Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jules_Weasley    12/02/2016    8 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao gente! Jules all'attacco con un nuovo capitolo, che per vari motivi è stato un parto. Cancellavo, riscrivevo, ricancellavo, spostavo pezzi da una parte all'altra. Alla fine ho detto basta, e questo è il risultato. Buona lettura!



Dedicato a Jaded_ e La_Marta (sono le peggiori amiche che si siano mai viste, ma io LE voglio bene!) Siete le guest stars di questo capitolo, ragazze – Jade e Martha. Ti ho cambiato la Casa di appartenenza, La_Marta, per necessità 'di copione'. (Sulla carta sei una Tassa, dal vivo resti una Serpe!)






CAPITOLO VENTUNO – Stai con me




Oh, won't you stay with me?
'Cause you're all I need
This ain't love, it's clear to see
But darling, stay with me

Sam Smith – Stay with me





Is your secret safe tonight

and are we out of sight

Will our world come tumbling down

Will they find our hiding place

Is this our last embrace

Or will the world stop caving in

Muse - Resistance






La mattina seguente, quando Fred scese in cucina per prepararsi la colazione, sperava ardentemente di incontrarla per parlarle di ciò che era accaduto; dei dubbi che, ogni notte, lo tormentavano circa la situazione che stavano vivendo.

Hermione e Malfoy insieme, lui nel mezzo. O lui e Hermione e Malfoy nel mezzo ad intralciarli? O forse era Hermione ad essere nel mezzo senza saper decidere?

Oh, Merlino! Di prima mattina già gli scoppiava la testa! Il punto era che, visto da ogni prospettiva, quello restava a tutti gli effetti un triangolo, ai cui vertici stava l'assortimento più improbabile che avrebbe mai potuto immaginare.

Sì, decisamente gli scoppiava la testa, ma non avrebbe avuto alcuna importanza se lei si fosse fatta trovare giù; se avessero potuto parlare, chiarire, spiegarsi.

Invece Fred sentiva solo un vago odore che aleggiava ricordandogli il suo profumo, ricordandogli che lei era stata lì – e probabilmente l'aveva mancata di una manciata di secondi. Quella situazione si faceva sempre più strana e complicata, almeno per lui. Una cosa gli era chiarissima: era cotto a puntino.

Non l'aveva potuto nascondere neppure a Sally – e così gli appuntamenti, con suo gran sollievo, erano cessati. Non gli piaceva uscire con lei e pensare tutto il tempo a Hermione. Lo trovava ridicolo, oltre che inappropriato.

A questo punto, si era detto, meglio da solo, almeno finché non mi sarà passata.

Ma quella fissa per la Granger sembrava proprio non volesse passare, e la cosa cominciava a farsi preoccupante. Persino con George non era ancora riuscito ad aprirsi – e a lui aveva sempre detto tutto. Era il suo clone, il suo gemello, il suo alter ego; eppure non aveva ancora trovato la forza di accennare ad Hermione con lui. Irrazionalmente temeva che parlare di ciò che sentiva – parlarne a George – avrebbe reso quei sentimenti più reali, più potenti. Più pericolosi, in sostanza.

Accese il fuoco e vi mise sopra il bollitore, cercando di scacciare ogni pensiero connesso alla Granger e concentrandosi solo sulla colazione. Distrattamente, scelse una bustina di tè. Se ne pentì amaramente quando si accorse che la bevanda sapeva inequivocabilmente di gelsomino.

Dannazione!




A Hermione Granger era sempre piaciuta la puntualità. La trovava una pratica rilassante e ristoratrice come un plaid caldo in inverno. Strano da dire, ma per lei era così. Scandire la propria giornata con ritmi e orari precisi la faceva sentire bene.

Ciò nonostante, quella mattina, l'essere arrivata in anticipo di quaranta minuti, poco aveva a che fare con il suo amore per la puntualità – aveva molto più a che fare con il desiderio di evitare un confronto faccia a faccia con Fred Weasley.

Aveva appena messo piede nel negozio quando sentì Ollivander berciare contro un cliente.

"Vada fuori di qui!" Vide un uomo ammantato di nero – un tipo un po' losco, in effetti – uscire a capo chino dal negozio, con l'aria di un cane bastonato.

"Buongiorno" salutò il vecchio, sperando che non fosse in vena di altre sfuriate. "Che succede?" domandò curiosa.

L'espressione di Ollivander era indicativa del suo umore nero, ma non della sua causa – perciò, se fosse stato necessario, Hermione ne avrebbe affrontato l'ira, pur di sapere cos'era accaduto. Il bacchettaio la scrutò un attimo e poi ricambiò il saluto con aria scocciata.

"Succede" bofonchiò, "che le persone non imparano mai". Hermione attese, dato che ancora non comprendeva il punto della situazione.

"Continuo a non capire".

"Quante volte devo aver detto ai clienti che io NON tratto il legno di sambuco? Quante?" ripetè, indignato. "E ogni tanto qualcuno se ne viene fuori con la storia che vuole una bacchetta intagliata dal sambuco". Hermione annuì timidamente, sbigottita dal tono iracondo del vecchio.

"Capisco, sono ammiratori della Bacchetta del Destino* immagino".

"Già, tu quella la conosci bene..." osservò. "Ma il punto è che nessun bacchettaio al mondo ama utilizzare quel legno per le proprie creazioni*. Non mi pare complesso come concetto" protestò. "E io non faccio eccezione".

"Ma non le pare un po'... superstizioso?" disse. "Insomma, quella Bacchetta di Sambuco è stata fabbricata dalla Morte, ma lei dovrebbe solo usare lo stesso legno, non farne una alla sua altezza". Ollivander la fulminò attraverso gli occhi argentei, stretti in due fessure.

"Il punto non è la bacchetta che ne verrebbe fuori, nè la sua qualità! Il punto è che quel legno porta sfortuna! Ecco perché nessuno lo usa!" disse, il tono ovvio. "Sai come si dice no? Bacchetta di Sambuco, non cavi un ragno dal buco*" citò il proverbio con aria serissima. Hermione rimase di sasso.

Le era venuto automatico ricordare quando Fred le aveva detto che si sarebbe ricreduta, che tutti i fabbricanti erano superstiziosi, che Ollivander non avrebbe costituito un'eccezione.

Le scappò un sorriso nel richiamare alla mente la conversazione della sera prima, ma subito scacciò il ricordo, che portava con sè anche quello del bacio. Ancora una volta, Fred Weasley sbucava, inopportuno, nei suoi pensieri.

"Quindi lei è superstizioso" constatò togliendosi la giacca e avvicinandosi.

"Certo che lo sono!" rivendicò lui senza imbarazzo. "Specie dopo che Tu-Sai-Chi mi ha tenuto segregato a Malfoy Manor per ricevere informazioni su come sconfiggere Harry Potter con quella maledetta bacchetta!" sputò fuori, mentre Hermione pensava di lanciargli un incantesimo Silenziante, visto che in cinque minuti le aveva ricordato sia Fred che Draco, ovvero i due nomi che erano la sintesi di tutti i suoi problemi. Fantastico!

"...non ti pare?" borbottò, ma Hermione non lo stava più ascoltando.

"Ehm... sì, signore. In effetti ha causato molti danni, sicuramente nel detto c'è del vero". Si chiese se – con il tempo – anche lei sarebbe diventata superstiziosa, immaginando una versione anziana e canuta di se stessa, intenta a intagliare bacchette e a sciorinare improbabili proverbi.

"Certo che sì" confermò. "Nei proverbi c'è sempre del vero" dichiarò, definitivo. "E adesso, per piacere, che la giornata abbia inizio: quelle dieci bacchette che vedi lì" – e le indicò una catasta ammucchiata in un angolo – sono tutte tue. Riparale e revisionale" ordinò lapidario. Con ciò, si rituffò nel proprio lavoro.

Le prime sei bacchette filarono lisce come l'olio, ed Hermione era contenta di avere qualcosa con cui occupare la mente e le mani, senza dover pensare. La settima bacchetta diede qualche problema, ma niente di catastrofico: delle banali scintille fucsia che irradiavano una luce fastidiosamente rosa.

Per le altre riparazioni non vi furono particolari intoppi, tranne la decima, che sputava piccoli lembi di fuoco dalla parte del manico. Hermione avrebbe rischiato una seria ustione se Ollivander non fosse intervenuto con un Freddafiamma.

"Sei diventata velocissima nella riparazione" constatò l'uomo, ammirato. Sembrava parlare più a se stesso che a Hermione: era certa che riflettesse su qualcosa; ma non ebbe tempo di chiedergli nulla, perché due ragazze entrarono portando con sè il consueto scampanellio.

"Hermione!" trillò una di loro – il covone di ricci biondi, gli occhi verde chiaro e un viso pulito la riportarono indietro di qualche anno. Jade, Grifondoro come lei.

"Allora è vero che lavori qui. Non ci volevo credere!" esclamò l'altra. Nei capelli castano scuro e nei tratti orientaleggianti riconobbe Martha, Tassorosso.

Entrambe erano del suo stesso anno. Le ricordava bene, perché erano state tra gli studenti che avevano preso parte alla battaglia di Hogwarts, quella che aveva deciso le sorti della Seconda Guerra Magica. Mise da parte quel pensiero e si concentrò sul presente.

"Che posso fare per voi?" domandò, cortese. La testa di Ollivander sbucò da uno degli scaffali, tra i quali stava cercando chissà cosa – solo lui poteva raccapezzarsi in quella bolgia di bacchette.

"La bacchetta della signorina era tra quelle da riparare" la informò. "Quella in legno di melo e crine di unicorno, tredici pollici e tre quarti, mi pare". Jade annuì, leggermente sorpresa.

La fama di Ollivander era nota, certo, ma faceva sempre un certo effetto constatare dal vivo come ricordasse davvero ogni singola bacchetta venduta. Hermione, che ormai lo conosceva bene, era certa che lui sfoggiasse consapevolmente quella sua dote, tanto per il gusto di impressionare i presenti. Sorrise fra sè di quel piccolo vezzo esibizionista.

"Ed è pronta?" domandò la ragazza, incerta se guardare Ollivander o Hermione.

"Ma certo!" fece quest'ultima, il tono ovvio. Andò a prelevare una delle bacchette che aveva revisionato durante la giornata. Non ebbe alcun tipo di esitazione nel riconoscerla e porgerla alla legittima proprietaria, che le sorrise, felice di essersi ricongiunta a quel pezzetto di legno.

Tanto insignificante agli occhi di un Babbano ignaro, pensò Hermione in quel momento, la bacchetta è per un mago come un prolungamento, un appendice del suo stesso braccio.

Non era la prima volta che Ollivander coglieva Hermione a rimirare una bacchetta con il luccichio negli occhi, ma quel giorno, dopo averla vista ripararne così tante senza fiatare e senza il minimo ritardo sulla tabella di marcia, si convinse. Aveva appena deciso: presto, che lei volesse o meno, le avrebbe fatto realizzare una bacchetta da sola.

"Che te ne pare?" Hermione si rivolse a Jade.

"Perfetta" rispose rigirandola tra le mani e provando qualche semplice formula. "Sembra appena comprata" commentò, per poi sussurrare un lumos. "Mi stava dando filo da torcere, credevo di non essere più capace a fare incantesimi. Poi ho capito che era colpa della bacchetta".

"Già... la tua magia non c'entra niente" le fece eco Hermione. "Sebbene nel tuo caso non si vedesse dall'esterno, il crine di unicorno difettava: era tutto sfilacciato" spiegò. "L'ho sostituito, naturalmente. Anche perché sarebbe stato un vero peccato perdere una bacchetta del genere. Non si fabbricano molte bacchette di melo, lo sai? Io le trovo magnifiche" commentò. "Hanno scarsissima tendenza alle Arti Oscure, è dimostrato. Di solito scelgono padroni con nobili ideali e grandi mire". Jade sembrò lusingata dalla scoperta, e ormai Hermione era un fiume in piena.

"Tra l'altro, non sai che chi possiede bacchette di melo è tendenzialmente longevo e molto amato?" aggiunse.

Jade e Martha la guardavano tra lo stupito e l'affascinato. Avevano passato anni, come tutti gli studenti di Hogwarts della loro età, a vedere Hermione alzare la mano per esporre sapientemente le proprie conoscenze teoriche su praticamente ogni materia. Per quale motivo era andata a fare quel mestiere, a cimentarsi in una delle poche cose di cui di sicuro non sapeva – almeno all'inizio – nulla?

Hermione una risposta definitiva a quel colpo di testa non se l'era mai data, ma forse stava proprio nel fatto di non sapere nulla, di dover ricominciare daccapo, di dover apprendere. In fondo era ciò che le era sempre riuscito meglio.

"Anche tu hai una bacchetta da ritirare?" domandò a Martha, temendo di aver storidito Jade con tutte quelle considerazioni.

"Non ricordo di averla vista" interferì Ollivander, affiancando l'apprendista al bancone. Le tre ragazze lo guardarono un po' confuse, perfino Hermione.

"La sua bacchetta, intendo" chiarì. "Undici pollici e tre quarti, piacevolmente flessibile, nocciolo e crine di unicorno" disse, come se Martha l'avesse comprata il giorno prima.

"Ho preso quella bacchetta quando avevo undici anni..." osservò, aggrottando le sopracciglia. "Sul serio, come fa a ricordarselo?" si rivolse a Hermione, in cerca di una spiegazione razionale alla memoria prodigiosa del vecchio bacchettaio.

"Ho imparato a non farmi domande" replicò quella, beccandosi un'occhiata di sbieco dall'uomo.

"Gliel'hanno rubata" disse Jade, spiccia.

"Oh, capisco" annuì Hermione, per niente stupita. "Ultimamente c'è un fiorente commercio illegale, nei bassifondi di Nocturn Alley".

"Già, tutti sanno chi lo dirige, ma nessuno può provarlo" ruggì Martha, con una certa rabbia per la bacchetta perduta. "Il vecchio Dung è piuttosto bravo a non farsi beccare".

Tutta Diagon Alley sapeva che a rubare le bacchette era Mundungus Fletcher*, ma non era possibile dimostrarlo. Martha però non era la prima che in quei giorni era in cerca di una nuova compagna di avventure.

"Quindi ti serve una bacchetta" riprese Hermione. L'altra annuì.

"Decisamente" s'intromise Jade. "Ha provato a recuperare l'altra, ma non c'è stato niente da fare. Di certo gli Auror non si mettono a lavorare contro criminali da strapazzo; e pare che per queste quisquilie le sezioni del Ministero facciano una specie di scaricabarile l'una con l'altra". Hermione poteva dire di conoscere bene quelle dinamiche d'ufficio, visto il tempo che vi aveva trascorso.

"Non mi resta che comprarne una nuova" sbuffò Martha, "per quanto non mi faccia piacere separarmi dalla mia". Hermione le sorrise.

"Beh, in effetti il nocciolo è un ottimo legno, non lo nego. Insomma, è molto fedele al padrone. Se ti consola c'è la concreta possibilità che Mundungus non riesca a riutilizzarla".

"Davvero?" chiese Martha, interessata.

"Sì, sono talmente fedeli che spesso, quando muore il proprietario, gli vanno appresso".

"Come scusa?" domandò Jade.

"Se separate dal padrone, si rifiutano di produrre magia e perdono potere: muoiono, in sostanza. Specialmente" sottolineò, "quelle il cui nucleo è in crine di unicorno".

"Wow!" commentò Jade. "Sai un sacco di cose".

"Sì, beh, è il mio lavoro: mi piace farlo bene" replicò con un sorriso, suscitando inconsapevolmente un moto d'orgoglio nel suo mentore, che aveva sempre un orecchio rivolto alla loro conversazione.

"Sono contenta che non possano riciclarla, quei pezzenti" sbuffò Martha. Hermione le fece un gran sorriso d'incoraggiamento. Sapeva molto bene quanto fosse dura, poiché a lei stessa era stata sottratta la sua prima bacchetta.

"Oh andiamo! Sei una Tassorosso, no? La pazienza rientra nelle tue virtù, quindi ora ci mettiamo con calma alla ricerca di una bacchetta che faccia per te".

Stava già per mettersi al lavoro quando scorse Ollivander illuminarsi. Se c'era una cosa di cui quell'uomo era fiero, oltre al negozio, era l'essere stato Smistato – ai suoi tempi – in Tassorosso.

"Ma davvero? Allora ci penso io, sarà mia cura personale fare in modo che lei esca di qui con la bacchetta perfetta!" disse dileguandosi tra gli scaffali.

"Era in Tassorosso*" spiegò Hermione con un sorriso, notando l'espressione perplessa su entrambi i volti delle ragazze.

Quando l'uomo fu di ritorno aveva tra le mani almeno cinque custodie. Le porse a Martha, che ricambiò con un sorriso. Hermione e Jade si guardarono e scossero la testa, escluse da quella complicità di casa – in quanto entrambe Grifondoro.

Martha provò una quantità esorbitante di bacchette e Ollivander tirò giù tutto il negozio senza battere ciglio, deciso a trovare quella adatta a lei – del resto, la sua ossessione era creare bacchette perfette e poi lasciare che scegliessero il proprio compagno.

In effetti, come Hermione aveva avuto modo di notare più volte, sembrava avere molto più a cuore il bene delle bacchette che dei loro possessori. Alla fine, la ragazza scelse – cioè, fu scelta – e sia lei che Ollivander sembrarono soddisfatti.

"Quercia e crine di unicorno, dieci pollici e tre quarti".

"Credo che andrete d'accordo" commentò Hermione, osservando però le sopracciglia corrucciate di entrambe le compagne. Sì, beh, forse poteva risultare un'affermazione un po' stramba. "Deformazione professionale..." spiegò con un sorrisino imbarazzato, facendole ridere.

"Hai ragione, invece" intervenne il titolare. "Il legno di quercia è molto leale; cerca sempre un compagno che lo sia altrettanto – oltre che forte e coraggioso" concluse soddisfatto prima di dirigersi verso un altro cliente appena entrato.

"Tra l'altro" aggiunse Hermione, "si narra che Merlino possedesse una bacchetta di quercia, lo sapevi?" Martha scosse la testa, ma sembrò piuttosto lusingata dall'informazione. Insomma, Merlino – il mago per eccellenza!

"Sai Hermione" fece Jade, "non avrei mai pensato di vederti qui".

Eccola, la centesima volta che me lo sento dire!

"Ma devo ammettere che... sembra che tu non abbia fatto altro in vita tua, vero?" si rivolse all'amica. Martha annuì, sebbene ancora intenta a rimirare la sua nuova bacchetta per entrarci in sintonia.

Hermione sorrise, più grata di quanto le due ragazze potessero immaginare – e senza accorgersi di Ollivander che, a quelle parole, incurvò le labbra in una smorfia molto simile a un sorriso.




Arrivata all'orario di chiusura, Hermione si rese conto che – tra i molti clienti e la conferma del 'riciclaggio' di bacchette rubate – la giornata era stata davvero stancante. Sarebbe stato un sollievo rintanarsi tra le vecchie mura di Grimmauld Place, a lagnarsi con i propri amici.

Salutò e si chiuse la porta alle spalle, mentre Garrick pensava ad un modo poco traumatico per dirle che la riteneva pronta a creare una bacchetta – se non avesse mancato di tatto, temeva che Hermione potesse dare in escandescenze.

Un' apprendista in preda ad una crisi isterica era l'ultima cosa che serviva al suo negozio. Le fece un cenno di saluto osservandola uscire nel freddo invernale, per poi Smaterializzarsi.



"Hermione!" trillò Teddy attaccandosi alla sua gambia sinistra. Neppure aveva fatto in tempo ad entrare in salotto che ad assalirla si era trovata sia il piccolo Lupin che Victoire, primo esemplare di una nuova progenie Weasley.

"Lascia stare la zia!" fece Ginny, rivolta alla nipote, mentre Harry prendeva in braccio Teddy per allontanarlo almeno provvisoriamente.

Hermione fece un gran sorriso ad entrambi: doveva essere molto provata se non riusciva neppure a tenere a bada due bambini.

Si spogliò in corridoio, appese il cappotto all'attaccapanni e, tornata in salone, trovò i bambini intenti a giocare, stesi su un morbido tappeto. A quanto poteva vedere, Victoire stava utilizzando ogni arma in suo potere per convincere Ted a mostrare le proprie doti di Metamorfomagus, come sempre. La vide applaudire quando i capelli del bimbo divennero dapprima viola scuro, poi neri come quelli di Harry, poi rossi come quelli di Ginny – e di molti altri, pensò Hermione.

In seguito divennero castani e riccioluti, proprio come i suoi – e Victoire continuava a ridere entusiasta. Fu solo quando i capelli di Teddy divennero lisci, setosi e di un biondo quasi argenteo, proprio come quelli di lei, che si mostrò soddisfatta e compiaciuta. Gli fece un gran sorriso e lo abbracciò di slancio, tanto che il bambino arrossì lievemente. Hermione li guardò intenerita: Ted e Victoire sembravano così spensierati... quel loro momento era perfetto.

E lei, Harry, Ginny, Neville, Luna... tutti quanti, non avrebbero permesso che corressero pericoli quali loro ne avevano affrontati. Hermione non vedeva dei figli nel proprio futuro, ma se ne avesse avuti, li avrebbe sempre protetti, avrebbe fatto in modo che potessero restare lì, come Vic e Ted, a giocare tranquilli sul tappeto.

"Hermione!" la chiamò Teddy. "Ci racconti una storia?"

"Io?" fece, fingendosi stupita. Prima di sparire nel nulla per mesi, era solita raccontare le fiabe a quelle due pesti. Sembrava fosse portata, visto che chiedevano sempre di lei. Hermione si avvicinò alla 'postazione di gioco' sullo spesso tappeto bianco.

"Ti prego" rincarò Victoire con una vocina sottile. "Sei la più brava!" e sbattè le ciglia in una posa angelica. Ricordava molto Fleur, in quel momento.

Hermione sbuffò, ma non si fece pregare oltre. Sedette accanto a loro, rifiutando l'offerta di una sedia da parte di Harry.

"Non sono così vecchia!" gli aveva risposto scherzosamente, per poi accovacciarsi con i bambini.

"Allora... che storia volete?" domandò.

"Beda!" rispose Victoire; Teddy annuì calorosamente. Non poteva esserci nulla di più facile per Hermione, dato che ormai sapeva le fiabe di Beda a memoria. Avrebbe potuto recitarle perfino nell'originale runico, figuriamoci in inglese!

"Il Mago e il Pentolone Salterino" propose Teddy.

"Non mi piace" protestò Vic. "La Fonte della Buona Sorte?"

Ted scosse la testa deciso e Victoire sbuffò.

"Tanto so cosa vuoi, ma non te la racconterà" cantilenò.

"Raccontarvi cosa?" domandò Hermione.

"Quella che entrambi vogliono sentire" intervenne Ginny, alzando gli occhi al cielo. "La Storia dei Tre Fratelli. Harry spesso si rifiuta di raccontarla".

"Per piacere!" implorarono in coro. A Hermione venne da ridere. Non avrebbe potuto negare niente dopo quel buffo siparietto.

"D'accordo, va bene, ma fate silenzio".

Come per magia – è proprio il caso di dirlo – i bambini smisero di fiatare e Ginny abbassò la luce con la bacchetta, facendo calare la sala in una semioscurità, perfetta atmosfera per un racconto simile.

"È una storia che parte da molto molto lontano..." cominciò Hermione, abbassando il tono. "C'erano una volta tre fratelli che viaggiavano insieme, lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole..."

I bambini l'ascoltavano rapiti, bevendo ogni sillaba del racconto che più di tutti li aveva conquistati – il mantello, la bacchetta, la pietra, non erano certo doni comuni. Hermione era così presa dal narrare la storia che non si accorse neppure dell'ingresso di altre persone nella stanza. Due figure maschili quasi identiche guardavano la scena in silenzio. Uno dei due uomini fissava solo la narratrice, a dire il vero.

"... e solo quando ebbe raggiunto una veneranda età il terzo fratello si tolse il Mantello e lo donò a suo figlio; poi salutò la morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, congedandosi da questa vita, da pari a pari" concluse.

Proprio allora, quando i bambini, eccitati, ricominciarono il loro chiacchiericcio – discutendo di quale donno avrebbero scelto al posto dei protagonisti – Ginny rientrò in salone ed Hermione si alzò dal tappeto, trovandosi davanti i gemelli Weasley.



"Scusate, non pensavamo di disturbare" borbottò Fred, distogliendo lo sguardo e posandolo su Ginny. "George è voluto passare a salutarti, sorella, visto che non sei mai disponibile: tra partite, tornei, allenamenti, e allegra famigliola" disse indicando i bambini ed Harry, "per noi non hai mai tempo". Ginny si avvicinò al fratello e in tono sin troppo dolce gli assicurò che lei, per loro, aveva sempre tempo.

Questo prima di dargli un poderoso scappellotto dietro la nuca. Harry aveva pensato bene di sparire per prendere delle Gomme Bolle Bollenti da dare ai bambini di nascosto. Sicuramente aveva previsto l'exploit della sua ragazza, mettendosi in salvo. Hermione avrebbe voluto essere con lui, pur di non dover vedere Fred – che era riuscita ad evitare perfettamente quella mattina.

"Come osi fare un discorso simile, proprio tu?" disse, la voce calma. "In questo periodo ti sei volatilizzato – e no George" prevenne l'intervento del gemello, "non riguarda anche te. È Fred che è sparito" concluse.

"Sei impegnato stasera?" chiese Harry, ricomparso dalla cucina in salone.

"Ho da fare, sì". A quel punto Hermione intervenne; fu più forte di lei non riuscire a tenere chiusa la bocca: poteva benissimo immaginare il motivo delle sparizioni di Fred, visti i suoi molteplici impegni.

"Esci con Sammy?" domandò, volutamente ambigua nel tono.

Non sono affari tuoi, si pentì un attimo dopo, non ti riguardano.

Le parole le erano uscite da sole, perché razionalmente non avrebbe mai posto un quesito così cretino davanti ad altre persone, men che mai Harry e Ginny.

"Sally" la corresse automaticamente Fred, stizzito. Hermione sapeva perfettamente il nome della della ragazza, ma non voleva dare soddisfazione al rosso.

"Chi è Sally?" domandò Harry, confuso.

"Sì ci esco, è un problema?" rispose rivolto ad Hermione, ignorando la domanda di Harry. "A proposito" aggiunse con un sorriso mellifluo, "come sta Malfoy?".

"Perchè a proposito?" chiese Harry, spazientito. Possibile che nessuno fosse intenzionato a dargli una risposta?

"Sally è la ragazza di Fred" disse Hermione, che aveva lasciato la logica e la prudenza da qualche parte nel retrobottega di Ollivander. Ma perché non riusciva a tenere a freno la lingua?

"Ragazza?" fece Ginny, aggrottando la fronte. Nel frattempo George – che sapeva della rottura – guardava Fred come se fosse pazzo. Perché confermava qualcosa che non esisteva? Era di certo un comportamento quantomeno bislacco.

"Ci siamo visti qualche volta, tutto qua" precisò Fred. Guardò anche Harry, per assicurarsi di essere stato convincente.

"Molto da vicino" corresse Hermione, gelida. Fred le scoccò un'occhiata risentita, conscio di come la Granger lo stesse appositamente mettendo in imbarazzo.

"Quindi hai una ragazza..." fece Ginny. "E non dici niente alla tua sorellina?"

"Non è la mia ragazza!" ribadì con uno sbuffo. Hermione alzò gli occhi al cielo, mossa che non sfuggì alla rossa. "Ci frequentiamo" mentì, di nuovo.

George nel frattempo aveva elaborato una nuova teoria, certo di essere sulla giusta strada per comprendere i continui e inspiegabili sbalzi d'umore del gemello.

"D'accordo" disse per cavare il fratello d'impaccio. "Noi andiamo".

"Potete restare a cena" propose Harry, gentile.

"Grazie Harry, ma ieri ho fatto tardi in negozio e sono tornato a casa dopo le dieci. Se non rientro ora Angelina mi strozza".

"Oh, allora vai! Le cacciatrici delle Harpies possono diventare pericolose, meglio non contrariarle" disse occhieggiando verso Ginny, che lo incenerì con lo sguardo.

Con la verosimile possibilità che la Johnson lo strangolasse, George riuscì a declinare l'invito per lui e per Fred – e in una manciata di minuti i due si erano Smaterializzati da Grimmauld Place. Inaspettatamente, una volta a casa, Fred si trovò il fratello ancora vicino.

"Beh, che ci fai qui?" sbuffò Fred. "Va' a casa!" George soppesò l'espressione di Fred con lo sguardo.

"Vuoi venire a cena da noi?" gli chiese. "Così, per non stare solo".

"No, Georgie" rispose. "Non sarei di compagnia, te lo garantisco".

Non dopo aver visto Hermione, di sicuro.

Quel bacio, la sera prima, l'aveva scosso più di quanto si aspettasse – soprattutto per la reazione che aveva avuto la Granger. Si vedeva lontano un miglio che si era pentita di averlo baciato, non c'era bisogno di chiedere spiegazioni al riguardo. Realizzarlo, però, gli aveva fatto male. Sarebbe impazzito presto, molto presto.

"Freddie, perché non parli con me?" chiese George, serio. "Sono io... abbiamo sempre parlato" gli ricordò.

In poche occasioni Fred aveva visto suo fratello così serio – evidentemente lo stava proprio facendo preoccupare; e doveva avere davvero una brutta cera. In effetti, non aveva mai avuto una singola sofferenza amorosa in vita sua, e stava molto meglio così.

"Sto bene" tentò di rassicurarlo. "Solo... preferisco stare a casa, sono stanco". George sbuffò platealmente e sollevò un sopracciglio.

"Credi davvero di potermi mentire così, senza che io me ne accorga?" chiese diretto.

"No, speravo solo che decidessi di farti gli affari tuoi" rispose l'altro, sospirando con rassegnazione. Aveva sempre saputo che prima o poi, con George, si sarebbe fatto uscire il fiato di bocca. Era solo questione di tempo.

"Sono affari miei!"

"No, non lo sono" ribattè, testardo. "Sono un po' giù di corda, ecco tutto. E te l'ho detto, non è per Sally: sono stato io a chiudere" ribadì.

"So che non è per Sally" disse George con l'aria di chi la sa lunga. "Ma è per una ragazza, ne sono sicuro; e penso anche di sapere di chi stiamo parlando" dichiarò vittorioso. Fred sgranò gli occhi, ma non ebbe il tempo di chiedere niente.

"Comunque, se non vuoi, non insisto. Aspetterò che sia tu a parlarmene" concluse, prima di Smaterializzarsi. Quel pop fu l'ultimo rumore che Fred sentì prima di ritrovarsi – di nuovo – solo in casa. L'aveva lasciato libero di confidarsi o meno: anche suo fratello dimostrava più maturità di lui. Magnifico!






"La zuppa è pronta!" dichiarò Ginny, mentre Hermione ed Harry si sedevano chiacchierando.

"... non mi piace che Teddy preferisca la fiaba dei Tre Fratelli alle altre" stava dicendo Harry. "Insomma, perché proprio la più inquietante?"

"Dovresti preoccuparti se la sua preferita fosse Ghiozza la capra zozza" replicò l'amica, facendo ridacchiare Ginny.* La rossa si sedette accanto a Harry ed iniziò a mangiare e parlare allo stesso tempo.

"Come sta il signor Ollivander?" chiese.

"Scorbutico come sempre" Hermione sorrise al pensiero del vecchio burbero che si ritrovava come datore di lavoro.

"Non è un simpaticone, eh?" Ginny si produsse in una smorfia a labbra serrate, fedele imitazione dell'espressione dell'uomo in questione.

"Non nel senso stretto del termine" mediò Hermione. A lei piaceva molto, ma di certo non si poteva ritenere – visto dall'esterno – un simpaticone, come aveva detto Ginny.

"Non sono un buon giudice, comunque. Mi sono troppo affezionata troppo" dichiarò Hermione.

"Non ti strapazza troppo, vero?" le chiese Harry distrattamente.

"No, sta' tranquillo" disse. "Può dare l'impressione di essere duro, ma in realtà sotto la scorza ha un cuore tenero". Perlomeno, con lei era stato così.

All'inizio non aveva dimostrato grande apertura nei suoi confronti, anzi. Era reticente, scostante; nei primi giorni Hermione si era chiesta spesso se non si fosse pentito di averle dato quella possibilità. Pian piano si era sciolto come neve al sole, per dimostrarsi un uomo buono e comprensivo, seppure sempre un po' scostante; ma a lei andava bene così – non sarebbe stato Ollivander, altrimenti.

"E' un peccato che Teddy non ci sia, avresti potuto dargli un sacco di informazioni. Lui dice che non vede l'ora di avere una bacchetta. Ha solo cinque anni!" ridacchiò Harry. Aveva una luce speciale negli occhi, quando parlava del suo figlioccio – un orgoglio quasi genitoriale. Hermione si trovò a pensare che sarebbe stato un buon padre, prima o poi.

"Credo stia bene dove sta" osservò Ginny con un sorriso.

"Lui e Victoire sembrano andare molto d'accordo".

"Molto d'accordo, Hermione? Si adorano!" replicò l'amica. "Non hai visto che sceneggiata hanno fatto, prima?"

In effetti, quando Bill era venuto a prendere Victoire per riportarla a casa, a Villa Conchiglia, Teddy si era impuntato: per nessuna ragione al mondo si sarebbe separato da lei. Victoire invece era stata più furba: aveva cominciato a sbattere le lunghe ciglia bionde e a pregare il papà di accontentarla. La somiglianza con sua madre e il quarto di sangue Veela nelle sue vene avevano fatto il resto. Bill non era riuscito a negarglielo.

Così, Harry aveva mandato un gufo ad Andromeda Tonks, avvisandola che Ted avrebbe passato la notte da Bill e Fleur. Per riconoscenza verso Bill, Teddy si era perfino fatto venire i capelli rossi e lunghi e gli occhi azzurri.

"Sono proprio una piccola coppia di ruffiani!" commentò Ginny scuotendo la testa divertita.

"Già, beh, però sono contento che Teddy abbia qualcuno con cui giocare. Qualcuno della sua stessa età, intendo" intervenne Harry. "Non voglio che si senta solo".

Nessuno lo disse, ma sia Hermione che Ginny sapevano che dietro quelle parole c'era più che sollievo. Insomma, anche Harry aveva avuto qualcuno della sua età, ma di certo non era stata una cosa buona avere Dudley in giro per casa.

"Ma non è mai solo. Ha Andromeda e te" disse Ginny. "Non credo che Lupin e Tonks avrebbero potuto mai scegliere un padrino migliore" e poggiò una mano sulla sua. Quando Ted era nato, Hermione lo ricordava bene, le sorti della guerra erano ancora tutte da definire, e Harry aveva predetto che per Teddy lui sarebbe stato un padrino tanto sventato quanto Sirius Black lo era stato con lui.

Questo suo timore, però, si era rivelato essere decisamente infondato, visto l'affetto e la dedizione con cui si dedicava al piccolo Lupin – forse soprattutto per il se stesso bambino che rivedeva in Ted.

Vedendo Ginny e Harry in quel momento, Hermione si sentì quasi di troppo. Desiderava anche lei – un giorno – avere una persona pronta a consolarla, a mettere una mano sulla sua e a dirle che tutto andava bene. "E poi ci siamo tutti noi Weasley – e non siamo pochi – e Hermione" concluse rivolta all'amica, che annuì e le sorrise grata. Un tempo, quando lei e Ron stavano insieme, Ginny aveva sperato di poterla ufficialmente annoverare tra i Weasley, ma anche così avrebbe sempre fatto parte della famiglia. Perciò non avrebbe mai potuto omettere il suo nome tra le persone che avrebbero sempre amato e protetto Teddy.

Ognuno era immerso nei suoi pensieri ed Harry sembrava sul punto di dire qualcosa – probabilmente per cambiare argomento – quando uno stridio continuo e fastidioso provenne da un angolo del salone. Dalla finestra, per la precisione.

Un gufo picchiava contro il vetro per chiedere cortesemente di entrare; così Harry fu costretto ad alzarsi. Non poteva essere Andromeda, perché Harry aveva già ricevuto il consenso da parte sua. Il ragazzo spalancò la finestra e una ventata d'aria notturna accompagnò l'entrata del gufo. Così Hermione si accorse che no, non era un gufo, ma un dannatissimo barbagianni.

"Sei sempre più maleducato, vedo!" non si trattenne dal rimproverarlo, come se lui potesse capirla. Sia Ginny che Harry la stavano guardando con una certa apprensione nello sguardo. Sicuramente la credevano fuori di testa.

Hermione stiracchiò un sorrisetto mentre il gufo le beccava – per puro dispetto – le dita e lasciava cadere sul suo grembo un biglietto. Poi, con un leggero frullio d'ali, se ne tornò da dov'era venuto, nell'aria fredda della notte.

"Scusatelo" disse agli amici, stupiti. "Non è esattamente un tipo cordiale". Harry si rimise a sedere, l'espressione piuttosto perplessa, mentre Hermione leggeva:




Vorrei vederti. Se puoi, stasera, sai dove trovarmi. Non devi rispondere; se non verrai, capirò.

Draco




Hermione lesse due volte il biglietto, cercando di interpretarne il tono. Tutto ciò che poteva dedurne era che Draco aveva bisogno di lei e che era – per qualche motivo – alquanto giù di corda. Ne era certa. Le sembrva di poterlo leggere tra le righe.

"Tutto bene?" chiese Ginny, notando la sua espressione distratta. Hermione annuì.

"Oh, certo!" mentì, e per un momento calò il silenzio. Fu Harry a rianimare la conversazione, impedendole di arrovellarsi ancora il cervello.

"Pare che pubblicheranno il libro, eh?"

"Sì, chiederò all'editore di farmi un paio di copie omaggio prima che esca. Io voglio assolutamente leggere i commenti di Silente in anteprima".

"A chi lo dici! Sono curioso".

"Chissà perchè Silente si è preso la briga di commentare le Fiabe di Beda una per una" osservò Ginny.

"Beh, abbiamo già avuto la dimostrazione che quelle fiabe non sono solo fiabe" rispose Hermione.

"Già, ne so qualcosa" fece Harry, i cui pensieri andavano nello stesso senso di quelli dell'amica. Ogni tanto, la notte, la tenda, i litigi, la battaglia e tutto il resto, gli facevano ancora visita sottoforma di incubi – come era ovvio che fosse. Lui più di tutti aveva il diritto di avere incubi, visto il ruolo cruciale che aveva ricoperto durante la guerra. "Comunque, credo che capiremo il motivo solo leggendoli. Sarà come riavere una parte di Silente con noi, è una cosa bella" commentò, con un flebile sorriso.


La cena si concluse, ma Hermione rimase a chiacchierare per un pezzo con Harry e Ginny, benché continuasse a domandarsi cosa fare – doveva andare da Draco?

Era molto stanca, ma forse aveva bisogno di lei. Forse aveva avuto una discussione con sua madre. Il pensiero di lasciarlo solo la infastidiva. Poteva tornare a casa più tardi. Fred era uscito con Sally, quindi non avrebbe neanche dovuto rendergli conto di nulla nè sopportare frecciatine.

Per questo, uscita da casa Potter, decise di Smaterializzarsi. C'era un solo posto dove poteva andare a cercarlo, sapeva che era lì.

Sai dove trovarmi, aveva scritto.



Spossata dalla lunga giornata, sbagliò il processo di Smaterializzazione e si trovò a un isolato da casa di Draco. Fortunatamente il suo essere Nata Babbana le aveva dato una discreta conoscenza delle zone non magiche di Londra. Percorse il resto della strada a piedi. Il freddo la risvegliò dalla stanchezza e le diede energia, ma le gelò anche le mani e il naso.

Quando si trovò nello spiazzo che ricordava si diresse alla porta di Malfoy senza esitare. Bussò e immediatamente il biondo si recò ad aprire, come se la stesse aspettando con l'orecchio teso a captare ogni rumore.

"Draco..." esalò la ragazza, vedendolo apparire alla porta.

Il biondo ora era lì, e la fissava senza farla entrare, lo sguardo stranito. Provò una certa empatia per quella espressione sovraeccitata, sofferente.

Prima che potesse accorgersene, senza sapere bene il perché, si ritrovò ad abbracciarlo. Lui la tenne stretta a lungo, quasi aggrappandosi a lei, come fosse un salvagente, un appiglio in mezzo al nulla.

"Sei gelida" osservò poi, senza logica. La guardava come se non la vedesse da un secolo, come se non vedesse un essere umano da un secolo.

"Per sbaglio mi sono Materializzata in un punto non molto distante da qui, ma abbastanza da farmi congelare" disse staccandosi brevemente. Draco la guardò di nuovo negli occhi. Poi Hermione udì un sussurro.

"Stai con me" le disse piano, come una preghiera. Senza tirarla dentro, si scostò per lasciarla passare.

La strega si guardò intorno e inspirò profondamente; entrò in casa e si richiuse la porta alle spalle, lasciando il vento gelido e la notte buia fuori da lì.








NOTE AL CAPITOLO


1) Bacchetta del Destino, Stecca della Morte, Bacchetta di Sambuco, sono tutti nomi attribuiti alla stessa bacchetta che ricompare nelle testimonianze più disparate nel corso dei secoli, ovvero la bacchetta creata dalla Morte da un albero di sambuco e donata al maggiore dei Peverell, Antioch. Hermione la chiama qui con uno dei tanti appellativi possibili.

2) Ho scoperto, nelle note di Ollivander diffuse dalla Rowling, che i fabbricanti di bacchette considerano il legno di sambuco come sfortunato e che spesso si rifiutano di utilizzarlo. Non hanno tutti i torti.

3) Il proverbio si trova sia nel capitolo 21 del settimo libro che negli appunti di Silente alla fiaba dei tre fratelli. Ebbene sì, il 'mio' Ollivander è superstizioso. Aveva ragione Fred.

4) Mundungus Fletcher fa più o meno parte dell'Ordine, ma è un ladro trafficone che smercia vende compra e ruba oggetti di dubbia provenienza. Per esempio alla morte di Sirius ruba tutti i cimeli della famiglia Black (Kreacher c'è quasi morto di crepacuore) per rivenderli. I suoi traffici si svolgono spesso nella zona di Diagon Alley, quindi mi è sembrato plausibile collocare lì anche questa mia bizzarra idea del traffico di bacchette.

5) Su Ollivander ho trovato informazioni contrastanti riguardo alla casa di appartenenza – tra Corvonero e Tassorosso. Alla fine ho optato per Tassorosso come Potterpedia dixit! Mi fido di Potterpedia, e poi amo i Tassorosso.

6) Ghiozza la Capra Zozza è una fiaba che viene nominata da Silente negli appunti che ogni tanto cito. Era la preferita di suo fratello Aberforth, ma penso che lo abbia influenzato negativamente, visto che ha subito processi per aver fatto magie poco chiare con le capre... la battuta di Ginny si riferiva a lui.







SPAZIO AUTRICE


Ebbene, che ve ne pare? È abbastanza pregno di contenuto (mi scuso per la parte dedicata a quelle sciagurate delle mie migliori amiche!), e vorrei sapere cosa ne pensate del capitolo, se vi va.

So che mi odiate, che scrivo queste cose e poi vi lascio senza spiegazioni, che i miei personaggi sembrano tutti psicopatici e che probabilmente lo sembro anche io. Ma vi giuro che quando scoprirete se questa storia è una Dramione o una Fremione vi si chiariranno anche tutti i punti interrogativi che lascio in sospeso. Del resto lo faccio apposta. Qualcuno ha persino espresso delle perplessità sul fatto che io realmente sappia con chi dei due finirà Hermione, cosa che mi lusinga. Tranquille, lo so da sempre come andrà a finire – e andrà a finire che la metà di voi vorrà la mia testa. Punto.

-Le informazioni sulle bacchette di quercia, melo e nocciolo sono prese dagli appunti di Ollivander, come sempre.

-Sia il titolo che le citazioni iniziali sono riferite naturalmente all'ultima scena con Draco e Hermione.


Un bacio a tutte, spero di poter pubblicare presto! Ringrazio di nuovo tutti coloro che inseriscono la storia tra le liste, che leggono silenziosamente, e coloro che commentano! Al prossimo aggiornamento gente!













  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jules_Weasley