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Autore: luz79    26/03/2009    13 recensioni
Draco Malfoy nasconde un segreto... Hermione Granger vuole scoprire di cosa si tratta... ce la farà? La storia parla di come dai pregiudizi può nascere un'amicizia o forse qualcosa di più! Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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22.Epilogo

Alla ricerca del cuore di Drago.

22. Epilogo:

Ghiaccio e Occhi d’Oro.

 

 

[…]Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c'è da rimanerci secchi.

Potresti passare una vita a provarci:

ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro,

alle volte.

Sono leggere dentro.

Dentro.[…]

Alessandro Baricco

 

Era l’uomo più fortunato del pianeta.

Ogni qual volta i sogni della notte lasciavano il posto alla realtà e lui poteva disporre della facoltà di ammirare il delicato volto di sua moglie o accarezzare la pelle lattea della madre dei suoi figli, si sentiva il re del mondo.

Il tempo aveva inesorabilmente lasciato scorrere le lancette, eppure, dopo quasi sette anni, la creatura che aveva accettato la sfida di stare con lui, ancora gli dormiva accanto, splendida come non mai.

Si erano lanciati in una pazza scommessa chiamata famiglia alla giovane età di diciannove anni e, dopo duemila e cinquecento giorni di vita insieme e due meravigliosi figli, potevano dire di aver puntato sul cavallo vincente: l’amore.

Perso in quei pensieri, Harry non si accorse che la sua principessa si era svegliata e lo stava scrutando con un sorriso radioso.

"Ben svegliata pigrona" le sussurrò amorevolmente, scompigliandole la lucente chioma che dall’epoca di Hogwarts si era notevolmente allungata.

Doveva ammetterlo, la sua Elly non era più la ragazzina maschiaccio d’un tempo, dai corti capelli e la lingua affilata, ma era una donna completa, in grado di conquistare gli sguardi e gli apprezzamenti di molti con la sua morbida bellezza e una ritrovata dolcezza.

"Buongiorno amore. È davvero tanto tardi?!" lo salutò lei, mettendo un simpatico broncio.

"No, signora Potter, non è tardi" s’ammorbidì l’ex Golden boy "Le pesti non danno ancora segni di vita e tu puoi restare ad oziare ancora un po’, mentre io preparo la colazione." concluse carezzandole il viso, prima di scostare le coltri e scendere dal letto.

"No, non andartene. Lo sai che mi piace poltrire di più se ci sei anche tu." replicò Gabrielle sorniona, stiracchiandosi come una gatta.

Harry compiaciuto da tanta maliziosa impertinenza, si lasciò ricadere sul letto e avvicinandosi al viso di Gabrielle l’ammonì giocoso: "Signora Potter non è che sta tentando di sedurmi? Le devo forse ricordare che sono un uomo sposato con due figli?!"

"Tre figli!" precisò la donna con lo stesso tono vivace.

"Tre figli." ripeté Harry a pappagallo, prima di rendersi conto delle proprie parole e delle implicazioni di ciò che sua moglie gli aveva appena comunicato.

Stava ancora boccheggiando come un pesce fuori dall’acquario, facendo ridere a crepapelle Gabrielle, quando un terremoto, anzi no, due terremoti entrarono in camera, schiamazzando.

S.J. il loro figlio più piccolo, che era la sua miniatura fatta a bambino, stava trascinando per il braccio Lily, la maggiore, lagnandosi di un qualche tiro mancino tesogli dalla sorella, mentre ancora dormiva. Comprensibilmente Lily negava con forza il dispetto, guardando lui e Gabrielle con i suoi occhioni celesti che sapevano abbindolare tutti con facilità.

I bambini, un Harry Potter e una Gabrielle Delacour in formato mignon, con pregi e difetti correlati, continuavano a strillare e strepitare, mentre lui cercava ancora di razionalizzare la notizia bomba appena ricevuta.

Un altro figlio.

Avrebbero avuto un altro figlio.

Il terzo.

Tre piccoli mostri in giro per casa.

Harry guardò Gabrielle un po’ intimorito, ma lei, che sapeva leggergli nel cuore, gli prese la mano e la strinse forte.

"Andrà tutto bene, tesoro." affermò sicura, sorridendo.

"Ne sono certo, piccola. Ne sono certo." le sussurrò lui, prima di baciarle dolcemente le labbra.

Gaby rispose con trasporto al bacio, omettendo di rivelare a suo marito che presto in casa Potter ci sarebbe stata un’altra, una terza per l’esattezza, incantevole veela a cui dare sempre e comunque ragione.

 

 

********

 

"Avete il pennello, avete i colori,

dipingete voi il paradiso e poi entrateci".

Nikos Kazantzakis

 

"Papà, ti prego. Raccontami ancora una volta la favola di Ghiaccio e Occhi d’Oro." lo supplicò con occhi pieni di speranza la sua piccola principessa che ancora non voleva saperne di dormire.

"E va bene, ma un’altra volta soltanto." replicò Draco, non riuscendo a dire di no a quello sguardo luminoso, così simile a quello di lei.

La sua lei.

 

 

"C’era una volta, in una terra lontana, al di là degli oceani e delle montagne, un giovane e bellissimo principe.

Ghiaccio, questo era il suo nome, viveva, con tutta la corte, in un immenso e meraviglioso castello, pieno di torri merlate, realizzate con più di mille e mille laterizi d’oro.

Il principe occupava non soltanto la residenza più lussuosa tra tutte, ma possedeva più ricchezze e beni materiali di qualsiasi altro regnante esistente nell’intero universo.

Ghiaccio sembrava davvero avere tutto: bellezza, intelligenza, astuzia, fama, potere, eppure qualcosa nella sua vita mancava. Lui non era in grado di provare alcun sentimento, poiché un mago molto potente e crudele con una maledizione gli aveva impedito di "sentire".

Durante un’aspra battaglia magica, infatti, lo stregone cattivo era riuscito strappargli il cuore, scaraventandolo oltre gli oceani e le montagne e lasciando che il petto del giovane restasse vuoto di emozioni e sentimenti.

Ghiaccio non era più in grado di gioire della nascita del sole o addolorarsi per la perdita di una persona cara.

Fremere per una lunga cavalcata all’aria aperta o per un combattimento con la spada.

Ridere ai giochi dei giullari oppure accendersi per un bacio con una dolce dama.

Lui non poteva più amare, né provare rancore.

Lui non riusciva né a soffrire, né a rallegrarsi, perché il suo cuore lontano da lui era diventato sordo.

Il principe aveva cercato di compensare questa terribile mancanza comprando terre, oro, gioielli, amicizie, ma, purtroppo, ciò non bastava a restituirgli la felicità vera.

Lui aveva bisogno di un cuore.

Aveva bisogno di ritrovare il suo cuore.

Più volte, Ghiaccio aveva provato a far rintracciare il temibile stregone che gli aveva lanciato quella maledizione, ma ahimé , tutti i cavalieri che erano partiti per questa impresa non erano più tornati al castello.

Il mago cattivo era sparito e con lui l’occasione di sapere dove il cuore del principe fosse stato nascosto.

Gli anni, carichi di delusioni e ricerche infruttuose, si erano susseguiti senza freno, fino a quando il principe non incontrò colei che avrebbe potuto strapparlo al suo triste destino.

In un bel pomeriggio autunnale, infatti, al rientro da una battuta di caccia, Ghiaccio s’imbatté per la prima volta nella temuta e acclamata Occhi d’Oro.

Occhi d’Oro era una potente guerriera dai meravigliosi occhi fulgidi ed i boccoli scuri che viaggiava per il mondo combattendo soprusi, ingiustizie e misurandosi contro chi prevaricava i deboli e le persone più povere ed umili.

Il principe aveva spesso sentito raccontare le leggendarie avventure di questa giovane e ardente gentildonna, ma non aveva mai avuto l’onore di incontrarla direttamente.

Parecchie volte aveva chiesto ai suoi cortigiani di cercare Occhi d’Oro, per invitarla al castello, ma puntualmente lei aveva denegato tali richieste, facendo sapere di essere una fanciulla libera e di non voler far parte di nessuna corte, al servizio di chicchessia sovrano.

Il primo faccia a faccia tra il principe e la guerriera fu un vero e proprio scontro che finì con un lotta a suon di spade e con una lite verbale indegna per qualsiasi dama di buona famiglia o per qualsiasi giovanotto in ascesa al trono.

Anche se Occhi d’Oro risultò saccente e molesta agli occhi del principe, egli non poté mal giudicare la sua maestria con le armi e la sua furbizia.

I suoi cavalieri e lui stesso avevano infatti dovuto soccombere di fronte a cotanta bravura.

Ghiaccio convenne che la fanciulla non solo era veloce come una lepre e scaltra come una volpe, ma era dotata anche di un’intelligenza e un intuito fuori dal comune.

Proprio per questi motivi lui decise di assoldarla per ritrovare ciò che ormai da troppo tempo aveva perso.

Occhi d’Oro, soltanto dopo aver concordato un compenso astronomico accettò l’incarico del principe.

Lei voleva far credere a tutti di aver accondisceso alla missione soltanto per i soldi, ma la realtà era che, detestando le ingiustizie, non riteneva umanamente possibile vivere senza essere animati dalle emozioni e dai sentimenti.

Occhi d’Oro provava grande compassione per quel bellissimo principe che credeva di avere tutto, ma che in realtà non possedeva realmente nulla.

Una vita senza amori e passioni era una non vita e neppure l’essere più indegno del mondo meritava un tale destino.

Dopo lunghe e lunghe ricerche la guerriera scoprì che il cuore del principe era stato nascosto dall’ormai defunto stregone in un posto lontano, chiamato " La terra del gelo".

Occhi d’Oro riuscì a sapere che il cuore di Ghiaccio era sorvegliato da un temibile mostro sputaveleno che cercava di uccidere chiunque si avvicinasse.

Anche se la missione per raggiungere la lontana terra sarebbe stata tra le più pericolose affrontate finora, Occhi d’Oro non ci ripensò un istante a organizzarsi per la partenza.

In quella situazione avrebbe potuto e dovuto contare soltanto sul suo coraggio e la sua determinazione o almeno era ciò di cui era convinta, prima che Ghiaccio decidesse di accompagnarla.

Il principe non appena era venuto a conoscenza delle scoperte fatte dalla fanciulla aveva iniziato a provare un minuscolo barlume di speranza.

Erano anni che ormai non sentiva più niente e che nulla aveva più importanza, eppure Occhi d’Oro, con le sue scoperte, era riuscita a far germogliare in lui qualcosa.

Se c’era anche una sola possibilità di riavere quello che ormai era andato perso, Ghiaccio avrebbe tentato e tentato in prima persona.

I due giovani partirono una fredda mattina, all’alba, e armati ed equipaggiati di tutto punto lanciarono i loro cavalli a pazza velocità verso la Terra del Gelo.

Viaggiarono per giorni e giorni, superarono molte valli e molti regni, finché non giunsero alle montagne.

Da lì il cammino sarebbe divenuto sempre più arduo e lento, ma entrambi non si persero d’animo.

Ci vollero più di trenta giorni per superare le montagne, ma alla fine stremati riuscirono a mettere piede nella valle che conduceva alla loro destinazione.

In quel mese di arrampicate, sforzi, privazioni e litigi, Ghiaccio cominciò a percepire un lieve cambiamento dentro di sé: più la meta s’avvicinava, più sentiva l’emergere di sensazioni dimenticate.

Provava la sofferenza della fatica, un senso di fierezza per ogni prova difficile superata, il turbamento per la bellezza e la tenacia della sua compagna di avventure.

In seguito ad altri due giorni di marcia serrata, i due finalmente raggiunsero la torre di gelo in cui dimorava il mostro.

La creatura era un essere deforme di notevoli dimensioni, con aculei su tutto il corpo, zanne da pescecane e artigli d’aquila che girava in tondo a guardia di una teca di cristallo.

In questa teca vi erano ammassati tantissimi cuori strappati dallo stregone cattivo a uomini, donne e bambini innocenti.

Il principe e la guerriera non si fecero impressionare dall’imponenza e dalla potenza del mostro, tuttavia decisero di stargli a debita distanza, per studiarne le mosse e preparare un attacco utile al loro fine.

Dopo alcuni giorni trascorsi ad acquisire le modalità di comportamento del bestione, Ghiaccio e Occhi d’Oro stabilirono l’azione: la guerriera che tra i due era la più agile e veloce avrebbe allontanato il più possibile il mostro dalla teca, mentre Ghiaccio avrebbe raggiunto e ripreso i cuori ingiustamente razziati.

Come d’accordo, intanto che Ghiaccio strisciava verso la cima della loggia dove erano contenuti i cuori, la bella e coraggiosa Occhi d’Oro si mostrò dinanzi alla creatura sputaveleno, attirandone l’attenzione e tentando di farsi inseguire negli anfratti più lontani del torrione.

Più volte il mostro fu sul punto di scoprire il principe che tentava di avvicinarsi al tesoro, ma la giovane guerriera continuò imperitura a distrarlo e ad attaccarlo con la spada.

Ghiaccio aveva finalmente raggiunto e preso in mano il proprio cuore, quando l’urlo disperato di Occhi d’Oro, non lo sviò dal portare a termine la missione per la quale aveva a lungo combattuto.

Senza pensarci un istante discese il loggione per aiutare la fanciulla, che trovò, non lontano, riversa a terra e priva di sensi.

Accanto alla guerriera giaceva il mostro, che ferito mortalmente con la spada, rantolava e si contorceva come impazzito.

Ghiaccio prese fulmineamente in braccio Occhi d’Oro, spostandola in un punto più riparato. Voleva capire come farla rinvenire, poiché anche se non sembrava ferita, in lei non c’era nessun segno di vita.

A poco a poco il principe comprese che la sua compagna di sventura doveva essere stata avvinta dalla terribile creatura che era riuscita a soffiarle contro il proprio mortale veleno.

Quando Ghiaccio prese coscienza che non avrebbe mai più potuto rivedere i meravigliosi e fulgidi occhi della fanciulla o sentire la sua voce allegra si accasciò su di lei e pianse.

Per la prima volta dopo un decennio, calde e dolorose lacrime scesero dai suoi occhi e un dolore insopportabile gli attanagliò il petto.

Percepì distintamente i battiti del proprio cuore, un cuore che magicamente era tornato in lui e aveva ricominciato a martellare e  "sentire".

Ghiaccio avrebbe finalmente riavuto una vita degna del suo nome, a prezzo, tuttavia, di una sofferenza che difficilmente sarebbe stato in grado di cancellare o dimenticare.

Il bel principe si accasciò straziato sul corpo freddo e inerme di Occhi d’Oro e continuò a piangere per quelle che furono ore o forse eternità.

Soltanto quando non ebbe più lacrime da versare, si sollevò da lei e con delicatezza e venerazione, come un devoto di fronte a una dea, baciò le sue labbra gelide, dicendole addio.

Mentre alzava lo sguardo, per osservare un ultimo istante il volto angelico di colei che l’aveva aiutato a liberare il proprio cuore, per, subito dopo, imprigionarlo in una gabbia di dolore, si accorse che Occhi d’Oro aveva ripreso a respirare e stava lentamente sollevando le palpebre.

Il principe poté rivedere ancora le due stelle luminose che in tutti quei mesi gli avevano indicato la strada verso la felicità e comprese che le avrebbe amate per sempre, come avrebbe amato per sempre la loro proprietaria.

Occhi d’Oro aveva ripreso vita e Ghiaccio, pazzo di gioia, la strinse tra le forti braccia per non lasciarla andare mai più.

E da quel giorno vissero per sempre insieme.

Felici e innamorati."

 

 

*****

 

 

Meglio tacere e passare per idioti che parlare e dissipare ogni dubbio.

A .Lincoln

 

"Papà, mamma, perché lo zio Ron dorme ancora sul nostro divano? Viene a vivere con noi?" domandò con un’innocenza disarmante il piccolo S.J., dimenticando per un attimo la diatriba con la sorella e interrompendo il bacio tra i suoi genitori.

Harry a quella affermazione scattò sull’attenti come un giovane soldato, mentre Gaby si mise le mani in faccia, mugugnando sconfortata: "Non un’altra volta Harry, ti prego...".

"Non preoccuparti tesoro, vado di là e sistemo tutto. Ti prometto che entro oggi sarà fuori di qui." affermò il moro con sicurezza, prima di marciare verso il salotto.

Sul suo sofà, come aveva anticipato S.J., stava beatamente ronfando il suo migliore amico, nonché uno dei pochi maschi inglesi che superato il quarto di secolo doveva ancora fare i conti con il proprio irrisolto "mammismo".

Ronald era rimasto il solito bambinone immaturo, che passava le sue giornate tra partite e allenamenti di quidditch o incontri fugaci con starlette dalle grandi tette e dall’inesistente cervello.

Il poverino aveva più volte tentato di abbandonare lo status di latin lover recidivo per imbarcarsi in relazioni più durature, ma immancabilmente quando una storia si faceva, a detta dello stesso, "importante", lui riusciva a rovinare tutto, finendo per ritrovarsi addormentato in mutande fiorate e calzettoni a pois sul divano di casa Potter.

"Ron, svegliati!" tuonò Potter che ne aveva le scatole piene di trovarselo imbucato in salotto e di dover sopportare i suoi melodrammatici piagnistei da maschio incompreso.

"Ronald Weesley alzati immediatamente da lì, se non vuoi che vada a chiamare tua madre" riprese il moro, sapendo di calcare sul tasto giusto.

L’ultimo dei Weesley, infatti, al sentire nominare la cara Molly, si mosse repentinamente nel sonno, sgusciando malamente dal sofà e andando a scontrarsi col solito tavolino di cristallo che Gaby aveva dovuto inevitabilmente cementificare con un incantesimo, per evitare che quel bisonte del suo amico lo riducesse in briciole, come più volte era accaduto negli ultimi tempi.

Come da copione, quando il rosso fu completamente desto, cominciò a crucciarsi delle sue disavventure amorose.

Harry non riusciva a capacitarsi di come Ron potesse far fuggire tutte le donne con cui provava ad avere una relazione seria: da quando un annetto prima gli era venuta la malsana idea di sposarsi e mettere su famiglia, erano più le volte in cui si ritrovava a dormire a casa Potter che a giocare in campionato.

"Miseriaccia Harry, non so come sia potuto accadere stavolta. Mi ero preparato tutto il discorso, l’avevo provato e riprovato. L’atmosfera era a dir poco perfetta, la cena squisita, l’anello abbagliante... io ero in tiro al massimo, lei era bella più dell’ultimo modello di Firebolt... mi avrebbe detto di sì, se non fossi inciampato sul finale. Ma come ho fatto a sbagliare nome?! Come ho fatto?! Avril, Avril, Avril, maledizione!" aveva snocciolato il rosso, parlando più a se stesso che all’amico.

"Come, scusa?" aveva soffiato Harry che, dopo qualche minuto di silenzio, aveva cercato di dare un senso logico ai contorti ragionamenti linguistici propinatigli.

"L’ho chiamata Eileen. Sono mesi che non mi vedo più con Eileen, eppure mi è sfuggito questo nome. Ero in ginocchio di fronte a lei e dopo averla chiesta in moglie, ho sbagliato nome.

Il moro guardava esterrefatto Ronald che steso sul divano, con un braccio sugli occhi, continuava a recriminare.

"Harry ha ragione mia madre..." iniziò, dopo un po’,con fare battagliero rivolgendosi all’amico "... solo Hermione è la donna giusta per me. Solo lei sa comprendermi e accettarmi come nessuna altra. Io non posso arrendermi e prima o poi riuscirò a riconquistarla."

Il giovane Potter non poté che strabuzzare gli occhi davanti a quel discorso che periodicamente si andava ripetendo.

Quando una delle storie di Ron finiva in tragedia, l’amico tirava fuori le convinzioni di Molly e le faceva sue, rivelando un ardente desiderio di formare una famiglia con Hermione Granger.

"Senti Ron, ragiona." l’incitò Harry al limite della pazienza. "Hermione ha già una famiglia. Hermione è sposata felicemente con Draco Malfoy. E poi c’è la piccola Cassandra. Hermione ama suo marito e sua figlia più di ogni altra cosa al mondo e non li lascerebbe mai per nessuna ragione."

Il moro continuò a sgolarsi nella sua opera di convincimento, finché Ronald non si persuase che l’idea di andare dalla loro migliore amica per rapirla fosse una cattiva, anzi, una pessima idea.

L’ultimo dei Weesley, per la disperazione di Gaby e Harry, rimase rannicchiato e con lo sguardo vacuo sul divano di casa Potter per tutto il santo giorno, finché i suoi occhi non si accesero di una strana e diabolica luce.

Senza dare spiegazioni di sorta e senza neppure ascoltare Gaby che gli suggeriva di non uscire per strada in mutande, lasciò l’abitazione dei suoi amici.

 

*****

 

 

"Adesso so cosa devo fare. Ora ho capito a chi è destinato il mio cuore." ripeteva come una nenia un Ron che incurante del freddo e degli sguardi allucinati dei passanti, marciava mezzo nudo per le strade di Londra.

 

******

 

 

 

 

 

Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte.

Il primo per vederti tutto il viso.

Il secondo per vederti gli occhi.

L'ultimo per vedere la tua bocca.

E tutto il buio per ricordarmi queste cose,

mentre ti stringo fra le braccia. 

 J. Prevert

 

"E da quel giorno vissero per sempre insieme.

Felici e innamorati."

 

Il giovane uomo smise di narrare e rimase incantato a fissare la sua piccola Cassandra che dormiva beata nell’ampio letto.

Le raccontava questa favola tutte le sere ormai da tempo immemore, ma solo all’ultima frase, lei magicamente si addormentava.

Attento a non svegliarla, le scostò dalla fronte una ciocca color cioccolato che ribelle era scappata dalle altre e delicatamente le depositò un bacio sulla guancia liscia.

Con un movimento rapido della bacchetta spense la luce che baluginava nella stanza da letto e si avviò verso l’uscita.

Un largo sorriso andò ad increspargli il volto, quando si accorse che sua moglie era ferma sullo stipite e lo osservava incantata.

"Piace ancora anche a te ascoltare le favole?!" le sussurrò ironico, sorridendole in modo irresistibile.

"Sì, se le favole parlano di affascinanti principi che ritrovano il proprio cuore e s’innamorano." scherzò Hermione, prendendogli una mano e avvicinandosela al viso per baciarla.

"Ti amo Ghiaccio, lo sai?!" aggiunse poi, continuando a stringere la mani di suo marito.

Draco la fissò adorante prima di appoggiare la fronte su quella di lei.

"Lo so, mia Occhi d’Oro. Lo so."

 

"E da quel giorno vissero per sempre insieme.

Felici e innamorati."

 

Demoni e meraviglie 
Venti e maree 
Lontano di gia' si e' ritirato il mare 
E tu 
Come alga dolcemente accarezzata dal vento 
Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
Demoni e meraviglie 
Venti e maree 
Lontano di gia' si e' ritirato il mare 
Ma nei tuoi occhi socchiusi 
Due piccole onde son rimaste
Demoni e meraviglie 
Venti e maree 
Due piccole onde per annegarmi.

J. Prevert


 

The end

 

******

 

Post the end

 

Hermione stava aiutando la piccola Cassy ad infilarsi il pigiama, quando delle grida concitate, provenienti dal soggiorno, attirarono la sua attenzione.

Lesta prese la bacchetta e tenendo la bimba in braccio si avviò verso il salone.

Scesa l’enorme scalinata che conduceva a piano terra, intravide suo marito chiudere il passaggio che conduceva ai sotterranei del manor.

"Draco, stai bene? Ti ho sentito urlare prima." lo interrogò lei preoccupata, vedendo il volto del marito più tirato del solito.

"Non preoccuparti tesoro, va tutto bene." cercò di rassicurarla l’ex-slytherin.

"Contro chi gridavi?" domandò cocciuta la strega.

Draco fece un lungo sospiro prima di raccontarle la verità.

"Era Lenticchia. E’ passato per... per..."

"Per..." lo incitò sua moglie.

"Per chiedermi la mano di Cassandra. Voleva il permesso per sposare nostra figlia." terminò di spiegare a fatica.

Hermione lo scrutò come se avesse di fronte un marziano.

"Stai scherzando?!" soffiò stranita. "Nostra figlia ha solo quattro anni e questo Ron lo sa benissimo."

"Sì, lo sa, solamente ha detto che voleva anticipare sul tempo eventuali spasimanti." spiegò Draco con una faccia disgustata.

Hermione scosse il capo sconsolata, prima di domandare cosa il biondo avesse risposto all’amico e che fine gli avesse fatto fare.

Malfoy sulla difensiva si sfogò: "Cosa avrei dovuto rispondergli?! Non gli ho detto nulla. L’ho schiantato e rinchiuso nelle segrete."

"E ora?" si informò Hermione inquieta.

"E ora... nulla. La notte mi porterà consiglio e domani saprò come ucciderlo e occultare il cadavere."

 

 


 

Spazio autrice:

E con il ventiduesimo capitolo si chiude anche questa storia.

Probabilmente alcune di voi hanno ragione, quando mi scrivono che forse l’iter verso la conclusione è stato un po’ affrettato, ma rendendomi conto quattro capitoli fa di non aver il tempo materiale per portare avanti questa fanfiction, ho preferito dare un accelerata alla trama.

Mi è dispiaciuto molto dovervi fare attendere tutti questi mesi per questo epilogo, ma come promisi la scorsa volta, ho portato a termine questa storia, come ho intenzione di fare con quella scritta in società con Bea (non preoccupatevi, la contatterò presto e le darò il tormento, finché non metteremo fine anche a "Questo matrimonio non s’ha da fare").

Voglio ringraziare di cuore tutti lettori e sopratutto chi ha impiegato qualche minuto del suo tempo per recensire e sostenermi con parole di incoraggiamento e affetto.

Un grazie speciale va a Cinzia, un’amica splendida conosciuta tramite efp, che mi è sempre stata vicina nei momenti belli e brutti e che ad ogni telefonata mi ricordava che avevo un capitolo che andava terminato.

Saluto tutti e virtualmente vi abbraccio forte.

Alla prossima.

Sempre Vostra

Rita

  
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