"Sei
sicuro che non possano
trovarci qui?" Chiese la Regina, guardando nervosa le scale che
conducevano alle sue stanze. Era la prima volta che Jiliel vedeva la
sua
compostezza incrinarsi, ma poteva capire la sua ansia: c'era una guerra
in atto
al piano superiore e gli Shadowhunter non erano venuti per catturare,
ma per
uccidere. Digrignò i denti pensando che era tutta colpa di
sua sorella: se lei
non li avesse traditi, il piano della Regina avrebbe funzionato e in
poco tempo
il Mondo Invisibile si sarebbe liberato dai Nephilim. Ma lei aveva
ceduto
improvvisamente alla sua puerile infatuazione per Jace Herondale e si
era
schierata dalla sua parte. Jiliel sapeva che lei era la persona
sbagliata per
quel lavoro, l'aveva sempre saputo. Avrebbe solo voluto che la Regina
lo avesse
ascoltato, quando l'aveva avvertita. E il modo in cui Kaelie gli aveva
sputato
addosso quando l'aveva portata alla Corte, dopo averla catturata? La
piccola
strega gli aveva detto che non era mai stata d'accordo con il complotto
contro Clary
e la sua famiglia e che lui era un bastardo senza cuore per quel che le
aveva
fatto. Lo aveva rinnegato con un'imprecazione, quando lui l'aveva
infine
colpita con il pugnale. Lei aveva
rinnegato lui! Oh, ma aveva pagato
per quell'affronto. Aveva pagato per il suo tradimento con ogni osso
rotto del
suo corpo, con ogni sferzata della frusta. Avrebbe solo voluto avere
più tempo
per torturarla prima di dover smettere per preparare le difese per gli
Shadowhunter che sarebbero di sicuro arrivati a cercare lei e il
moccioso. Non
sarebbero mai riusciti a salvare Kaelie, se ne era occupato lui
personalmente
quando l'aveva pugnalata. E per quanto riguardava William... Jiliel
guardò il
bambino seduto per terra con una palla luccicante in mano che lo teneva
occupato.
No, non avrebbero mai salvato nemmeno lui: se la Regina non fosse
riuscita a
scappare insieme al bambino, gli avrebbe spezzato quel piccolo collo
con le sue
mani.
"In
fretta, mia Regina,"
osò sussurrare, "dobbiamo andare."
La
Regina della Corte Seelie non si
disturbò a rispondere, anche se normalmente avrebbe preteso
la sua testa per
quelle parole. Era occupata a tessere un complicato incantesimo volto a
liberare sua figlia dalla sua prigione di cristallo, dal momento che
non c'era
possibilità di muoverla finchè vi era rinchiusa.
Era una magia che aveva
tentato una sola volta nella sua vita e richiedeva la sua completa
attenzione;
il cuore le si strinse al pensiero che forse il sangue di William non
aveva
completamente rimpiazzato quello della bambina, ma non c'era tempo per
i dubbi
ora. Se sua figlia non era guarita, l'avrebbe fatta dormire di nuovo
una volta
in salvo nelle profondità del Regno Fatato. Gli Shadowhunter
non l'avrebbero
uccisa come avevano ucciso suo padre, lei non l'avrebbe mai permesso.
L'incantesimo
la stava prosciugando,
richiedeva più energia di quanto ricordasse, ma non poteva
fermarsi ora:
percepiva che il cristallo si era già indebolito, era
diventato più sottile,
sull'orlo di sparire. E poi sentì dei passi veloci scendere
le scale che
conducevano alla camera segreta e sollevò la testa.
Impallidendo
improvvisamente,
interruppe l'incantesimo e prese William fra le braccia mentre Jiliel
si
piazzava di fronte a lei, la spada sguainata.
Jace
e Clary esplosero dentro la
stanza pronti a combattere e la Regina fece un passo indietro di fronte
alla
loro espressione assassina.
"William!"
Gridò Clary
vedendo suo figlio fra le braccia della Regina. Will era tranquillo, lo
sguardo
fisso sulla Principessa addormentata, ma quando sentì il suo
nome si girò
improvvisamente. Ancora nella ferma presa della Regina della Corte
Seelie,
allungò le piccole braccia verso sua madre, cercando di
scendere a terra ma
senza emettere un suono.
"Lascia
mio figlio,
adesso!" Ringhiò Jace, avanzando verso di lei mentre Jiliel
si preparava a
combatterli entrambi. "Lascialo!"
"Lo
vuoi, Herondale? E' troppo
ovvio se ti dico che dovrai prima passare sul mio cadavere?" Lo
provocò il
Fatato, senza nemmeno disturbarsi a chiedere come avessero trovato quel
posto.
Era chiaro che Kaelie era stata più intelligente di quanto
lui pensasse ed era
riuscita a scoprire che la Principessa era ancora viva. Lo irritava
pensare che
fosse riuscita a nasconderglielo mentre la stava torturando, dimostrava
una
volontà di ferro che non le avrebbe mai attribuito.
"In
realtà è proprio la cosa
giusta da dire." Il gelo nella voce di Clary fu l'unico avviso che gli
diede prima di lanciarsi verso di lui. Fu difficile per lei mantenere
la
necessaria concentrazione quando tutto quello che voleva era
abbandonare la
spada e cavargli gli occhi a mani nude; ma Jiliel era un soldato
esperto, un
Generale e lei non poteva permettersi alcuna distrazione.
"Sai,
credo che non ti
ucciderò, Clary." Sorrise Jiliel, scambiando qualche colpo
con lei per
misurarne la forza. "Lascerò che i vampiri bevano il tuo
sangue e poi ti
terrò con me, nuda e in catene, in modo che tu possa essere
il mio divertimento
ogni volta che ne avrò voglia."
"Sei
disgustoso." Lei
digrignò i denti, fintando a destra per poi colpirlo a
sinistra. La sua
ricompensa fu il primo sangue, proprio nel braccio. "E non mi toccherai
mai più, lo giuro."
"Oh
ti toccherò invece."
Jiliel le restituì il colpo, ferendola sulla coscia. "Ti
toccherò e ti
frusterò e ti marchierò. Ti spezzerò
Clary, e tu mi supplicherai di ucciderti
ma io non lo farò. Vivrai incatenata al mio letto, una
schiava per il mio
piacere e per il piacere di tutti quelli a cui ti venderò.
Ti piacerebbe essere
una puttana?"
Stava
cercando di farle perdere il
controllo e lei lo sapeva. Quante volte, durante il suo addestramento,
Jace
aveva fatto lo stesso? E quante volte lei aveva pagato per la sua
rabbia? Ma
ora si trattava di qualcosa di più grande di lei: doveva
restare calma per
William e per Jace, doveva sconfiggere Jiliel così che la
Regina non avesse più
difese.
Smise
di ascoltare. Si concentrò sui
suoi movimenti invece che sulla sua voce, cercando di leggere il suo
corpo come
le aveva insegnato Jace, di anticipare le sue mosse, colpendolo ancora
e ancora
finchè il pavimento non risultò scivoloso da
tutto il sangue che perdeva dalle
braccia e dal petto. Jiliel era un ottimo spadaccino però,
non era il Generale
dell'armata fatata solo di nome: ribattè colpo su colpo,
usando i pugni e
gettandola sul pavimento, cercando di usare la sua forza superiore per
tenerla
inchiodata giù. Ma Clary era veloce, più leggera
di una piuma e non appena
cadde a terra sforbiciò con le gambe per trascinarlo
giù con lei. Era coperta
di sangue, ferita al braccio e alle gambe, ma non perse tempo:
lasciando la
spada e afferrando un pugnale, gli rotolò addosso,
mettendosi a cavalcioni del
fatato e colpendolo con il gomito dritto in faccia. Jiliel
urlò, accecato dal
sangue e quel momento di distrazione fu sufficiente. Con un colpo
violento e
crudele Clary gli piantò il coltello nel petto, guardando i
suoi occhi
spalancarsi per lo stupore e il dolore.
"Questo
è per me," gli
sputò in faccia, "e per Jace."
Estraendo
il coltello, lo seppellì
ancora una volta nel suo stomaco, esattamente dove lui aveva colpito
sua
sorella. "E questo è per Kaelie. Muori, bastardo."
***
Mentre
Clary e Jiliel combattevano,
la Regina della Corte Seelie elevò attorno a sè
uno scudo magico in modo che
Jace non potesse toccarla e indietreggiò lentamente.
"Sapete
che non lascerò mai che
lo portiate via." Lo avvertì, spostandosi lontano dal
combattimento. Era
chiaro che Jace voleva aiutare sua moglie, ma allo stesso tempo non
intendeva
perdere di vista William: aveva paura che lei sarebbe scappata mentre
lui era
distratto.
"O
lo lasci andare o ti ucciderò."
Rispose lui, alzando la spada. "Sappiamo che il veleno era una
menzogna,
non hai alcun modo per reclamarlo. Kaelie ci ha detto di tua figlia e
non ti
lascerò sperimentare sul mio per svegliarla in modo che lei
distrugga il
mondo."
"Distruggere il mondo?" Lei rise incredula. "Pensi che fosse quello il mio scopo? Tutto quello che volevo era vendicarmi di voi due e guarire la mia bambina. Mi sarebbe piaciuto sterminare tutti i Nephilim, ma il mondo poteva benissimo rimanere dov'era."
"Che
nobiltà da parte tua." Jace digrignò i
denti. "Ora metti
giù William. Sai bene che non lascerai viva la Corte."
"Forse
dovresti andare a
controllare che sia tua moglie a lasciare viva questo luogo." Rise lei
e
Jace si girò in tempo per vedere Clary a terra, che
sforbiciava le gambe di
Jiliel per farlo cadere a sua volta. Era insanguinata, ferita sul
braccio e
sulle gambe, ma Jiliel non era messo meglio, zoppicava e sanguinava
copiosamente da una ferita al petto.
Fu
una questione di secondi e prima
che Jace potesse correre ad aiutare Clary, lei era già
addosso al fatato, il
suo pugnale conficcato fino all'elsa nel suo stomaco. Vedendo la luce
lasciare
gli occhi del suo Generale, la Regina indietreggiò,
stringendo forte William al
petto.
Clary
si rialzò, i capelli rossi appiccicati
al volto, coperta di sangue.
"Mio
figlio." Sibilò.
"Ridammi mio figlio o, per l'Angelo, ti ucciderò
lì dove ti trovi."
Prima
che la Regina potesse scuotere
la testa, William cominciò ad agitarsi di nuovo fra le sue
braccia, cercando di
sfuggire alla sua stretta e scendere a terra. I suoi occhi dorati si
sollevarono a guardare con un'espressione molto seria la Regina e, con
un
movimento improvviso, lui si chinò a morderle il braccio,
affondando i dentini
fino a quando lei lo lasciò andare, gridando.
E
poi William corse sulle sue
gambette, corse con un sorriso sul volto direttamente fra le braccia di
sua
madre che si era inginocchiata a terra, le braccia aperte per lui. Le
saltò
addosso, chiuse le braccine intorno al suo collo, e affondò
il viso sulla sua
spalla.
"Mamma."
Bisbigliò e Clary
chiuse gli occhi abbracciando suo figlio con un sospiro strangolato, le
lacrime
che le scorrevano copiose sulle guance. Così era questo il
paradiso, avere di
nuovo il suo piccolo fra le braccia sapendo che non l'aveva mai
dimenticata,
sapendo che lei non l'avrebbe lasciato andare mai più.
"Non
muoverti." Sibilò
Jace, puntando la spada alla gola della Regina. Gli occhi di lei erano
pieni di
dolore, ma non permise nemmeno a una lacrima di abbandonarli.
"Clary," chiamò lui, desiderando di poterli guardare, ma senza osare distogliere gli occhi dalla Regina. "Stai bene? E lui?"
"Stiamo
bene." Clary si alzò con William fra le braccia,
ancora fermamente
ancorato al collo di sua madre. "William è illeso e io
guarirò."
"Vattene."
Le ordinò.
"Porta William via da qui."
Nonostante
volesse discutere, Clary
non lo fece. Si morse il labbro inferiore, ricordando la sua promessa e
afferrò
il suo stilo, spostando William sul braccio sinistro. Non appena
disegnò la
runa del Portale però, sentì che c'era qualcosa
che non andava, come una
barriera; non poteva attraversarla e, guardando il volto trionfante
della
Regina, capì il motivo.
"Tu."
Ringhiò. "Stai
bloccando William. Lascialo andare!"
"Sono sorpresa che tu abbia dimenticato le regole, Clarissa." Anche con una spada puntata alla gola, la Regina rifiutava di perdere quello sguardo superiore negli occhi. "William ha vissuto qui per mesi, ha bevuto e mangiato il nostro cibo. Non può lasciare la Corte."
"Tu puoi
permetterlo. Lascialo uscire!"
E
la Regina della Corte Seelie rise.
"Mai! Potete uccidermi, ma anche così non lo
libererò. Solo la mia volontà
può farlo e non lo farò! Volete vostro figlio?
Allora preparatevi a vivere qui
con lui, perchè non permetterò mai a William di
andarsene!"
"Jace."
Una voce calma
chiamò da dietro di loro e quando Clary si voltò,
vide Alec, l'arco pronto e
puntato verso la Regina. Aveva una scia di sangue secco sulla tempia,
ma per il
resto sembrava illeso. "La sala del trono è sicura adesso e
noi stiamo
bene. Simon e Isabelle stanno cercando i rapporti di Clary per
distruggerli."
Vide
il corpo di Jiliel e William
abbracciato a sua madre e sorrise. "Vedo buone notizie anche qui."
"Alec,"
replicò il suo parabatai,
un luccichio ferreo negli
occhi. "Sorvegliala e se si muove colpiscila. Non ucciderla
però, mi serve
viva ancora per un po'."
Con
quelle parole, Jace abbassò la
spada e indietreggiò di alcuni passi, senza mai abbandonare
gli occhi della
Regina. "Libera mio figlio. Permettigli di andarsene."
Quando
lei non rispose, lui serrò i
pugni e si girò, voltandosi verso l'altare dove dormiva la
Principessa. Una
profonda risoluzione emerse nel suo volto mentre lui vi si avvicinava
alzando
la spada, afferrandola per l'elsa con entrambe le mani e sospendendo la
lama sopra
la bambina addormentata.
"Liberalo."
Ordinò
nuovamente. La voce era calma, l'espressione letale. "O
ucciderò tua
figlia."
Un
secondo di silenzio seguì quelle
parole. Clary serrò la mascella ma non disse niente,
stringendo William fra le
braccia e accarezzandogli i capelli biondi.
La
Regina impallidì e fece un passo
verso Jace, ma una freccia conficcata davanti ai suoi piedi la
fermò.
"Non
lo farai mai." Disse,
cercando di tenere a bada il panico nella sua voce.
"No?"
La provocò lui,
tenendo la spada puntata verso il cristallo. "Tu hai rapito mio figlio,
torturato me e mia moglie, ucciso uno dei tuoi sudditi solo
perchè aveva
cercato di aiutarci... e hai usato William per guarire questo mostro.
Se vuoi
che viva, lascerai andare William ora."
"Un
mostro?" Gridò lei
oltraggiata. "Mia figlia non è un mostro, è solo
una bambina malata. E se
lascio che William se ne vada, morirà comunque. Non lo
farò!"
"Ha
il sangue di Sebastian
nelle vene. Non le permetterò di svegliarsi e distruggere il
mondo."
Rispose Jace, abbassando la spada e lasciando che la punta toccasse il
cristallo. "Se liberi William, le permetterò di continuare a
dormire, e
almeno sarà viva."
"Viva?
Tu chiami questo essere
viva?" Aprì le braccia, indicando la stanza segreta. "So che
mi
ucciderete, Shadowhunter. Senza sua madre a proteggerla, la mia bambina
sarà
lasciata qui al buio per tutta l'eternità, o fino a quando
qualcuno frantumerà
il cristallo e la ucciderà. No! Mai!"
"Allora
guardala morire
ora." E con quelle parole, Jace abbassò la spada, incidendo
la protezione
indebolita dall'incantesimo fino a quando la lama raggiunse la gola
della
bambina indifesa.
"No!"
La Regina
singhiozzò, cadendo improvvisamente a terra, gli occhi pieni
di lacrime.
"Non fare del male alla mia piccola... non farle del male..."
Jace
si fermò, alzando lo sguardo.
"Libera William. Ora."
Lei
si coprì il volto con le mani e
Clary si accorse immediatamente quando le cose cambiarono. La barriera
era
svanita.
"L'ha
fatto." Sussurrò, il
cuore che le balzava nel petto dal sollievo. "Will è libero."
E
poi la Regina sollevò di nuovo lo
sguardo, guardandoli con odio. "Avete avuto quello che volevate. Avete
ucciso Sebastian, punito la mia gente, distrutto il mio esercito,
massacrato il
mio Generale, condannato mia figlia... ma non avrete anche la mia vita.
Io sono
la Regina della Corte Seelie e voi non mi toccherete!"
Cominciò
a brillare così forte che
furono tutti costretti a coprirsi gli occhi, ma era un fuoco interiore
che non
si espanse mai oltre la sua persona, come se lei stesse evocando tutto
ciò che
era, intessendolo nella luce. Fu un istante glorioso, mentre la
forza
vitale della fata bruciava sempre più brillante fino a
diventare una fiamma
incandescente. Poi, così com'era cominciata,
finì. La luce si spense, il bagliore
svanì... e la Regina cadde al suolo, morta.
Il
suono di qualcosa che si
frantumava echeggiò nella camera mentre gli Shadowhunter
guardavano senza
parole il cadavere della Regina della Corte Seelie e poi un altro suono
si alzò
tutto intorno.
Il
pianto di un bambino.
William
si girò fra le braccia di
sua madre e si agitò per essere messo a terra. Clary lo
lasciò andare, ancora
stupefatta per quanto era accaduto e William corse verso l'altare dove
la
figlia di Sebastian stava piangendo, sveglia e libera dalla sua
prigione di
cristallo, le piccole braccia e le gambine che si agitavano.
Si
alzò in punta di piedi e la
indicò con il ditino.
"Sorella!" Gridò, cercando di raggiungerla. "Sorella!"