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Autore: piccolo_uragano_    15/02/2016    7 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A Roberto, 
al bene che ci siamo voluti,
al male che ci siamo fatti,
e a quell'amore che non finisce e non finirà.
Tanti auguri, comunque.
"Promettimi che ci sarà sempre un posto che tieni caldo per me."

“Quando è stata l’ultima volta che ci siamo presi una Burrobirra io e te?”
Martha osservò Remus dall’altra parte del tavolo dei Tre manici di Scopa. “Credo fosse il tuo ventisettesimo compleanno.”
“Una vita fa.” Contestò lui, cingendo il  bicchiere di Burrobirra con le mani esili.
“Ah, giusto. Quanti ne hai adesso? Cinquanta? Cinquantuno?”
Remus sorrise. “Credo di averne trentacinque, o giù di lì.”
“Per me ne avrai sempre diciotto, Moony.” Scherzò lei.
“Beh, è un grande onore. Ma non credo che oggi sia l’anniversario di niente.”
“Che intendi?”
“Non è il tuo compleanno, vero?” domandò, perplesso.
“No, non lo è.”
“Il mio, magari?”
“Nemmeno.”
“Allora, perché siamo qui?”
“Ho tre grandi notizie.”
Tre? Allora servono tre Burrobirre.”
“No, affatto. Sei pronto?”
“Sono belle o brutte?”
“Una bella, una pessima, e una devi decidere tu se è bella o brutta.” Rispose Martha, sorseggiando la Burrobirra da quel grosso calice rovinato. Remus era più sciupato che mai, sembrava molto più vecchio di quanto in realtà non fosse, ma, stranamente, sembrava sereno.
“Comincia da quella pessima, allora.” Le disse.
“Sicuro?”
“No, affatto: dimmela.”
Martha prese un respiro profondo. “Harry è stato estratto come quarto campione del Torneo Tremaghi.”
Remus sollevò le sopracciglia. “Come hai detto?”
“Sono più che disposta a credere che qualcuno abbia Confuso il Calice, non credo fosse troppo difficile. Il Calice sa che si deve estrarre un campione per ogni scuola, dev’essere bastato poco per fargli credere che ci fossero quattro scuole per la prima volta nella storia, e poi infilare il nome di Harry come unica proposta per la quarta scuola … il gioco poi deve essere stato fin troppo semplice.”
“Quindi parteciperà?”
“Non ha scelta.” Ammise, con gli occhi bassi.
“Hai qualche idea su chi potrebbe aver fatto una cosa del genere?”
“Tante e nessuna. Karkaroff potrebbe aver ripreso la vecchia via o aver convinto uno dei suoi studenti, nulla di più semplice. O anche Crouch, il suo passato non è limpido e nemmeno quello dei suoi familiari, e …”
“Ti stai lasciando coinvolgere.” Sentenziò immediatamente.
“Come?” domandò lei.
“Non è un’indagine, non è un caso, è Harry, è tuo figlio.”
“Il figlio di Crouch ha …”
“Ha notevolmente contribuito alla tortura di Alice e Frank, si, Martha, me lo ricordo. Ma non devi mischiare le cose.”
Non lo fece apposta, ma guardando nel suo bicchiere rivide il Quartier Generale la notte in cui i Paciock vennero torturati: erano usciti dalla riunione sorridenti come sempre, dopo aver scherzato con Sirius e James, aver fatto un buffetto sul naso a Robert e aver sorriso a Martha. La mattina dopo, erano immobili al San Mungo, e si erano fatti torturare fino alla follia pur di non dire nulla, pur di non mettere in pericolo gli altri.
“Me lo ricordo anch’io.” sussurrò.
Era stata colpa di Peter, anche quello. Di nuovo.
“Questa volta è diverso. Sei cresciuta, sei una mamma forte e fiera, e il tuo scopo principale ora è proteggere Harry, non fare a pugni con i fantasmi del passato.”
“Anche allora ero una mamma, Remus, Robert aveva tre anni e anche Alice era una mamma, dannazione, lo hai visto anche tu Neville cresciuto dalla nonna!”
“Si, ma …”
“Hai visto quanto è uguale a lei, hai visto come …”
“Ho visto quanta Alice c’è in Neville, si Martha, ma gli ho sorriso e gli ho teso la mano dicendogli che deve essere fiero di essere chi è. Non ho permesso a quei fantasmi di condizionarmi.” Martha si mordicchiò le labbra e scosse la testa. “Immagino non ci sia stata scelta, giusto?”
“Deve partecipare. Io e Sirius abbiamo il permesso di  vederlo una volta a settimana e di assistere alle tre prove, e …” sentì le lacrime pungerle gli occhi. “Io non so se ce la faccio. Sai quanta gente è morta nel Tremaghi?”
“Sì.” Disse lui, posando le mani sul tavolo. “Le altre due notizie?”
Martha si riprese. “Quella bella o quella da decidere?”
“Mi terrei quella bella per ultima, se per te non è un problema.”
“Okay, allora tieniti forte.” Rispose Martha. “Rose è in città.”
L’espressione di Remus fu davvero strana: in un primo momento rimase impassibile, poi, lentamente, sembrò rendersi conto di quanto appena sentito. Lentamente, iniziò a rendersi conto della cosa. Lo sguardo che teneva fisso su Martha si fece da sicuro a spaesato, da sereno a perplesso. Il piccolo, quasi invisibile sorriso scomparve e lui si inumidì le labbra, e lei vide solo alcuni dei pensieri che attraversarono quegli occhi ambrati. Dopo mezzo minuto, la sola cosa che Moony fu un grado di dire fu: “Ah.”
“Ah?” domandò lei.
“Mi fa piacere. Quanto resta?”
“Dipende quanto ci metti tu a farti vedere da lei.”
“In che senso?”
Martha prese un respiro. “Ha una storia. Una storia relativamente seria, di cui io so ancora poco. A quanto pare, la sua nuova sorella, amica e confidente è Sirius; mi ha detto,  però, che è qui per capire quanto questo francese le piaccia davvero, e per capirlo ha bisogno di trovarsi faccia a faccia con te.”
“Posso ritirare il discorso sui fantasmi del proprio passato? Credo che ora risulti dannatamente ipocrita.”
Martha sorrise. “Okay, Remus, manca la notizia bella.”
“Speriamo che almeno questo mi dia un po’ di sollievo.”
Lei si mordicchiò il labbro. “Ricordi quando abbiamo montato il lettino per Kayla?”
Lui alzò un sopracciglio. “Credi che potrei dimenticarmene? Non volevi che usassi la magia perché Robert si divertiva a vederci litigare con le assi di legno.”
“Devi ammettere che Robert in quel periodo non sorrideva spesso, però.”
“Certo, e le schegge nelle mie mani erano dannatamente divertenti, per lui.”
Martha sorrise. “Il punto è, Moony” disse “che quando avrai tempo, che tu e Sirius dovreste montare di nuovo quel lettino.”
“Senza magia, immagino. E … OH! Sei incinta?!”
“Non urlare!” lo rimproverò lei. “In teoria, è ancora un segreto.”
“In pratica sono l’ultimo a saperlo, immagino.”
Martha sorrise. “Sai, dovresti dire ‘congratulazioni, Martha’.”
Anche Remus sorrise, scuotendo la testa. “Congratulazioni, signora Black. La tua testardaggine ha vinto di nuovo.”
Martha allargò il suo sorriso: era bello avere un amico come Remus.

“Stai con Hermione?”
Harry, che stava dirigendosi silenziosamente verso le scale per il dormitorio sotto il Mantello dell’Invisibilità, si bloccò. Robert era seduto con la sua poltrona preferita, con in mano l’ultimo numero della Gazzetta del Profeta.
“La tua nuova fonte è Rita Skeeter?” domandò il quarto campione, sfilandosi il Mantello. Robert gli aveva spiegato più volte che, anche quando lo usava, lui riusciva a sentire i suoi passi far scricchiolare le assi del vecchio pavimento. “Pensavo la odiassi.”
“Infatti è così. Ma sai chi è la sua fantastica fonte più che affidabile?”
“No.”
“Colin Canon, il tuo più intimo amico.” Sorrise ironicamente Robert, citando l’articolo appena letto.
“Beh, ora è tutto più chiaro.” Rispose Harry, sorridendo di rimando. “Dice che sto con Hermione, quindi?”
“Che stai con Hermione, che sei uno dei migliori studenti della scuola, che stai con Hermione, che piangi di notte per i tuoi genitori, che stai con Hermione, e un sacco di altre cose. Ma sugli altri campioni nemmeno mezza riga, e il caro Cedric non viene nemmeno nominato.” Rispose, riponendo il giornale sul tavolino. “Ho detto che ora tutti credono che tu stia con Hermione?”
Harry alzò gli occhi al cielo. Era passato più di un mese dalla memorabile litigata tra i due Grifondoro più orgogliosi della storia, e nessuno ne parlava più – nessuno a parte gli occhi sempre vuoti di Robert.
“Si, forse me lo hai accennato. Ma sai che non è vero.”
“Passi più tempo con lei che con tuo fratello – che, per la cronaca, sarei io.”
“È davvero entusiasmante passare le giornata con lei in biblioteca a parlare di quanto la prima prova sia vicina, in effetti.”
Robert piegò leggermente gli angoli della bocca. “Parla mai di me?”
Harry ci pensò per qualche secondo. No, Hermione non parlava di Robert, ma teneva la loro più bella foto come segnalibro nel suo libro preferito. “No, in realtà no.” ammise.
Robert annuì, lentamente. “Chiedimi dove è Kayla.” disse, poi.
“Non è nel suo dormitorio?”
Robert scosse la testa.  “Chiedimelo.”
“Oh, ehm … Robert, sai per caso dov’è Kayla?”
“Certo, Harry caro. È in punizione.”
Harry sgranò gli occhi. “Che cosa?! Che ha fatto?”
“Ha tirato un sinistro a Malfoy, per via di quelle sue simpaticissime spille.”
“E ha fatto centro?”
“Si, quell’idiota non aveva i riflessi pronti e ora ha un bell’occhio nero.”
“E Kayla?”
“Moody ha cercato di proteggerla dall’ira di Piton, ma non c’è stato nulla da fare. Punizione ogni sera con la Cooman per un mese.” Si alzò e si stiracchiò.
“Dovrò ringraziarla.” Ammise, guardandosi le scarpe.
“Oppure dovresti smetterla di passare le giornate in biblioteca.” Ironizzò.
“Ci penserò.” Rispose Harry, notando che Crux lo aspettava sulle scale.

“Padfoot? Padfoot, sono a casa!” strillò Martha, entrando in casa Black.
“Siamo qui!” rispose la voce di Sirius dal piano di sopra.
“Dannazione, Sirius, no! No, no e ancora no!”
Martha sorrise: quella era, senza dubbio, la voce di Tonks. Lasciò le chiavi ed il giubbotto all’ingresso e salì le scale con aria stanca, mentre i pensieri di Remus, alle sue spalle, sembravano quasi fare rumore. Quando entrarono nella stanza di Sirius e Martha, i due trovarono una scena ai limiti dell’assurdo.
Sirius se ne stava seduto per terra, a gambe incrociate, a ridere come non mai, mentre Rose era in piedi, davanti a Tonks, la quale era stretta in una camicia elegante con dei jeans che … “Ehi!” esclamò Martha. “quelli sono i miei vestiti!”
“Sì, i miei non le stanno.”
“Rose, toglimi questa dannata cosa!!”
“Ehi, Dora quella è una camicia di …”
“Sarà anche di chi ti pare, ma prude!”
In quel momento, Remus entrò nella stanza, incrociando gli occhi chiari e sinceri di Rose. Per un momento, sembrava esistessero solo loro due, e Martha poteva solo immaginare la tremenda battaglia che si stava tenendo nella mente di sua sorella in quel momento.
A tutti, però, guardando quella scena fu subito chiara una cosa: non importa cosa succede, non importa il tempo che passa, non importa la logica, il tempo o tutto ciò che è giusto o sbagliato, certi legami vanno al di là di tutto, perché ci sono legami che sono semplicemente destinati ad essere.
Sirius stava per dire qualcosa, ma Rose fu più veloce. “Ciao.” Disse, con un sorriso.
“C-ciao.” Rispose lui. Sicuramente, come tutti, aveva notato il cambiamento nel viso di Rose: non era più scavato dallo stress e dalla solitudine, ma era luminoso, pieno, felice.  Rose era felice.
Nel momento in cui Rose sorrise a Remus, lui distolse lo sguardo, e i capelli di Dora divennero turchesi.
“Non trovi anche tu che sia stupenda, vestita così?”
“Remus, dille di no.” rispose Dora. “Insomma, Rose, è solo una cena!”
“Ehi, non è una cena: è un ricevimento di nozze!” la rimproverò lei.
“Si, come ti pare, ad ogni modo è una cena!”
“Non discutere con lei di questo, Dora.” la mise in guardia Sirius. “Trova sempre il modo di cadere in piedi.”
Rose gli fece una linguaccia e tornò a guardare l’armadio di Martha. “Che ne dici di questo?”
“No, Rose, quello è mio e ci tengo.” Si oppose Martha.
“Si ma tu presto tornerai ad essere una balena e lei ha bisogno di vestiti decenti, quindi farai questo sforzo.”
“Ehi!” si lamentarono all’unisono Martha e Tonks.
Prima che Rose potesse dire altro, il campanello suonò. Martha e Sirius, nello stesso istante, si Smaterializzarono davanti alla porta. Martha posò l’occhio sullo spioncino, e poi aprì la porta. “Charlie?” domandò, esterrefatta.
Charlie Weasley, primogenito di Molly e Arthur, era in piedi sulla soglia di casa Black. Aveva solo dodici anni in meno di Martha, eppure lei guardandolo si sentì tremendamente vecchia: ricordava senza la minima fatica quel bambino curioso stretto nel vestito buono per il suo matrimonio.
“Godric, sei altissimo!” esclamò, sorridendo.
Lui sorrise. “Perdona l’intrusione, Martha, c’è … c’è una cosa che devi vedere.”
“Che cosa?”
“Harry è uno dei campioni, e si da il caso che … beh, che io sappia in cosa consiste la prima prova.”
Il sorriso di Martha si tramutò in un’espressione seria e preoccupata. “Prendo la giacca.” Disse.

Da quel punto della foresta, il castello ed il lago non erano visibili. Per questo, i quattro, giganteschi draghi irritati erano totalmente ignari di dove fossero finiti.
Martha, avvolta nella vecchia giacca di pelle di Sirius, teneva le braccia incrociate e li fissava tutti e quattro, mentre Charlie, accanto a lei, cercava di calmarli.
Rose, con aria incuriosita, mosse un passo verso un drago nero, con gli occhi molto simili a quelli di un gatto. “Questo è un Ungaro Spinato?!” domandò a Charlie.
“Esatto.” Rispose. “Il peggiore di tutti.”
“Perché dici così?” domandò ancora Rose.
“Beh, perché è …”
Martha smise di ascoltarlo: la sua attenzione venne dapprima attirata dalla donna altissima accanto a Hagrid che riconobbe come Madame Maxime, poi riconobbe una leggera, leggerissima malformazione del tronco di un albero dietro di loro. Sapeva cosa provocava quelle sviste, aveva usato quell’oggetto moltissime volte. Era il Mantello dell’Invisibilità di James Potter. Fu certa che anche Harry, nascosto, l’avesse vista, così sorrise, ottenendo in risposta un amichevole saluto da parte di Hagrid.
“Ciao, Martha!” disse. “Non sapevo che c’eri anche tu!”
“Nemmeno io, Hagrid.” Rispose lei. “Buonasera, Madame Maxime.” Disse, poi, rivolgendosi alla donna.
Buonasora, signora Black.” Replicò l’altra.
“Oh, Hagrid!” esclamò Charlie. “Stai indietro! Lo Spinato è il peggiore, sai?”
“Perché dici così?” domandò Martha, ruotando attorno al drago tenendosi a distanza. La risposta la trovò da sola: sulla coda, il drago sfoggiava una serie di spine bronzee.
“Non sono solo le spine.” Disse Charlie, avvicinandosi. “Lui è … malvagio, di natura. Spero davvero che non sarà quello di Harry.”
“Ehi, non portare sfiga.” Lo rimproverò Martha.
Anche Rose si avvicinò a loro. “Che ci devono fare? Non affrontarli, vero? Voglio dire, Harry è forte ma ci vogliono almeno una dozzina di maghi per stenderne uno solo.”
Nulla, nemmeno il rumore dei draghi stessi, riuscì ad impedire a Martha di sentire Harry respirare affannosamente.

“Robert! Robert, Robert, svegliati!”
Robert spalancò gli occhi e poi vide Harry davanti a lui, nel buio. “Che succede? Stai bene? Kayla sta bene?”  domandò, immediatamente.
“Draghi, Robert, sono draghi!”
Robert osservò suo fratello con aria perplessa per un attimo. “Harry era … era solo un sogno, sei agitato, è normale, mancano tre giorni alla prova, e …”
“Non era un sogno, Robert, li ho visti davvero!” esclamò, di nuovo. “Hagrid mi ci ha portato! E c’erano anche Rose e Martha, con Charlie Weasley!”
Robert si mise a sedere. “Sei sicuro, Harry? Voglio dire, se martedì saranno draghi, è una faccenda seria, molto più seria di quanto immaginassimo.”
“Già.” Rispose Harry, facendosi perplesso e mettendosi a sedere accanto al fratello. “Non posso affrontare un drago.”
“Non te lo faranno affrontare, non possono. Credo dovrai raggirarlo, o cose così.”
“E come faccio?”
Robert alzò le spalle. “Vola. È la cosa che ti riesce meglio, no?”

“Non è giusto!  Non è leale, non è corretto, non …”
“So che non è leale, mister lealtà, ma è per Harry!”
“Perché lui sa dei draghi e gli altri tre no? È ingiusto!”
“Ti ho detto che Madame Maxime era lì, e quindi la francese lo sa. E Karkaroff ci metterà venti secondi a corrompere uno dei maghi che li hanno portati lì, quindi anche Krum lo saprà!”
“E Diggory? Anche lui merita di saperlo!”
“Che stai dicendo, Sirius? Diggory, Krum e la francese hanno scelto di partecipare al Torneo, e …”
“So che Harry non lo ha scelto, Merlino santissimo, ma è campione quanto loro, quindi non doveva saperlo!”
Martha agitò le braccia verso il cielo. “Ciao, sono Sirius Black e sono il paladino della giustizia! Metto a rischio la vita di mio figlio pur di mantenere l’equilibrio nel mondo!”
“Io non sto mettendo a rischio un bel niente!” replicò, facendo il giro del tavolo da cucina.
“Tu stai dicendo che Harry non meritava di sapere dei draghi!”
“Esatto!”
“E quindi meritava di arrivare impreparato!”
“No, affatto! Sto dicendo che non è giusto!”
“Oh, a trentacinque anni scopri che il mondo non è giusto?”
“Sto dicendo che non puoi usare due pesi e due misure. Smettila di predicare giustizia se domani andrai a Hogwarts a insegnare al ragazzo a barare!”
“Io domani andrò al castello per insegnare a Harry qualche trucchetto per tenersi in vita con in mano solo una bacchetta, e scusami tanto se non voglio che muoia!” le ultime parole le disse ringhiando, alzando il tono della voce in modo spropositato, fregandosene del sonno di Remus poche stanze più in là o di quello di Fierobecco in giardino. Era l’una passata e la luna era quasi piena, fieramente alta nel cielo, illuminando i mobili di legno chiaro di casa Black.
“Credi che io voglia che muoia? Dannazione, è figlio tuo quanto mio,  Martha, ti comporti come se a me non importasse!”
“Tu ti stai comportando come se non ti importasse, Sirius, torno a casa dicendoti che tuo figlio dovrà affrontare un drago e tu mi fai la predica sulla lealtà e la moralità!”
“Si, cazzo, perché non capisci che tutto questo non è giusto?!”
“Notizia dell’ultima ora, Sirius Orion Black, la lealtà e la moralità in questo mondo sono andate a puttane secoli fa! E nel nostro mondo sono andate perdute tante di quelle volte che non me ne preoccuperò nemmeno per un secondo per difendere Harry!”
James direbbe …”
“JAMES NON È QUI!” sbraitò lei, salendo le scale. “E GRAZIE PER AVERMELO RICORDATO! NON PUOI SAPERE COSA DIREBBE, PERCHÉ LUI NON C’È!”
“IO SO CHE COSA DIREBBE!” rispose lui, seguendola su per le scale.
CHE NE SAI? CHE NE SAI DI COSA SAREBBE DIVENTATO IN QUESTI TREDICI ANNI? CHE NE SAI DELL’UOMO CHE SAREBBE ORA? LUI AVRÀ PER SEMPRE VENTUNO ANNI, MERLINO, E TU NON SAPRAI MAI COSA DIREBBE ORA!” entrò in stanza e afferrò il cuscino di Sirius, Appellando una coperta. “Domani andrò a Hogwarts e farò tutto ciò che posso per salvare Harry. Tu continua a predicare la lealtà e la giustizia, prima o poi qualcuno ti ascolterà.” Lanciò a Sirius il cuscino e la coperta e lui, comunque furioso, benedisse il momento in cui avevano deciso di comprare un divano letto. 



Ehi, persone. 
Oggi ho poco, pochissimo tempo perchè mi sono appena resa conto che devo studiare storia, ma ci tenevo a pubblicare. 
Ringrazio moltissimo alwais che nelle sua ore di inglese pensa a questa storia e fa disegni belli belli. 
Detto questo, ho pensato che vi avrebbe fatto piacere vedere il vestito che Rose propone a Dora.


a me piace moltissimo. Dopo questo, il 'settimanale' #RobertSposami.


tanto tanto bene a voi. 
C.
 
   
 
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