Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: germangirl    12/02/2016    9 recensioni
Slaughter suggerisce a Castle di smettere di chiedere permesso e di riprendersi sua moglie. E lo scrittore pare intenzionato a mettere in pratica questo consiglio ma... qualcuno si intromette.
Post 8x06 e da lì via alla fantasia
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Jackson Hunt, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 5 – Tomorrow never dies

Non resiste più.

Le ha lasciato tutto lo spazio e il tempo che le serviva.

Una parte di lui l’avrebbe addirittura accompagnata all’incontro con il Commissario, ma è riuscito a trattenersi dal proporglielo, sapendo bene quanto il capitano Beckett tenga alla propria indipendenza. Ma adesso la curiosità lo sta uccidendo. Quella e anche la preoccupazione che quella convocazione repentina abbia avuto un esito nefasto. In realtà Kate gli ha mandato un sms appena uscita dal numero uno di Police Plaza, in cui lo informava che stava bene, che sarebbe andata al Dodicesimo, e in cui gli chiedeva di vedersi quella sera all’Old Haunt, ma l’ansia gli sta chiudendo la gola e non vede l’ora di poter avere di nuovo sua moglie sott’occhio. E magari anche fra le braccia, come la notte scorsa.

Ah, che meraviglia poterla stringere di nuovo, poterle dimostrare ancora una volta ciò che prova per lei. Era stato persino meglio di quanto si ricordasse! E poi quel completino rosso… appena lo aveva acquistato aveva realizzato che su di lei sarebbe stato esplosivo e non si era certo sbagliato.

Per quanto assurdo possa sembrare, deve ammettere che Ethan Slaughter aveva ragione: ha smesso di chiedere permesso e se l’è ripresa. Sì, insomma, diciamo che ha comunque rispettato i desideri della moglie ma non ha annientato i propri, ecco. Ora spera solo che la notte che hanno trascorso di nuovo avvinghiati l’uno all’altra non abbia rappresentato un episodio sporadico, una specie di time out from the time out, ma che Kate ritorni finalmente a casa e al suo fianco, e non solo affinché lui le fornisca support and comfort. Lots and lots of comfort, per essere precisi. Richard Castle è un uomo generoso, in tutti i sensi!

Già, ma se anche fosse, quanto durerà? Cos’altro scatenerà l’innato senso di giustizia di Beckett e la farà immolare per la causa, a scapito di chi le sta intorno? Ha dichiarato I’m done playing the lone wolf, gli ha detto di volerlo accanto a sé in questa battaglia, ma può davvero fidarsi di lei? Proprio questo dubbio gli riempie il cuore di tristezza e gli avvelena l’anima. Fra marito e moglie non dovrebbe esistere questa mancanza di fiducia, ma la delusione e la sofferenza provata sono ancora recenti e fa fatica a superarle. Gli risulta difficile mettere a tacere quel tarlo che gli rode l’anima, anche se non ha mai perso la speranza di riconquistare l’amore della sua vita. Però ancora non sa quanto gli ci vorrà per perdonarla completamente. Anche se ciò che le ha letto negli occhi la sera precedente lo ha colpito molto. In tutti questi anni ha scoperto tutti gli strati della cipolla Beckett: l’ha vista soffrire per sua madre, precipitare nel baratro degli attacchi di panico dopo essere stata ferita, ergere muri altissimi per non condividere il suo vero io con nessuno, gioire per il matrimonio di Kevin e Jenny e la nascita di Sarah Grace, sciogliersi davanti a Cosmo, pur avendo dichiarato di non essere una baby person, ridere con leggerezza davanti alle sue battute sciocche e trasformarsi in una donna appassionata e profondamente innamorata. E lui ha perso la testa per tutte le sfaccettature di questa meravigliosa creatura, è inutile negarlo. Sin dal primo momento in cui l’ha incontrata al party per il lancio del suo ultimo libro di Storm, quando lei si è presentata in tutta la sua altezzosa serietà. Sì, Kate Beckett è davvero straordinaria! E lui sa perfettamente che tutti questi ragionamenti non hanno senso, che è una contraddizione vivente, ma non può farci niente.

L’altra cosa che lo inquieta è che suo padre è sparito senza nemmeno salutarli o far sapere loro chi aveva fatto ripulire lo stripper club o che fine abbia fatto Vikram. Affacciandosi alla camera degli ospiti quella mattina, ha trovato il letto intatto, come se non vi avesse dormito nessuno. Le opzioni sono due: o Jackson Hunt è un casalingo provetto oppure deve essersene andato la sera prima, senza nemmeno coricarsi. Chissà perché propende per la seconda ipotesi. Ormai dovrebbe essersi abituato al comportamento di Hunt eppure ogni volta ne rimane ferito. Ogni volta pensa di costruire un rapporto normale con lui, fatto di condivisione di piccoli eventi quotidiani, e ogni volta irrimediabilmente ne rimane deluso. La logica gli ripete che un agente segreto non può avere una vita comune, ordinaria, però la sua inesauribile fiducia nel futuro lo porta regolarmente a illudersi che prima o poi il miracolo avverrà, nonostante la resistenza di quell’uomo sfuggevole ed elusivo.

Sospira. E’ nel suo ufficio da investigatore privato e sta cercando di ingannare il tempo, ma non avendo clienti non ha casi da seguire e non c’è nemmeno Alexis con cui scambiare quattro chiacchiere. La Richard Castle Investigations non sta andando bene come pensava e appena le cose si calmano sul fronte familiare dovrà rivedere i suoi programmi professionali e comprendere cosa vuole fare da grande. Gli manca da morire la sua esperienza al Dodicesimo: gli anni trascorsi con Kate, Esposito, Ryan, il compianto Montgomery e persino la Gates hanno rappresentato una parentesi lavorativa e personale straordinaria, dalla quale è uscito profondamente arricchito.

Intanto, il pensiero gli corre di nuovo all’altro protagonista dell’intera faccenda. Quel Vikram non gli era mai piaciuto, sin dalla prima volta in cui lo aveva incontrato in quell’hangar. Il suo istinto non gli aveva mentito, ma i fatti sembravano dargli torto, come anche Hayley gli aveva fatto notare proprio in quell’episodio. E ora vorrebbe tanto sapere dove è finito e qual è la sua vera storia...

Sospira di nuovo e controlla l’orologio per l’ennesima volta. Deve resistere ancora qualche ora prima dell’appuntamento con Kate. Il suo cervello non riesce a trovare pace e sa che, in questi casi, l’unico modo è lasciare che la sua immaginazione iperattiva prenda il sopravvento e trasformi tutti quei pensieri intricati in un romanzo. Si mette comodo sulla sua poltrona, solleva il monitor del portatile, apre una pagina di word e le sue dita iniziano a scorrere veloci sulla tastiera, creando intrecci, narrando emozioni, dipanando grovigli. Seppellendo la sua ansia nella trama di una storia, insomma. Il titolo provvisorio che si fa largo nella sua mente è Indian Heat, ma non è certo che pubblicherà mai questo libro. Intanto gli serve da valvola di sfogo, poi chissà.

 

Qualche ora più tardi, l’atmosfera calda e accogliente e il chiacchiericcio sommesso del locale avvolgono la donna appena apre la porta. Eddie è ancora seduto al piano e sta allietando gli avventori con un piacevole accompagnamento musicale, vagamente jazz. Kate ha sempre adorato quel luogo. Un po’ perché per Rick rappresenta un posto leggendario, per la storia dell’edificio e per il periodo che lui personalmente vi ha trascorso quando stava scrivendo il suo primo libro. Un po’ perché a lei ricorda Montgomery e le uscite con lui, Castle, Kevin e Javier che li hanno visti brindare ai casi risolti o semplicemente alla fine dell’ennesima estenuante settimana lavorativa. Si rammenta ancora di quando ci sono andati per la prima volta tutti insieme, cantando “Piano man”. Rick aveva appena comprato il locale e li aveva invitati tutti a condividere con lui una bottiglia del leggendario whiskey di Beau James, che gli era costata una generosa donazione al fondo orfani della polizia. Le pare che quel periodo risalga a un secolo prima, anche se in realtà sono passati pochi anni. Ma alcuni momenti della nostra esistenza sono così intensi che paiono durare un’eternità. E poi Rick è così carino in quella foto appesa sul wall of fame, circondato dagli altri grandi scrittori che hanno frequentato quel bar. Kate ricorda ancora che faccia aveva fatto Rick quando lei aveva esclamato: “Oh my goodness Castle, you were so cute back then!”. Back then… come se nel frattempo avesse perso il proprio fascino... E invece è tuttora un uomo molto attraente e lei è fortunata ad averlo nella sua vita, soprattutto perché quel bel faccino nasconde un cuore grande.

“Signora Castle, che piacere rivederla!” la accoglie gioviale Vince, il barista assunto da Rick qualche anno fa in sostituzione di Brian Elliott. Beckett gli risponde con un sorriso sincero e prima che possa aprire bocca lui la informa che il proprietario è nel suo ufficio al piano di sotto.

“Grazie Vince, ci vediamo dopo” lo saluta prima di avviarsi verso la sua destinazione.

Scende i pochi scalini che la conducono alla stanza preferita di Rick. Lo trova concentrato sul laptop, tanto che pare non accorgersi di lei. In tutti questi anni, Kate ha imparato che quando Castle è in piena fase creativa entra in una specie di trance, in un universo parallelo che lo isola dal resto del mondo, dal quale emerge spossato e a volte frustrato, quando il risultato non lo convince. Da quando vivono insieme ha assistito a momenti di totale frenesia adrenalinica, nei quali si alzava anche nel cuore della notte perché folgorato da un’idea che doveva assolutamente sviluppare, alternati da altri di profonda crisi, nei quali non riusciva a sbloccare gli intrecci delle sue storie o a mettere per scritto qualcosa che il suo critico più feroce, ovvero sé stesso, avrebbe considerato accettabile. Ora sembra totalmente assorto e lei è felice di vederlo così: sa bene che scrivere per suo marito è come respirare, rappresenta una delle sue funzioni vitali.

Il legno dell’ultimo scalino scricchiola e distoglie lo scrittore dalla sua storia. Quello che era cominciato solo come un modo per ingannare il tempo ed esorcizzare la sua ansia si è trasformato in un intreccio intrigante che lo ha rapito, tanto che non ha potuto fare a meno di portarsi dietro il computer e continuare a scrivere anche lì. Ma adesso che sua moglie è arrivata, la narrazione può aspettare. Salva il documento al volo e si alza dal divano che ha fatto posizionare nel seminterrato.

“Ehy” lo saluta Kate con un sorriso.

Castle la abbraccia, le lascia un bacio leggero sul collo, subito sotto l’orecchio, inebriandosi del suo profumo, e la invita ad accomodarsi accanto a lui. Sta morendo dalla curiosità di sapere com’è andata con il Commissario, ma non vuole aggredire sua moglie con la sua lista di domande, anche se fa davvero fatica a contenersi.

“Non ho parlato con il Commissario” chiarisce subito Kate e, di fronte allo sguardo sbalordito del marito, gli racconta di Smith. Gli dice tutto, senza tralasciare alcun dettaglio, compreso l’aver pensato che fosse un man in black. Basta segreti. Basta omissioni.

“Come fai a fidarti di quello che ti ha detto? Anche lui potrebbe far parte di quell’organizzazione di cui ci ha parlato mio padre, come Vikram stesso che ti voleva solo depistare” domanda Rick, frustrato. A questo punto c’è dentro anche lui e vorrebbe arrivare alla soluzione del caso, anche perché sa bene quanto sia testarda sua moglie e vederla invece così arrendevole lo stranisce.

Kate gli prende le mani e, guardandolo fisso negli occhi, risponde: “Perché mi ha detto che aveva bisogno di far lavare le tende. Lo so che ti sembra una follia e probabilmente a ruoli inversi anch’io penserei che ti sei bevuto il cervello, ma è la stessa frase che mi ha detto di usare Rita qualora avessi avuto bisogno di mettermi in contatto con lei, telefonando a un certo numero. Voglio credere che sia lei che tuo padre siano dalla mia… dalla nostra parte, babe. Non so ancora quale fosse il ruolo di Hunt in tutto questo, ma credo di dover cominciare ad accettare il fatto di non poter sempre sapere tutto. Con la richiesta di trasferimento immediata di Vikram, Smith mi ha anche coperto le spalle, così ho una spiegazione ufficiale per la sua sparizione immediata dal Distretto, senza destare sospetti.”

Di fronte al silenzio del marito, che continua a osservarla senza però riuscire ad articolare alcun commento, Beckett prende un bel respiro e giunge alla parte più importante del suo discorso: “E poi ho deciso di farmi aiutare. Ho capito di avere un’ossessione per la giustizia, che mi impedisce di assegnare le priorità in modo appropriato. Mi butto a capofitto in queste missioni, più o meno suicide, non pensando a chi mi sta accanto. Anche questa volta ho messo a repentaglio il nostro futuro, la nostra vita insieme. Ho messo Loksat prima di te, Rick, e non è giusto. Dopo aver incontrato Smith stamani ho chiamato il dottor Burke. Mi ha fissato la prima seduta domani pomeriggio. Io… ti amo, Rick, e voglio ricominciare con te.”

Castle incatena i suoi occhi a quelli della moglie. E’ come se le leggesse l’anima e lei spera con tutto il cuore che ciò che vede lo rassicuri. Sa di averlo ferito profondamente con il suo allontanamento e spera che adesso non sia troppo tardi.

In realtà, le parole di Kate suonano come una musica celestiale agli orecchi dell’uomo. Sua moglie ha deciso di diventare una persona migliore per lui, di sconfiggere i propri demoni per ricominciare con lui. E inizierà da domani.

Che bella, quella parola.

Domani.

Il domani non muore mai, come dice il titolo di quel film di James Bond. E a questo punto lui è sicuro che il suo futuro non morirà, anzi, sarà meraviglioso accanto a quella straordinaria creatura che ha riconosciuto i propri limiti e gli ha dichiarato ancora una volta il proprio amore. Perché l’amore è l’elemento salvifico che può riparare tutto, che può restituire la speranza e la fiducia nel domani.

A quel punto, però, il silenzio del marito comincia ad inquietare Beckett, che si morde nervosamente il labbro inferiore. Teme di essere andata troppo oltre. Teme che, nonostante la meravigliosa notte d’amore trascorsa fra le sue braccia forti, lui abbia deciso che non ne vale più la pena. Game over, insomma.

Fortunatamente, l’uomo si risveglia dal suo torpore e le dice soltanto: “Shut up and kiss me

 

Nota dell’autrice

Eccoci al termine di questa storia. Hunt rimane l’uomo sfuggevole che abbiamo intravisto in tv e che, a modo suo e con i suoi tempi, entra a gamba tesa nella vita del figlio. I men in black sono intervenuti nel caso di Loksat e si occuperanno loro di Vikram, mentre i Caskett possono tornare ad essere una coppia normale. A modo loro, naturalmente!

A questo punto non mi resta altro che dire grazie.

Grazie a chi ha letto in silenzio e a chi ha trovato il tempo di regalarmi delle splendide recensioni.

Grazie a chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite

E grazie al mio angelo custode che mi ha suggerito il titolo, oltre a tutto il resto!

Un abbraccio,

Deb

  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: germangirl