Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Mistyna    29/02/2016    4 recensioni
Sono passati sette anni dalla morte di Sebastian. Clary e Jace dovrebbero essere felici, sposati, insieme. Ma non lo sono. E non lo saranno mai. Un'ombra oscura incombe sul loro futuro, un'ombra che ha sete di vendetta e sofferenza.
"Morire è semplice. Morire è definitivo. Una volta morti si è in pace. No. La vostra punizione sarà peggiore."
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Sei sicuro che non possano trovarci qui?" Chiese la Regina, guardando nervosa le scale che conducevano alle sue stanze. Era la prima volta che Jiliel vedeva la sua compostezza incrinarsi, ma poteva capire la sua ansia: c'era una guerra in atto al piano superiore e gli Shadowhunter non erano venuti per catturare, ma per uccidere. Digrignò i denti pensando che era tutta colpa di sua sorella: se lei non li avesse traditi, il piano della Regina avrebbe funzionato e in poco tempo il Mondo Invisibile si sarebbe liberato dai Nephilim. Ma lei aveva ceduto improvvisamente alla sua puerile infatuazione per Jace Herondale e si era schierata dalla sua parte. Jiliel sapeva che lei era la persona sbagliata per quel lavoro, l'aveva sempre saputo. Avrebbe solo voluto che la Regina lo avesse ascoltato, quando l'aveva avvertita. E il modo in cui Kaelie gli aveva sputato addosso quando l'aveva portata alla Corte, dopo averla catturata? La piccola strega gli aveva detto che non era mai stata d'accordo con il complotto contro Clary e la sua famiglia e che lui era un bastardo senza cuore per quel che le aveva fatto. Lo aveva rinnegato con un'imprecazione, quando lui l'aveva infine colpita con il pugnale. Lei aveva rinnegato lui! Oh, ma aveva pagato per quell'affronto. Aveva pagato per il suo tradimento con ogni osso rotto del suo corpo, con ogni sferzata della frusta. Avrebbe solo voluto avere più tempo per torturarla prima di dover smettere per preparare le difese per gli Shadowhunter che sarebbero di sicuro arrivati a cercare lei e il moccioso. Non sarebbero mai riusciti a salvare Kaelie, se ne era occupato lui personalmente quando l'aveva pugnalata. E per quanto riguardava William... Jiliel guardò il bambino seduto per terra con una palla luccicante in mano che lo teneva occupato. No, non avrebbero mai salvato nemmeno lui: se la Regina non fosse riuscita a scappare insieme al bambino, gli avrebbe spezzato quel piccolo collo con le sue mani.

"In fretta, mia Regina," osò sussurrare, "dobbiamo andare."

La Regina della Corte Seelie non si disturbò a rispondere, anche se normalmente avrebbe preteso la sua testa per quelle parole. Era occupata a tessere un complicato incantesimo volto a liberare sua figlia dalla sua prigione di cristallo, dal momento che non c'era possibilità di muoverla finchè vi era rinchiusa. Era una magia che aveva tentato una sola volta nella sua vita e richiedeva la sua completa attenzione; il cuore le si strinse al pensiero che forse il sangue di William non aveva completamente rimpiazzato quello della bambina, ma non c'era tempo per i dubbi ora. Se sua figlia non era guarita, l'avrebbe fatta dormire di nuovo una volta in salvo nelle profondità del Regno Fatato. Gli Shadowhunter non l'avrebbero uccisa come avevano ucciso suo padre, lei non l'avrebbe mai permesso.

L'incantesimo la stava prosciugando, richiedeva più energia di quanto ricordasse, ma non poteva fermarsi ora: percepiva che il cristallo si era già indebolito, era diventato più sottile, sull'orlo di sparire. E poi sentì dei passi veloci scendere le scale che conducevano alla camera segreta e sollevò la testa.

Impallidendo improvvisamente, interruppe l'incantesimo e prese William fra le braccia mentre Jiliel si piazzava di fronte a lei, la spada sguainata.

Jace e Clary esplosero dentro la stanza pronti a combattere e la Regina fece un passo indietro di fronte alla loro espressione assassina.

"William!" Gridò Clary vedendo suo figlio fra le braccia della Regina. Will era tranquillo, lo sguardo fisso sulla Principessa addormentata, ma quando sentì il suo nome si girò improvvisamente. Ancora nella ferma presa della Regina della Corte Seelie, allungò le piccole braccia verso sua madre, cercando di scendere a terra ma senza emettere un suono.

"Lascia mio figlio, adesso!" Ringhiò Jace, avanzando verso di lei mentre Jiliel si preparava a combatterli entrambi. "Lascialo!"

"Lo vuoi, Herondale? E' troppo ovvio se ti dico che dovrai prima passare sul mio cadavere?" Lo provocò il Fatato, senza nemmeno disturbarsi a chiedere come avessero trovato quel posto. Era chiaro che Kaelie era stata più intelligente di quanto lui pensasse ed era riuscita a scoprire che la Principessa era ancora viva. Lo irritava pensare che fosse riuscita a nasconderglielo mentre la stava torturando, dimostrava una volontà di ferro che non le avrebbe mai attribuito.

"In realtà è proprio la cosa giusta da dire." Il gelo nella voce di Clary fu l'unico avviso che gli diede prima di lanciarsi verso di lui. Fu difficile per lei mantenere la necessaria concentrazione quando tutto quello che voleva era abbandonare la spada e cavargli gli occhi a mani nude; ma Jiliel era un soldato esperto, un Generale e lei non poteva permettersi alcuna distrazione.

"Sai, credo che non ti ucciderò, Clary." Sorrise Jiliel, scambiando qualche colpo con lei per misurarne la forza. "Lascerò che i vampiri bevano il tuo sangue e poi ti terrò con me, nuda e in catene, in modo che tu possa essere il mio divertimento ogni volta che ne avrò voglia."

"Sei disgustoso." Lei digrignò i denti, fintando a destra per poi colpirlo a sinistra. La sua ricompensa fu il primo sangue, proprio nel braccio. "E non mi toccherai mai più, lo giuro."

"Oh ti toccherò invece." Jiliel le restituì il colpo, ferendola sulla coscia. "Ti toccherò e ti frusterò e ti marchierò. Ti spezzerò Clary, e tu mi supplicherai di ucciderti ma io non lo farò. Vivrai incatenata al mio letto, una schiava per il mio piacere e per il piacere di tutti quelli a cui ti venderò. Ti piacerebbe essere una puttana?"

Stava cercando di farle perdere il controllo e lei lo sapeva. Quante volte, durante il suo addestramento, Jace aveva fatto lo stesso? E quante volte lei aveva pagato per la sua rabbia? Ma ora si trattava di qualcosa di più grande di lei: doveva restare calma per William e per Jace, doveva sconfiggere Jiliel così che la Regina non avesse più difese.

Smise di ascoltare. Si concentrò sui suoi movimenti invece che sulla sua voce, cercando di leggere il suo corpo come le aveva insegnato Jace, di anticipare le sue mosse, colpendolo ancora e ancora finchè il pavimento non risultò scivoloso da tutto il sangue che perdeva dalle braccia e dal petto. Jiliel era un ottimo spadaccino però, non era il Generale dell'armata fatata solo di nome: ribattè colpo su colpo, usando i pugni e gettandola sul pavimento, cercando di usare la sua forza superiore per tenerla inchiodata giù. Ma Clary era veloce, più leggera di una piuma e non appena cadde a terra sforbiciò con le gambe per trascinarlo giù con lei. Era coperta di sangue, ferita al braccio e alle gambe, ma non perse tempo: lasciando la spada e afferrando un pugnale, gli rotolò addosso, mettendosi a cavalcioni del fatato e colpendolo con il gomito dritto in faccia. Jiliel urlò, accecato dal sangue e quel momento di distrazione fu sufficiente. Con un colpo violento e crudele Clary gli piantò il coltello nel petto, guardando i suoi occhi spalancarsi per lo stupore e il dolore.

"Questo è per me," gli sputò in faccia, "e per Jace."

Estraendo il coltello, lo seppellì ancora una volta nel suo stomaco, esattamente dove lui aveva colpito sua sorella. "E questo è per Kaelie. Muori, bastardo."

 
***

 
Mentre Clary e Jiliel combattevano, la Regina della Corte Seelie elevò attorno a sè uno scudo magico in modo che Jace non potesse toccarla e indietreggiò lentamente.

"Sapete che non lascerò mai che lo portiate via." Lo avvertì, spostandosi lontano dal combattimento. Era chiaro che Jace voleva aiutare sua moglie, ma allo stesso tempo non intendeva perdere di vista William: aveva paura che lei sarebbe scappata mentre lui era distratto.

"O lo lasci andare o ti ucciderò." Rispose lui, alzando la spada. "Sappiamo che il veleno era una menzogna, non hai alcun modo per reclamarlo. Kaelie ci ha detto di tua figlia e non ti lascerò sperimentare sul mio per svegliarla in modo che lei distrugga il mondo."

"Distruggere il mondo?" Lei rise incredula. "Pensi che fosse quello il mio scopo? Tutto quello che volevo era vendicarmi di voi due e guarire la mia bambina. Mi sarebbe piaciuto sterminare tutti i Nephilim, ma il mondo poteva benissimo rimanere dov'era."

"Che nobiltà da parte tua." Jace digrignò i denti. "Ora metti giù William. Sai bene che non lascerai viva la Corte."

"Forse dovresti andare a controllare che sia tua moglie a lasciare viva questo luogo." Rise lei e Jace si girò in tempo per vedere Clary a terra, che sforbiciava le gambe di Jiliel per farlo cadere a sua volta. Era insanguinata, ferita sul braccio e sulle gambe, ma Jiliel non era messo meglio, zoppicava e sanguinava copiosamente da una ferita al petto.

Fu una questione di secondi e prima che Jace potesse correre ad aiutare Clary, lei era già addosso al fatato, il suo pugnale conficcato fino all'elsa nel suo stomaco. Vedendo la luce lasciare gli occhi del suo Generale, la Regina indietreggiò, stringendo forte William al petto.

Clary si rialzò, i capelli rossi appiccicati al volto, coperta di sangue.

"Mio figlio." Sibilò. "Ridammi mio figlio o, per l'Angelo, ti ucciderò lì dove ti trovi."

Prima che la Regina potesse scuotere la testa, William cominciò ad agitarsi di nuovo fra le sue braccia, cercando di sfuggire alla sua stretta e scendere a terra. I suoi occhi dorati si sollevarono a guardare con un'espressione molto seria la Regina e, con un movimento improvviso, lui si chinò a morderle il braccio, affondando i dentini fino a quando lei lo lasciò andare, gridando.

E poi William corse sulle sue gambette, corse con un sorriso sul volto direttamente fra le braccia di sua madre che si era inginocchiata a terra, le braccia aperte per lui. Le saltò addosso, chiuse le braccine intorno al suo collo, e affondò il viso sulla sua spalla.

"Mamma." Bisbigliò e Clary chiuse gli occhi abbracciando suo figlio con un sospiro strangolato, le lacrime che le scorrevano copiose sulle guance. Così era questo il paradiso, avere di nuovo il suo piccolo fra le braccia sapendo che non l'aveva mai dimenticata, sapendo che lei non l'avrebbe lasciato andare mai più.

"Non muoverti." Sibilò Jace, puntando la spada alla gola della Regina. Gli occhi di lei erano pieni di dolore, ma non permise nemmeno a una lacrima di abbandonarli.

"Clary," chiamò lui, desiderando di poterli guardare, ma senza osare distogliere gli occhi dalla Regina. "Stai bene? E lui?"

"Stiamo bene." Clary si alzò con William fra le braccia, ancora fermamente ancorato al collo di sua madre. "William è illeso e io guarirò."

"Vattene." Le ordinò. "Porta William via da qui."

Nonostante volesse discutere, Clary non lo fece. Si morse il labbro inferiore, ricordando la sua promessa e afferrò il suo stilo, spostando William sul braccio sinistro. Non appena disegnò la runa del Portale però, sentì che c'era qualcosa che non andava, come una barriera; non poteva attraversarla e, guardando il volto trionfante della Regina, capì il motivo.

"Tu." Ringhiò. "Stai bloccando William. Lascialo andare!"

"Sono sorpresa che tu abbia dimenticato le regole, Clarissa." Anche con una spada puntata alla gola, la Regina rifiutava di perdere quello sguardo superiore negli occhi. "William ha vissuto qui per mesi, ha bevuto e mangiato il nostro cibo. Non può lasciare la Corte."

"Tu puoi permetterlo. Lascialo uscire!"

E la Regina della Corte Seelie rise. "Mai! Potete uccidermi, ma anche così non lo libererò. Solo la mia volontà può farlo e non lo farò! Volete vostro figlio? Allora preparatevi a vivere qui con lui, perchè non permetterò mai a William di andarsene!"

"Jace." Una voce calma chiamò da dietro di loro e quando Clary si voltò, vide Alec, l'arco pronto e puntato verso la Regina. Aveva una scia di sangue secco sulla tempia, ma per il resto sembrava illeso. "La sala del trono è sicura adesso e noi stiamo bene. Simon e Isabelle stanno cercando i rapporti di Clary per distruggerli."

Vide il corpo di Jiliel e William abbracciato a sua madre e sorrise. "Vedo buone notizie anche qui."

"Alec," replicò il suo parabatai, un luccichio ferreo negli occhi. "Sorvegliala e se si muove colpiscila. Non ucciderla però, mi serve viva ancora per un po'."

Con quelle parole, Jace abbassò la spada e indietreggiò di alcuni passi, senza mai abbandonare gli occhi della Regina. "Libera mio figlio. Permettigli di andarsene."

Quando lei non rispose, lui serrò i pugni e si girò, voltandosi verso l'altare dove dormiva la Principessa. Una profonda risoluzione emerse nel suo volto mentre lui vi si avvicinava alzando la spada, afferrandola per l'elsa con entrambe le mani e sospendendo la lama sopra la bambina addormentata.

"Liberalo." Ordinò nuovamente. La voce era calma, l'espressione letale. "O ucciderò tua figlia."

Un secondo di silenzio seguì quelle parole. Clary serrò la mascella ma non disse niente, stringendo William fra le braccia e accarezzandogli i capelli biondi.

La Regina impallidì e fece un passo verso Jace, ma una freccia conficcata davanti ai suoi piedi la fermò.

"Non lo farai mai." Disse, cercando di tenere a bada il panico nella sua voce.

"No?" La provocò lui, tenendo la spada puntata verso il cristallo. "Tu hai rapito mio figlio, torturato me e mia moglie, ucciso uno dei tuoi sudditi solo perchè aveva cercato di aiutarci... e hai usato William per guarire questo mostro. Se vuoi che viva, lascerai andare William ora."

"Un mostro?" Gridò lei oltraggiata. "Mia figlia non è un mostro, è solo una bambina malata. E se lascio che William se ne vada, morirà comunque. Non lo farò!"

"Ha il sangue di Sebastian nelle vene. Non le permetterò di svegliarsi e distruggere il mondo." Rispose Jace, abbassando la spada e lasciando che la punta toccasse il cristallo. "Se liberi William, le permetterò di continuare a dormire, e almeno sarà viva."

"Viva? Tu chiami questo essere viva?" Aprì le braccia, indicando la stanza segreta. "So che mi ucciderete, Shadowhunter. Senza sua madre a proteggerla, la mia bambina sarà lasciata qui al buio per tutta l'eternità, o fino a quando qualcuno frantumerà il cristallo e la ucciderà. No! Mai!"

"Allora guardala morire ora." E con quelle parole, Jace abbassò la spada, incidendo la protezione indebolita dall'incantesimo fino a quando la lama raggiunse la gola della bambina indifesa.

"No!" La Regina singhiozzò, cadendo improvvisamente a terra, gli occhi pieni di lacrime. "Non fare del male alla mia piccola... non farle del male..."

Jace si fermò, alzando lo sguardo. "Libera William. Ora."

Lei si coprì il volto con le mani e Clary si accorse immediatamente quando le cose cambiarono. La barriera era svanita.

"L'ha fatto." Sussurrò, il cuore che le balzava nel petto dal sollievo. "Will è libero."

E poi la Regina sollevò di nuovo lo sguardo, guardandoli con odio. "Avete avuto quello che volevate. Avete ucciso Sebastian, punito la mia gente, distrutto il mio esercito, massacrato il mio Generale, condannato mia figlia... ma non avrete anche la mia vita. Io sono la Regina della Corte Seelie e voi non mi toccherete!"

Cominciò a brillare così forte che furono tutti costretti a coprirsi gli occhi, ma era un fuoco interiore che non si espanse mai oltre la sua persona, come se lei stesse evocando tutto ciò che era, intessendolo nella luce. Fu un istante glorioso, mentre la forza vitale della fata bruciava sempre più brillante fino a diventare una fiamma incandescente. Poi, così com'era cominciata, finì. La luce si spense, il bagliore svanì... e la Regina cadde al suolo, morta.

Il suono di qualcosa che si frantumava echeggiò nella camera mentre gli Shadowhunter guardavano senza parole il cadavere della Regina della Corte Seelie e poi un altro suono si alzò tutto intorno.

Il pianto di un bambino.

William si girò fra le braccia di sua madre e si agitò per essere messo a terra. Clary lo lasciò andare, ancora stupefatta per quanto era accaduto e William corse verso l'altare dove la figlia di Sebastian stava piangendo, sveglia e libera dalla sua prigione di cristallo, le piccole braccia e le gambine che si agitavano.

Si alzò in punta di piedi e la indicò con il ditino.

"Sorella!" Gridò, cercando di raggiungerla. "Sorella!"

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Mistyna