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Autore: TaliaAckerman    24/02/2016    3 recensioni
L'ultimo atto della saga dedicata a Fheriea.
Dubhne e Jel si sono finalmente incontrati, ma presto saranno costretti a separarsi di nuovo. Mentre la minaccia dal Nord si fa sempre più insistente, un nemico che sembrava battuto torna sul campo di battaglia per esigere la sua vendetta. Il destino delle Cinque Terre non è mai stato così incerto.
Dal trentaquattresimo capitolo:
"Dubhne si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e ricordò quando, al suo arrivo a Città dei Re, l'avevano quasi rasata a zero.
- Quando ero nell'Arena... - mormorò - dovevo contare solo su me stessa. Un Combattente deve imparare a tenere a bada la paura, a fidarsi solo del proprio talento e del proprio istinto. Non c'è spazio per altro.
Jel alzò gli occhi e li posò su di lei - E che cosa ti dice ora il tuo istinto?
- Sopravvivi. "
Se volete sapere come si conclude il II ciclo di Fheriea, leggete!
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'II ciclo di Fheriea'
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L'aria fredda del Nord sferzava il viso di Dubhne tagliente, fastidiosa. La ragazza si stringeva nel mantello che ogni recluta aveva ricevuto in dotazione, ma non bastava: sotto di esso indossava solamente i propri vecchi indumenti da combattimento. Ancora una volta.
Stupida, stupida si disse mentre seguiva un drappello di compagni verso la tenda in cui si sarebbero sistemati. Avresti dovuto procurarti dei vestiti pesanti prima di lasciare Grimal.
Non c'erano molte donne fra le reclute cui si era aggregata; le uniche presenti, dei circa centocinquanta cadetti che erano partiti da Grimal, erano Claya e Portjie, entrambe appartenenti agli Uomini Reali. Claya era snella, alta leggermente meno di Dubhne; i suoi capelli erano lunghi, neri come le piume di un corvo, ma Dubhne ancora non l'aveva mai vista portarli sciolti, neanche durante le soste per la notte: per tutto il tempo in cui avevano viaggiato la donna li aveva tenuti rigidamente legati in una alta coda di cavallo.
Portjie invece, che aveva la stessa età di Dubhne, era più alta, in qualche modo imponente, con quei fianchi larghi e le spalle ritte, ma i suoi lineamenti erano delicati. Durante le giornate di marcia lei e Dubhne avevano scambiato qualche parola, da cui la ragazza aveva appreso qualcosa sulle sue origini: veniva da Prit, una delle più meridionali città dello Stato dei Re, ma aveva sempre vissuto a Grimal. Anche suo padre aveva prestato servizio militare, prima come vassallo del signore di Prit, per poi arruolarsi nell'esercito delle Cinque Terre e quindi ricevere un addestramento mirato.
Non si fossero trovate in tempo di guerra, anche Dubhne e gli altri probabilmente avrebbero dovuto sostenere delle prove per entrare a far parte di quelle truppe specializzate; non che la cosa potesse presentare un problema per lei - era una Combattente, la migliore delle Combattenti - ma era stata comunque sollevata all'idea di poter partire subito.
Le tre ragazze si fermarono non appena furono giunte dinnanzi alla tenda che avevano assegnato loro. Dubhne poté distintamente cogliere i lo sbuffo di disappunto da parte di Portjie e, considerando che la tenda pareva essere stata pensata per accogliere non più di due persone, e di piccola taglia, non poté darle torto.

- Avanti ragazze, riposiamo un po' - fece Dubhne spingendo la ragazza in avanti con un pizzico di ironia.

- Mi sembra di non aver fatto altro, negli ultimi giorni - rispose Claya sarcastica.

- A me veramente sembra di non aver fatto altro che camminare, negli ultimi giorni - replicò Portjie con uno sbadiglio. - Non mi sento più le gambe...

Dato lo stato in cui versavano i suoi piedi, Dubhne non poté far altro che assentire alle parole della ragazza.
Chinandosi ed entrando nella tenda, fu lieta nel constatare che il tessuto riparava piuttosto bene l'interno dal vento che andava via via intensificandosi.
Anche se un po' strette, le tre riuscirono a sistemarsi distese, con le gambe piegate. Nel ritrovarsi a stretto contatto con Claya Dubhne represse una lieve sensazione di imbarazzo, ma non vi diede particolare importanza: a malapena la conosceva, era normale che si sentisse un poco a disagio nel dormirle a fianco.
Sentì che Portjie mormorava qualcosa, vicino a lei, forse una preghiera. Non se ne stupì; per quanto la ragazza tentasse di non darlo a vedere, Dubhne aveva avvertito in lei un'intensa angoscia. Ogni volta in cui avevano affrontato il tema delle battaglie e della consistenza delle truppe nordiche, aveva visto la sua faccia incupirsi. Più volte Dubhne si era chiesta come mai una ragazza così solare e apparentemente innocua si fosse unita all'esercito delle Cinque Terre nel momento del bisogno. Forse per compiacere una famiglia particolarmente patriottica, o forse perché sotto quelle spoglie si celava più di quanto non apparisse ad un primo sguardo. Su Claya invece non c'erano molti dubbi: Dubhne l'aveva osservata, quando ne aveva avuta l'occasione, e c'erano stati dei versi per cui si era stranamente riconosciuta in lei. Il suo sguardo fermo e la decisione nei suoi movimenti suggerivano un carattere imperioso, determinato, forte. Rispetto a lei, la donna appariva persino più rigida, più controllata. Probabilmente Claya desiderava davvero rendersi utile alla propria nazione e a Fheriea, ma Dubhne era quasi sicura che, proprio come per lei, il principale motivo per cui si era arruolata fosse la passione per i combattimenti e l'amore intenso e ambiguo per il pericolo.
Sicura di non star tratteggiando un ritratto di te stessa?
Prima di concedersi un po' di riposo ristoratore, Dubhne si tirò su a sedere e si slacciò la cintura di cuoio con la scimitarra assicuratale. La appoggiò nell'angolino di spazio che le era rimasto disponibile e appoggiò una mano sulla lama lucente coperta dal fodero. Immaginò di lasciare scorrere le dita sul gelido e levigato metallo e le parve quasi di provare la sensazione rassicurante che quel piccolo gesto rappresentava per lei.
Tienitela stretta. Presto tornerà ad essere la tua compagna più fedele.


                                                                     ***


Il giorno dopo si spostarono di nuovo.
Camminarono in formazione in direzione nord-est per l'intera mattinata, fino al momento in cui scorsero all'orizzonte tracce di fumo e sagome di edifici.
In passato Harrel era stato solo uno dei tanti villaggi che gravitavano economicamente attorno a Rosark, ma con l'inizio delle tensioni tra Terre del Nord e il resto di Fheriea e, successivamente, lo scoppio della guerra, aveva acquisito una notevole importanza. Per non mobilitare troppe legioni a Rosark e metterne troppo in allarme la popolazione, gran parte delle truppe impiegate veniva prima lasciata stazionare ad Harrel, per poi venire smistata lungo il confine con le Terre del Nord.
Dubhne si ritrovò ad aspettare seduta su una lunga panca di legno insieme ad un'altra decina di persone fra reclute e membri dell'esercito delle Cinque Terre. Si era dovuta separare da Claya e Portjie, che sarebbero partite di li a poco con un battaglione in direzione di Qorren.
Harrel si estendeva tutto intorno a lei, piuttosto caotica sotto il cielo nuvoloso. Membri dell'esercito delle Cinque Terre si mischiavano ai più numerosi soldati al servizio dei signori locali ariadoriani. Dubhne li riconosceva grazie al sottile segno rosso porpora che avevano appuntato sulle loro casacche non appena si erano arruolati. La Combattente abbassò lo sguardo sul proprio: appariva come una sbavatura di sangue sul cuoio del suo corpetto, lo stesso che aveva indossato durante la sua permanenza a Città dei Re. Non appena aveva messo piede ad Harrel, la ragazza aveva avvertito diversi sguardi soffermarsi su di sé, ma in fin dei conti, forse, meno di quanto si aspettasse. La compagnia con cui aveva viaggiato - composta più che altro da ragazzi e sempliciotti in cerca di un po' di gloria e denaro - aveva impiegato un paio di giorni ad abituarsi all'idea di avere la Ragazza del Sangue tra le proprie file. Ma ora non erano più nello Stato dei Re; l'Arena e la capitale erano lontane, e Dubhne avrebbe fatto bene ad abituarvisi. Nessuno l'avrebbe trattata con il guanto di velluto, lei lo sapeva. Questo significava che avrebbe corso gli stessi rischi di tutti gli altri, che avrebbe dovuto seguire gli ordini, stare al proprio posto... anche se non era proprio sicura che ci sarebbe riuscita.
In fin dei conti comunque, l'idea di venire trattata per una volta come gli altri, almeno in quel contesto, non era stata poi così male.
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dall'arrivo di due uomini, entrambi in tenuta da battaglia, le lunghe spade assicurate alla cintura.
Dubhne riconobbe il primo dei due: era Miles, il capitano che li aveva accompagnati durante lo spostamento tra lo Stato dei Re e l'Ariador settentrionale. L'altro pareva essere un Ariadoriano; non indossava la divisa dell'esercito delle Cinque Terre, bensì una cotta di maglia e una casacca violacea sulla quale spiccava un emblema argentato, dettaglio dal quale Dubhne dedusse dovesse essere un vassallo al servizio di qualche lord locale.

- In piedi, reclute - esclamò seccamente Miles facendo loro cenno di avvicinarsi. Rivolgendosi al secondo uomo, senza nascondere un certo disappunto, aggiunse:- Non sono in molti, e non dei migliori, ma ho dovuto sezionare il gruppo originario per dislocarlo su più fronti.

- Non mi aspettavo nulla di diverso, Miles - sentenziò l'altro dedicando a Dubhne e agli altri una sbrigativa prima occhiata. - Visti i tempi, è un miracolo che abbiamo così tanti volontari.

- Ma almeno un aspetto positivo c'è - riprese il capitano con un sorriso sarcastico. Com'era prevedibile, indicò Dubhne con un lieve movimento del capo. - Jack, abbiamo dalla nostra la campionessa di Città dei Re.

- Ma davvero? - replicò lui alzando un sopracciglio. Il suo sguardo si soffermò per qualche istante su di lei, sguardo che Dubhne sostenne con sfida. Per un attimo fu sicura di vedere un lieve sorriso disegnarsi sul suo volto.

- In ogni caso è sempre meglio di niente - disse l'uomo dopo alcuni secondi di silenzio. - Grazie di tutto, Miles. Avevo bisogno di rimpolpare le mie fila con un po' di carne fresca. Spero che i Ribelli avvertano l'odore del sangue e si avventino su di loro lasciando perdere i miei uomini.

- Tu sei fuori di testa - rispose l'altro a metà fra l'allarmato e il divertito. - Ricorda che è tuo compito insegnargli come si rimane vivi.

- Farò quello che posso - Jack allargò le braccia, poi si rivolse alle reclute e a Dubhne. - Signorine, seguitemi.

Felice di avere finalmente qualcosa da fare, Dubhne obbedì insieme agli altri e seguì Jack attraverso il complesso di tende e vecchie abitazioni.

- Ci fermeremo qui ancora per un paio di giorni - spiegò l'uomo in tono pratico mentre alcune reclute arrancavano per tenere il suo passo. - Giusto il tempo perché le guaritrici finiscano di rattoppare i miei uomini.

- E poi che faremo? - lo incalzò Dubhne, avida di sapere quando avrebbe potuto di nuovo combattere.

Jack si voltò verso di lei. - L'Ariador sta tentando di riconquistare Hiexil da prima che le Cinque Terre intervenissero, quindi immagino verremo trasferiti su quel fronte - s'interruppe, poi, come ricordandosi all'improvviso di non essersi ancora presentato, soggiunse:- Io mi chiamo Jack Cox. Comando il battaglione proveniente da Rocca Tarth.

È un vero piacere, pensò Dubhne ironica.

- Ma tu, a quanto mi dicono - disse ancora Jack guardandola con un sorriso piuttosto sfrontato. - Non hai certo bisogno di presentazioni, non è vero, Ragazza del Sangue?

- Proprio così - rispose lei con un'alzata di spalle, ma ostentando uno sguardo compiaciuto.

- E che ci fa una celebrità come te in mezzo a noi comuni mortali? A cosa dobbiamo questo privilegio?

- Ho pensato che le vostre truppe avessero bisogno di qualcuno di... abbastanza forte da dar loro la giusta carica.

I suoi compagni la fissarono spaesati, forse chiedendosi come potesse una ragazza potesse permettersi di scherzare con tanta disinvoltura con un membro importante dell'esercito. Jack invece rimase fermo, scrutandola con uno sguardo che poteva significare stupore così come scherno. Alla fine l'uomo ridacchiò.

- Direi che hai detto abbastanza - commentò voltandole nuovamente le spalle e riprendendo a camminare, e anche quella volta Dubhne colse una punta di ironia nella sua voce.

Jack li condusse attraverso un reticolato di tende di ampie dimensioni, lontani dal centro della città; guardando verso nord est, Dubhne credette di scorgere una sfocata colonna di fumo alzarsi all'orizzonte.
Hiexil...
Era quasi certa si trattasse di lei. Nonostante le sue nozioni geografiche fossero piuttosto scarse, la ragazza era riuscita a costruirsi una specie di cartina immaginaria delle terre ariadoriane. Mettendo insieme i vari pezzi, era giunta alla conclusione di collocare Hiexil poco più a Nord di Rosark, cui sapeva Harrel essere vicina.
Fu in quel momento che la ragazza realizzò appieno di essersi unita ad una causa di cui in realtà sapeva molto poco. Gli Ariadoriani, i primi ad essere minacciati da quella fantomatica ribellione di cui tutti parlavano, erano un popolo di cui lei sapeva poco niente, eccetto che avevano i capelli biondi e che Tarth Merafs era per loro una sorta di divinità.
L'unica Ariadoriana che avesse conosciuto a fondo era Alesha - e nel ricordare il suo nome il cuore di Dubhne fece una capriola.
E per quanto riguardava i Ribelli... in effetti non sapeva praticamente nulla di loro. Basandosi sulle parole di Jel e sulle vaghe nozioni che la Combattente aveva appreso in giro, il maestro di Amaria - carica di cui lei ignorava il significato preciso - con una serie di abili colpi di mano era riuscito a far convergere la maggior parte dei poteri della nazione su di sé, anche approfittando della giovane età dell'erede al trono, i cui genitori erano morti tempo prima. Alcuni addirittura sostenevano che fosse stato proprio il maestro - Theor, Dubhne ricordò il suo nome all'improvviso - ad eliminarli per potersi trovare la strada spianata.
Il drappello di reclute procedette per alcuni minuti, poi Jack fu fermato da un altro combattente che pareva avere circa la sua età. Dubhne sì alzò in punta di piedi e tento di sentire le parole che i due si stavano scambiando, sperando di udire qualcosa di interessante, ma il brusio nel campo era parecchio e la ragazza riuscì a cogliere solo alcuni brandelli di conversazione.
Alla fine, Jack si rivolse nuovamente alle reclute e disse sbrigativo:- Dovreste trovare nei posti in quelle tende laggiù - e indicò un punto poco più avanti. - Finché non riceveremo nuovi ordini non avrete nulla da fare in particolare, ma se trovate qualcuno disposto a darvi una mano nel prendere confidenza con le armi, approfittatene. Preferirei evitare di portarvi in battaglia senza che voi sappiate tenere in mano una spada.
Fece per voltarsi verso il compagno, poi parve ripensarci. - Tu - aggiunse, e Dubhne comprese all'istante che si stava rivolgendo proprio a lei. - Vedi di stare lontana dai guai.

Forse Dubhne era arrossita, ma non se ne curò. Piuttosto si chiese se anche Jack avesse già intuito qualcosa sul suo temperamento, al che non seppe se sentirsi compiaciuta o imbarazzata. Avvertiva dentro di sé una voglia incredibile di mettersi alla prova e forse proprio di non "tenersi lontana dai guai". Tutto pur di non tornare a rimuginare sui propri incubi e su quel senso di oppressione e angoscia che l'aveva accompagnata nelle ultime settimane.

Mentre le altre reclute si avviavano nella direzione indicata, Dubhne rimase ferma guardando Jack allontanarsi, chiedendosi quanti anni potesse avere. Era di certo snello e prestante come un ventenne, ma le rughe che la ragazza aveva scorto disegnarsi più volte sul suo volto suggerivano che fosse più maturo. Da lì, per la ragazza fu impossibile non spostare il pensiero su Jel. Per l'ennesima volta si chiese come avessero risolto la faccenda di quelle Pietre Magiche lui e la sua amica dai capelli viola. E si rese conto che, in quel momento, sia lei che i suoi due inconsueti compagni di viaggio erano schierati dalla stessa parte.
Sì, partire per l'Ariador come membro dell'esercito era stata un'ottima idea. Finalmente aveva qualcosa di preciso da fare, o meglio, presto l'avrebbe avuto. Nonostante fosse ben a conoscenza dei rischi che avrebbe corso affrontando una vera battaglia, uno scontro tra fazioni e non più tra singoli individui, non vedeva l'ora di trovarvisi nel bel mezzo. Era una sensazione strana, quasi completamente irrazionale, un po' come le emozioni che le era capitato di provare solo e soltanto prima di entrare nell'Arena.
Saresti una pessima diplomatica, Dubhne, le aveva detto Jel poco prima che si congedassero, e con un lieve sorriso la giovane riconobbe che il mago aveva ragione. Una pessima diplomatica ma una perfetta guerriera, si disse mentre, voltatasi, si accingeva a raggiungere gli altri.
La mente le corse, per la prima volta dopo molti anni, ai sogni e ai propositi che aveva serbato da bambina. Ricordava perfettamente la creatura esile ma indomita che sognava un giorno di entrare a far parte dell'ordine ariadoriano delle Guerriere.
Le circostanze le avevano reso impossibile intraprendere quella carriera; non era diventata una Guerriera provetta, ma una Combattente professionista. Aveva vinto una competizione della quale per decenni il predominio era appartenuto a soli uomini. E oggi, non per senso del dovere ma per desiderio di sangue, avrebbe preso parte alla prima vera guerra che si fosse scatenata dopo la Guerra dei Cinque Anni. Per una figlia di contadini dello Stato dei Re orientale non era francamente cosa da poco. Carica di aspettative e pervasa da una sorta di strana eccitazione Dubhne sorrise, scostando un lembo dell'ingresso della tenda in cui erano entrati i suoi compagni.








NOTE:

Ebbene ce l'ho fatta. Dopo più di un mese, ma ce l'ho fatta. So di essere di nuovo in ritardo, ma se non altro non tanto quanto l'altra volta. Tra l'altro, un immenso grazie a tutte le persone che hanno recensito lo scorso capitolo, davvero, con tutti i miei ritardi non me lo meriterei proprio *-* So che questo capitolo è ancora molto corto e di transizione, ma spero almeno che vi abbia fatto piacere incontrare nuovamente il nostro Jack.
Alla prossima, recensite in tanti se vi va.
TaliaBaratheon :3
  
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