/02/2016    6 recensioni
Il Mondo Magico è sconvolto da una lunga serie di scandali. Il Governo Shacklebolt, nato come faro di speranza, è sull'orlo di un precipizio fatto di menzogne, intrighi e spie. Il Bambino Sopravvissuto non riesce a dormire, le Forze del Male continuano a tramare fra le ombre delle anime che hanno rubato.
Uno specchio è ciò che impedisce al caos di rovinare sulla terra. Uno specchio divide la realtà dalla follia.
Hermione Granger, giovane Inquisitore del Ministero, è costretta a lavorare con Draco Malfoy, uno dei maggiori esperti di antichi artefatti magici.
Una serie di avventure nel cuore del vecchio Continente li porterà a scontrarsi con i demoni del passato, mentre la minaccia di un Ritorno aleggia su tutta la Comunità Magica.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Mangiamorte | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Mirror Universe'
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Il Bambino Sopravvissuto, sembrava non poter più sopravvivere

Lo Specchio delle Anime.

 

 

La Dignità e l’Amore non si mischiano bene,

e nemmeno vanno a lungo d’accordo.

[Ovidio]

        

        

Atto IV – Parte II

L’inizio della fine.

 

«Malfoy… Malfoy, maledizione! Draco!»

Quando riprese conoscenza, probabilmente non più di due o tre minuti dopo, la Mezzosangue era china verso di lui, gli occhi colmi di terrore. Stava chiamando il suo nome come se avesse davvero temuto che non ce l’avesse fatta.

«Rilassati, Granger, ci vuole ben altro per far fuori un Malfoy» la rassicurò, cercando di sollevarsi a sedere. Quel movimento gli provocò un dolore atroce al busto, che però sopportò da vero uomo: lamentandosi e facendo smorfie. «Mi hai fatto la respirazione bocca a bocca?» le domandò poi, una volta seduto, dedicandole un sorrisino malizioso che la fece arrossire fino alla radice dei capelli.

Se avesse saputo che per metterla in difficoltà sarebbe bastato fare lo splendido, ci avrebbe provato già ai tempi della scuola.

«Va’ al diavolo» fu la delicata risposta della strega, accompagnata da un doloroso cazzotto al braccio, capace di fargli lacrimare gli occhi.

«Maledizione, Granger, ammettilo che ti piace farmi del male!» le sibilò in risposta, cupo, massaggiandosi la parte lesa. «Credo di avere qualche costola incrinata. Cos’è successo?» aggiunse poi, confuso, rendendosi conto di non essere a Versailles, ma nascosto fra i giardini intorno al castello.

La Mezzosangue ebbe la decenza di mostrarsi almeno un po’ imbarazzata. «Forse sono stata troppo entusiasta» smozzicò, abbassando lo sguardo. «L’onda d’urto dell’esplosione ti ha sbalzato contro il muro, hai sbattuto la testa e sei rimasto svenuto per un po’».

Colpito, Draco inarcò le sopracciglia. «Dimmi la verità, Granger… da quant’era che non usavi incantesimi del genere?» le chiese, divertito, trattenendosi a stento dal farle i complimenti.

Non era da tutti usare una tale forza nell’incanto Bombarda.

Lei si strinse nelle spalle, nascondendo malamente un sorriso. «Da un po’. Ho sempre chiesto al mio capo di non partecipare alle perquisizioni, meglio il lavoro d’ufficio» gli disse, stringendo le labbra. I suoi occhi brillavano di entusiasmo, nonostante cercasse di limitarsi con le parole.

Le era piaciuto.

«E perché mai l’avresti fatto?» le chiese quindi, confuso, piegando leggermente il capo di lato. «Non fingere che non ti importi, si nota lontano un miglio quanto tu ti sia divertita».

Troppo tardi Draco si rese conto di aver sbagliato domanda. Vide chiaramente i suoi occhi spegnersi e le mani stringersi a pugno sull’erba gelida sotto di loro.

«Diciamo che Ron si preoccupava molto per la mia incolumità. Non volevo dargli preoccupazioni» sussurrò, vagamente insicura delle sue stesse parole. Il modo in cui spostò lo sguardo fra gli alberi fece intendere quanto l’argomento non le piacesse.

Meglio non infierire.

«Ma ora il pezzente non c’è più e, te lo assicuro, io non ho la minima intenzione di limitarti, quindi potrai sbizzarrirti a tuo piacimento. Nel frattempo…» disse, mettendo la mano nella tasca interna della giacca. «Meglio concentrarsi su questo».

E tirò fuori la Traccia.

 

***

 

Il Bambino Sopravvissuto, sembrava non poter più sopravvivere.

Ginevra Weasley, non ancora futura Signora Potter, fissava con aria contrita il corpo quasi esanime del fidanzato, abbandonato al centro del letto e attorcigliato alle lenzuola stropicciate. I capelli neri erano ancora più disordinati del solito e la barba lunga lo stava facendo somigliare, giorno dopo giorno, ad un esemplare poco nutrito di castoro.

Non poteva continuare così.

Hermione Granger, al fianco della suddetta signorina Weasley, aveva l’espressione di qualcuno che avrebbe volentieri dato di stomaco in un angolo, piuttosto che restare lì un momento in più. Avrebbe fatto di tutto, pur di non essere costretta a sentire quella puzza nauseante di alcol e solo Merlino sapeva cos’altro.

«Non va bene, Gin» disse alla fine, senza riuscire ad impedirsi di sventolare la mano davanti al viso, nel tentativo disperato di prendere un po’ d’aria. «Possibile che tu non sia riuscita a fermarlo, stanotte? Qui dentro c’è un’aria viziata che farebbe invidia ad una distilleria» .

Ginny grugnì – una fedele interpretazione del grugnito made in Weasley che di solito faceva venire i brividi ad Hermione – e le indicò le grandi finestre della camera. «Le abbiamo tenute aperte tutto il giorno, Kreacher è disperato. Credo sia andato a consultarsi con altri elfi per trovare una soluzione a questa puzza nauseante» le rispose, cupa, lanciando un ultimo sguardo al giovane uomo incosciente, prima di voltargli le spalle ed uscire dalla camera. «Vieni, altri cinque minuti qui e saremo ubriache come lui».

Abbandonando la camera padronale di Grimmaul Place, Hermione sentì un moto di angoscia opprimerle il petto. In quella stanza, ai tempi dell’ordine, aveva riposato Fierobecco. In quel momento, invece, vi dormiva Harry Potter, l’ex Salvatore del Mondo che si era ridotto ad una creatura ben più incivile dell’ippogrifo.

L’ambiente un tempo sporco e polveroso della vecchia casa, che aveva ospitato il cuore della ribellione contro Voldemort, era diventato caldo ed accogliente, un perfetto nido d’amore. Per Hermione, era come assistere alla bugia che era diventata la loro vita. Tutta la perfezione promessa dalla vittoria era stata spazzata via, lasciandosi alle spalle uomini e donne distrutti dal dolore e dalle perdite.

Sospirò, perché era tutto ciò che il suo cuore sembrò consentirle. Un tempo avrebbe fatto irruzione nella stanza ed avrebbe tirato via il suo migliore amico, ma, dopo gli ultimi mesi, non credeva di essere abbastanza forte. La cosa, naturalmente, la faceva sentire malissimo: Harry le era sempre rimasto accanto, dopo quello che le era successo.

Ma lei non era Harry Potter. Se qualcosa lo stava turbando a tal punto, chi le assicurava che non avrebbe lasciato lei completamente interdetta?

«La zia di Harry ci ha mandato dei biscotti» le disse Ginny, interrompendo le sue elucubrazioni mentre entravano nella piccola ma oramai accogliente cucina. Indicò un contenitore metallico al centro del tavolo, proveniente da una pasticceria a lei sconosciuta. «Sono deliziosi con il tè» aggiunse, con un sorriso, facendole cenno di accomodarsi.

Dal canto suo, Hermione si era fermata alle parole “zia di Harry”.

«Quale zia? Credevo che lui fosse l’ultimo Potter» le chiese, confusa, sedendosi ed allungando le mani verso i biscotti. Ce n’erano di vari gusti, molti alle nocciole o coperti da cioccolato. Trovarne uno che fosse semplicissimo fu un’impresa, ma Hermione ci riuscì. «Sono deliziosi» esalò, dopo aver dato un morso. «Non ne mangiavo di così buoni da…» dall’ultima volta che era stata alla Tana. «…da mesi».

Ginny, che le dava le spalle, non diede cenno di essersi innervosita. Diversamente da lei, sembrava aver accettato con tranquillità devastante quella nuova situazione. «Infatti è l’ultimo Potter» le rispose, tranquilla, voltandosi per accomodarsi davanti a lei. Il bollitore era stato messo sul fuoco, ma non c’era bisogno di controllarlo: Ginny Weasley era un talento con gli incantesimi domestici. «Quelli li ha mandati sua zia Petunia, la sorella di sua madre».

«Petunia?» il biscotto, forse sbigottito quanto lei, decise di prendere la strada per i polmoni, piuttosto che quella per lo stomaco. Le briciole tentarono di soffocarla, mentre il respiro le si mozzava. Dovette cambiare colore in modo preoccupante, vista la rapidità con cui l’altra le procurò un bicchiere d’acqua.

«Per le mutande a fiori di Merlino!» sbottò la rossa, dandole delle pacche sulla schiena, mentre bevevo. «Si può sapere cosa ti è passato per la testa, Granger? Vuoi forse completare l’opera che Tu-Sai-Chi non è riuscito a portare a termine?».

Hermione non se la sentì di risponderle subito, preferendo assicurarsi di non morire in modo totalmente assurdo. Solo quando le molliche vagabonde ritrovarono la loro strada ed il suo colorito tornò ad essere quantomeno umano, si decise ad alzare gli occhi sull’amica.

«Petunia Dursley vi ha mandato dei biscotti?» le chiese, scandalizzata, accettando la tazza di tè che le stava porgendo solo perché temeva di farsi andare ancora qualcosa di traverso. «La stessa Petunia Dursley che a Natale dell’anno scorso vi ha mandato un terrificante quadro dai grandi magazzini?» insistette, fissando l’amica come se avesse paura di esser presa per i fondelli.

Ginny sorrise, serafica. «Proprio quella Petunia Dursley, sì» confermò, cinguettando ed allungando la mano verso la scatola dei biscotti, pescandone due al cioccolato e mangiandone uno sotto lo sguardo sempre più allibito di Hermione. «Oh, insomma!»  sbottò, esasperata. «Non c’è bisogno di reagire così, dopotutto è sua zia».

Le sopracciglia di Hermione raggiunsero l’attaccatura dei capelli. «L’ultima volta che vi ha scritto, la casa sembrava infestata da un poltergeist! Non posso credere che vi abbia mandato dei biscotti buonissimi senza che… non so… senza che a Kreacher spuntasse un’altra testa!» sbottò, scuotendo il capo. Il suo sguardo si fece improvvisamente più attento. «Cosa c’è sotto, Gin?» chiese quindi, piegando leggermente il capo di lato.

La rossa rise, mescolando il proprio tè. «Hai presente la figlia di Dudley, Jane?» iniziò, posando il cucchiaino al lato del piattino ed osservando di sottecchi l’amica.

Hermione annuì, accigliata. «Se non sbaglio ha fatto tre anni, poco tempo fa. Perché me lo chiedi?» domandò, curiosa, prima che un pensiero la fulminasse.

Se Malfoy poteva essere un ladro, la figlia di Dudley Dursley poteva benissimo essere…

«Ha fatto levitare i suoi giochi per tutta la stanza, a Petunia è venuto un colpo» rispose Ginny, allegramente, per poi sorseggiare il suo tè. «E così il nipotino strambo è diventato l’unico capace di aiutarla. I casi della vita sono fantastici, non credi?»

«Come Malfoy diventato un ladro».

Quella volta, fu Ginny a strozzarsi.

 

***

 

 

«Davvero, Gin» ammonì ancora una volta Hermione, guardando l’amica con severità. «Nessuno deve venire a saperlo».

Il modo in cui le labbra le tremarono, pronunciando quelle parole, avrebbero rischiato di rovinare la portata di quell’ordine. Da quando era tornata dalla Francia, due giorni prima, non era riuscita a smettere di ridacchiare all’idea di Draco Malfoy nei panni di un moderno ed aristocratico Lupin.

Ginny mise un leggero broncio, gli occhi illuminati d’entusiasmo. «Neppure ad Harry? Sono sicura che lui si farebbe delle sane risate» propose, indicando con un cenno del capo il piano di sopra. Prese un altro biscotto dalla scatola inviata da Petunia, osservandolo come se fosse stato il centro delle loro discussioni. «Malfoy un ladro. Posso dirglielo? Ti prego».

Hermione scosse il capo, cercando di mantenere la serietà. «Non devi dirlo a nessuno. Soprattutto ad Harry!» disse, stringendo le labbra in una fedele imitazione della professoressa McGranitt nel pieno di una dimostrazione d’irritazione. «Se lo sapesse, cercherebbe di mettersi in mezzo alla missione, dicendo in giro che Malfoy sia un banale ladruncolo pronto a vendermi alla prima occasione».

La rossa aprì la bocca, probabilmente per ribattere a quella sua affermazione. Prima di farlo, però, sembrò ripensarci, limitandosi a stringersi nelle spalle. «D’accordo, immagino tu abbia ragione. È stato il primo pensiero che ho avuto anch’io». I suoi occhi si puntarono in quelli scuri dell’amica. «Ma tu ti sei fidata. Perché?» domandò, curiosa, spingendo verso l’altra i biscotti.

Se credeva che facendola mangiare avrebbe ottenuto risposte migliori, aveva assolutamente ragione.

Con un sospiro, Hermione afferrò un altro dolcetto, cercando la risposta adatta. «L’altra mia opzione era scappare via come una ladra e lasciarlo morire» mormorò, accigliata. Qualcosa, dentro di lei, si opponeva a quella confessione. «Sono una Grifondoro, non posso semplicemente abbandonare qualcuno».

Le bugie sono parole, parole, parole.

Ginny non si preoccupò, annuendo leggermente. «Sì, questo è un comportamento da te» concordò, tranquilla. «Neppure lui ti ha abbandonata, però, e questa è una vera sorpresa, non credi?»-

Dubbiosa, Hermione si limitò a scuotere le spalle. «Forse, oppure no. La guerra ci ha cambiati tutti, immagino che non volesse avere anche me sulla coscienza» mormorò, fissando il tè che ancora non aveva bevuto.  Il colorito troppo chiaro lasciava intendere la quantità di limone che dovesse avervi infuso, senza neppure rendersene conto. «Oltretutto, io gli servo».

Ginny annuì, sorseggiando il contenuto della sua tazza. «Gli hai salvato il regale fondoschiena, me lo stavi giusto accennando» concordò, vagamente accigliata. «Davvero era ricoperto da interiora di verme? Puzzava come si dice in giro?» chiese, con una risatina, allungandosi per afferrare un pacchetto di sigarette dal mobile alle sue spalle.

Hermione annuì, con una risatina. «Era completamente ricoperto, dalla punta dei suoi capelli da biondo principino fino alla punta delle scarpe firmate» fece una smorfia. «E la puzza… Gin, davvero, sembrava di essere entrati nel deposito di caccabombe che Gazza teneva al castello!».

Ginny scoppiò a ridere, facendole l’occhiolino. «Ah, mia cara, io non dovrei sapere nulla di quel deposito, sai? Non sono stata nominata prefetto, non avevo il permesso di conoscere quel postaccio» spiegò, porgendole una sigaretta e l’accendino.

Una risatina scosse Hermione, mentre accettava l’offerta. «Potrei chiederti come mai tu ne sia a conoscenza, ma sarebbe stupido, oltre che una perdita di tempo» commentò, tranquilla, avvicinandosi affinché l’altra potesse farle accendere la sigaretta. «Potrei, ma non ne ho intenzione. Il mio animo da Caposcuola insorgerebbe e tenterei di toglierti punti».

Le giovani si guardarono per qualche istante, scoppiando a ridere.

«Comunque» Hermione si asciugò una lacrima sfuggita al controllo, raddrizzandosi sulla sedia, per poi portare la sigaretta alle labbra ed aspirare un po’ di fumo. «Sono appena riuscita a pulire tutto e tirarci entrambi fuori dai guai, non ho neppure pensato a controllare che ci fosse la Traccia» rilassò le spalle, espirando una boccata di fumo. «Per fortuna Malfoy ha avuto i riflessi pronti, o non avremmo saputo dove andare».

«E dove dovrete andare, stavolta?»

 

«Allora, Mezzosangue?»

Ancora una volta, Malfoy le pungolò la spalla, cercando di spiare oltre l’ammasso di capelli ormai libero dalle forcine. Erano passati solo dieci minuti da quando avevano comunemente deciso che lei avrebbe capito il funzionamento della Traccia, ma lui sembrava essersi già stancato.

«Malfoy, per favore, sto tentando di comprendere qualcosa» gli rispose, pacata, per l’ennesima volta. Il suo proposito di non strangolarlo – sarebbe stato ipocrita, dopo avergli salvato la vita – sfumava secondo dopo secondo, in favore di un fastidioso tic all’occhio. Se avesse continuato, Hermione non avrebbe risposto di sé.

Il purosangue sbuff, come un cavallo nervoso. La strega lo sentì distintamente armeggiare con qualcosa, prima che una scintilla illuminasse per un attimo gli alberi ed uno strano odore di cannella si diffondesse nell’aria.

Quando, confusa, si voltò, trovò il giovane intento a fumare una strana sigaretta dal colore scuro, con lo sguardo perso verso il profilo illuminato di Versailles.

«Cosa accidenti stai fumando, Furetto?» gli chiese, curiosa, tornando tuttavia a controllare la piccola superficie riflettente che aveva davanti.

Lo specchietto – un piccolo sole che rientrava perfettamente nel palmo della mano della strega – era poggiato sull’erba, poiché nessuno di loro aveva avuto il coraggio di tenerlo in mano durante i tentativi di azionamento. Non sapevano cosa sarebbe successo e, di certo, non avrebbero rischiato di essere inceneriti per scoprirlo.

«Sono sigarette aromatizzate, Granger» le rispose lui, alzando gli occhi al cielo, l’espressione quasi disgustata. «Possibile che tu sia così ignorante sul mondo magico? Sono la soluzione migliore per poter ottenere tutti i vantaggi del fumo, escludendo il peggiore fra gli effetti collaterali».

«Il cancro ai polmoni?» azzardò la strega, sentendo in un altro sperduto della propria testa la voce di sua madre, in un lamentoso memento della fine che lei stessa avrebbe fatto, se avesse continuato su quella strada.

«Certo che no» scandalizzato, Malfoy le dedicò un verso sprezzante. «I veri Purosangue non si ammalano, noi ci limitiamo a diminuire lo standard ottimale della nostra salute e decidiamo quando porre fine alle nostre sofferenze» rispose, tranquillo, aspirando un’altra boccata di fumo.

Confusa, Hermione si voltò a fissarlo. «Mi stai forse dicendo che per i Purosangue è prassi affermata l’eliminazione fisica degli ammalati? È un atteggiamento da barbari!» sbottò, scandalizzata. «Se il Ministero sapesse… praticamente fate dell’eutanasia! È disgustoso!» continuò, furiosa, sentendo l’indole da paladina della legge insorgere nel proprio petto, insieme ad una sequela di insulti che una signorina non avrebbe mai dovuto proferire.

Malfoy, dal canto suo, non fece una piega. «Io definirei disgustoso privare una persona della dignità, Granger» le rispose, glaciale. «Ho visto come i babbani trattano i loro malati senza speranza. Quell’abbandono… quello non è disgustoso?» le chiese, senza sembrare particolarmente interessato. «Pensala come vuoi, Granger, ma i Purosangue, piuttosto che trascorrere mesi o anni in un letto, preferiscono prendere una pozione e morire da veri signori».

Hermione scosse il capo, ancora sconvolta. «Voi purosangue! La considerazione che avete di ciò che non è perfetto  è il riflesso della considerazione che avete della vita» sbottò, con un borbottio, tornando a concentrarsi sulla Traccia. «Se solo aveste-» si fermò, trattenendo bruscamente il respiro.

Alle sue spalle, Malfoy si fece improvvisamente più attento, buttando di lato la sigaretta ed inginocchiandosi al suo fianco. Entrambi fissarono, interdetti, la leggera cornice d’oro. Al centro, la superficie riflettente era mutata, ora sciogliendosi ed ora  addensandosi, trasformandosi in nebbia sotto i loro occhi.

«Come hai fatto, Mezzosangue?» le domandò, sottovoce, senza staccare gli occhi dalla meraviglia che si stava realizzando davanti a loro.

La strega si strinse leggermente nelle spalle, confusa. «Credo sia stata la parola riflesso. Mi sembra  di aver letto di oggetti magici che rispondono a diversi comandi, in base al diverso luogo ed al tempo in cui vengono ritrovati. Riflesso è simile al francese réflexion, probabilmente per questo ce l’ho fatta. Ero così irritata da aver usato magia accidentale» spiegò, sempre con lo stesso tono di voce, osservando affascinata il movimento delle nebbie davanti a lei. Sembrava volessero comunicare, danzando e creando ombre dalle forme quasi antropomorfe.

Malfoy non era più così rapito dallo spettacolo, i suoi occhi grigi erano fermi su di lei, stupiti. «Sei riuscita a risolvere un problema che altrimenti sarebbe stato irrisolvibile, il tutto mentre tentavi di far valere le tue idee incomprensibili con me» disse, ammirato. «Sei una fonte di sorprese, Granger, dico davvero» borbottò, incurante della rigidità che colpì l’altra.

«Potrai farmi pervenire i tuoi complimenti sottoforma di un mazzo di fiori recapitati al mio ufficio» gli rispose, con uno sbuffo irritato. «Abbiamo attivato la nebbia, ma adesso cosa dobbiamo fare? Il professore ha parlato di un collegamento con la Traccia precedente, ma…» Hermione assottigliò lo sguardo, sospirando.

«Come accidenti facciamo a trovare il collegamento? Non ne ho idea» disse lui, stringendosi nelle spalle. «Prova con un incantesimo di rivelazione, uno di quelli semplici» propose, indicando con un cenno la bacchetta che lei ancora teneva in mano. «Hai presente, Revelio» tentò ancora, quando la vide esitare.

Lo sguardo che Hermione gli dedicò lo fece ridere, ma soltanto per qualche istante. Quando lei eseguì l’incantesimo, la tensione fu troppa per mantenere il tono leggero dell’ilarità.

All’inizio non cambiò nulla.

Poi, come se la nebbia avesse acquistato consapevolezza della loro disperazione, sette minuscole figure si formarono dalla materia inconsistente, ruotando intorno ad una figura centrale, più grande. Le figurine ruotarono e la centrale cadde. Le figurine si fermarono e si unirono alla centrale, disegnando la forma di un altro specchio, all’apparenza ben più maestoso, sormontato da una corona.

Infine, lo specchio si ruppe ed il suono ovattato del vetro infranto dilagò fra gli alberi, facendo venire la pelle d’oca ai due maghi che, impotenti, avevano assistito allo spettacolo.

Restarono in silenzio per qualche secondo, fissando la bruciatura nel terreno dove, fino a poco prima, era stato lo specchietto. Poi, lentamente, Malfoy si voltò a guardarla.

«Cosa cazzo significa, Granger?» chiese, mantenendo il tono di voce soave.

«Sette piccole persone ed una grande» ragionò lei, ad alta voce. «La piccola persona cade ed uno specchio è alla base di tutto. Uno specchio coronato» continuò, stringendo le labbra.

«Perfetto, sarà sempre così? Dovremo sperare nel colpo di fortuna ogni maledetta volta?» sbottò Malfoy, sedendosi per terra con l’espressione di qualcuno che aveva voglia di prendere a pugni il primo albero disponibile. «Tanto vale morire qui! Sarà più veloce ed indolore, come addormentarci».

Come addormentarci.

Hermione spalancò gli occhi, voltandosi verso il collega. C’era una certezza, nel suo sguardo, capace di far impallidire anche Lord Voldemort nei suoi tempi d’oro.

«Mezzosangue?»

«So dove dobbiamo andare».

 

***

 

«In Germania? Come hai fatto a collegare la Germania?» domandò Ginny, accigliata, spegnendo la sigaretta nel posacenere vicino. Raramente Ginevra Weasley ne fumava una intera: le piaceva credere di poter controllare la dipendenza. Almeno, era quello che ripeteva a chiunque le chiedesse informazioni al riguardo.

Hermione sorrise, sbuffando il fumo verso il pavimento, per non colpire in viso l’amica. «Mai sentito parlare di Biancaneve ed i sette nani, Gin?» le domandò, retorica, avendo già potuto accertare, con Malfoy, che i purosangue non conoscessero la fiaba. «La Regina Cattiva usa uno specchio per realizzare i suoi piani malvagi» spiegò subito, con un sorriso. «E la storia è stata scritta dai fratelli Grimm, che vivevano in Germania» si strinse nelle spalle. «Ho ipotizzato si fossero ispirati ad una storia vera».

Ginny annuì, vagamente soddisfatta. «Quindi tu e Malfoy state per addentrarvi in una fiaba babbana, eh? Avete lo specchio ed immagino che troverete la strega cattiva a guardia» mormorò, con le sopracciglia inarcate e l’espressione maliziosa. «Chi di voi sarà la principessa e chi il principe azzurro?» chiese, in un cinguettio.

Hermione sorrise, facendo l’occhiolino alla migliore amica.  «Naturalmente io sono il principe».

 

 

 

 

»Marnie’s Corner

 

Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!

 

Ormai la storia è entrata nel pieno dell’azione! Il primo indovinello è stato risolto, ma i prossimi? Hermione ha dimostrato ancora una volta di essere una Grifondoro in piena regola, coraggiosa e pronta ad aiutare gli altri. Qualcosa le ha impedito di esprimersi al massimo, negli anni precedenti, e la colpa sembra essere di Ronald. Caso strano, eh?

Questo capitolo ed il prossimo mancano un po’ d’azione, me ne rendo conto, ma sono fondamentali. Nel prossimo ci sarà il ritorno del caro Dottor Crave, che scoprirà un po’ delle sue carte, ma non anticipo altro!

 

Per la comprensione della citazione, faccio riferimento in uno dei punti sotto! Ho evidenziato l’inizio, per renderlo facilmente individuabile!

 

Avviso: La settimana entrante ho esami, quindi potrei non avere modo di portarmi avanti con la scrittura ed il capitolo potrebbe slittare un po’. Per favore, pregate per me se credete in qualsiasi entità superiore, oppure tenetemi nei vostri pensieri. Sono terrorizzata.

 

Punti importanti:

» Il titolo è stato scelto sia in relazione alla loro avventura, che ha davvero inizio con il ritrovamento della prima Traccia, sia in relazione alle condizioni di Harry.

» La squadra di cui fa parte Hermione – gli Inquisitori – ha sia una sezione d’ufficio che una d’Inchiesta, che si occupa di ricercare le prove e, spesso, catturare i fuggitivi. Non confondeteli con gli Auror, il loro scopo è arrivare ad un processo, non buttare la gente in prigione. Semplicemente, le prove spesso non possono essere ottenute con le buone.

» Harry, Harry, cosa ti sta succedendo? Le condizioni del Bambino Sopravvissuto sembrano proprio non voler migliorare! Che sia stress post traumatico? Chi lo sa! La povera Ginny fa di tutto per aiutarlo, ma sembra non essere sufficiente.

» Ebbene, la figlia di Dudley è una strega. JK Rowling ha detto di aver pensato a questa possibilità, ritenendo impossibile che un gene magico possa sopravvivere allo scontro con il DNA di Vernon Dursley. Io non sono d’accordo. Dopotutto, in queste ultime settimane ho avuto la certezza che la cara Jo abbia iniziato a sparare baggianate, spinte soltanto dal fanservice. Perché non posso essere felice con qualcosa di comprensibile? I Dursley faranno una comparsa? Non credo, ma non si può mai sapere.

Se proprio vogliamo essere pignoli, l’idea di dare una nipote strega a Petunia è tornata a galla grazie alla fanfiction di Poison Spring, “Gli eredi del Crepuscolo”. Ve la consiglio, è favolosa.

» La discussione di Draco ed Hermione sull’eutanasia e sul diritto al suicidio forse è stata un azzardo, me ne rendo conto. In un certo senso, è una questione molto attuale e ho pensato di trattarla, seppur in modo estremamente superficiale. Qual è il mio punto di vista? Ah, non credo di doverlo dire, non vorrei influenzare nessuno. Comunque il discorso non si concluderà qui, la questione si ripresenterà già a partire dal prossimo capitolo. La citazione ad inizio capitolo riguarda quelle che si ritengono essere le due fazioni di questo scontro: l’Amore che impedisce di lasciar andare il malato e la Dignità di quest’ultimo, che viene messa a rischio dalla sua condizione. Oppure l’Amore che consente alla famiglia di lasciar andare il malato e la Dignità che viene a mancare quando si toglie il primo valore indisponibile, la vita.

» Prossima tappa, Germania! È stato un azzardo, secondo voi? Fatemi sapere! Non vedevo l’ora di usare Biancaneve nella storia! Parlando di specchi e magia non era forse ovvio?

 

 

Grazie infinite a tutti coloro che hanno commentato, i vostri pareri sono il cibo della mia ispirazione, senza di voi non so neppure se avrei avuto il coraggio di pubblicare ancora. Grazie, davvero.

 

Grazie ancora a chiunque leggerà, ci becchiamo lunedì (o più avanti!) prossimo,

-Marnie

 

   
 
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