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Autore: Isabelle_Mavis    04/03/2016    1 recensioni
"Stava osservando le finestre, quando da una di queste, al secondo piano, le sembrò di vedere una figura che la guardava. Non riuscì a mettere bene a fuoco, ma notò il colore rosso attraverso il vetro. –Andiamo, signorina-. La invitò ad entrare l’uomo tenendo aperto il portone. la ragazza lo guardò e annuì, ma prima di avviarsi lanciò uno sguardo alla finestra: il bagliore rosso era scomparso. Con un brivido che le percorreva la schiena entrò nell’atrio. Con la chiusura del portone si lasciò alle spalle ogni via di fuga insieme al rumore della pioggia e del cigolio deprimente delle giostre."
Genere: Azione, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beyond Birthday, L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vivian sospirò pesantemente.                                                                                                                                                    

Era seduta sul letto, con la schiena al muro e un libro posato sulle gambe. Cercava di leggerlo da quasi un’ora senza risultati positivi. Era il volume di psicologia che aveva preso in prestito dalla biblioteca quasi una settimana prima. Era interessante, ma la sua concentrazione era da tutt’altra parte. Ogni singola cosa sembrava distrarla, facendola arrivare al punto di leggere perfino lo stesso rigo per tre volte senza rendersene conto. Inutile dire che una volta scoperto si era sentita davvero demoralizzata.

Alzò lo sguardo verso la finestra;  intravedeva il cortile e a malapena la strada, a causa della pioggia. Le gocce d’acqua si infrangevano sul vetro ritmicamente, creando un’atmosfera davvero rilassante. Ma Vivian non era in vena di rilassarsi. La prova inconfutabile era il povero libro abbandonato sulle ginocchia.

Quasi un’ora prima, quando le sue compagne l’avevano invitata ad unirsi a loro per divertirsi in gruppo nel salone centrale, lei aveva rifiutato l’offerta dicendo che aveva voglia di starsene buona in camera a leggere. La buona volontà iniziale c’era stata, ma purtroppo i suoi propositi si erano sbiaditi sempre più. Aveva notato gli sguardi sconsolati e rassegnati delle amiche: ci tenevano a interagire con lei, farla sentire in qualche modo a suo agio. Lei era lusingata da tali attenzioni, ma c’erano momenti in cui preferiva rimanere da sola. Come quella volta in biblioteca o come in quel momento. Tuttavia aveva trascorso una settimana piacevole, durante la quale aveva avuto modo di conoscere meglio le sue coinquiline e l’ambiente della Wammy’s House.

A quel pensiero quasi sussultò: era già passata una settimana? Era arrivata durante un lunedì mattina e ora era sabato pomeriggio. Se in un primo momento aveva cercato di non pensarci, ora per lei era inevitabile. Si era ripromessa di resistere, ma la sua mente si dirigeva in modo autonomo verso quel chiodo fisso: la scommessa.

Poteva inventare scuse, ma non poteva ingannare sé stessa. I ricordi del misterioso ragazzo dai capelli neri e gli occhi rossi le facevano visita ogni volta che abbassava la guardia. Dopo quel loro piccolo dialogo, che aveva dato il via alla sfida, non si erano più parlati. Vivian non sapeva se fosse una cosa positiva oppure no. Era capitato di incontrarsi nei corridoi o a mensa, però tutto quello che c’era stato tra loro si era limitato a sguardi significativi. Sembravano calamite. Lei aveva cercato di mostrarsi indifferente all’inizio, però il ragazzo si divertiva a stuzzicarla, sebbene da lontano. Non le erano sfuggiti i sorrisetti sghembi, come a volerle ricordare la fine sempre più vicina del tempo prestabilito da loro stessi per trovare la soluzione a quella scommessa. Sembrava semplice, ma non lo era per niente. Come accordato, non aveva chiesto aiuto a nessuno per scoprire il nome del ragazzo misterioso; ed era stata anche attenta a non insospettire le sue compagne: era già abbastanza confusa di suo e non voleva essere sommersa da domande . Alcune volte, durante le quali era tornata in biblioteca per vari motivi, aveva anche segretamente sperato di incontrarlo di nuovo; e invece la poltrona sulla quale ricordava averlo visto seduto era vuota. Si era data della sciocca: non avrebbe dovuto importale poi molto. Vivian  si ritrovò a pensare che quella sfida aveva un qualcosa di proibito, quasi come un segreto condiviso. Ormai erano complici.  Represse da subito il brivido che minacciava di passarle sulla schiena, simile alle piccole scariche elettriche avvertite durante il breve contatto con lo sconosciuto. Sapeva da cosa dipendevano: era il segnale che il suo lato affamato di mistero si stava risvegliando. Cercava di evitarlo, di opporsi, ma era inevitabile. Voleva scoprire il nome di quel ragazzo e vincere.

Aveva tentato inizialmente un approccio meno diretto, cercando di scoprire cose basilari come la sua età, la classe, la stanza. Da piccole informazioni poteva ricavarsi man mano quelle più grandi, si era detta. E invece ben presto si era arresa, dal momento che appariva impossibile. Erano passati i giorni. E ora si ritrovava a non avere uno straccio di niente il giorno prima della fine. Bella situazione, insomma.

Vivian sospirò di nuovo, questa volta allontanando definitivamente il libro e posandolo sul comodino. Si alzò dal letto stiracchiandosi. Non aveva senso rimanere chiusa in quella stanza a rimuginare, tanto valeva andare dalle altre, così almeno avrebbe socializzato un altro po’. Non voleva mollare del tutto, nonostante la demoralizzazione. Si riordinò le codine basse e passò le mani sui vestiti. Dopo uscì dalla camera, avviandosi lungo i corridoi, diretta al salone centrale. Aveva memorizzato abbastanza velocemente le postazioni, perciò ora le era facile muoversi a proprio piacimento.                            

Dopo poco tempo era arrivata. Entrò nel salone dei giochi e si guardò in giro. Era abbastanza grande da ospitare tutti i bambini se necessario. E quel giorno lo era, data la pioggia. Quello era l’unico posto in cui potevano svagare oltre al giardino.

–Vivian, siamo qui!- la chiamò una voce femminile. La ragazza si voltò e vide le sue tre compagne sedute su delle poltroncine intorno ad un piccolo tavolo, intente a concentrarsi su un gioco di società. C’erano anche due ragazzi con loro. Uno era biondo con gli occhi verdi e stava parlottando sottovoce con Wynter, ridacchiando ogni tanto. Vivian si scoprì curiosa di sapere se ci fosse del tenero fra loro. L’altro, con i capelli e gli occhi scuri, stava mescolando velocemente un mazzo di carte. La rossa si avvicinò a loro.

–Ehi, eccovi finalmente- li salutò. Cindy le fece posto al suo fianco un sorriso gentile. 

–Potremmo dire lo stesso: ci stavamo giusto chiedendo che fine avessi fatto!- ridacchiò Zoe,lanciando un paio di dadi sul tavolo. Uscirono 3 e 5. Fece 8 passi con la sua pedina. Capitò sopra una casella con una lente d’ingrandimento disegnata sopra. –Perfetto, ora posso indagare liberamente- mormorò tra sé. 

Vivian aggrottò le sopracciglia –che gioco è?- chiese non riconoscendolo. Il ragazzo dai capelli scuri le sorrise –lo chiamiamo “Arresta l’assassino”,  ma un mese fa era “Risolvi l’omicidio”- le rispose.  Notando la confusione della ragazza si affrettò a spiegarsi meglio.                                                                                     

–Non è un vero e proprio gioco. Cioè, lo era prima che lo modificassimo. Cambiamo sempre nome perché non riusciamo mai a trovarne uno che ci piaccia a pieno-. La ragazza annuì continuando a guardare il ragazzo sconosciuto. Lui se ne rese conto e arrossì un po’.                                                                                                                          

–Oh, io sono Y, ma è più semplice se mi chiami Yvan- si presentò.                                                                                        

–Io sono Vivian- disse di conseguenza. –Lo sappiamo- s’intromise l’altro ragazzo –credo che Roger sia stato abbastanza esplicito. Sii sincera: come ti sei sentita?-. Vivian posò i gomiti sul tavolo e il mento sui palmi delle mani per riflesso. –Sentita per cosa?-.

–Per averti presentata ad alta voce davanti a tutti-. La ragazza ci pensò sopra. Poteva essere sincera o sputare fuori la prima cosa che le fosse venuta in mente. In fondo non lo conosceva neanche.

–Onestamente è stato strano. Mi guardavano tutti. Però è la regola, no?- rispose infine. Il ragazzo biondo sorrise –Sì, più o meno. Ma almeno non ti sei messa a piangere. Ti giuro che è capitato qualche volta-. Wynter gli tirò una gomitata. –Erano dei bambini!- lo rimproverò.                                                         

Lui alzò le mani in segno di resa. –Sicura? sono certo che invece…- non riuscì a finire la frase perché Zoe saltò dalla sedia entusiasta. –Ce l’ho fatta, ho capito chi è l’assassino!-. Yvan le fece segno con una mano di continuare.                                                                                                                                                                                      

Zoe guardò Cindy –Mi dispiace ma ti ho scoperta. Sei in arresto, Cindy, per aver ucciso due vittime innocenti-. La bionda  sospirò, evidentemente delusa –Mi hai beccata, complimenti-.                                                     

Zoe si fece un piccolo applauso e si risedette, soddisfatta e sorridente.                                                                                                                               

–La prossima volta voglio fare io l’assassino: almeno è più divertente della complice sospetta- si lamentò Wynter, aiutando i compagni a conservare il gioco.                                                                                                            

–Vogliamo parlare del mio ruolo? Morto nel giro del primo minuto di gioco. Grazie Cindy, anche io ti considero una cara amica- commentò ironicamente il ragazzo biondo. Cindy alzò le spalle in segno di scuse, sebbene stesse sorridendo colpevole.                                                                                                                                              

Il ragazzo spostò lo sguardo su Vivian e si portò una mano alla fronte –che stupido, mi sono dimenticato di presentarmi. Sono X, comunque-.                                                                                                                                                      

La rossa non riuscì più a trattenersi –ma perché vi chiamate con delle lettere? Non era solo L che lo faceva?- chiese in cerca di risposte.

–Sì. È così. Solo L usa ufficialmente una lettera come nome. Noi lo imitiamo solamente- rispose Yvan. –E perché?- domandò nuovamente.

–Perché… bhè, è concesso solo ad alcuni di noi. I primi quattro della classifica, per l’esattezza- s’inserì Wynter, poggiandosi allo schienale e accavallando le gambe.

Vivian era sempre più confusa –classifica?-. Zoe annuì –sì, la valutazione serve a questo: a creare una classifica i cui primi quattro ragazzi vengono sottoposti a test di grado più avanzato in quanto possibili successori di L- la informò.

La rossa si morse il labbro inferiore, pensierosa. Allora era questo il metodo grazie al quale decidevano il successore di L. Roger doveva averglielo accennato durante il loro primo e ultimo incontro, ma lei non aveva fatto domande a riguardo. Non le era venuto in mente. Si rimproverò: doveva stare più attenta, certe informazioni erano essenziali.

Si rivolse ai suoi compagni –Ho capito. Perciò voi tre siete ai primi posti della classifica- dedusse –ma tu non hai un nome, X? Oltre alla lettera, intendo-.

Il ragazzo annuì, esibendo un sorrisetto furbo –Sì. Mi chiamo Xavior. Ma X è più interessante, non trovi?-.

Vivian rise per la sua espressione fintamente vanitosa, prima di tornare seria. C’era un’ultima cosa che le interessava.

–Chi è il quarto?-.

Yvan assottigliò lo sguardo –in realtà è al primo posto; poi ci siamo io, Xavior e Zoe- si avvicinò a Vivian, abbassando impercettibilmente la voce. –Si fa chiamare B-.
 
 

ANGOLO AUTRICE

Salve! Per primissima cosa, devo scusarmi per questa mia assenza prolungata (qualcosa come 6 mesi! Tranquilli, non mi hanno rapito gli alieni xD). Non so fino a che punto si possa perdonare una cosa del genere, ma devo provarci. Avrei dovuto prendere come pausa solo le vacanze estive e invece... mi ripetevo spesso di dover aggiornare, sentendomi anche in colpa, ma ero abbastanza impegnata con altro (scuola ecc.. D: ) e in più l'ispirazione era andata a farsi un bel giretto! T.T Qualche giorno fa mi sono riscossa e ho cominciato a scrivere questo nuovo capitolo (che tra l'altro è di passaggio, perché il pezzo grosso sarà il prossimo, dove accadranno molte cose... stop, altrimenti faccio spoiler xD). Questa sera ho trovato il tempo di passarlo al computer, perciò eccomi qui! Il mio proposito, buono in tutto e per tutto, è quello di riuscire a prendere un ritmo e farci l'abitudine. Spero di riuscirci :3 Preferisco non promettere niente, per non dovermi pentire e rimangiare tutto all'ultimo secondo, anche se cercherò di riprendermi e fare aggiornamenti più frequenti. Diciamo.. uno alla settimana, dovrebbe andare bene *-* Detto ciò, la smetto prima che il mio angolino sia più lungo del capitolo xD Volevo solo farvi notare che questo è un capitolo un po' più lungo degli altri e vorrei sapere se per voi è meglio così. Personalmente credo che sia il caso di allungarli ora che la storia diventa più seria, per evitare di creare capitoli corti e inutili ;) Ringrazio i lettori che hanno letto la mia storia fino ad ora e quelli che continueranno a farlo nonostante la mia sparizione :D un vostro parere, positivo o negativo, è sempre ben accetto: i consigli sono utili per migliorare! A questo punto, non posso fare altro che salutarvi nella speranza di risentirvi fra una settimana :) un saluto, la vostra Isa-chan :3

   
 
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