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Autore: piccolo_uragano_    24/02/2016    7 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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Ad Alessandro, 
perchè chi ti ama torna sempre, 
e perchè a volta basta poco.



Robert non dovette sforzarsi nemmeno un secondo. Ne era sicuro: l’uomo che si era appena seduto accanto a lui era suo padre.
Aveva passato i precedenti due giorni ad allenare Harry con gli incantesimi di Appello. Nel pomeriggio del primo giorno, quando Martha e Sirius avevano avuto il permesso di vedere Harry, lo avevano trovato demotivato, ma chissà come erano riusciti a fargli fare dei netti miglioramenti. Dal momento in cui avevano lasciato il castello, il compito di Robert, Hermione e Kayla era stato solo quello di non fargli perdere le speranze.
Una cosa era chiara, però: Martha e Sirius avevano litigato. Robert lo aveva capito dai loro sguardi, Kayla lo aveva intuito dalle occhiaie di Martha e Harry dall’evidente mal di schiena di Sirius. Quando avevano usato due mezzi diversi per andarsene, il tutto era stato solo confermato: qualcosa non andava.
Così, Sirius si sedette accanto al figlio, sotto ad un albero che conosceva fin troppo bene mentre il cielo si tingeva di tutti i colori dell’alba e Hogwarts, lentamente, si svegliava. Nessuno si stupì minimamente di vedere l’altro: era quantomeno ovvio che si sarebbero trovati lì, perché quello, quello era il giorno della prima prova.
“Il divano è scomodo?” domandò Robert, mentre Sirius osservava il lago.
“Come sai che dormo sul divano?”
Robert alzò le spalle. “Hai mal di schiena, la mamma ha delle occhiaie terribili, non vi parlate, non vi guardate.”
Sirius scosse la testa. “Tu, figlio di un Malandrino!”
Il ragazzo rise. “Allora, vuoi dirmi cosa succede?”
Sirius estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca della giacca. Lo aprì e si portò una delle Marlboro alle labbra, per poi porgere il pacchetto a Robert. Lui in un primo momento scrutò il padre attentamente, poi, alzando le sopracciglia, accettò. “Ecco, vedi? Ha ragione lei.”
“Che dice?” Robert prese la bacchetta e accese la sigaretta del padre, poi la sua.
“Che me ne frego, che non sono un buon padre.”
“Beh, se mi dicessi di non fumare saresti un padre ipocrita: cosa è peggio?”
Sirius aspirò il fumo. “Avevo smesso. Quando sei nato, avevo … avevo smesso. Io e James eravamo stati bravi e su ordine di Charlus avevamo smesso insieme.”
“Le cose cambiano, lo sai meglio di me. Di preciso, perché hai litigato con la mamma?”
“Perché ho osato dire che non era giusto che Harry sapesse dei draghi. Non solo lui, insomma, o tutti o nessuno, non uno su quattro. Lei ha iniziato a dire che sono un padre pessimo.”
“Sono sicuro che non lo ha detto.”
“Ha detto che non m’importa di voi. E poi …”
“E poi?”
“Poi ho sbagliato io.”
“Che hai fatto?”
“Ho tirato in ballo Prongs.” Sussurrò.
“Oh.” Rispose semplicemente Robert. “Brutta mossa.”
“Si, me ne sono accorto.” Replicò Sirius, sorridendo acido.
“Sai, lei … io me lo ricordo, il funerale. Non penso che qualcuno abbia mai sofferto così tanto.”
Sirius annuì. “Forse Martha ha ragione. Insomma, io … io non ci sono stato. Sono un pessimo padre.”
“Ma ci sei ora. È questo che conta, no?”
“Insomma guardati, Robert: stai fumando con me, davanti a me. Sono un padre terribile!”
“Sei un padre onesto, non mi fai la predica sul fumo quando tu sei il primo a fumare.”
“No, sono un padre degenere, pessimo, terribile, Robert, butta la sigaretta, dannazione, buttala!”  Gli disse, ridendo. “Tua madre ha ragione, dormirò sul divano per sempre.”
Robert rise, gettando la sigaretta. “L’importante è che tu sia tornato, papà.”
Sirius sorrise, facendo l’ultimo tiro e osservando il Lago Nero riflettere i colori del cielo.
“Padfoot, tu … come hai capito che la mamma era … beh, che sarebbe stata la tua ‘lei’?”
Sirius scosse la testa. “Non l’ho capito. La guardavo e non pensavo fosse amore, perché … perché ‘amore’ era riduttivo. Lei era la luce, e io ero una stanza buia.”
“Ma voi … vi completate, come avete fatto ad avere anche solo il minimo dubbio?”
“Non è sempre stato così, sai? Una volta Lily mi ha spiegato una strana teoria …”si sfregò il viso con una mano. “Non ricordo molto, ma parlava di un tempo lontano in cui l’uomo era una mela, era perfetta, era felice. Poi un giorno uno stronzo, cioè, una delle divinità babbane, geloso della sua perfezione lo ha tagliato in due. Zac! Via, andate, le due metà erano lontane. Però Lily sosteneva che … beh, che con il passare del tempo che le due mezze mele passano a cercarsi ci si faccia del male e quel male modificava leggermente la perfezione della mela intera … così, quando ci si ritrova, finalmente, non si combacia mai perfettamente. Non ci si completa mai davvero.”
“Platone.”
“Cosa?”
“È Platone che … vabbè, lascia perdere. Dicevi?”
“Era per dire che io e Martha non ci completiamo affatto, anzi, il contrario. Il più delle volte i nostri caratteri fanno solo a pugni.”
“E non è forse per questo che vi siete sposati?”
Sirius sorrise e annuì. “Forse hai ragione, ragazzo: ricordalo a lei.”
Robert prese a guardarsi  i piedi. “Smetterà mai di fare così male?”
Padfoot si perse a guardare il figlio per un po’. “Non ora.” Disse, infine. “Farà male e ti mancherà ancora per un bel po’.”
“Fino a quando, di preciso?”
“Fino a tutta la vita che c’è.”

Kayla aprì gli occhi con una sola certezza: era martedì. Non un martedì qualsiasi: era il martedì della prova. Si rigirò nel letto per spegnere la sveglia e notò che Astoria era ancora nel mondo dei sogni. Così, ridendo, le tirò un cuscino, e poi spense la sveglia.
“Alzati, Greengrass!” disse, sorridendo.  Lei mugugnò qualcosa. “Avanti, Astoria” la incitò di nuovo Kayla “sei peggio dei miei fratelli!”
Astoria aprì un occhio. “Non paragonarmi a quei grifoni, Black!” disse, affondando la faccia nel cuscino.
Kayla sorrise e si mise a sedere sul letto. “Oggi è il giorno della prova.” Sussurrò, guardandosi allo specchio.
“Sì, sì, non metterò la spilla di Draco.” Disse di nuovo Astoria. “Non voglio un occhio nero anche io.”
Kayla sorrise al suo riflesso e poi guardò la sua compagna di stanza: non erano davvero amiche, il loro era un legame strano. E, strano o no, andava bene così.
“Ci vediamo a lezione, okay? Corro alla Torre!” disse, allacciandosi la camicia.
“Piton ti ammazza.” Le ricordò l’altra, intenta a pettinarsi. “Questa volta ti ammazza davvero.” Aggiunse, guardando Kayla uscire di corsa.

Martha entrò in cucina con aria assonnata. “Mi fa male la schiena.” Annunciò.
“Di già?” domandò Rose, roteando sullo sgabello. “Se non ricordo male, con Kayla e Robert i dolori alla schiena sono iniziati al quinto mese.”
“Con Robert e Kayla ero giovane.” Replicò lei, versandosi del caffè nella solita tazza scura.
“Hai idea di dove sia Sirius?” domandò Remus.
Martha si sedette accanto a Rose. “Sirius? Chi è Sirius?”
“Perfetto, direi.” Sospirò Dora. “Hai presente l’uomo che hai sposato?”
“No.”
“Il padre dei tuoi figli?”
“Nemmeno.”
“Quell’egocentrico narcisista menefreghista di Padfoot?” tentò Rose.
Aaah! Non dorme sul divano?”
“Non c’è, sul divano.”
“Dieci zellini che è a Hogwarts.” Sussurrò Tonks.
“Devo smetterla di scommettere contro di te, sono già al verde di mio.”
Rose sorrise, scuotendo la testa. “No, davvero, dov’è Sirius?”
“Posso darti un passaggio io, sai? Non abbiamo bisogno di lui.” Le disse Martha.
“No, l’aeroporto è una cosa tra me e lui.” Rispose Rose, intingendo un biscotto nel caffelatte.
“Ehi, io e il tuo amico abbiamo litigato, tu sei mia sorella, devi stare dalla mia parte.”
“Non ho detto che hai ragione o torto, ho detto che l’aeroporto è una cosa nostra.”
“Bene!” esclamò Martha, alzandosi. “Buona giornata.” E uscì dalla cucina.
“Sei simpatica quanto tua suocera, da incinta.” Le disse Dora.
Rose non ebbe bisogno di andare a controllare per capire che ad essersi appena infrante contro la porta di vetro della cucina erano state le chiavi della moto di Sirius, perché, se lo conosceva bene, quel cane pulcioso non era stato tanto idiota da usare la moto.

“Ricorda, piccolo, è come schivare un Bolide con la coda.”
Harry annuì con il panico negli occhi. Poi fissò un punto oltre Martha. “Sono arrivati Sirius e Robert!”
Martha seguì lo sguardo del figlio, sperando che i volti dei due Black fossero un po’ più rilassati. No, la tensione era palpabile anche sui loro volti. Da lontano, per giunta, era quasi impossibile distinguerli, ma Martha conosceva dettagli di loro che pochissimi altri aveva il diritto di conoscere: Sirius aveva una camminata più rigida rispetto al figlio, mentre i ricci di Robert non avevano ancora raggiunto il livello di quelli di Sirius, che avevano ricevuto il colpo di grazia con Azkaban.
“Ciao, piccolo Prongs.” Gli disse Padfoot, scompigliandoli i capelli. “Spaccali tutti, d’accordo?”
“Ehi, Harry.” Aggiunse Robert. “Sei forte. E lascia perdere chi dice il contrario. Non sanno di chi parlano.”
Harry sorrise al fratello, e prima che potesse dire qualcosa, Ludo Bagman uscì dalla tenda per richiamarlo. “Forza, Harry, manca pochissimo!”
“Bagman” gli disse Martha “mia sorella Rosalie la prega di ricordare che se non avrà cura del ragazzo in quella tenda dirà lei sa cosa a lei sa chi.”
Bagman parve terrorizzato da quella prospettiva. “D’accordo s-signora Black, io … tratterò il r-ragazzo con un occhio di riguardo!” balbettò.
“Ne sono più che certa.” Sorrise acida Martha. Strizzò l’occhio a Harry e lo guardò entrare nella tenda. Nel momento in cui scomparve, lei perse il sorriso.
“Che farà Rose?” domandò Robert.
Martha alzò le spalle. “Non ne ho idea.”
“Ma come?! Hai appena detto …”
“So ciò che ho detto. Ma ricorda, pulce” gli disse, avviandosi verso lo spazio allestito per la prova. “tutti hanno qualcosa da temere. Rose sicuramente sa cosa teme Bagman, ma si guarda bene dal dirmelo. Questo, però, il caro Bagman non lo sa.”
Robert fece un sorriso sghembo, mentre Sirius salutava la McGranitt. “Sei perfida.” Sussurrò il ragazzo.
“Lo so. Secondo te come ho fatto a sposare un Malandrino e ad essere la migliore amica degli altri due?”
“A me risulta” disse una voce fredda alla loro spalle. “che James Potter fosse il tuo unico fratello.”
Martha non ebbe bisogno di girarsi: quella voce viscida l’avrebbe riconosciuta ovunque. Viso squadrato, occhi scuri e privi di emozioni, capelli lunghi raccolti in una triste coda dietro la testa, portamento sprezzante e sorrido acido: quello era Aaron White.
“E a me risulta che tu non dovresti essere qui, White.”
“Non li hai fatti tu li inviti per questa festa, Redfort.”
Martha strinse i denti, alzò gli occhi al cielo e sospirò rumorosamente. “Esci dal mio campo visivo.” Ordinò.
“Oh, no: non mi perderei lo spettacolo per nulla al mondo! Soprattutto da questa prospettiva. Sentiamo, che tipo di madre sei? Apprensiva? Concessiva? Orgogliosa?”
“Mia moglie è una vera rompipluffe, White” intervenne Sirius. “e non sopporta che non venga fatto ciò che richiede. Quindi, vattene.”
Robert osservò quell’uomo con curiosità. “Scusi, lei sarebbe?”
“Oh, tu devi essere Robert!  Che onore, io sono il figlio di ...”
“Di una vecchia amica australiana del nonno Robert.” Lo interruppe Martha, sorridendo nel modo più falso possibile. “E se ne stava giusto andando.”
“Non ci penso nemmeno!” esclamò lui. “Voglio vedere come se la cava il tuo figlioletto adottivo. Ci sono grandi cifre sulla sua testa, sai?”
L’espressione di Martha, in quel momento, fu più terrificante di quella del drago che Diggory stava affrontando davanti a loro. “White! Lontano-da-me!”
“Sei fantastica quando ti arrabbi così. Dimmi, Robert, è abitudine o sono gli ormoni della gravidanza?”
Robert, Sirius e Martha impallidirono. “Come hai detto?” domandò Padfoot.
“Come lo sai?” chiese Martha.
“E chi diamine sei per saperlo?!” aggiunse Robert.
“Oh, sapete, le voci girano.”
“O le persone spiano, non è tanto diverso.” Commentò Robert.
In quel momento, Kayla prese posto accanto al padre, osservando l’uomo seduto dietro la sua famiglia. “Salve!” disse.
“Kayla guarda la prova e non badare a questo grandissimo stronzo!”
“Redfort!” la richiamò la McGranitt. Lei la ignorò, mentre Robert non poté fare a meno di sorridere, e la campionessa di Beuxbatons affrontava il suo drago a pochi metri da loro.
“Stai lontano da me, da mia sorella, dalla mia famiglia e dalla mia vita. Non ti conosco, non so chi tu sia, non …”
“Tu sai chi sono, Martha cara.” Rispose lui. “Sono il …”
“Più grande stronzo mai conosciuto? No, quello è ancora Peter Minus.”
“Perché non vuoi dire ai tuoi figli chi sono davvero?”
“Perché tu-non-sei-nessuno.” Ringhiò lei. “Te l’ho detto: mio fratello si chiamava James Potter. Ora, vattene, per Merlino.”
“Lascia stare Merlino.” Rispose Aaron. “Lui non c’entra nulla.”
“White, vattene.” Gli ordinò Sirius, tenendo le braccia attorno alle spalle di Kayla. “O presto ti pentirai di essere nato.”
L’uomo sorrise a Sirius. “Se tu non fossi sposato con quel bocconcino di Martha, caro Sirius, ti chiederei di bere qualcosa insieme.”
Robert spalancò la bocca e Martha strabuzzò gli occhi. “Quel bocconcino di Martha ti lancerà contro qualche Cruciatus tra qualche secondo, se non te ne vai.”
“Non credo tu lo abbia mai fatto.  Anzi, mi risulta che tu ne abbia ricevute.”
I ricordi invasero le menti di Martha e Sirius senza che loro se ne rendessero conto.
“C’è sempre una prima volta: vogliamo provare?”  gli disse Martha, recuperando la lucidità e tirando fuori la bacchetta dai jeans.
Sirius, per la prima volta dopo giorni interi, si rivolse a lei e le posò una mano sul braccio. “Non ne vale la pena, Martha.” Le sussurrò.
Lei sembrò calmarsi, e in quel momento, sentì annunciato da Bagman il momento che più aspettava e più temeva: Harry era appena uscito dalla tenda, pronto ad affrontare il suo drago.
Hermione e Ron apparvero al fianco di Robert, e la giovane Grifondoro sussurrò. “Robert, ho paura.”
Lui si ricordò le parola del padre di quella stessa mattina.
 Fino a tutta la vita che c’è.
“Fidati di lui,, Hermione.” Le disse, avvicinandosi quel tanto che bastava per sentire il profumo del suo shampoo. “Fidarci è la sola cosa che possiamo fare.”
Harry entrò in quella gigantesca arena disegnata per lui e per il drago e Martha, istintivamente, strinse il braccio di Sirius con entrambe le mani.
“Non aver paura.” Le sussurrò lui.
In quel momento, si ricordò di sua madre e di tutte quelle sue preghiere a quel Dio che non l’aveva mai salvata da nulla. Così, chiudendo gli occhi, pensò a quando Marie e ripeteva che ‘qualcuno lassù ti vuole bene’. Pensò moltissimo a sua madre, che aveva adorato Harry e che sarebbe esplosa di gioia sapendo della gravidanza, pensò a suo padre, che aveva giusto intravisto quel nipote che ora era alto, bello e fiero, pensò a Charlus e Dorea e a tutto l’amore che avevano dato a Sirius e James e a tutte le cose belle che avevano insegnato a lei.
Incredibilmente, qualcuno ascoltò i suoi pensieri: Harry schivava le traiettorie dei soffi di fuoco del drago con estrema facilità.
“Ce la sta facendo.” Sussurrò Kayla. “Ce la sta facendo!” ripeté.
Martha cercò di sorridere un poco ma non ci riuscì. Le si scaldò il cuore, invece, quando vide Hermione accovacciata sul petto di Robert.
“Non cantar vittoria, principessa.” Le disse Sirius, nel momento in cui Harry non riuscì a schivare la coda del drago, procurandosi un taglio piuttosto profondo sulla spalla sinistra. Martha trattenne il fiato ma Harry non sembrò essersi nemmeno accorto del sangue che aveva macchiato la divisa e forse anche i freni della scopa.
Poi, veloce quanto un fulmine, raggirò il drago e afferrò l’uovo.
La folla esplose, coprendo la telecronaca di Bagman. Hermione parve accorgersi di essere stata abbracciata a Robert per tutta la prova, perché si irrigidì di scatto, mentre il primogenito Black parlava con Ron. Mentre Matha e Kayla corsero verso Harry, Sirius si girò giusto in tempo per vedere Aaron White sparire tra la folla.
“Harry, torna qui! Subito!!” strillò Martha, mentre Harry volava sulla folla, ridendo.
“Lascialo volare dove gli pare.” Le disse Sirius. “Ha appena stracciato tutti quanti!”
“Ma è ferito!” insistette lei. “Harry James Potter!” strillò di nuovo, e lui parve sentirla.
“Ce l’ho fatta!” urlò, raggiungendoli. “Martha, ce l’ho fatta!!”
Martha, con le lacrime agli occhi, gli accarezzò il viso. “Sono fiera di te.” Sussurrò, sorridendogli.
“Potter!” lo appellò la McGranitt. “Potter, corri alla tenda pronto soccorso, ora!”
“Vai!” gli ordinarono all’unisono la Capocasa e Martha.
Sirius posò una mano sulla spalla del figlioccio e scosse la testa. “Andiamo, ragazzo mio” gli disse “lascia stare queste vecchie fatte per il novantacinque percento di ansia, racconta al vecchio Padfoot come è stato.”
“Vecchia sarà tua madre!!” urlò Martha, ma Sirius e Harry erano già scomparsi tra la folla, seguiti da Robert.
Martha scosse la testa, notando che Hermione si era rimessa a sedere, con aria amareggiata, mentre Kayla cercava di consolarla. “Ronald è riuscito a capire di aver sbagliato con Harry, e io non riesco nemmeno a guardare tuo fratello negli occhi!!”
“Ascolta, Hermione, forse hai solo bisogno di tempo e …”
Martha, lentamente, si chinò davanti ad Hermione, guardandola negli occhi e scoprendo in quelle grandi iridi ambrate tanto amore e tanto dolore. “Allora.”
Hermione provò  a fermarla. “No, Martha non …”
“Ascoltami, ti prego. Non ti sto parlando come la mamma di Robert, ti sto parlando come quella ragazza di diciassette anni che non riusciva più a fidarsi del ragazzo che amava. So come ci si sente. So quanto male possa fare. So quanto possa essere difficile fare i conti con l’orgoglio – soprattutto se tu sei una Grifondoro e lui è un Black.” Hermione sorrise, scuotendo la testa. “Quindi io ti capisco, piccola mia, ma pensa a quanto si stava bene quando ti giravi per guardarlo e lui ti stava già guardando.”
“Ma tu … tu come hai fatto?” chiese la ragazzina con voce tremante.
“Io l’ho fatto penare un po’ e poi mi sono fidata di nuovo.”
“E poi che è successo?”
Martha sorrise, divertita. “Beh, poi è nato Robert.”
Hermione distolse lo sguardo. “Smette mai di fare male?”
Martha scosse la testa. “No. Vent’anni dopo litighiamo ancora come il primo giorno.”
Kayla sorrise, dietro la spalla di Hermione.
“Sei libera di scegliere, Hermione. Puoi scegliere se guardarlo da lontano o se vantare i meriti di ogni suo sorriso.”
“Fino a quando?”
“Fino a quando puoi scegliere? Fino a tutta la vita che c’è, piccola, è una scelta da fare ogni giorno.” Hermione, per la prima volta dopo mesi, sorrise di nuovo con tutta sé stessa. “Ora vai da lui, e vai dai tuoi amici che ti stanno aspettando per festeggiare.”
Hermione ringraziò Martha con un sorriso cordiale, aspettò che Kayla l’abbracciasse e poi si avviò con lei verso la tenda pronto soccorso, nel momento in cui Sirius ne uscì. “Sta benissimo.” Disse, avvicinandosi alla moglie.
Lei sorrise. “E tu come stai?”
“Io gradirei di tornare a dormire in camera mia.” Rispose lui, guardandola.
Lei sospirò. “Sai, mi sono appena ricordata di una cosa.”
“Di cosa?”
“Vent’anni fa giurai che senza di te avrei avuto una grande vita. Poi mi sono guardata nello Specchio e ho capito che erano tutte stronzate. Così ti ho dato una seconda possibilità.”
“Sì, ricordo, ma qual è il punto del discorso?”
“Che il mio giuramento non valeva nulla perché probabilmente io ti amavo già quando l’universo ancora non esisteva.”
Sirius le sorrise. “Scommetto che litigavamo anche allora.”
Martha scosse la testa e lui, cogliendo l’attimo, la baciò con trasporto, ignorando il mondo attorno a loro e la folla che ancora urlava.
“Uh! I signori Black!” dichiarò una voce strillante alle loro spalle.
“Se ne vada.” dichiarò la voce della McGranitt dietro di loro. “Rispondo ancora io per loro quando sono entro i confini del castello, quindi li lasci fare. E non si avvicini nemmeno ai loro figli!” ordinò. Quando si girò, notò lo sguardo divertito di Martha e Sirius. “Oh, no, continuate pure: mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, con voi due tra i piedi!” 



Salve persone!!
Si, so di essere mancata per un po'. Ma ci sono stati una serie di fattori che hanno determinato la mia assenza - nell'ordine: ciclo, Doctor Who, compiti. 
Anzi, se c'è qualche fan di Doctor Who si riveli perchè sono alla seconda stagione e ho bisogno di fangirlizzare. Capitemi
A parte questo, come avete notato sto aggiornando solo una volta a settimana. Non amo le regole o le scadenze prestabilite, ma posso annunciarvi che probabilmente inizierò ad aggiornare il mercoledì o il giovedì. Scommettiamo su quanto ci metto a non rispettare questa promessa a me stessa? 
Avrei voluto che questo capitolo fosse diverso, lo ammetto, non mi soddisfa affatto, ma è stato un parto e pubblicarlo è una liberazione. 
Okay, passando ai ringraziamenti un grazie a alwais, al mio cuore di panna vittoriaM20, alla dolce Kicchan7, a Nene_92 per quella recensione commovente (grazie ancora davvero), a Distretto_9_e_34 per i suoi scherzi telefonici del sabato sera (scherzo, lol), a felpato8 e a redbullholic che -udite udite- ha letto tutta la storia in (credo) due settimane. Urrà per te. 
Ora, sentendomi onorata per la conversione da #RobertSposami a "Piccolo uragano sposami" decisa da Nene, questa settimana vi mostrerò casa Black. Ho immaginato che si trovi a Watford, una zona di Londra poco lontana dalla City, graziosa e silenziosa, e, soprattutto, famosa per ospitare i magici Studios di Harry Potter. 


che ne dite? 

Besos 

Claude 

P.S. per chi volesse saperlo, 'fino a tutta la vita che c'è' è il titolo di una canzone. 

 
   
 
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