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Autore: piccolo_uragano_    04/03/2016    7 recensioni
“Perché ogni volta che c’è in giro Lord Voldemort facciamo figli io e te, Martha?”
Martha accennò un sorriso. “Perché ogni volta che io e te facciamo figli c’è in giro Lord Voldemort, Sirius?”
Remus trattenne una risata. “Ed è per questo che sono vent’anni che ti ripeto che è quella giusta.”
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Non è una di quelle storie tutte miele e amore in cui Sirius trova la sua perfetta metà e vissero tutti felici e contenti. Martha darà a Padfoot del filo da torcere, insegnandogli ad amare e a restare.
(Si parte dal 1976 fino a poco dopo la battaglia di Hogwarts; in teoria è finita, dopo anni, ma in pratica.....)
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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A quell'amico che non ho ancora smesso di cercare tra le stelle.



 
Martha raccomandò a Robert di assicurarsi che Harry mangiasse e dormisse, e mentre si raccomandava con Kayla si rese conto che Sirius, Robert, Fred e George erano spariti. Prima che potesse imprecare o strillare, vide uno strano bagliore negli occhi di Ron e Ginny.
“C’è una festa, vero?” domandò, con le braccia incrociate.
“Festa? Cosa è una festa?” rispose Ron, alzando le spalle.
Martha chiuse gli occhi e si appellò a tutta la pazienza del mondo magico. “Harry” disse, poi. “quale è la parola d’ordine per la Torre di Grifondoro?”
“Non …”
che me la puoi dire.” Ringhiò.
Hermione guardò Martha. “La parola d’ordine serve a tutelare la sicurezza degli studenti, e …”
“Hermione tu non hai idea delle feste che può organizzare Sirius Black nella Sala Comune.”
Hermione sorrise e Kayla guardò i suoi amici. “Beh, siamo curiosi di scoprirlo. E poi avete il permesso di rimanere per tutto il giorno, no?”
“Kayla, ma tu da che parte stai?” domandò Martha.
“Nessuna delle due” rispose lei,  scrollandosi le spalle. “io sono una serpe, non mi schiero.”
Martha rise e scosse la testa. Dieci minuti dopo era riuscita a farsi dire la parola d’ordine da Ron, e quando rientrò nel castello cercò di ignorare i ricordi di James e Lily che le sovraffollavano la mente. Quando arrivò davanti alla Signora Grassa, lei la riconobbe subito.
“Signorina Redfort!” esclamò. Martha sorrise: era da quando aveva lasciato la scuola che qualcuno non la chiamava così. “Lei non potrebbe essere qui, mi risulta che lei abbia lasciato la scuola da un pezzo, e …”
“E sono quasi sicura che lei abbia appena lasciato passare il signor Black, eppure anche lui ha lasciato la scuola da un pezzo.”
La Signora Grassa mise il broncio. “Okay, solo per questa volta. Parola d’ordine?”
Guazzabuglio.” Rispose Martha con aria fiera, e lei fu costretta ad aprire il passaggio. Dopo aver attraversato il buco, si trovò invasa da un chiaro dèjà-vu: Sirius aveva Allargato la stanza, Fred e George l’avevano riempita di stendardi Grifondoro e di disegni in cui Harry schivava la testa dello Spinato, mentre Robert si era occupato del cibo e delle bevande. C’erano già parecchie persone che stavano festeggiando animatamente, mentre Sirius se ne stava seduto su una poltrona a parlare con i gemelli, probabilmente passandogli qualche idea per nuovi scherzi. Immediatamente, però, si sentì gli occhi di Martha addosso, e quando alzò la testa la vide: con espressione scocciata, se ne stava con le braccia incrociate sul petto davanti all’ingresso della Sala Comune.
“Martha!” esclamò. “Tutto questo non ti ricorda qualcosa?” scherzò.
Lei scosse la testa.  “Oh, sì, la prima volta in cui mi sono illusa che fossi cresciuto.”
Lui rise e le prese i fianchi. “James ti aveva messo in guardia, piccola.”
“Speravo che James scherzasse. Invece tu sei salito su quel tavolo e …”
“Sei sicura che fosse quel tavolo?” domandò Kayla, alle sue spalle.
“Non lo so, proviamo.” Rispose Sirius, salendo prima su una sedia e poi sul tavolo. Guardò Martha sorridergli tra la folla, e a entrambi fu chiaro il significato dei dèjà-vu: significava che erano esattamente dove dovevano essere. “Beh, sono passati un po’ di anni, però mi ricordo.” Le disse. “Eri lì con quel vecchio maglione verde scuro di tuo padre che sarebbe stato malissimo a chiunque, ma non a te.” Un coro di ‘ooooh’ si alzò dall’angolo in cui erano ammucchiate delle ragazzine del terzo anno.
“Poi James è salito sul tavolo e ha detto che avevi una cosa da dire.” Rispose Martha. “E mi hai detto che eri geloso, eri geloso perché avevi paura.”
Paura di perderti, paura che un giorno tu possa guardarti attorno e accorgerti che di maghi migliori di me che ne sono a centinaia, paura che tu un giorno possa ripensare al momento in cui tutti ti dissero di non fidarti di me, paura che tu possa rimpiangere di non aver dato loro ascolto.” Citò Sirius.
Martha scoppiò a ridere. “Ma te lo sei segnato da qualche parte o lo sai a memoria?”
“No, è solo il nostro primo bacio, come è possibile che io me ne ricordi?” ironizzò lui.
Credimi, Martha, quando dico che non so come si ama” citò di nuovo lei “perché è davvero così. Ho tre amici, e poi ho te. E ho bisogno di averti accanto per essere felice. E ti resterò accanto, fino a quando tu vorrai. Farò in modo che tu abbia il meglio, anche se io non potrò sempre offrirtelo.”
Kayla si portò le mani sul cuore e Robert guardò Hermione, la quale gli sorrise.
Potrei offrirti il mio cuore, Redfort, ma è già tuo. So che sono stato uno stronzo, e non sono sicuro di poterti garantire che non lo sarò più. Perché sono fatto così. E tu lo sai. Non riuscirò nemmeno mai a farti capire quanto sei bella, la vita che mi trasmetti, quello che sei per me. Le parole e i sentimenti non sono il mio forte, ma sai anche questo.”
Martha si coprì il viso con una mano mentre scuoteva la testa. “Tu sei pazzo, Black, pazzo! Tutto questo è già successo!!”
“Dai, mamma” la invitò Kayla. “reggili il gioco! Che disse dopo?”
Martha guardò sua figlia, così grande ma ancora così piccola e salì sul tavolo. “Poi disse che mi amava. Disse …” si rivolse a tutti i ragazzi che la stavano guardando. “Disse: ti amo, e forse un po’ me ne vergogno!” Hermione fu certa che stesse guardando lei e Robert, l’uno accanto all’altra. “Perché non credevo si potesse amare così tanto una persona. Davvero, posso offrirti solo il mio amore, e forse non sarà comunque abbastanza, però ti amo, ti amo più di ieri e meno di domani, Martha, e ti amerò sempre!”
“Beh, direi che ci stiamo riuscendo bene.” Scherzò Sirius.
Robert alzò il calice di Whisky Incendiario che aveva in mano, e, immediatamente ne apparve uno identico nelle mani di tutti. Sorrise ai suoi genitori e poi disse: “Più di ieri e meno di domani!”
“Perché oggi? Cosa mi sono dimenticata?” Sirius sorrise e lei guardò Kayla, che scuoteva la testa. “Che giorno è?”
“Oggi è il ventiquattro novembre millenovecentonovantaquattro.” Rispose Harry.
“Oh, Godric. Non me ne sono resa conto!” Negli occhi di Sirius passò un velo di paura, per un secondo. Ricordava che Marie, prima che le venisse diagnosticato l’Alzheimer, aveva detto una frase del genere. “No, sai che non è per quello, sai che non può succedere.” Lo rassicurò. “È solo che … per Morgana, siamo vecchi!”
“Ehi, perché era importante che giorno fosse?” domandò Robert.
Sirius gli sorrise. “Il ventiquattro novembre millenovecentosettantasei le  feci questo esatto discorso, in piedi su questo esatto tavolo. Oggi sono diciotto anni che stiamo insieme, quindi.”
Il gruppetto di ragazzine ansimanti era ormai fuori controllo, e prima di baciare suo marito tra gli applausi, Martha fu più che certa di vedere James seduto accanto a Lily sul solito divano.

“Fai la brava.”
Rose alzò gli occhi al cielo. “Sì, mamma.”
Sirius le diede una pacca sulla spalla. “Non prendermi in giro!”
“Sì, Martha.” Scherzò di nuovo lei. Lui sgranò gli occhi, fingendosi offeso. “Sai, oggi è … diverso dall’ultima volta. C’è un uomo che mi aspetta, a Parigi, e per qualche assurdo motivo mi ama e io amo lui. E anche il suo bambino mi adora così come io adoro lui, e penso che funzionerà, che durerà e che sarò felice.”
Sirius la guardò commosso. “Questa è la tua occasione, Redfort, l’ho capito.” Le disse. “Resta il fatto che ci manchi, a casa. Perché non prendi il tuo francese e non venite da noi?”
“Perché lui è ancora una cosa solo mia.”
Sirius annuì. “Stai attenta a te.”
Rose gli posò una mano sulla spalla. “Stai attento a mia sorella. È spaventata dalla gravidanza, l’ultima volta non è stato facile. E insulta Remus almeno una volta al giorno per me.”
Sirius sorrise. “Sarà fatto. Tu abbi cura di te e sfrutta la tua occasione al meglio.”
lei gli sorrise, si girò e con la valigia ben stretta, mosse qualche passo deciso verso il controllo bagagli. Quasi subito, però, si girò. “Padfoot?”
Sirius la stava guardando andare via. “Sì?”
“Ti voglio bene.”

Remus se ne stava seduto sul dondolo a guardare Fierobecco dormire beato, mentre le stelle guardavano lui, contento che la luna fosse ben lontana dall’essere piena. Sirius lo vide dalla finestra, quindi si mise una giacca, Appellò due Burrobirre e uscì per sedersi accanto al suo amico.
“Come sta Martha?” domandò Moony.
“Dorme come una bambina.” Rispose Padfoot.
Martha, quella stessa sera, si era divertita a cucinare una semplicissima pasta al sugo per poi vomitarla tutta pochi minuti dopo.
Remus sorrise, scuotendo la testa. “Secondo me non è stato per via della gravidanza, era proprio la pasta a far vomitare.”
“Beh, almeno ci ha provato. Se continua ad opporsi agli elfi domestici moriremo di fame, però.”
“Soprattutto ora che avrete una nuova bocca da sfamare. A proposito, dove sistemerete il quarto erede?”
“Martha dice che non si fanno programmi prima della fine del primo trimestre, dice che porta sfiga.”
“Martha non direbbe mai ‘sfiga’.”
“Porta sfortuna.” Si corresse Sirius, sorridendo. “Meglio così, mamma?”
Remus gi tirò uno spintone amichevole, poi sospirò. “Secondo te, quanto è ipocrita sperare che il francese non faccia mai soffrire Rosalie?”
Padfoot si guardò attorno. “Moltissimo.” Rispose. “Ma è giusto, sai, almeno credo sia giusto sperare che quell’uomo capisca che ha tra le mani un diamante e non un pezzo di vetro.”
“Ha trovato quel che cercava, qui in Inghilterra?”
“Intendi, ha capito che ormai voi siete un capitolo chiuso?”
Remus chiuse gli occhi. “Grazie per la franchezza, amico.”
“Pare che lo abbia capito. Sai, ha detto … che lo ama. Non credo sia cosa da poco.”
Moony annuì. “Allora spero davvero che non le faccia mai del male.”
“Beh, gli conviene. Non sono simpatico, da arrabbiato.”
“Tu non sei mai simpatico.” Scherzò Moony.
“Certo. Ecco perché vivi ancora sotto il mio tetto!”
Remus si fece serio, sorseggiando la Burrobirra. “Posso trovarmi una casa, se ti dà fastidio.”
Sirius scosse la testa. “No, mi piace averti qui. Mi ricorda i vecchi tempi.”
“Cioè, quando ti svegliavo urlando perché eri in ritardo?”
“Quando il mio essere in ritardo per la colazione era il problema più grande, diciamo.”
Remus si perse a guardare il giardino con aria malinconica. “Però non ci è andata male.”
“A noi no.” rispose Sirius. “Ma sai … a volte penso che Martha abbia ragione, avrei preferito morire io.”
Remus sospirò. “Sarei dovuto morire io, invece. Sia tu che James avevate già moglie e figli, io … non avevo niente. James non meritava di morire.”
Padfoot annuì. “Non lui. Non lei.” Chiudendo gli occhi, vide di nuovo il corpo di James inerme a terra.
“Non se lo merita mai quasi nessuno.” Disse una voce dalla porta di casa. Girandosi, i due videro Martha avvolta nella giacca da camera. “Ma continuare a pensare che sarebbe potuta andare diversamente non li riporterà indietro.”
“E quindi?”
“Quindi guarda le stelle e cercali lì.”

Robert amava guardare le stelle. Era una cosa che gli aveva insegnato sua madre in quegli anni in cui si era dovuta far carico di tutto quanto: la sera si sedeva sul dondolo di Lily e James e guardava le stelle. Spesso la raggiungeva e si sedeva con lei, e lei, una sera di inizio novembre, gli aveva indicato una stella dicendo che si chiamava Sirio. Una volta, appena finito il primo anno, gli disse che alla fine i Black non si smentiscono mai: se fino a Sirius (e Regulus) avevano sempre usato nomi di stelle e costellazioni, con Robert avevano fatto una scelta simile. Il suo nome, infatti, significava ‘splendente’. Robert amava guardare le stelle: gli ricordavano le lunghissime chiacchierate con sua madre, le sigarette che sua zia Rose consumava sotto la luna piena (e solo qualche anno dopo aveva capito perché in quelle notti Rose fosse così nervosa), gli ricordavano anche tutte quelle notti in cui Kayla aveva gli incubi e si svegliava urlando, perché lui, prima di correre da lei insieme a Martha, si perdeva per qualche secondo a guardare le stelle, certo che suo padre fosse, perlomeno, sotto lo stesso cielo.
Robert amava guardare le stelle. Ma –ormai ne era quasi certo –amava molto di più la ragazza dagli occhi ambrati che stava seduta accanto a lui.
“Quindi?” le domandò, respirando il suo profumo.
“A piccoli passi.” Rispose lei, posando la testa sulla sua spalla. “Io non voglio perderti, Robert Black, e non voglio perdere ciò che eravamo, ma non sono pronta a ricominciare come se nulla fosse mai successo.”
Lui annuì. “E che cosa siamo?”
“Siamo … noi.”
Lui le sorrise. “Posso sapere cosa ti ha fatto cambiare idea in questo modo?”
Hermione, rispondendo al sorriso pensò alle parole di Martha. “Magari un giorno te lo dirò.”
Lui scosse la testa. “Sei terribile, in certe cose.”
“Sì” sorrise lei. “lo so.”

Rose si svegliò di colpo, guardando per un attimo Damian, addormentato accanto a lei. Si permise di ammirarlo per qualche secondo, poi notò il bambino in piedi sulla soglia della stanza. Cercando di non mostrarsi spaventata, gli sorrise. “Gabriel, tesoro.”  Sussurrò. “Che succede?”
“Tu ci vuoi bene, Rosalie?” sussurrò il bambino in risposta.
Rose spalancò gli occhi per un secondo. “Certo che ve ne voglio.”
“E la mia mamma ce ne voleva?” domandò, di nuovo.
“Sono sicura che ve ne ha voluto moltissimo.” Rispose, mettendosi seduta. “E ve ne vuole ancora adesso. Vieni, ti faccio vedere una cosa.” Prese una felpa e si diresse verso la porta, per prendere la mano del piccolo e portarlo sul piccolo terrazzo a pozzo da cui si vedeva Parigi abbracciare la notte. “Sai, anche la mia mamma è volata via poco tempo fa. Mi manca mi manca spesso perché io le ho voluto davvero bene. E quando sento che mi manca troppo la cerco nelle stelle. Guarda le stelle, Gabriel.”
“La mia mamma è nelle stelle come la tua?” chiese Gabriel.
Rose, che si era chinata per avere il viso alla stessa altezza di quella del bambino, annuì.
“E lei ci vede?”
“Certo, sempre.”
Gabriel annuì, pensieroso. “Rosalie?”
“Sì, piccolo?”
“Tu rendi felice il mio papà. Sono sicuro che la mamma vede anche questo.”

“È di rigore l’abito da cerimonia.” Stava dicendo la professoressa McGranitt. “Il Ballo del Ceppo inizierà alle otto la sera di Natale per concludersi a mezzanotte, e …”
“Ma sta scherzando?!” domandò Robert.
“Niente affatto, signor Black! Dritto con le spalle, su.”
“E dobbiamo ballare?!”
“Che vuoi fare ad un ballo, Weasley?”
Robert tirò una gomitata al suo migliore amico, ridendo. “Tira fuori il bel vestitino di mamma, Freddie.”
“Non possiamo tutti essere principi nel sangue, vero, Robert Sirius?” rispose George, sorridendo.
Robert scosse la testa. “Buona, la scusa, ma non ballerò comunque.”
“Oh, non credo affatto, signor Black!” rispose la McGranitt. “Tu ballerai eccome. Tuo padre ed il tuo padrino lo avrebbero fatto.”
“Si, fantastico, allora dite ai miei di ballare al mio posto.”
Black!” sbraitò lei. “Ora imparerai a ballare. Forza, alzati.”
“A ballare con chi?” domandò, alzando gli occhi al cielo.
“Oh, qui è pieno di ragazze che muoiono dalla voglia di ballare con te. Quindi prenderemo quella che sta cercando di nascondersi: esatto, signorina Granger, proprio tu.”
Hermione chiuse gli occhi e imprecò. “Non …”
“Non hai modo di replicare. In piedi, anche tu Black.”
Dieci secondi dopo erano l’uno davanti all’altra, al centro della stanza, circondati da tutti i Grifondoro e da parecchi quadri curiosi.
“Black, mano destra sul fianco di lei.” Robert eseguì, mentre la McGranitt ordinava a Hermione di posare la mano sinistra sul suo petto e disse a entrambi di afferrarsi le mani. “Okay, ora, lentamente …”
E, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ballarono un valzer su delle note poco conosciute, guardandosi e sorridendosi, ignorando le ragazze che osservavano Robert come se fosse un buon piatto da buffet, ignorando gli sguardi vigili ma trionfanti di Harry, Ron, Fred e George, e ignorando il sorriso soddisfatto di Minerva McGranitt.

“Hai deciso cosa fare della tua vita, Hermione Granger?” domandò Robert, sedendosi davanti a lei in biblioteca.
“Avrò una casa graziosa e piena di libri.” Rispose lei, tenendo lo sguardo sul libro di Rune.
“Intendevo nell’immediato futuro.”
“Riguardo a che cosa?”
“Al Ballo del Ceppo.”  Rispose Robert, notando Krum che li osservava da lontano.
“E tu che c’entri?”
“Ti ho chiesto di venirci con me.”
“No, hai chiesto se nei nostri piccoli passi fosse compreso il Ballo del Ceppo.”
Robert alzò gli occhi al cielo. “Vuoi un invito scritto?”
Hermione scosse la testa. “Non ce n’è bisogno.”
“E che cosa faremo, allora?”
“Tu ti cercherai una dama, mentre io … io ho già ricevuto e accettato un invito.”
Robert fu immediatamente cacciato dalla biblioteca per il pugno che tirò al tavolo.

“Ecco a che ti serviva l’abito da cerimonia!” esclamò Martha.
Robert scosse la testa. “Non ci andrò, se non posso andarci con Hermione.”
Sirius gli tirò un coppino. “Robert, pulce, ricorda il discorso sul sipario che cala.”
Harry spalancò gli occhi. “Tu devi solo ballare. Io devo aprire le danze!!”
Martha rise, osservando il Lago Nero davanti a loro. “Sarà una cosa da raccontare ai vostri figli.”
“Merlino, Martha, solo Dorea avrebbe potuto dire una cosa simile.” La richiamò Sirius.
Martha scosse la testa, accarezzandosi la pancia. “Oh, sto diventando così apprensiva?”
“Ci sei vicina.” Le rispose il marito. “Qualche gene del buono e silenzioso Robert Redfort c’è ancora.”
“Non credetegli, ragazzi miei, Robert Redfort era buono solo con lui e James.”
“Perché mai?” chiese Harry.
“Perché li stimava.” Sospirò Martha.
Kayla, che era rimasta in silenzio a fissare il Lago, seduta esattamente al centro su quella panchina, guardò le quattro persone sedute accanto a lei, rendendosi conto di essere più che felice che quella fosse la sua famiglia.

Robert se ne stava seduto a fare colazione, in mezzo a Fred e George con aria assonnata, mentre scrutavano le ragazze sedute attorno a loro. “Si muovono sempre in gruppo.” Osservò Ron, seduto davanti a George. “Come si fa a prenderne una da sola?”
“Non si prendono da sole.” Rispose Robert. “Devi attaccare il gruppo intero.”
“Così se ti dice di no fai una bella figuraccia davanti al gruppo intero.”
“Merlino, Harry, più ottimismo!” lo richiamò Robert. “La tua dama sarà molto importante.”
“Non mi aiuti, Robert.” Sbuffò Harry, mentre Kayla si sedeva al loro tavolo.
“Buongiorno.” Disse la giovane Serpeverde. “Nei sotterranei non si fa altro che parlare del Ballo del Ceppo.” Sbuffò.
“Kayla!” si illuminò Robert. “Secondo te si può portare un consanguineo al Ballo del Ceppo?”
“Non tua sorella.” Rispose Kayla.
“Ehi, noi non siamo consanguinei!” Esclamò Harry.
“Questo è un colpo davvero basso!” si lamentò Robert. “E poi la madre di James era una Black, Harry, noi siamo consanguinei.”
Ron alzò le spalle. “Beh siete dei Black. Siete imparentati con quasi mezzo mondo magico.”
Kayla sorrise. “Anche questo è vero.”
Robert scosse la testa e si guardò attorno. “Quindi non posso invitare mia sorella? Che fregatura.”
“Tu no, ma io sì.”disse Fred. “Kayla Lily Black, che ne diresti di venire al Ballo del Ceppo con me?”
Prima che Robert potesse avere qualsiasi tipo di reazione, una chioma bionda più che conosciuta si avvicinò al tavolo dei Grifondoro. “Ehilà, Black!” disse Draco. “Che ne dici di venire al Ballo con me?”
Kayla si posò una mano sulla fronte, e, semplicemente, scoppiò a ridere.


Buonsalve personeeee. 
Prima che mi tiriate pomodori: so che avevo detto che avrei aggiornato di mercoledì o di giovedì, ma è stata una settimana davvero traumatica. In più, tra venti giorni parto (di nuovo) quindi devo anche portarmi avanti. Lol. 
A parte questo, vi devo un paio di spiegazioni: ho riletto quasi per caso il capitolo sette di questa storia, e avevo voglia di regalare a Martha e Sirius questo momento, come un feedback, un resoconto di diciotto anni insieme. 
Il nome Robert, invece, significa 'splendente di gloria', ma mi sono permessa di togliere la seconda parte per lasciare il significato del nome del giovane Black da 'splendente' a 'Sirio', così, per evidenziare il constrasto tra ciò che è stato (i nom di stelle e costellazioni dati a figli) e ciò che è e che sarà (nomi 'nuovi'). 
Okay, ora, come sempre passiamo ai ringraziamenti: ringrazio Never_Anna (ho pubblicato la storia su Aaron Johnson, tesoro, quella di cui ti ho parlato), la mia adorata Vicky aka Aranel aka cuore di panna aka vittoriaM20 (troppi nomi tesoro bello), Distretto_9_e_34, Nene_92 (Nene, aiuto: ho finito la seconda stagione di DW, trauma.
Rooooooose. Dottoreeeeeeee. Lo senti il mio cuore che si spezza?!), la mia dolce felpato8, Kicchan7, e dulcis in fundo redbullholic. Grazie davvero a tutti, anche a chi legge e rimane in silenzio, grazie davvero. 
By the way mi improvviso di nuovo pubblicitaria per ricordarvi la pagina facebook 
https://www.facebook.com/PSil-gufo-morde-%CF%9F-127745170733062/   e una nuova storia che ho pubblica su quel fregno di Aaron Johnson http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3396109 è una specie di mio esperimento quindi vi sarei davvero grata se passaste. 

Bene, credo di aver detto tutto. 
Tanto bene a tutti voi. 
Claude 
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