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Autore: Aracne90    16/02/2016    1 recensioni
Dal Capitolo 1: "-Perché mi hai appena detto che la tua persona invadente ha bisogno di lavorare con qualcuno che non se la prende per le sue domande.- rispose lui, ridacchiando piano. -E chi meglio di un uomo di ghiaccio come Mycroft Holmes può lavorare con la tua leggermente svampita Jane Marple?"
Genere: Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La macchina parcheggiò esattamente di fronte al portone nero su cui spiccava la targa 221B, eseguendo la manovra silenziosamente e perfettamente. Jane scorse un piccolo ristorante, proprio vicino alla soglia scura, con una grande insegna che recava scritto SPEEDY'S SANDWICH BAR & CAFE, e strinse appena gli occhi quando distolse finalmente lo sguardo dalla strada, rifocalizzando l'attenzione all'interno dell'abitacolo della vettura. Non capiva ancora come mai il suo datore di lavoro l'aveva portata in quel luogo, ma si sentiva terribilmente osservata e studiata nei minimi particolari. Tentò di sopprimere quella forma di disagio tossicchiando un paio di volte ed afferrando una ciocca dei suoi ricci biondi con due dita della mano destra, giochicciandoci un pochino. Non erano neanche le nove, ma la vita di quella stradina era già in attività; un paio di persone sorpassarono la macchina facendo footing senza smettere di parlare tra loro, e una signora poco più vecchia Jane si avvicinò lungo il marciapiede spingendo una carrozzina blu, nelle orecchie un paio di cuffiette che mandavano evidentemente un pezzo che le piaceva particolarmente, dato che stava canticchiando piano il ritornello. Incerta la ragazza andò con la mano libera verso la portiera, in attesa che Mycroft le desse il via per poter scendere.
Dal canto suo l'uomo, nonstante avesse il naso appicicato ai fogli che stava controllando con falsa attenzione, stava minuziosamente valutando tutte le mosse della giovane, soppesandone ogni movimento. Aveva persino cominciato a toccarsi i capelli… Tipico, pensò Mycroft, lasciandosi sfuggire un minimo sospiro. Eppure mi sembra così strana… Devo tenerla più d'occhio. Mettendosi diritto aggiustò tutte le carte in una cartelletta marrone, richiudendola poi con un minuscolo click.
-Bene, Signorina Marple… Siamo arrivati.- esclamò alla fine verso di lei, infilandosi la cartelletta sotto il braccio destro ed afferrando il suo immancabile ombrello nero. -Prego, scenda per favore…- cominciò verso di lei, accorgendosi a metà della frase che lei aveva già aperto la portiera ed aveva abbandonato l'abitacolo, stiracchiandosi appena quando aveva posato i suoi tacchetti neri sull'asfalto; aggrottando appena la fronte Mycroft si accinse ad uscire, chiudendo con un rumore secco la macchina che partì silenziosamente.
-Cosa ci facciamo qui, Signor Holmes?
La domanda era lecita; nessuno l'aveva informata sul motivo per cui si erano dovuti recare con quella fretta in Baker Street, ma Mycroft sapeva bene che non poteva assolutamente discutere di quelle faccende in mezzo ad una strada, in quanto le orecchie indiscrete si trovavano in ogni angolo del mondo. Si costrinse di rivolgere a Jane un mezzo sorrisetto allungato, facendo un passo verso la porta nera. -Saprà tutto quando saremo dentro, Signorina Marple.- disse con calma ora premendo sul citofono il tasto corrispondente al campanello dell'appartamento del fratello, lasciando la pressione poco dopo.
La ragazza alzò il sopracciglio destro ma non disse nulla, limitandosi a fissarlo con i suoi grandi occhi blu.
Una voce gracchiante e roca provenne dalla grata di metallo dell'apparecchio. -Chi è?
-John, sono io.- rispose appena Mycroft, senza neanche presentarsi. Uhm, pensò Jane stringendo appena le labbra, questo sì che è interessante. Aveva visto molte persone come il suo attuale datore di lavoro, ed aveva la più forte convinzione che una persona del genere non si sarebbe mai introdotta a qualcuno dicendo semplicemente ciò che l'uomo aveva appena pronunciato. Questo significava che la persona che aveva risposto, quel John, doveva conoscerlo molto bene, e la ragazza si perse per un momento nei suoi pensieri, fantasticando su che genere di essere umano le si sarebbe presentato appena oltre quel battente nero. Che tipo di individuo poteva riuscire ad avere quel genere di intimità con quel Signor Holmes? Non aveva mai dato credito ai pettegolezzi che giravano attorno al famoso Iceman quando ancora non aveva ottenuto quel genere di impiego, ma da quel poco che era riuscita a vedere non è che quelle persone si fossero sbagliate più di tanto.
Finalmente un rumore sordo li avvisò che il John dentro aveva deciso di concedere loro l'ingresso, e con un mezzo balzetto Mycroft spinse la porta verso l'interno, seguito a ruota dalla giovane che studiava minuziosamente ogni cosa. Il piccolo atrio che le si parò davanti non aveva assolutamente nulla di eccezionale, se non una luce particolarmente cupa e una carta da parati orrenda, lascito putroppo fin troppo presente negli appartamenti di quella zona di Londra; nonostante tutti fossero stati recentemente rinnovati e riarredati, nessun padrone aveva cuore di cambiare intonaco o anche solo il colore delle pareti, lasciando quegli obbrobri di fine Ottocento che invece di valorizzare la casa la rendevano infinitamente meno appetibile. Che poi basterebbe solo una mandata di colore, pensò tristemente la ragazza facendo richiudere la porta dietro le sue spalle pronta a seguire il Signor Holmes lungo le scale che si paravano davanti ai loro occhi ad un paio di metri di distanza. Un bel giallo, o azzurro, e questa casa sarebbe stupenda!
-Mycroft?- la voce maschile che aveva sentito distrorta dal citofono si fece udire nuovamente, questa volta accompagnata da una persona che si stava avvicinando scendendo le scale.
-Buongiorno, John.- rispose con un mezzo sorrisetto mellifluo l'interpellato, afferrando più saldamente il suo ombrello, ora in palese attesa dell'uomo che stava arrivando. -Spero di non disturbare…
-Oh, no, no.- rispose l'altro aggiustandosi con un movimento secco il bavero della giacca beige. -È solo che è molto presto… Tutto bene?- domandò verso Mycroft, accorgendosi solo in quell'istante di Jane. -Ehm…
-Oh, sì.- lo interruppe Mycroft, indicando Jane con un mezzo movimento della mano. -John, ti presento la mia nuova segretaria, la Signorina Jane Marple. Signorina Marple…- riprese verso di lei, in un movimento opposto indicando ora l'uomo. -… lui è il Dottor John Watson.
Un dottore. Ovvio.
La ragazza sorrise ampiamente, porgendo la mano verso il nuovo arrivato. -Piacere, Dottor Watson.
John parve stupito nel guardare la ragazza, stringendo con poca convinzione la mano della giovane e lanciando occhiate fuggitive tra i due. Sembrava stranamente a disagio, e Jane osservò la regolarità con cui scambiava soggetto della sua attenzione, prima di lasciare la presa dell'uomo che finalmente la guardò, lanciandole un incerto sorriso.
-Il piacere è mio, Signorina… Marple, ha detto? Mi scusi, ma non sono abituato a vedere Mycroft in compagnia.
Lo aveva chiamato per nome due volte. Deve essere molto intimo con il Signor Holmes. Un attimo, Holmes e Watson? Improvvisamente la ragazza fu colta da un pensiero velocissimo che scomparve con la stessa rapidità con cui era arrivato. -Marple, esattamente Dottor Watson.- rispose piano Jane, scuotendo appena la testa con un sorrisetto semplice sul viso.
-Beh, benvenuta!- esclamò l'uomo facendo un passo in avanti, completamente dimentico della fretta che aveva mostrato qualche attimo prima. -Posso offrirle qualcosa, Signorina Marple? Un thé, un caffè, un su…
-Non siamo qui per fare colazione, John.- lo interruppe Mycroft, facendo appena un passo per salire sul primo gradino della scalinata che lo avrebbe portato al piano superiore. -Mio fratello è presentabile?
L'altro lo fissò con la bocca aperta in un'espressione di pura stizza, e Jane ebbe la conferma che, nonostante il suo datore di lavoro avesse una forma di intimità col dottore, i rapporti non erano esattamente di pura e semplice amicizia. -Sherlock è rinchiuso in camera sua da ieri pomeriggio, sinceramente non so neanche se sia sveglio o no. Ha blaterato qualcosa sulle formiche e i piccioni viaggiatori e si è rintanato in quella stanza.
-Bene.- rispose appena Mycroft, facendo un altro scalino. -Allora vado a prepararlo… Signorina Marple? Sarebbe così gentile da chiedere alla Signora Hudson di preparare un thé?
Jane non smise di sorridere guardando l'uomo dopo aver spostato lo sguardo su di lui. -Ma certo, Signor Holmes.
Mycroft abbassò appena la testa, in un gesto di compiacimento. Quella svampitina era insondabile, ma almeno sapeva svolgere bene il suo lavoro. -Benissimo, ora scusatemi…- Non terminò neanche la frase, lasciandoli da soli sul pianerottolo e sparendo subito nelle scale.
Jane sospirò, volgendo di nuovo il viso verso John. -Allora, Dottor Watson… Potrebbe portarmi dalla padrona di casa, la Signora Hudson?
L'uomo la fissò con la bocca aperta e gli occhi sgranati per la sorpresa, lasciandole un sorriso che le increspò appena le labbra. -Come…? Come fa...?
-Dottor Watson, questa casa è palesemente di una donna.- cominciò la donna, rimettendosi diritta per girarsi nel corridioio a destra dove in lontananza si vedeva una porta bordata da inserti in vetro. -E, nonostante lei sia sposato…- continuò toccandosi l'anulare sinistro, dove sulla mano di lui stava placida la fede d'oro. -… è altrettanto chiaro che non è casa sua, dato che palesemente non mostra alcun interesse verso il piccolo problema che ha l'ultimo scalino.- terminò, indicando un punto della scalinata scheggiato dove mancava un piccolo pezzo intonaco. -Quindi se per favore mi potrebbe portare dalla Signora, credo che lei abbia bisogno di un caffè. Doppio. E credo con il latte a parte… Una zolletta di zucchero, vero?- domandò posandosi sul mento l'indice destro e picchettandolo piano mentre continuava a sondarlo. -Altrimenti come farà ad arrivare a stasera, dato che deve attaccare alle sei in Ospedale?
John la contemplò ancora un paio di secondi, prima di girarsi ed indicarle la porta dove si trovava la padrona di casa senza dire nulla, la mente proiettata ad un solo pensiero.
Oh, no, ce n'è un'altra!

 
   
 
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