Ciao!
Chiedo
immensamente scusa a tutti per il ritardo immane! Non ho abbandonato né voi, né
la storia, ho solo avuto problemi enormi al pc….
Adesso
che è tutto risolto gli aggiornamenti riprenderanno come prima… Almeno uno a
settimana è garantito ^^
Grazie
a tutti per la pazienza e buona lettura! (spero =P )
13.
Nobili
-Selyan-
Era il decimo giorno
nelle squadre di ricostruzione.
Ormai aveva fatto
l’abitudine ai lavori pesanti e non sentiva più la stanchezza come i primi
giorni. Non era più un problema neanche alzarsi all’alba e saltare la
colazione.
Quello che ancora non
riusciva a sopportare, e che mai avrebbe sopportato, era il caldo opprimente di
quel posto. Non si sarebbe mai abituata al sole che le cuoceva la testa. Era
sicura che le ultime due ore di ogni mattina non fossero pesanti per la
stanchezza accumulata, ma per il caldo insopportabile.
Irmelin le aveva
detto che aveva viso e spalle spellati e sua sorella aveva sbottato che, se
fosse cresciuta da ragazza invece che da maschiaccio, avrebbe imparato a
spalmarsi una crema prima di andare sotto il sole e che, se insisteva a non
farlo, la colpa dello stato della sua pelle era solo sua.
Ma
la sua esperta sorella non aveva trovato una soluzione migliore per i giramenti
di testa e la stanchezza del: ti ci devi
abituare.
<<
Ragazza! Serve acqua da questa parte! >> chiamò un soldato.
<<
Arrivo! >>
Dieci
giorni non erano bastati a lei per abituarsi, ma erano certamente bastati agli
uomini per imparare che, se c’era lei in giro, non dovevano portarsi dietro
secchi colmi d’acqua per la calce o per qualunque altro loro bisogno. Restavano
al loro posto, scavano una stupida buca e chiamavano lei, con tutta la loro
voce, perché la facesse venire su dal terreno.
<<
È sufficiente? >>
<<
Se non basta, ti richiamo. Porta questo a- >>
<<
Pelmar, idiota, come credi che possa bastare questo sputo d’acqua? Non puoi
mandarla via! >> urlò un altro intento a mescolare qualcosa in un secchio
<< Ragazza, ci sono altre cinque buche sul retro della casa, riempi anche
quelle e poi, se questa è vuota di nuovo, torni qui >>
<<
Va bene >>
Qualcuno
le indicò le buche, qualcun altro si fermò alle sue spalle in attesa che lei
facesse il suo lavoro e lei attivò la sua pietra con la mano a terra. L’acqua
obbediva lentamente ormai, ma non poteva farci niente.
<<
Ehi, non abbiamo tutta la mattina! >>
Odiava
le pretese di chi la trattava come l’ultima dei servi, ma era inutile mettersi
a discutere.
<<
Palis, calmati, perché hai tutta questa fretta di lavorare? >> chiese uno
dei soldati.
<<
Non ne avrei se non dovessi fare anche la metà del tuo lavoro visto che passi
il tempo a spettegolare con gli altri come una donna al mercato! >>
Costrinse la sua
pietra a lavorare più velocemente e si rese conto di avere un’ombra dorata e
immobile alle sue spalle.
Istintivamente si
girò a controllare. Il nobile Neithel la fissava poco più in là con la solita
aria schifata. Per cosa si sarebbe lamentato questa volta?
Non aveva ancora capito
quale schema seguissero i Nobili per alternarsi al comando delle squadre.
Da quando lei e
Irmelin avevano cominciato ad andare ogni sera in camera di Nora dopo cena, era
capitato che qualche volta ci fosse anche il nobile Tanet e le dicesse in anticipo
chi avrebbe trovato la mattina successiva. Per il resto, era convintissima che
decidessero giorno per giorno, in base ai loro impegni. Lei sapeva solo che, quando comandava lui, non aveva pace.
Decise di ignorarlo e
riprese il suo lavoro.
Tutti i secchi erano
pieni, tutte le buche erano state riempite di nuovo e nessuno sembrava avere
niente da chiederle.
L’uomo
che l’aveva chiamata era il tipo tarchiato, sulla cinquantina, che aveva
seguito nell’incendio. Quel soldato aveva lo stesso carattere irruento e
attaccabrighe ogni giorno, che fosse una giornata tranquilla o che ci fossero
problemi, Palis brontolava contro tutto e contro tutti
<<
Vai a fare qualcos’altro. Qui non ci servi più >>
Non
rispose e obbedì. Neanche il tempo di allontanarsi che sentì l’ombra minacciosa
alle sue spalle di nuovo, molto più vicina questa volta
<<
Vedi e senti i poteri degli altri >> le disse il nobile Neithel sbucato
all’improvviso
Non
era una domanda, era un’affermazione. Anzi, dal tono che aveva usato, sembrava
un’accusa vera e propria. Non voleva dargli spiegazioni, era già troppo per lei
che avesse capito.
<<
Anche mia sorella >> tagliò corto
<<
Tua sorella non ci riesce con noi, tu sì >>
Ecco qual era il
problema: Elydet aveva deciso che non doveva tenere nascosti i suoi poteri al
re e stava facendo in modo che li scoprissero tutti contro la sua volontà.
Doveva fermare la
bocca di sua sorella prima che la sua pazienza saltasse davvero o che Elydet la
mettesse in guai molto più seri di quelli che si sarebbe mai potuta immaginare
il giorno in cui aveva deciso di essere l’informatrice del re della nuova
terra.
Non
aveva speranze di tirarsi indietro, poteva solo accontentarlo spiegandogli come
stavano le cose e sperare che bastasse.
<<
Mia sorella ritiene oltraggioso controllare la famiglia reale e non ha neanche
provato a imparare, quanto a me, non ho chiesto io alla Dea questa capacità. È stato solo un caso se ho imparato a vedere anche Voi
della corte quando cercavo di guarire la Nobile Ismene il giorno del nostro
arrivo. Il vostro potere non è molto diverso dal nostro >>
<<
Perché noi non riusciamo a vedervi? >>
<<
Perché non sapete cosa cercare >> attivò la sua pietra in modo da far
brillare una tenue luce azzurra intorno alla sua mano << Basta pensare
che è lo così anche quando è invisibile agli occhi >>
Non era molto
convinto e tornò ai fatti suoi senza una parola di più. Era assurdo.
Tanto valeva che
tornasse a obbedire agli ordini dei soldati.
Neanche
un’ora dopo se lo ritrovò davanti di nuovo senza una parola, ma con un’aria
assassina che l’avrebbe sicuramente spaventata se non avesse avuto la certezza
che il re non voleva che accadesse qualcosa alle sacerdotesse ospiti, meno che
mai per mano dei membri della sua corte.
<<
Ho fatto qualcosa di sbagliato? >>
<<
Vista la tua reazione, credo proprio di sì >>
<<
Ma stavo solo- >>
<<
Non ci riesco >>
Selyan non aveva mai visto
un’ammissione di incapacità più dignitosa in tutta la sua vita, doveva
dargliene atto. Sembrava quasi un’accusa nei suoi confronti.
Gli
tese la mano, ma lui non si mosse << Ti sei dimenticata di attivarla
>>
<<
Non funzionerà mai se non vi fidate quel poco che basta per accettare di
imparare >>
Prese la sua mano e
lei attivò la sua pietra. Sapeva che si stava giocando tutto con quel gesto. Sapeva
che lui avrebbe potuto scoprire troppo sul suo conto con quello che gli stava
facendo fare, ma, se gli avesse negato il suo aiuto, si sarebbero insospettiti
tutti nei loro confronti.
Non poteva far
credere alla corte reale che non intendeva soddisfare le loro richieste per
continuare a proteggere qualche stupido segreto di Dalia. E poi lui ormai
sapeva che conosceva le formule proibite, avrebbe comunque potuto farla
impiccare in qualunque momento.
Aumentò la dose di
potere nella sua mano.
Quanto diamine era
cocciuto?! Possibile che fosse tanto esperto in tutto e incapace di riuscire a
imparare una cosa che Irmelin aveva imparato in un istante?
Aumentò ancora. Anche
Keira ci sarebbe riuscita a quel punto.
Quanto ancora doveva aumentare prima di… si
ritrasse all’improvviso.
<< Potevate
avvertire! >> gli urlò offesa per essere stata imbrogliata in quel modo.
Certo
che aveva capito. Doveva aver capito nell’attimo esatto in cui aveva toccato la
sua mano, ma aveva lasciato che lei insistesse e mettesse allo scoperto il suo
potere poco alla volta.
<<
Perché? Cosa nascondi? >>
Maledetto
lui e gli imbrogli! Era dannatamente preoccupata di averlo salvato con lui il
suo segreto.
<<
Se avessi voluto nascondervi qualcosa, non vi avrei offerto il mio aiuto! Non sarei
qui adesso se non avessi abbastanza forza da usare quella formula, non vi pare?
Avreste dovuto aspettarvi di trovare più potere di quello di Keira invece di
raggirarmi e mettermi alla prova in questo modo >>
<<
Modera i toni. Posso raggirarti come e quando voglio finchè sconti la pena per
la tua insolenza >>
Come aveva fatto a
essere tanto stupida da fidarsi di lui ?!
Era un pazzo esaltato
e lei si era fidata del suo silenzio! Quel maniaco di onnipotenza avrebbe
potuto sbandierare quello che aveva fatto solo per farsi grande agli occhi di
qualcuno.
Perché non riusciva
mai a fermarsi quando aveva la possibilità di fare una stupidaggine?! Poteva
lasciare che fermasse lui lo schifo viola,
poteva lasciare che ci rimettesse la pelle e poteva lasciare che restasse
incapace di cercare il loro potere, perché diamine aveva fatto sempre la scelta
sbagliata!?
Irmelin aveva ragione
quando la insultava. Stava davvero rischiando grosso.
Non era abbastanza
furba da dirgli qualcosa che non peggiorasse la sua situazione e non aveva
neanche idea di quale fosse realmente la sua situazione.
Fu la voce di Kerse
nella sua testa a suggerirle come muoversi:
Se non puoi vincere,
batti in ritirata. Subirai sempre meno danni che con una sconfitta.
<<
Avete ragione, Mio Signore, vi chiedo perdono per la mia maleducazione. Posso
tornare al mio lavoro? >> chiese con un inchino.
<<
Non mi pare che tu sia qui per passare il tuo tempo in chiacchiere o per
chiederti cosa fare. Datti una mossa >>
Prese
i secchi da terra mentre nelle sue orecchie rimbombava il probabile rimprovero
di Irmelin “Avresti dovuto friggergliela
quella stramaledetta manaccia! Non imparerai mai!” seguita dalla calda voce
arrabbiata e spaventata al tempo stesso che non avrebbe più sentito
“Non devi permettere
che abbiano sospetti su di te per niente al mondo, capito?”
Sì, aveva capito quando glielo aveva detto e
ripetuto e si era nascosta tutta la vita per rispettare la sua richiesta. Ma
adesso perché doveva continuare a farlo?
Lasciò
i secchi all’uomo che glieli aveva chiesti.
<<
Porta queste carte all’uomo su quel tetto. Dovresti essere in grado di salire
sull’impalcatura, ma puoi far venire giù lui se non ci riesci >>
Non
gli rispose. Prese il rotolo con i disegni di come andava costruito quel tetto,
lo incastrò nella cintura e si arrampicò sulla scala.
<<
… e allora ho rifilato un pugno a quel bastardo in piena faccia! >> stava
dicendo uno dei due uomini impegnati a inchiodare le assi.
<<
Sei impossibile! Tua sorella non troverà mai un marito se continuerai a farli
scappare tutti! >> rispose l’altro ridendo.
Gli
tese i fogli << Mi hanno detto di portarvi questi >>
<<
Era ora che si svegliassero! Un altro po’ e avrei inventato una soluzione per
conto mio! E comunque, Merido, non ci vedo proprio niente di male in quello che
faccio con Laveria >> sbottò l’uomo mentre lei tornava a scendere
<< Sono suo fratello maggiore, non permetterò che quel porco le metta le
mani addosso per poi passare a un’altra
quando si riterrà soddisfatto! Lo ucciderò se rimetterà piede in casa mia, lo
giuro davanti a Dio! >>
Capiva l’uomo che
voleva proteggere la sorella. Ecco perché doveva continuare a nascondersi e
cercare di sopravvivere allo schifo di vita che non voleva. Doveva pensare a
sua sorella anche se non le importava più niente di sé stessa.
Elydet aveva bisogno
di lei e l’avrebbe…
L’impatto
col terreno arrivò prima che avesse il tempo di pensare cosa avrebbe fatto per
sua sorella e anche prima che potesse rendersi conto che il piolo della scala
su cui aveva messo il piede si era troncato. Dea potente!
<<
Come diamine hai fatto a troncare la scala?! >> imprecò un soldato che
non riusciva a vedere perché la testata le aveva annebbiato la vista.
<< Posso far ridere
Tanet alle tue spalle quando lo vedo? Come hai fatto a cadere di schiena?!
>>
Era
Kore, amico stretto di Tanet e uno dei pochi che si mostravano gentili con lei.
<<
Giuro che non lo so >> rispose accettando la sua mano tesa per rimettersi
in piedi.
<<
Stai bene? >>
<<
Niente di rotto >>
<<
Kore, quella stupida ha la testa troppo dura per rompersela così facilmente
>> commentò il nobile Neithel da un punto imprecisato dietro di lei
<< Rispediscila a fare il suo lavoro >>
Non poteva odiarlo
più di quanto lo odiava già per averla presa in giro, perciò lasciò perdere.
Doveva decisamente chiedere a Nora quale fosse il tempio più adatto per fare
una pesante offerta al loro Dio perché si muovesse a protezione dalla sfortuna.
Non poteva andare
avanti così.
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-Irmelin-
Anche quella sera,
appena terminata la cena con le bisbetiche, tornarono in camera per non dare
nell’occhio alle altre e attesero la fine dei rumori nel corridoio.
Elydet si era di
nuovo rifiutata di andare con loro da Nora e Irmelin aveva alzato le spalle e
trascinato via Selyan che guardava sua sorella combattuta sicuramente tra il
voler andare a divertirsi e il dover restare con lei.
La
sacerdotessa del fuoco era abbastanza grande da sapere da sola cosa voleva,
Selyan no. Non aveva opposto una grande resistenza quando l’aveva tirata per
mano ed erano sgusciate di soppiatto in camera di Nora.
<<
Stasera ci avete messo più del solito, credevo di dovervi venire a cercare!
>> brontolò la piccola maga sola e imbronciata al tavolo di camera sua
Il
nobile Tanet andava sempre da Nora appena finiva di cenare per giocare con loro
e, se non era ancora in quella stanza, quella sera aveva impegni. Irmelin
affogò la delusione in una sfuriata contro Dalia << La stupida vecchia ha preteso di dire una
preghiera tutte insieme e poi ha cominciato a parlare delle sue idiozie. Non la
smetteva più! >> concluse sedendosi.
<<
Ha detto che è felice che facciamo del nostro meglio per integrarci con voi
>> spiegò Selyan << ma che, a suo parere, non è giusto che
ignoriamo i riti dedicati alla Dea e che saremo sicuramente punite quando
arriveremo ai Suoi Cancelli. Ci ha insistentemente consigliato di seguire
almeno i riti che non rientrano in orari dedicati agli stranieri ospiti >>
Lo
stupore sul viso di Nora era enorme <<
Avete smesso di andare alle sue funzioni?! >>
Selyan
alzò lei spalle e Irmelin scoppiò a ridere << Magari potessimo davvero saltarle
tutte! Quelle obbligatorie le seguiamo ancora. Se ci togliesse la veste
sacerdotale, non avremmo più diritto alla protezione del tuo re. Non siamo
stupide! >>
Selyan
non aveva risposto. Non era una buona giornata, il discorso di Dalia l’aveva
preoccupata e il dubbio di come comportarsi con Elydet l’aveva confusa ancora
di più. Doveva tenerla impegnata e lontana dai brutti pensieri
<<
Nora, giochiamo insieme contro di lei? >> propose decisa
<<
Va bene >> gongolò lei mentre Selyan protestava << Ma io non
ricordo ancora le regole! >>
<<
Oh, certo >> la prese in giro spingendola dal lato giusto del tavolo
<< vuoi farci credere che, se le ricordassi, avresti speranza di vincere
una partita? Sei uno schifo in questi giochi, Sel! >>
<< Mi
spiace che tu non abbia più con chi divertirti >> commentò a testa bassa
Dannazione!
Non aveva pensato ai lunghi pomeriggi chiusi in casa per colpa della pioggia a
sfidarsi nei giochi di strategia in cui lei giocava sempre e solo in coppia con
Jonas. Lei non era tipo da giochi, non aveva mai avuto la pazienza di
riflettere prima di muovere e meno che mai l’intelligenza per capire cosa fare
e lui era sempre stato la voce della sua intelligenza inesistente.
<< Tanto tra poco arriverà Tanet >> si
intromise Nora << Penserà lui a
salvare la tua partita! Perché tua sorella non è venuta? >>
<< Ha
detto che preferiva dormire >> rispose Selyan mentre Irmelin tirava un
sospiro di sollievo e ringraziava ancora il Dio di Nora per averla messa sulla
loro strada. Poteva reggere il gioco insistendo con le battute su Elydet << Dormire o spiare il re >>
Ma Nora
scosse la testa decisa << Tarìc è impegnato a inventare idiozie con gli
altri quattro pazzi. Se non smettono di immaginare pericoli inesistenti, giuro
che li uccido a mani nude. Ormai ha il mal di testa costante e soffre anche di
insonnia. Lo porteranno alla follia >>
<<
Quattro pazzi? >> chiese confusa
<<
Olen, Neithel, Tanet e Aaren. Io e Ismene ci alterniamo a tenerli buoni: la
sera tocca a lei perché io non ho pazienza e io faccio la mia parte di giorno,
quando lei ha gli impegni del Tempio >> spiegò lei alzandosi per
raggiungere la grossa libreria dove teneva anche i giochi
Fu allora
che le venne l’idea di sviare del tutto la conversazione su qualcosa che, era
certa, avrebbe interessato anche Selyan. Irmelin desiderava fare quella domanda
alla maga da quando l’aveva incontrata la prima volta << Nora, posso
chiederti perché la famiglia reale qui è così strana? >>
La ragazza
era quasi arrivata al tavolo con scacchiera e pedine in mano, ma le cose le
scivolarono di mano e si sparsero per la stanza. Che aveva di tanto segreto la
famiglia reale per farla reagire in quel modo? Sia lei che Selyan si chinarono
a raccogliere i pezzi mentre Nora imprecava e nascondeva la testa sotto il suo letto
per controllare che non ci fosse finito niente o, più probabilmente, per
nascondersi mentre le chiedeva << Strana in che senso, scusa? >>
<< È… ridotta. Da noi c’erano re, regine, una sessantina di
fratelli e sorelle e la Dea sola sa quali altri parenti e qui… mancano anche
gli anziani. C’è un motivo? >>
Nora si
rialzò scuotendosi capelli e vesti e si sedette al suo posto di sempre accanto
alla finestra
<<
Oh… beh, in realtà non siamo così pochi. La madre di Tarìc aveva due fratelli,
mia madre è la figlia più piccola del fratello più grande e ha sposato un
parente di Aaren. Tanet è figlio della sorella della moglie di uno dei due zii
materni di Tarìc >>
Irmelin
sentì il cervello annodarsi nel cercare di capire la parentela << Mi sono
persa >>
<< Te
lo spiego io dopo >> le promise Selyan senza un interesse particolare per
quella spiegazione.
Dannazione,
se l’albero genealogico della nobiltà non funzionava, cosa poteva fare? Nora
continuava a snocciolare parentele contando tutti con le dita mentre parlava e
Selyan era alle sue spalle intenta a guardare fuori. Dannata lei e la sua
recente abitudine di farsi i fatti propri! Certo, le distrazioni erano sempre
state all’ordine del giorno per lei, ma almeno fingeva di far parte delle
conversazioni, adesso si allontanava anche fisicamente e non fingeva neanche di
non guardare da un’altra parte. Non era cosa da lei quella. Prima si
preoccupava di apparire interessata anche quando non lo era, di non sembrare
arrogante e invece adesso… Irmelin ebbe un’illuminazione
<<
Ismene è cugina del padre di Tarìc e- >>
<<
Andiamo al sodo, Nora: il nobile
altezzoso ha fratelli? >> chiese con un pugno sul tavolo
<< Se mi innamorassi di un uomo e
poi scoprissi che è suo fratello mi ucciderei per lo schifo! >>
Nora rise
divertita da quella teoria pazzesca e Selyan, anche se ancora interessata alla
finestra, sorrise con loro. Quello era un buon argomento e a lei piaceva da
pazzi insultarlo!
<<
Hai visto come ci guarda!? >> chiese a Nora << Neanche fossimo
bestie da macello! Se mi innamorassi di suo fratello, dovrei a vederlo almeno
quanto vedo Dalia nelle mie giornate. Mi sposerei per sfuggire ai pasti con una
vecchia sbrodolona e finirei con lui.
Cosa ne guadagnerei?! >>
La maga
scoppiò a ridere divertita << Gli
tireresti un piatto alla prima offesa a colazione >>
E nella sua
testa partirono degli applausi immaginari quando Selyan si intromise <<
La mattina Irmy non sopporta nemmeno che le si parli >>
<<
Allora lascia perdere gli uomini del palazzo, fidati. Tralasciando il fatto che
non vedo come una donna potrebbe mai innamorarsi di uno di loro, la mattina
facciamo colazione tutti insieme >>
L’idea
della schiera di nobili assonnati e dieci volte più bisbetici del normale
rischiò di farla cadere dalla sedia <<
Devo trovarmi un mercante >>
<< O
un soldato >> suggerì Nora
<<
Niente soldati! Poi vanno in guerra, non tornano e io devo ricominciare tutto
da capo. Già faccio fatica ora che sono giovane, figurati da vecchia quando-
>> Irmelin fermò i suoi sproloqui con un morso alla sua stessa lingua e
tutte le imprecazioni a lei note nella testa
<<
Maledizione >> bisbigliò prima di sospirare << Ehi, Sel? >>
nessuna risposta. Aveva fatto una battuta degna della forca! Come aveva fatto a
essere così idiota?!
<<
Sel, va tutto bene? >> chiese Nora preoccupata girandosi a cercarla
<<
Nora, lasciala stare. A volte si perde nei suoi pensieri. Prima o poi si
sveglierà da sola >>
Non ne era
certa, ma era sicura che le troppe attenzioni in un momento come quello
avrebbero solo peggiorato la situazione. Se Nora si fosse intromessa, lei
sarebbe scappata da quella stanza.
<<
Sicura che sia normale? >> bisbigliò l’amica del re
<<
Normale? Si vede che non la conosci: lei non ha niente di normale >>
Grazie a
entrambi gli Dei, Selyan sbuffò annoiata << Guarda che ti sento, Irmy.
Nora, perché nessuno può innamorarsi dei nobili da queste parti? >>
<< Ma
li hai guardati bene!? Quale donna può avere dei gusti tanto orrendi? >>
<<
Mia sorella? >>
<<
Tua sorella si è innamorata del re. Se non lo ritenessi un fratello, anche me
ne innamorerei >>
E Nora le
aveva inconsapevolmente dato il colpo di grazia. Irmelin aveva visto benissimo
l’espressione inconfondibile del “non ci
si innamora dei fratelli e, se io avessi lasciato in pace il mio, ora sarebbe
qui con me”. Doveva smettere con i discorsi quella sera e cominciare a
giocare! Prese le pedine e le schierò nel suo lato della scacchiera aspettando
che Nora facesse lo stesso, ma la maga aveva altre idee per la testa
<< Sel, Tanet riesce a reggere il comando delle
squadre? >>
Lei alzò le
spalle << Certo, perché non
dovrebbe? >>
<<
Non lo conosci ancora bene, a quanto pare o avresti dei dubbi anche tu >>
rispose lei ridacchiando << Vorrei chiedere a Tarìc il permesso di
partecipare ma non voglio le troppe ansie di Ismene nei miei riguardi e non ho
intenzione di prendere ordini da Neithel. Se mi dici che Tanet è sopportabile,
chiederò di seguire solo i suoi turni >>
Lei annuì
convinta << A me sembra che sappia il fatto suo. Quando comanda lui-
>> ma il comandante delle guardie
spalancò la porta proprio in quel momento e né lei né Nora ebbero modo di
sapere cosa voleva dire Selyan
<<
Perdonate il ritardo, signore! >>
<<
Oh, no! >> urlò la maga << Stavamo parlando di te, non puoi fare
irruzione così nelle stanze degli altri! >> lo sgridò lanciandogli una
pedina che fu diligentemente afferrata al volo.
<<
Davvero? >> chiese lui con il viso illuminato dalla sorpresa
Non aveva
davvero nessun difetto, dannazione! Per fortuna Nora aveva sempre la battuta
pronta
<<
Non fare quella faccia, nessuno ha detto che dicevamo cose belle >>
E lui,
nella sua perfezione, invece di offendersi si fece una grossa risata, raggiunse
il tavolo e scambiò due pedine di cui Irmelin aveva sbagliato i posti
<< Non avete ancora iniziato
perché non vi ricordate le regole o hai invitato il tuo amico Neith e dobbiamo
aspettarlo? >>
<<
Sei odioso! Vattene! Sai che non intendo farlo entrare in camera mia perché lo
detesto! >>
Lui si
versò senza problemi un bicchiere d’acqua dalla brocca sul comodino di Nora.
Quei due sembravano fratello e sorella più che lontani parenti per come si
comportavano l’uno con l’altra
<< Volete sapere cosa ho scoperto da un
soldato oggi? >> chiese lui con l’inconfondibile tono di chi deve
rivelare qualcosa di scandaloso. Non poteva non dargli l’attenzione che
chiedeva ma non voleva apparire zelante di soddisfarlo così cercò qualcosa
nella sua testa in grado di farle tornare il cattivo umore anche davanti al
sorriso del comandante. Irmelin sapeva benissimo a chi pensare in quei casi
<< Keira si è innamorata di nuovo? >>
Lui rise
divertito ma scosse la testa << Merido mi ha parlato di una ragazza mora
piuttosto bassa che va spesso in giro con lei >>
<<
Wanda >> suggerì Selyan << Quella piena di bracciali e collane
vistose? >>
<<
Esatto! Mi ha detto che gli piacerebbe conoscerla e portarla a passeggiare in
riva al fiume >>
Aveva
bisogno di una stupidaggine subito! << Ci sono i coccodrilli nel vostro
fiume, vero? >>
<<
Irmy, contieniti >> la avvertì la sua amica finalmente tornata tra loro
<< Ho
solo chiesto se ci sono i coccodrilli! Non ho detto che spero che abbiano fame
e saltino fuori per mangiare proprio quando Wanda porterà Keira a vedere il
posto in cui ha fatto la passeggiatina con il suo ammiratore. E poi qualcuno
deve pur sacrificarsi per un bene superiore! L’intero reame sarà riconoscente
al coccodrillo che la farà fuori >>
Selyan
nascose il viso in una mano e Tanet scoppiò a ridere. Era fiera di sé stessa,
si sarebbe fatta i complimenti da sola ma il Nobile distrusse la sua felicità
con una sola stupida domanda << Vuoi farla fuori perché ha perso la testa
per Neith e sei gelosa? >>
Lo avrebbe
preso a colpi con una sedia. Come poteva pensare una cosa del genere?! Lei gelosa
della capra… Lo credeva intelligente!
Credeva che le sue battute fossero solo frutto di una eccessiva simpatia, non
di una idiozia letale. La delusione rischiava di annientarla. Doveva andare via
subito! << Nora, grazie per l’invito, è stata una bella serata, adesso
devo andare >>
Selyan la
afferrò per un braccio impedendole di andarsene e spiegò la situazione a
Tanet << Piuttosto morte che
gelose degli interessi di quella stupida
serpe altezzosa. Niente di quello che piace a lei potrà mai piacere a noi,
niente di ciò che lei trova interessante sfiorerà mai la nostra attenzione e
considereremo morti e sepolti tutti quelli che ci paragoneranno a lei >>
<<
Cos’è? Un giuramento? >> chiese lui spaesato
Selyan
scosse la testa decisa << È la realtà delle cose. Dirci che pensiamo come lei è
come dirci che siamo stupide come lei e non siamo venute qui per farci
insultare >>
<< Mi
scuso per avervi offese entrambe >> dichiarò lui con tanto di finto
inchino
Lei rise e
si inchinò a sua volta << Scuse più che accettate. Irmy, anche tu o
passeremo di nuovo per le perfette amiche delle somme idiote che si offendono per niente >>
<<
Paragonarmi a quella cosa viscida non
è niente ma accetto le scuse e adesso
giochiamo! Siamo qui per imparare >> ordinò trascinando Selyan al tavolo
Lei
guardò indecisa il nobile che aveva già fatto spazio accanto a lui sulla panca
<< Andiamo, ragazza, non discutere o andrò a lamentarmi con il tuo
responsabile >>
Tanet
sapeva come prenderla. Era un brav’uomo. Era un bell’uomo e a Selyan piaceva. Irmelin non sapeva ancora quanto e
come, ne era certa. Forse solo come amico, forse, quando Selyan avesse
accettato che la sua vita poteva andare avanti, come qualcosa di più.
<<
Inverti quelle due >> le suggerì Tanet indicando le pedine ai lati
<<
Scusa, non imparerò mai >>
<<
Secondo me da oggi in poi lo ricorderai. Impari più dalle correzioni che dagli
insegnamenti >>
<<
Non dirlo al Nobile Neithel >> scherzò lei
<<
Non dargli del nobile in camera mia! >> insorse Nora sbattendo le mani
sul tavolo per alzarsi in piedi e torreggiare sulla sua amica << È solo figlio di suo padre, non ha
niente di nobile! >>
<<
Nora, così rischi di far credere agli altri che sua madre era una donna di
strada >>
<<
Sua madre, Dio la protegga, doveva lasciargli anche l’educazione insieme agli
occhi azzurri! >>
<<
Era una brava persona? >> chiese Irmelin curiosa
<<
Decisamente! Papà mi ha sempre detto che era una donna esemplare e, se lo dice
lui, è vero >>
<<
Dalia ci ha detto che anche voi avete il divieto di parlare del vostro passato
>> commentò Selyan
<<
Esattamente come voi >> le rispose Tanet
I reali sapevano che
Dalia aveva mentito e le avevano lasciate fare. Chissà per quale motivo?
Avrebbe dato
qualsiasi cosa per poterlo chiedere. I loro poteri non erano niente di
interessante, avevano mentito e le avevano accettate lo stesso. Perché?
Forse
credevano davvero che, pur con le loro poche conoscenze, sarebbero state un
valido aiuto per ricostruire la capitale?
<<
Irmy, tocca a noi >> la richiamò Nora << proviamo ad attaccare al
centro? >>
Lei
ormai aveva completamente perso il filo della partita. Avevano sedici pedine a
testa, ciascuna con le proprie regole per muoversi sulla scacchiera, e dovevano
utilizzarle per mangiare le pedine avversarie e arrivare a conquistare il lato
opposto del campo di gioco. Pur con tutta la sua buona volontà, ormai si era
distratta perciò preferì assecondarla << Sì, certo, decidi tu come
>> per poi aggiungere << E i genitori del re? >>
<<
Guerra >> rispose Tanet con un’alzata di spalle
<<
La casa delle nascite non sarebbe ancora in piedi se due reali di fila fossero
morte di parto! >> sbottò Nora << Tarìc ha avuto la decenza di non
ammazzare nessuno per venire al mondo >>
<<
Stai esagerando >> la avvertì Tanet
Lei
lo ignorò e fece decisa la sua mossa successiva mangiando la pedina di Tanet
<< Probabilmente la povera donna ci stava mettendo troppo e lui si stava
annoiando. Tocca a voi >>
<<
Sel, muovi tu >> ma lei non si mosse e solo allora Irmelin si accorse
dell’ombra scura sul suo viso << Sel? >>
<<
Scusate >> mormorò lei alzandosi e sparendo fuori della camera di Nora
<<
Anche sua madre è morta così >> la informò Tanet.
Quella
era la storia che Selyan aveva sempre raccontato a tutti. Era possibile che
fosse uscita per reggere la bugia, ma lei era certa che ci fosse altro dietro
la sua fuga
<<
Nora, ferma. Vado io >> si intromise << So come prenderla in questi casi >>
La
maga annuì e lei uscì in corridoio. Selyan era appoggiata al muro con la testa
bassa e il fiato corto << Che è successo? >>
<<
Non so, Irmy, è come… non so spiegarlo… Credo sia una specie di visione rimasta
a metà che mi ha stordito. Non vedo mai bene le cose e questa… forse era la
visione di una cosa così lontana che si è interrotta da sola, ma mi ha
lasciato… Non so spiegartelo, so solo che non sto bene. Vado a letto, fai tu le
mie scuse agli altri per favore >>
<<
Cosa racconto? >>
<< Ciò che vuoi >>
******************************************************************************************************
-Elydet-
Perché andare in
camera della migliore amica del re?
Avrebbe potuto
pensare che andava lì solo per estorcerle informazioni sul sovrano o per
ingraziarsi i suoi favori in attesa che lei la avvicinasse al re.
Decisamente, la
camera di Nora non era il migliore dei posti da frequentare secondo lei. Non
voleva restare in camera e il terrazzino non serviva a niente. Selyan poteva
passare le sue serate a guardare il panorama nostalgica, lei no. Tanto più che
la loro finestra dava sul cortile interno e non era neanche uno di quelli che
frequentava il re. Fuori questione anche quello.
Prese il suo mantello
senza una meta precisa. Sapeva che Keira e le sue amiche a volte si ritrovavano
tutte in una stanza per spettegolare. Non era cosa che le interessasse neanche
quella. Non voleva passare le ore a sentir lodare il nobile Neithel da Keira o
il resto del corpo delle guardie da tutte le altre. Forse poteva cercare di
farsi invitare da loro per scoprire se qualcun’altra avesse interesse per il Divino Sovrano, ma la sua reputazione
con loro era troppo compromessa a causa di sua sorella e della sua amica che le
insultavano di continuo. A volte parlava con loro a lezione, ma riconquistare
la loro fiducia dopo anni di dispetti non era cosa facile.
L’ultima volta che
aveva visto il re aveva pianto come una stupida sulla sua spalla. Doveva
scusarsi con lui. Forse poteva passare la sera in giro per il grande palazzo
sperando di incontrarlo.
Si
addentrò nei corridoi e cominciò a girare a caso pensando all’abbraccio caldo
delle braccia del divino e a cosa gli
avrebbe detto se lo avesse incontrato
<<
Cerchi qualcuno? >> le chiese una guardia di passaggio.
<<
No, stavo solo… Posso restare in giro per i cortili? >>
Lui alzò le spalle
senza risponderle e continuò per la sua strada. Maleducato. Decisamente non
aveva niente a che fare con il Figlio di
Dio.
Si avvicinò alla
grande fontana al centro del giardino.
Come poteva riuscire
ad attirare l’attenzione del re senza fare niente di eclatante?
Doveva attirarne
l’interesse più che l’attenzione. Era ancora più difficile.
Sua sorella era in grado
di attirare l’attenzione con la sua goffaggine o con il suo potere, Keira era
in grado di attirarla con la sua stupidità o con i suoi modi raffinati, Irmelin
con il suo carattere ribelle e la sua simpatia… e lei? In cosa si distingueva
dalle altre?
Aveva un potere raro,
certo, ma il re aveva già visto quel potere e non ne era rimasto troppo
colpito. Forse aveva ragione Selyan quando diceva che il re si fermava a
parlare con lei per indagare su di loro…
No!
Il nobile, perfetto,
Tarìc non era un subdolo cospiratore come il re della loro terra e sua sorella
era pazza e tormentata dalle manie di persecuzione. Questa era la realtà.
E questa realtà
comprendeva anche il fatto che lei non avesse modo di interessare il re.
Guardò il suo
riflesso nell’acqua. Molte del suo gruppo forse potevano attirare l’attenzione
di un uomo con il loro aspetto. Lei poteva farlo?
Non era il riflesso
di una ragazza in grado di far girare la testa a un re abituato a vedere
principesse e regine. La stessa Nora era sempre curata e bellissima anche
appena sveglia. Lei?
Avrebbe tanto voluto
il dono di costringere l’acqua a mostrarle il suo futuro.
Perché la Dea non
glielo aveva concesso? Perché aveva dato tutto a sua sorella? E perché le aveva
dato una sorella maledettamente concentrata sui propri problemi e totalmente
disinteressata a lei e alle sue questioni?
Elydet
pensava seriamente di essere stanca di quella vita e, soprattutto, era stanca
di Selyan.
<<
Ciao, Elydet, va tutto bene? >>
Sobbalzò
e arrossì allo stesso tempo. Non poteva crederci!
<<
A-A-Altezza… io… >>
<< Hai avuto una buona giornata? >>
Era
la perfetta incarnazione del Dio di quel posto. Non c’era altro da dire. Un re che chiedeva a una misera ragazzina se
il suo umore era migliorato era una cosa impossibile da immaginare eppure lui
era lì e si stava preoccupando per lei.
<<
Sto bene, grazie. Voi avete avuto una buona giornata? >>
<<
Un re non ha buone giornate, Elydet >> sentenziò << Non in un regno
in queste condizioni >>
Il
suo viso preoccupato nella notte era una visione celestiale. Gli occhi scuri si
perdevano nel buio e il suo respiro era una musica lieve e ipnotica. Elydet
scosse la testa per tornare alla realtà
Doveva
dire qualcosa! << Un re potrebbe pensare ai lati belli della vita e consolarsi >>
<< Sarebbero?
>>
<< Beh… insomma… >>
e ora perché non aveva parole? Era stata tanto audace da proporre
l’argomento e poi? Si vergognava a morte di sé stessa. Perché non sapeva cosa dire?
Cosa c’era di bello nella vita? Doveva ricordarlo anche lei!
Tutta colpa di sua sorella e della
vita triste che le aveva fatto vivere negli ultimi mesi! non ricordava più
cos’era la calma!
Una cosa
bella per lei era il re, ma non poteva dirglielo e certo non poteva parlare di
amore con lui
<<
Non dirmi che anche tu hai dimenticato i lati belli della vita >> chiese
lui con un mezzo sorriso
Era
bellissimo e il suo cuore le diede la risposta alla domanda che lei stessa
aveva proposto
<< La
speranza, altezza >>
E quando lui
inclinava la testa lievemente di lato per chiedere spiegazioni, lei sentiva le
gambe cedere << Di poter tornare a casa tua? >>
<< Di
trovare un posto che senta casa mia, forse. Non credo che mi piacerebbe tornare
all’isola e non posso chiamare casa il vostro regno. Casa è il posto in cui è
la famiglia. Mia madre è lontana, non so dove, e mia sorella non è più la
stessa da troppo tempo. Comincio anche a pensare che forse non l’ho mai
conosciuta davvero >>
<<
Non siete cresciute insieme? >>
<<
Oh, no! >> la sola idea di sua madre accanto a Selyan le fece venire la
pelle d’oca << Io vivevo con mia madre in una villa vicino al palazzo
reale, lei alla periferia del villaggio, in una casetta in mezzo ai campi con i
parenti di sua madre >>
Non poteva
fare a meno di pensare allo sdegno che si dipingeva sul viso di sua madre ogni
volta che vedeva Selyan anche solo da lontano.
<< I
figli illegittimi non erano ammessi alla vostra corte? >> chiese il re
<<
Dipendeva molto dal rango sociale di entrambi i genitori e dalle loro
intenzioni. Comunque non erano visti di buon occhio e lei è figlia di una
povera contadina. Il fratello di sua madre l’ha accolta in casa sua perché papà
non aveva molto tempo per la famiglia, per quanto cercasse di occuparsi di lei.
Mia madre mi ha raccontato che prima che adottassero Selyan saltavano spesso la
rata delle tasse reali perché non avevano soldi. Papà manteneva tutta la sua
famiglia pur di non farle mancare nulla >>
<< E
voi? >>
<<
Papà era molto ricco. Manteneva mia sorella con gli spiccioli del suo stipendio
>>
<< Ti
manca? >>
<<
Papà? Sì. Sono cresciuta abituata a vederlo quasi una volta al mese e per poco
tempo, ma… era mio padre, credo sia normale sentirne la mancanza comunque
>>
Lui annuì
convinto << Anche mio padre era spesso assente, capisco come ti senti.
Perché guardavi la fontana? Vi hanno spiegato come richiamare le visioni negli
specchi d’acqua? >>
<<
No, maestà. Non c’è un motivo preciso. Stavo solo pensando che potrebbe essere
utile avere quel dono >>
<< Su
cosa vorresti chiedere consiglio alla tua Dea? >> le chiese avvicinandosi
all’acqua.
Forse il re
aveva il dono delle visioni? Era quello che teneva nascosto e stava per
sfoderarlo per lei? Sentiva i brividi in ogni centimetro di pelle del suo
corpo. Il potere del re utilizzato per il piacere di una singola, misera,
sacerdotessa. Come era possibile che la Dea le donasse tanto?
<<
Niente di preciso >> rispose cercando di sembrare il più vaga possibile.
Un attimo
dopo il re, con tutta la naturalezza di un Figlio
del creato, ruotò su sé stesso, si poggiò alla fontana e incrociò le
braccia al petto << Ismene ha il
potere di vedere avanti nel tempo in varie occasioni, credo ve lo abbia detto.
Vuoi che le chieda di provare a scoprire qualcosa di tua madre? >>
La
ragazza arrossì scuotendo la testa <<
No, non serve. Siete molto gentile, ma… non importa >>
<< Sai, io ringrazio il nostro Dio ogni volta
che ci manda un avvertimento, ma poi… penso sempre che le visioni creino molta
più confusione della cieca ignoranza sul nostro futuro >>
Era strano sentirgli fare un
ragionamento così simile a quelli che sentiva tutti i giorni. Come poteva il Re della Perfezione, parlare come la prima dei disperati , che poi non era
altro che sua sorella?
Che il re avesse saputo cosa ne
pensava Selyan e la stesse mettendo alla prova?
Non avrebbe
mai nascosto niente al sovrano, che fosse una cosa seria o una sciocca come un
opinione di sua sorella. Doveva dirglielo << Mia sorella pensa una cosa
simile. È convinta che
le decisioni della Dea non possano essere evitate e che quindi le visioni siano
solo l’avvertimento di prepararsi a sopportare qualcosa che non può essere
evitato >>
<< Sta passando un brutto momento, Elydet >>
<< Come tutte noi >>
In un solo istante si rese conto
dell’inadeguatezza del suo tono al Messaggero
del Dio straniero sulla terra e si sentì sprofondare. Scusarsi non era
abbastanza, parlare non aveva senso. Gli aveva mancato drasticamente di
rispetto e lui…
Lui stava
solo guardando l’erba ai suoi piedi. Forse era offeso?
<< Sai, ho ricontrollato la lista delle vostre
assegnazioni e mi sono reso conto di aver caricato di troppa responsabilità
Ismene. Ho intenzione di comunicarle che non sarai più una sua responsabilità
anche se farai comunque lezione nella sua classe >>
<<
Cosa?! >> chiese sconvolta
Era
già arrivata la sua punizione dunque? Anche lei stava per seguire la stessa
sorte di sua sorella ed essere gettata nel baratro
della vergogna da tutte le altre?
<<
Di te mi occupo io adesso, perciò se hai qualcosa da chiedere, non farti
problemi >>
<<
Perché io? >>
<< Il tuo potere è molto più interessante di
quello delle altre e ritengo che tu sia una persona che ragiona prima di
parlare. Credimi se ti dico che non è una dote concessa a molti al mondo.
Quello che hai fatto nell’incendio non è da sottovalutare e credo che potresti
fare di più se fossi seguita da qualcuno costantemente. Forse toglierò altre
ragazze a Ismene e Olen, non ne sono certo, so solo che vorrei occuparmi di te,
se per te va bene >>
Annuì. Il
re sorrise e riprese la sua strada.
Lui era arrivato, le aveva tirato su
il morale, le aveva anche detto che si sarebbe personalmente preso cura di lei
e lei… aveva annuito! Stupida idiota!
Avrebbe voluto rincorrerlo,
ringraziarlo, dirgli quanto si ritenesse onorata a servire un re come lui e
invece le sue gambe tremavano come le foglie degli alberi dell’isola nei giorni
di tempesta e il suo cervello era immobile come la roccia più salda.
Non riusciva a pensare niente che
non fosse il perfettissimo sorriso del re.
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