La
mattina
dopo, Josephine si svegliò molto tardi. Aprì lentamente
gli occhi e venne
abbagliata da una timida luce che filtrava dal finestrino della cabina.
Si alzò
a sedere e si guardò intorno, sperando che avesse solo sognato
di morire e di diventare capitano dell'Olandese, ma tutti i suoi
dubbi svanirono quando si accorse di trovarsi veramente
nell’ufficio del
capitano. Se era tutto vero, probabilmente aveva solo sognato di aver
ritrovato James e di essersi addormentata sulla sua spalla;
sospirò, immaginando come sarebbe stato bello se fosse stato
vero. Fece per alzarsi ma sentì qualcosa scivolare a terra:
afferrò una giubba blu dai ricami d'oro, che riconobbe come
parte di un'uniforme da ammiraglio, e sorrise radiosa, constatando che
era tutto vero. Si preparò velocemente dandosi un'aggiustatina
ai capelli e poi uscì dalla cabina, subito investita da
un'abbagliante luce dorata.
“Buongiorno,
signor Turner.” Salutò allegramente l’uomo che era al timone.
“Buongiorno
capitano. Avete riposato bene?” si informò l’uomo.
“Ottimamente,
grazie. Avete per caso visto l’ammiraglio Norrington da qualche parte?”
domandò.
“Si, signora.
E’ proprio dietro di voi.” Rispose. Lei si girò di scatto e guardò dietro di
sé.
“Grazie,
signor Turner.” Ringraziò ridacchiando e porse la giacca al legittimo proprietario.
“Ha
riposato
bene con la mia giubba addosso, capitan Allen?” domandò
seriamente. Jo finse di pensare ed assunse un'espressione superiore.
“In modo
eccellente direi, ammiraglio Norrington; ma la pregherei di non chiamarmi in questa
maniera: capitano… non mi si addice affatto.” Rispose il più seriamente possibile, una dura impresa.
“Come volete,
signorina.” E fece un piccolo inchino.
“Grazie,
ammiraglio. Ora volete accompagnarmi a fare una passeggiata lungo il vascello?”
“Con piacere,
miss Allen.” Le porse il braccio e cominciarono a passeggiare. Lei ridacchiò nuovamente.
“Sei sempre
così gentile con le donne?” chiese incuriosita la ragazza. Lui le sorrise.
“Teoricamente no, non rivolgo loro nemmeno la parola. Praticamente, solo con
alcune.” Rispose.
“Che
onore
far parte di queste ‘alcune’, allora.”
Considerò Josephine. James sorrise poi calò il silenzio
fra
i due. Dopo qualche minuto, Josephine ricordò una richiesta che
non aveva avuto il tempo di
fargli.
“James,
mi
racconti cosa hai fatto per tutto il tempo che è rimasto Beckett
a Port Royal?
Mi promettesti che un giorno me l’avresti raccontato.”
l'ammiraglio annuì: si ricordava bene di averglielo promesso.
“Molto
bene.”
E cominciò a raccontare la sua avventura/sventura: quando aveva
ricominciato
ad inseguire Jack Sparrow per il mare, le sue
dimissioni, l’uragano che
aveva colpito la sua nave in mare e il come era riuscito ad
entrare a far parte
della ciurma della Perla Nera. Non tralasciò nessun particolare
e Josephine lo
ascoltava con attenzione, rapita dalle sue parole e odiando sempre
più Beckett.
Mentre lui raccontava, camminarono per la nave, incuranti degli sguardi
dei marinai, ma si fermarono di colpo quando
arrivarono a poppa. James Norrington guardò quel luogo: i barili
di polvere da sparo sui quali si era accasciato morente e dove era
spirato, le
corde ancora penzolanti tranciate dallo sparo della sua pistola per far
fuggire
Elizabeth e i pirati…tutto di quei momenti, ogni singolo
particolare tornò alla
mente di Josephine, ma soprattutto si ricordò due cose: il bacio
che James aveva dato ad
Elizabeth e lo sguardo implorante che le aveva gettato perché
fuggisse da quel
veliero maledetto con le sue ultime parole. E pensare che la poppa, da
sempre il luogo preferito di una nave della ragazza, era stato il
luogo di morte dell’uomo che aveva davanti a sé. Lo
guardò: era pensieroso, concentrato. Si domandò a cosa
stesse pensando in quel momento ma forse era meglio per lei non
saperlo: probabilmente, l'oggetto dei suoi pensieri era Elizabeth.
Decise quindi di lasciarlo solo. Fece per andarsene ma lui la
fermò.
“Josephine!
Non andartene, ti prego!” la implorò. Lei
acconsentì e si fermò accanto a lui.
Rimasero in silenzio ancora qualche minuto, poi l’uomo
parlò. “Sono certo di aver
fatto la cosa giusta." disse lentamente Sono sempre stato un codardo, e
lo sono stato anche
quando ho fatto fuggire Elizabeth.” Josephine aprì la
bocca per ribattere ma
lui non la fece parlare. “Non dire che non è vero,
perché è la realtà: non ho
mai scelto da che parte stare, non ho mai pensato agli altri prima di
pensare a
me stesso; sono sempre stato egoista, pensavo veramente di poter
sposare la
donna che amavo un giorno, ma mi sono sempre illuso: pur sapendo che
lei amava
il signor Turner, ho sempre creduto che sarebbe diventata mia
moglie…” sorrise
tristemente e scosse la testa. “Che pazzo sono stato. Ma solo ora
capisco
che io l’amavo solo per capriccio: è vero,
Josephine,” rispose allo sguardo
sorpreso della ragazza. “l’amavo solo perché pensavo
di amarla in cuor mio ma
non era così. All’inizio il mio amore per lei era vero,
puro. Ma quella notte
in cui venni trafitto, capii che non era lei di cui avevo bisogno, ma
un’altra
persona, una persona per la quale io pensavo di nutrire solo profondi
rispetto
e amicizia, ma compresi che non era amicizia quel sentimento che
cresceva in
me, ma amore. Mi sono comportato molto male con questa persona e non
volevo ammettere a me stesso di essere... di provare qualcosa di simile
alla gelosia per questa persona...” Si arrestò un istante
poi alzò lo sguardo verso il mare calmo che
scorreva sotto di loro. “Sono certo che Will Turner darà
ad Elizabeth tutto ciò
che io non avrei mai potuto darle e lei farà lo stesso con lui,
offrendogli
cose che io non avrei mai potuto ricevere.” La sua mano
scivolò lentamente e
strinse con dolcezza la mano di Josephine la quale lo guardava confusa:
perché
quell’uomo le stava dicendo delle cose così profonde, cose
che non si sarebbe
mai aspettata che le dicesse? Perché le aveva stretto la mano e
si era voltato
a guardarla con uno sguardo profondo e un sorriso appena abbozzato? Non
poteva essere quello che lei sperava, la sua era una vana speranza, ma
non capiva chi potesse essere quella donna trattata male a lungo
dall'ammiraglio e per la quale questi aveva provato grande
gelosia. Avrebbe
voluto che quel momento non finisse mai, che quelle mani rimanessero
intrecciate per sempre, che i loro occhi non si staccassero mai.
Inspirò profondamente per
farsi un po’ di coraggio e aprirgli il proprio cuore: era giunto
il momento
di dirgli quello che provava e non le importava della risposta negativa
che
certamente avrebbe ricevuto dall’ammiraglio, anche se ora non ne
era totalmente sicura, quelle ultime parole le avevano fatto nascere il
dubbio e la speranza. Ormai non le importava più nulla: voleva
solo che lui
sapesse quanto lei l'amasse, quanto lei l'avesse sognato e quanto
avesse sofferto per come l'aveva trattata negli ultimi tempi,
mettendola da parte in maniera così evidente.
"James... io..." ce la stava facendo, stava per dirgli tutto quanto, ormani non poteva più tornare indietro. E il peso del segreto che le aveva gravato addosso per tanto tempo si stava affievolendo. "James, io..."
E perchè io sono taaanto cattiva e saaadica!!! Muahahahahah!!! Interrotto proprio sul più bello!!! Ciao a tutti! Sono tornata con un altro capitolo, contenti? Sarà un po' più di un mese che non aggiorno... ooooops... scusate, troppi impegni, preoccupazioni e soprattutto... ansia!! L'incubo esame e l'incubo tesina mi avvolgono come una nube nera temporalesca... sigh sob...
Comunque, a parte ciò! Spero voi stiate tutti bene e che non vi siate dimenticati il capitolo prima XP Bueno, un grazie a tutti i lettori recensori e non, sempre contenta che qualcuno legga questa fic, e un grazie particolare come al solito a:
Lollapop: Coupling?? Quando c'era il sito italiano di Jack Davenport mi ero guardata anche le foto, verameeeente beeeello e da certe espressioni che aveva nelle foto sembrava divertente. Ma non è un telefilm inglese? Da dove te lo guardi? Anche iooooo!!! Spero ti sia piaciuto il capitolo!!!
Giu91: Anche questo è un capitolo breve, ma per creare la suspence adatta devo per forza farli corti... mi diverto a tenervi sulla spine!!! Non è che ci sia molto di Jo come capitano ma perlomeno riesce a gestirsi abbastanza bene ora... Di sicuro avrà molto da imparare ma la sua ciurma le darà una mano: in fondo non sono cattivi pirati, era Jones che li rendeva così... perlomeno secondo la mia teoria. Mi piace pensarla così in questa fic :D
QueenLilly: prima cosa che ti devo dire e di muoverti ad aggiornare: sono moooolto impaziente. Secondo: mi devi racontare tutto di Madrid... così sarà come esserci stata anche io, visto che la mia scuola quest'anno non ci manda in gita e saremmo dovuti andare proprio a Madrid!!!! Odio la mia scuola!!! E odio Gomiero!! Tutta colpa sua e dei prof che hanno votato contro le gite "per bloccare l'economia" e protestare contro la Gelmini... sai cosa blocca il fatto che tre scuole a Torino non vadano in gita La tua testa blocca, diamin d'un prof!!!! Aaaaaaah!!!! Prof antipatico ed incompetente... cmq, dicevo, cm ci sono arrivata qui? Vabbè... A proposito di re, sai quel programma di ballo che facevano sulla rai? L'ha vinto Emanuele Filibertoooooo!!! Yehhhh!! Principe alla riscossa!!! A, ora che ci penso... ti passo un tre paginette su quella storiella che sto scrivendo su Septimus :D tu leggi e dimmi che ne pensi! Besitos!!!
Giulia: spero che ti sia piaciuto questo capitolo, mia rifornitrice ufficiale di foto di HP XD Ci vediamo sabato, spero!!
Bene, non mi resta che augurarvi una buona continuazione e a risentirci prossimamente!! Ciao a tutti!! monipotty