Nella camera dei
ricordi
Fu un sollievo per Harry
veder arrivare la notte; dopo quella giornata sfiancante, non chiedeva niente
di meglio che dormire e riposarsi.
Diede a Ron una veloce
buonanotte e si appoggiò al cuscino. Si addormentò quasi subito…
Sapeva che c’era quel
pericolo per lui… probabilmente era uno degli ostacoli che avrebbe dovuto
superare in fretta, per riuscire ad arrivare a lui…a Harry Potter.
Quella camera, la sua
amata camera, la camera dei suoi sogni, delle sue illusioni… dei suoi
insuccessi… se l’erede del principe fosse stato pronto allora avrebbe potuto
sbarazzarsi di quella parte della camera…un momento! Se c’era un'altra camera
vuol dire che c’era una l’altra arma… l’arma del principe.
Il volto indemoniato
di pietra da cui solo quattro anni prima aveva fatto fuoriuscire il basilisco
nascondeva una seconda entrata. Di tutti gli anatemi che conosceva nessuno
poteva aprire quel varco. Solo lui avrebbe potuto farlo… e ora lui era pronto,
ma inconsapevole. Il principe mezzosangue.
L’aria umida della
camera e il rincorrersi di numerosi ratti rendevano quel luogo ancora più
ostile. Si avvicinò alla bocca del demone… inutile provare. L’unica cosa che
avrebbe dovuto fare ora era trovare il principe. Al più presto. Avrebbe potuto
costringerlo ad aprire la porta, e lui sarebbe diventato più potente, più intoccabile…
Harry si svegliò di
soprassalto. Accanto a lui c’era solo il buio, ma pochi attimi prima era
certissimo di essersi trovato nella camera dei segreti. Lui era Voldemort…di
nuovo…e Voldemort parlava di un varco, di un principe… Harry cercò di raccogliere
quanti più ricordi avesse di quel sogno, ma sentiva l’urgente bisogno di andare
a controllare di persona. Se nella camera c’era ancora Voldemort… non poteva…
non doveva permettere di farlo entrare nella scuola.
Si vestì in fretta e
acciuffò il mantello dell’invisibilità. Nel buio distinse il letto di Ron e
tolse le coperte dalle mani del suo migliore amico.
-Che… che vuoi Harry?
Sai per caso che ore sono? Vuoi che te lo dica? Sono le due del mattino! Quindi
lasciami in pace!-
Ron non aveva capito un
tubo; ma gliel’avrebbe raccontato per la strada: -Avanti, muoviti!-
-Aspetta un attimo… vuoi
dire che tu-sai-chi è nella camera? Ora? E tu, noi ci stai andando?-
Ron guardò Harry mentre
cercava di tenere il passo. Harry non voleva dare spiegazioni. Sentiva il
bisogno di andare nella camera. Punto. Che ci fosse stato Voldemort a lui poco
importava, la data del verdetto finale era vicina e lui non aveva più paura
della morte.
Era sicuro di ricordare
le parole “principe”, “camera”… “mezzosangue”… ma il sogno era confuso.
-e se fosse di nuovo un
tranello?-
Harry sbuffò. Ron non
riusciva a capire. Stavolta sentiva che non lo era. E poi l’unica sorpresa che
Voldemort avrebbe potuto fargli era la sua presenza e questo, come aveva già
detto, non lo turbava minimamente.
Il primo piano era
vicino; mancavano solo poche rampe di scale… Harry sentiva una presenza
aleggiare dentro di sé, qualcuno che gli prometteva certezze; aveva la
sensazione che avrebbe scoperto molte cose recandosi lì. Gli tremavano le mani
per il freddo e per la paura, e Ron deglutiva fastidiosamente ad ogni passo.
Il bagno di Mirtilla.
I passi di Harry si
fecero incerti, mentre i sospiri di Mirtilla cominciavano già a riempirgli le
orecchie. Le lampade che illuminavano il muro sembravano più tetre che mai.
Harry per un attimo pensò che raggiungere la camera l’avesse messo al sicuro.
La porta scricchiolò
sotto il suo tocco della mano. Mirtilla si girò di scatto; Ron lanciò un
gridolino, Harry gli strappò dalla testa il mantello dell’invisibilità.
Senza fiatare si
avvicinò al lavandino con il blasone del serpente; Mirtilla lo fissava.
Avrebbe dovuto dire
qualcosa in serpentese, ma non riusciva a concentrarsi.
-Che vuoi Mirtilla?-
chiese senza troppa gentilezza Harry.
Il fantasma parve
offendersi; arricciò le labbra e rispose: -Che vuoi tu Harry. Questo è il mio
bagno se non ti dispiace.-
Ron si avvicinò, ancora
piuttosto scosso e assonnato. Mirtilla lo guardò per un attimo, poi, mentre
Harry cercava di concentrarsi, disse:- ancora in quel lavandino? Ma che ci
trovate di così interessante?- in quel preciso istante Harry fulminò Mirtilla
con lo sguardo. Ron inciampò e finì di lungo per terra. –Per favore Ron!- fece
Harry, spazientito. Mirtilla rise; Ron alzandosi sussurrò acido:- Cose che
capitano ai vivi!- Mirtilla si offese profondamente e si ritirò nel suo
cubicolo in silenzio.
Harry chiuse gli occhi.
Parlare in serpentese…parlare…
Un rumore sordo gli fece
aprire gli occhi. Ron indietreggiò di qualche centimetro. Il baratro che
portava alla camera si era aperto. Era molto profondo, ma sia Harry che Ron
sapevano che non c’era nulla da temere. Senza troppi complimenti Harry si ci
tuffò trascinandosi dietro Ron che aveva afferrato per la divisa pochi secondi
prima.
-Ahhhhhhhhhhhhhhhh!-
-Possibile che non puoi
fare silenzio una buona volta?-
Ron storse il naso.
Harry cominciò a percorrere velocemente i vicoli stretti della camera. Fai
presto… vai… conosceva a memoria le tubature… strette, maledettamente umide e
tutte uguali… un vero labirinto… sbucò a destra, poi a sinistra e di nuovo a
destra: qualcuno lo stava guidando, il suo cervello non connetteva più, sentiva
solo il folle desiderio di raggiungere la camera…
Finalmente, dopo aver
imboccato due vicoli ciechi, Harry e Ron arrivarono nella camera dei segreti;
la camera del ricordo di Voldemort… la camera del basilisco… Harry per un
attimo rivide il corpo di Ginny sul pavimento.
Non doveva avere paura…
non c’era nessuno ora… solo la camera del principe. La camera del principe?
Dentro di Harry c’era
una voce che parlava, una voce che gli suggeriva, che gli infondeva sicurezza…
piccole sensazioni che non riusciva a percepire…
I suoi passi lo
portarono a fermarsi accanto al profilo del mostro. Era vero… c’era una porta
incisa nella pietra… ma una porta senza maniglia… una porta che Lui voleva
aprire, di cui voleva prelevare il contenuto… Harry sfiorò la superficie liscia
della porta e quella si illuminò. Il pavimento tremò leggermente. La voce
dentro di sé tornò a paralare.
“Non puoi aprirla e lo
sai, ma non perché non ne sei degno, ma perchè dobbiamo difenderla da lui…
dobbiamo attendere il principe”.
La porta smise di
diffondere quella luce. Harry la toccò, la spinse, ma non successe più nulla.
Ron, che aveva osservato il tutto con crescente attenzione, chiese.- che-che
cosa hai visto?- Harry osservò il suo migliore amico. Lui aveva ancora paura
che Voldemort potesse spuntare da un momento all’altro. Ma riflettendoci,
Voldemort stava vivendo il ricordo, il sogno, non poteva trovarsi lì… com’era
stato stupido a crederlo anche per un momento…
Harry ripetè le parole
che aveva udito dentro di sé.
-Come fai a sapere tutte
queste cose? Le hai viste? Hai visto tu-sai-chi?-
-Sei fuori strada Ron.
Stavolta era una voce che parlava- Ma, a vedere la faccia stupita di Ron, Harry
aggiunse:- non era Voldemort che parlava.-
qualcosa adesso lo
intimava a lasciare la camera. Non c’era nient’altro che avrebbe potuto sapere
ora.
In silenzio lui e Ron
tornarono al loro dormitorio (Mirtilla aveva cercato di far scivolare
nuovamente Ron bagnando il pavimento e Msr Purr aveva miagolato rumorosamente
quando al di sotto del mantello, Ron e
Harry le avevano sfiorato la coda) e Harry non smise per un attimo di
pensare a quello che stava accadendo. Pensò che forse aveva maltrattato un po’
Ron, ma poi si convinse che non avrebbe potuto fare da meno poichè non aveva
tempo per spiegare o raccontare, poiché aveva Fretta.
Aspettò l’arrivo
dell’alba per scendere in Sala Comune. Si chiese se sarebbe stato intelligente
inviare un gufo a Lupin ma poi si disse che sarebbe stato meglio attendere una
risposta, prima di inviare una nuova missiva.
Ron lo seguì poco dopo.
Si sedette sul divano, accanto a Harry e chiese:- stanotte ho sognato o era
vero?- Harry lo guardò: - No Ron, non era un sogno. Siamo entrati nella camera
e ho sentito delle voci dentro di me che mi dicevano delle cose sconclusionate
su quella porta e su un principe- cercò di riassumere Harry.
- Davvero? Allora è
meglio chiedere spiegazioni a Silente, Harry. Ed è meglio che non metti scuse,
stavolta.-
Il volto di Hermione era
spuntato dalle scale del dormitorio femminile.
Forse era davvero il
momento di chiedere spiegazioni a Silente. Anche se non parlava con il Preside
dallo scorso Giugno, aveva urgente bisogno di spiegazioni. Non voleva ficcarsi
in qualche altro guaio. Stavolta voleva la verità. Nuda e cruda.
Ma non ebbe neanche il
tempo di avvicinarsi a Silente o di comunicare la sua idea a Ron e ad Hermione
perché in Sala Grande tutti parlavano della nuova aggressione ad Hanna Habbott,
che era stata portata al San Mingo al reparto “lesioni da incantesimo”, sotto
lo sguardo radioso di Draco Malfoy e dei suoi scagnozzi.
Ciao gente! Volevo ringraziare tutti x i commenti!
M fa piacere ke piace a tutti qst fic!!
Grazie marco, ke l’hai commentata ora, anke se nn l’avevi seguita adall’inizio!!!!!!
Vvb continuate così!
p.s. x il prox chap forse aspetterete 1pò d time x ustioni d tempo!