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Autore: bluerose95    24/02/2016    3 recensioni
Anche se non gliel’ho insegnato personalmente, questo l’ha decisamente preso da me¸ pensò Killian, e poté giurare che il suo petto sarebbe scoppiato se quel bambino non avesse smesso di inorgoglirlo. Che scoppiasse pure, anzi, quello era suo figlio, se non doveva scoppiare per lui, per chi altri, allora?
Henry ha sempre vissuto con sua madre a Storybrooke, coccolato e amato da tutti, ma con un vuoto incolmabile nel cuore. Già una volta aveva fatto quella domanda a sua madre, ma quando questa non gli aveva risposto aveva deciso di non chiederglielo più. O almeno così è stato fino a quando non ha trovato una scatola con una foto strappata, un anello, degli spartiti e altre cose che non aveva mai visto in vita sua, sebbene sapesse con certezza a chi appartenessero.
E allora inizia l'Operazione Cigno Bianco, una missione che sconvolgerà nuovamente le vite di Emma e di suo padre, un uomo che non sapeva nemmeno della sua esistenza e aveva creduto che il suo bel cigno fosse volato via nel momento in cui aveva più bisogno di lei.
Perché quando lasciarsi andare è spaventoso, bisogna accettare che l'amore ci guidi verso casa.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
 
Emma non aveva dormito affatto, era stata in pensiero per due giorni ed era stata quasi sul punto di prendere il primo volo per New York, frenata solamente dalle parole di Regina, la quale era stata sul punto di legarla pur di trattenerla a Storybrooke.
Non le era affatto grata, soprattutto perché aveva aiutato suo figlio a trovare Killian. Dio, avrebbe voluto ucciderla. Anzi, avrebbe voluto uccidere soprattutto lui, perché anche quando aveva cercato in tutti i modi di dimenticarlo era riuscito a rovinare la sua vita.
Rovinarla. Era davvero così?
Scosse il capo, versandosi l’ennesima tazza di caffè, irritabile o meno quel giorno avrebbe finalmente rivisto suo figlio e poi avrebbe piantato una pallottola nel petto del suo ex. Dio, il caffè la stava rendendo davvero suscettibile e non la faceva pensare correttamente. No, non avrebbe ucciso Killian, lo avrebbe solo riportato a New York a calci nel sedere.
Meglio in Irlanda, così sarebbe decisamente lontano.
Dio, perché era stata così stupida? Perché non aveva parlato con Henry quando le aveva chiesto per la prima volta chi fosse suo padre? Perché non gli aveva detto che era morto? Almeno a quel modo avrebbe potuto togliergli ogni voglia di trovarlo, sebbene in cuor suo sapesse che Henry non si meritava affatto quella menzogna. E così gli aveva detto di lasciar perdere quella faccenda solo per affrontarne ora le conseguenze.
L’unica cosa di cui era certa era che Henry era sano e salvo a New York, e quello era l’importante. Sapeva benissimo che un giorno avrebbe dovuto affrontare altre domande su Killian, ma sperava sarebbero state molto più avanti, non avrebbe mai immaginato che suo figlio sarebbe andato addirittura a cercarlo. E poi, come diavolo avevano fatto a trovarlo? Certo, Regina aveva le mani in pasta un po’ dappertutto, ma mai quanto Gold, ed era impossibile che si fossero rivolti a lui. Emma era stata brava, aveva fatto sparire il proprio fascicolo dall’università e l’aveva nascosto molto bene in soffitta, così come tutti gli altri ricordi che la legavano a New York e a Killian Jones, ma oramai il danno era fatto e, se tutto andava per il meglio, lo avrebbe visto solo per pochi minuti per il resto della sua vita.
Fu quasi sul punto di lanciare la tazza contro la parete, la sera prima aveva svuotato il caricatore della pistola contro un muro della stazione di polizia nel tentativo di colmare quella sensazione di vuoto che l’assenza del figlio le lasciava addosso – no, non voleva pensare che fosse anche causa sua.
Suo padre l’aveva trovata rannicchiata in un angolo con le lacrime che le scivolavano inesorabili sulle guance mentre tutto il dolore che aveva dentro si riversava all’esterno, mostrando a una delle persone che amava di più al mondo quanto fosse devastata, quanto fosse perduta senza suo figlio.
David l’aveva riaccompagnata a casa e si era trattenuto nonostante le sue proteste, promettendole che sarebbe stato con lei fino a quando Henry non fosse tornato, e difatti ora stava sonnecchiando sul divano, una coperta lo copriva fin sotto il mento.
Senza di lui Emma si sarebbe sentita ancora più persa e, segretamente, gli era infinitamente grata che fosse rimasto, se se ne fosse andato anche lui il suo cuore non avrebbe retto.
Fu mentre si scottava incurante la lingua con il caffè che sentì il campanello suonare. Quella doveva essere Regina, erano le undici e aveva detto che l’avrebbe accompagnata all’aeroporto per andare a prendere Henry, almeno a quel modo avrebbe potuto mettere Killian sul prossimo volo per New York senza proteste. Era sicura al cento per cento che non avrebbe voluto avere a che fare con Henry, dopotutto se ne era andato e non era più tornato, non l’aveva mai cercata, tutte quelle promesse d’amore erano state solo parole al vento che ora non contavano più.
Guardando verso il salotto appurò che suo padre non si era svegliato e si alzò, dirigendosi verso l’entrata, ma non era affatto preparata a ciò che le si parò davanti quando aprì la porta.
Killian era ancora più bello di quanto ricordasse – e purtroppo lo ricordava molto bene. Non sembrava nemmeno avesse dieci anni in più di quando l’aveva visto la prima volta, e questo non fece altro che accentuare il dolore acuto che provava al petto.
Indossava una giacca in pelle, cosa normale per lui, ricordò Emma, sforzandosi di non pensare a quanto caldo fosse sempre stato il suo corpo e quanto quella sua giacca di pelle l’avesse confortata nelle fresche serate newyorkesi quando se la toglieva per appoggiargliela sulle spalle.
Ammirò suo malgrado il modo in cui la camicia blu notte che portava sotto aderiva al torace sul quale aveva posato mille volte mani e labbra, le toniche gambe fasciate da jeans neri e un paio di Converse nere e consumate ai piedi, ma niente la rapì come fecero i suoi occhi blu, così incredibilmente blu che pensò potesse affogare in quell’oceano. Dio, erano sempre stati così blu o era l’immensa tristezza che vi leggeva dentro a renderli tali?
«Mamma!»
La voce di Henry sembrò arrivarle da un altro mondo, ma quando le circondò la vita con le braccia e abbassò lo sguardo sul figlio, la colpì un senso di sollievo. Ricambiò l’abbraccio con forza, appoggiando la guancia sui capelli di Henry, il suo cuore più leggero nonostante l’uomo sulla soglia, gli occhi chiusi mentre inspirava il profumo di cannella che lo accompagnava costantemente. Suo figlio era al sicuro, era a casa, era questo ciò che contava.
Dopo essersi concessa quell’attimo di pura gioia nel rivederlo, Emma lo allontanò appena da sé, tenendolo per le spalle. «Henry, come hai osato fare una cosa del genere? Hai fatto preoccupare tutti quanti!» La voce le tremava per l’emozione, nonostante tentasse di essere solo arrabbiata non ci riusciva, non sul serio.
«Mamma,» la interruppe lui, guardandola con quegli occhi verdi da cucciolo che aveva preso da lei, «mi dispiace, ma se non lo avessi fatto non avrei mai trovato…»
«Emma,» si intromise Killian dopo lo shock iniziale causatogli dal rivederla dopo tutto quel tempo, la voce esitante mentre pronunciava il suo nome per la prima volta dopo anni nonostante se lo fosse ripetuto infinite volte nella propria mente come una supplica, «non trattarlo così, ha fatto solo ciò che tu non hai avuto il coraggio di fare tu in tutti questi anni.»
Le parole di Killian erano dure e gelide come il ghiaccio, e sebbene Emma avesse fasciato per anni il proprio cuore ferito, non poté impedire a quel suo tono distaccato di farle male un’altra volta. Quindi dava la colpa a lei, buono a spersi.
«Henry, vai di sopra,» ordinò riportando lo sguardo su Killian. Sentì dei rumori e si volse un attimo per vedere suo padre avvicinarsi, gli occhi azzurri guardinghi mentre allungava una mano per scompigliare i capelli del nipote.
Henry sorrise a David prima di volgersi verso Killian e cingergli la vita con forza. «Ci vediamo per cena?» domandò guardandolo dal basso con gli occhi di sua madre ma con un’espressione assolutamente identica a quella di lui, il mento appoggiato al suo stomaco.
Con un sorriso – quel sorriso che Emma adorava un tempo e che pure in quel momento le fece tremare le gambe – Killian scompigliò i capelli di Henry. «Certamente, ragazzino,» rispose prima di indicargli con un cenno del capo le scale.
Il cuore di Emma si fermò un attimo davanti a quella scena, così dannatamente toccante e intima, eppure così maledettamente indesiderata. Ma davvero non voleva rivivere quel momento più e più volte, magari ogni giorno in quella stessa casa? Scacciò il pensiero, non poteva permettersi di sognare a quel modo, lui l’aveva abbandonata, se n’era andato, non poteva piombare nuovamente nella sua vita come se nulla fosse, perché tanto se ne sarebbe andato nuovamente, spezzando il cuore di Henry.
Henry si fermò per un attimo ad abbracciare David prima di salire di corsa in camera sua, sulle labbra un sorriso che gli illuminava il volto in un modo che Emma non aveva mai visto prima. Le si strinse il cuore, ma riuscì comunque a tenere lontana quella sensazione.
«Devi andartene,» sputò fuori non appena sentì la porta della camera di Henry chiudersi. Non poteva sopportare di avere Killian nella propria città, vicino a suo figlio, vicino a lei. Era ovvio che pure lui volesse andarsene, che volesse lavarsi le mani di quel figlio. Eppure… eppure ciò che aveva visto finora, quel sorriso sul volto di Henry era una cosa meravigliosa che lei non era mai riuscita a scaturire.
«No,» rispose duramente Killian, puntando un dito verso le scale, «quello è mio figlio, Emma, e tu me lo hai portato via, me lo hai tenuto nascosto per tutto questo tempo. Come hai potuto?»
Emma sbiancò davanti a quell’accusa, ma non fu lei a colpirlo, bensì suo padre, che lo spedì disteso sui gradini della veranda con un pugno. Dovette trattenersi dal correre da lui e assicurarsi che stesse bene affondando le unghie nel legno dello stipite, non poteva permettersi di provare pietà per lui, lui non ne aveva provata per lei.
«Vattene da Storybrooke, altrimenti sarò costretto a cacciarti,» lo minacciò David con un tono glaciale che Emma non gli aveva mai sentito usare. «Posso impedire a Granny di darti una stanza, posso impedire a chiunque di stipulare addirittura un contratto d’affitto con te. Tornatene da dove sei venuto e stai lontano dalla mia famiglia.»
Killian si rialzò, dolorante, massaggiandosi la mascella nel punto in cui David l’aveva colpito, consapevole che entro quella sera sarebbe diventato bluastro, ma non lasciò che le sue minacce facessero centro, aveva vissuto molti anni a sentirne dalla bocca del suo stesso padre per curarsene.
«Non m’importa,» disse con occhi accesi dalla più profonda delle determinazioni, il muscolo della sua mascella pulsava mentre teneva lo sguardo fisso su Emma. «Cacciatemi pure, vorrà dire che pianterò una tenda fuori dal confine di Storybrooke dove voi non avete alcuna giurisdizione. Non mi terrai altri dieci anni fuori dalla vita di mio figlio.»
«Lui non è tuo figlio. Non ha bisogno di un padre,» sibilò Emma, la sua voce rischiò di spezzarsi nel dire quelle parole, perché un padre era la cosa di cui Henry aveva più bisogno al momento, e lei glielo stava impedendo. Perché? Perché all’epoca se n’è andato? Perché è tornato solamente ora?
«E allora perché è venuto a cercarmi a New York da solo? Non credi che forse abbia bisogno di un padre?»
«Io sono sua madre, so che cos’è meglio per lui!»
«Ma davvero? Quindi andartene è stata la cosa migliore per lui? Tenerlo nascosto tutti questi anni è stata la cosa più giusta da fare, Emma?»
Il cuore di Emma si fermò per un attimo, Killian la chiamava col suo nome solo quando era estremamente serio riguardo ai propri sentimenti, come quando le aveva dato l’anello, o quando era davvero, davvero arrabbiato. E Cristo se le mancava il modo in cui la chiama tesoro, amore o, più semplicemente, Swan.
Tuttavia, Emma ancora non riusciva a capire perché l’avesse accusata di averlo abbandonato quando invece era stato lui ad andarsene per primo, a non tornare dopo giorni, ad abbandonarla. Scosse il capo, non poteva permettersi di cedere alle sue accuse, non quando doveva proteggere Henry.
Poi, un pensiero la colpì improvvisamente. Regina era stata in combutta con Henry fin dall’inizio, le aveva mentito quando aveva detto che sarebbe andata a prenderla per portarla all’aeroporto, quindi doveva sapere che sarebbero arrivati prima e che Killian aveva intenzione rimanere a Storybrooke. Anche se gli avesse impedito di prendere una stanza da Granny, era certa che il sindaco gli avrebbe offerto una sistemazione in casa sua.
Strinse i pugni per calmarsi, le unghie conficcate nei palmi. Sentì la mano di suo padre sulla spalla, il suo miglior sostegno quando la notte si svegliava in lacrime al pensiero di quell’ultima notte con Killian, a come si erano urlati addosso cose che entrambi avevano poi rimpianto amaramente. «Perché adesso?»
La voce di lei era talmente flebile che Killian faticò a sentirla. «Perché Henry è venuto a cercarmi, altrimenti non avrei mai saputo di avere un figlio. Come hai potuto farmi una cosa del genere, Emma?»
«Non osare, Killian,» ringhiò lei, gli occhi verdi furiosi mentre ricacciava indietro le lacrime, la voce sempre più alta fino a sfociare in un urlo, «non osare dare la colpa a me, sei stato tu a lasciarmi!»
Killian scosse il capo, incredulo e adirato, incapace di sopportare oltre quell’accusa. Davvero pensava che, se fosse stato in suo potere, non sarebbe tornato? «Io non ti avrei mai lasciata, Emma, lo sai, te l’ho ripetuto mille volte, davanti alla fontana…»
«Te ne sei andato!»
«Ma non è stata una mia decisione rimanere lontano da te, non è stata una mia decisione quando Liam…» Killian si fermò improvvisamente, scuotendo il capo, non era possibile che non sapesse, era semplicemente impossibile, quando era venuto a Storybrooke aveva detto chiaramente come stavano le cose, che cosa gli fosse capitato, che cosa lo avesse trattenuto. «Vengo a prendere Henry per cena.»
Non ammetteva replica, avrebbe cenato con il figlio come gli aveva promesso, anche se avesse dovuto imbastire una guerra contro Emma, l’ennesima di altre mille e sperava non l’ultima.
Girò sui propri tacchi e fece in tempo a scendere gli scalini della veranda prima che le dita di lei si chiudessero attorno al suo polso sinistro. Si irrigidì, fermandosi, la pelle sensibile pervasa da una miriade di brividi, il ricordo di quel tocco non rendeva giustizia a quel momento, le cicatrici che pulsavano come se fossero ancora aperte e le avesse appena immerse nel sale.
Si volse lentamente, cauto, solo per incrociare i grandi occhi verdi di Emma, confusi, una piccola ruga si era formata tra le sopracciglia aggrottate, e provò il desiderio di baciarla come era solito fare un tempo. Avrebbe voluto stringerla fra le braccia, dirle che andava tutto bene e che non l’avrebbe più abbandonata, che era stata una stupida a pensare che lui avesse voluto stare lontano da lei anche solo per cinque secondi, ma non poteva farlo, non poteva permettersi di provare questi sentimenti quando lei ancora lo accusava di essersene andato.
«Che cos’è successo a Liam?»
C’era panico nei suoi occhi, dopotutto anche lei era stata amica di suo fratello e gli aveva voluto bene, anzi, anche per lei era diventato come una sottospecie di fratello maggiore. Abbassò un attimo lo sguardo sulla mano di lei ancora stretta attorno al suo polso, la pelle in quel punto gli bruciava come se gli avessero dato fuoco, come se il suo tocco gli stesse incendiando la carne.
Emma fece in tempo a vedere il dolore – un dolore agghiacciante e profondo, che non poteva essere facilmente sanato – negli occhi blu di lui prima che si liberasse dalla sua presa, voltandole le spalle e andandosene mentre un’altra dolorosa sfilettata le colpiva il cuore.
 
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Bene, eccomi qui con il capitolo tanto atteso in cui la nostra cara Emma incontra il suo beneamato ex. Uh, il fatto che ci fosse David era pianificato sin dall'inizio, e il fatto che Henry e Killian sembra abbiano legato verrà ripreso nel prossimo capitolo in cui si scoprirà che cos'è effettivamente successo a Liam, ma non sarà Killian a raccontarlo, quello accadrà più avanti.
Ora mi concentrerò sul prossimo esame che devo fare, quindi non so quando aggiornerò, però forse, e dico forse, chi segue anche A Little Piece of Heaven potrebbe ricevere una sorpresa - con quella storia purtroppo ho avuto un blocco dello scrittore e la cosa mi devasta, nonostante sappia già come stendere i capitoli.
Ah, c'è anche un altro anello, uno che Killian non ha mai visto in vita sua - o almeno non al dito di Emma - di cui le ha parlato, una cosa legata a un altro telefilm, alla cultura del nostro caro Colin e che inizia con C e finisce con H - se indovinate cos'è vi regalo dei biscotti.
Grazie a tutti per le recensioni e le visite, mi fanno molto piacere :3
A presto, spero,
blue

 
   
 
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