Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Jules_Weasley    05/03/2016    6 recensioni
Siamo nel Post Seconda Guerra Magica, qualche anno dopo la caduta di Voldemort: Hermione, tornata da un viaggio di qualche mese, bussa al negozio del vecchio Ollivander, con una richiesta molto strana. La sua vita non è come la vorrebbe e la guerra le ha fatto realizzare che ha una sola possibilità di essere felice, e non la vuole sprecare facendo quello che è opportuno o che ci si aspetta da lei. Ora, di nuovo in Inghilterra, decide di virare la rotta ed imparare a creare qualcosa con le proprie mani le farà riscoprire le piccole grandi gioie dell'esistenza. In tutto ciò dovrà anche fare i conti con una vita sentimentale... movimentata. Che fine ha fatto Ron? E quale sarà il ruolo di Fred nella sua vita? E quale sarà quello di Malfoy? Questa storia sarà una Fremione o una Dramione? O semplicemente la storia di una ragazza che cerca il suo posto nel mondo? Queste sono le domande, la risposta è la storia...
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Fred Weasley, Hermione Granger, Olivander | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao gente, mi scuso per il forte ritardo. Il capitolo mi ha fatta dannare per scriverlo, prometto che, se sarà in mio potere, cercherò di accorciare i tempi di pubblicazione. Buona Lettura!

Ah, se cercate chiarimenti, non è qui che li troverete.




CAPITOLO VENTIDUE – Scandal




Scandal - now you've left me there's no healing the wounds

Hey scandal - and all the world can make us out to be fools

They'll leave us bleeding, we'll say you cheapskates

Over and over and over

Today the headlines tomorrow hard times

And no one ever really knows the truth from the lies

And And in the end the story deeper must hide

Deeper and deeper and deeper inside

Scandal - Queen





La luce del giorno filtrava dalla persiana non del tutto chiusa. Hermione si svegliò con la lieve sensazione di disagio che si prova sapendo di aver dormito in un letto che non è il proprio.

Si stropicciò gli occhi e mise a fuoco la stanza che la circondava: comodino in legno di noce, mattonelle in cotto e rumori di clacson fuori dalla finestra. Di sicuro, non era l'appartamento di Fred a Diagon Alley. Non era neppure casa dei suoi genitori, però.

Alcuni flash della notte precedente tornarono a galla dai meandri della sua mente, mentre, ancora assonnata, si sollevava dal materasso e poggiava i piedi sulle mattonelle fredde. Niente pantofole sotto il letto, ovviamente – perché, come ormai aveva capito, quello era l'appartamento babbano di Draco Malfoy.

Si guardò intorno in cerca dei propri vestiti e li trovò abbandonati su una sedia accanto al letto. Si avvicinò per afferrarli e udì un rumore provenire dal piano di sotto. Si affacciò oltre lo stipite e sbirciò fuori: tutto troppo silenzioso perché Draco potesse essere lì.

Si affrettò a rivestirsi e a scendere, sentendo un certo languorino. Anche quelle scale non erano famigliari, dato il mancato scricchiolio dei gradini; era abituata a quelle di Diagon Alley – più vecchiotte e lignee – e non al marmo lucido e bianco dove muoveva ora i propri passi.

Aveva già visto il posto, prima di quella notte, ma continuava a stupirla che Draco ne fosse il proprietario. Avrebbe potuto essere un qualsiasi appartamento babbano di un qualsiasi ragazzo babbano, abitante della Londra babbana. Invece era casa di un mago proveniente da una famiglia di Purosangue anti-babbani e accaniti fan di un Mezzosangue esaltato.

Benché il fuoco scoppiettasse nel camino, il salone era vuoto; come lo era la cucina. Eppure era certa di aver sentito un rumore.

"Draco..." chiamò. Nessuna risposta.

Se non era di sopra nè lì, doveva essere uscito di casa, si disse. Poi sentì un rumore provenire dabbasso, qualcosa che si frantumava, come... un'ampolla. Ora sapeva dove trovarlo: rinchiuso nel suo piccolo mondo da pozionista, ecco dove.

Scese le scale fino a trovarsi davanti una porta socchiusa, segno evidente che qualsiasi cosa stesse facendo non era un segreto di Stato, e quindi non si sentì in dovere di bussare. Entrò in punta di piedi, senza proferire parola, per non disturbare quella che aveva tutta l'aria di essere una complessa operazione per distillare qualcosa. Malfoy era chino sul tavolo da lavoro e sembrava completamente fuori dal mondo. Si avvicinò incuriosita; del resto aveva sempre trovato che Pozioni fosse una materia interessante.

Non appena ebbe finito di travasare un liquido trasparente in un Becco Bunzen, Draco si voltò e si accorse finalmente della sua presenza.

"Ci sono dei vetri a terra" l'avvertì con calma. Curioso modo per dare il buongiorno a qualcuno. Hermione guardò le schegge di vetro infranto sotto i propri piedi – non si era neppure accorta di averle calpestate.

"Ci sono perché non li hai ripuliti" replicò con puntiglio - ecco spiegato il rumore di qualche istante prima. "Evanesco" mormorò, bacchetta alla mano.

Tra di loro aleggiava un certo imbarazzo, Hermione poteva percepirlo chiaramente, anche se non ne comprendeva appieno il motivo. Era da parte di Draco, più che altro. Qualcosa lo metteva a disagio, era evidente. La mascella era serrata e i muscoli tesi. Non aveva una posa rilassata.

"Non sembra tu abbia dormito molto" osservò Hermione, scorgendo le pesanti occhiaie che cerchiavano gli occhi grigi del ragazzo. "Hai davvero una brutta cera" disse con un sorrisetto.

"Non si può dire lo stesso di te" ribattè lui. "Ti trovo in ottima forma". Hermione inarcò un sopracciglio, stupita da quel repentino cambio di tono.

"Che fai Malfoy, sfotti?" domandò, avvicinandosi.

"Niente affatto" replicò ghignando, "anche se sei piuttosto pallida, Granger". Sorrise e scosse la testa, notando l'uso del cognome in risposta al proprio "Malfoy". Certe volte le loro conversazioni avevano un chè di infantile.

"Che roba è?" domandò, sbirciando la parte di liquido che sobolliva ancora nel calderone.

"Dimmelo tu, signorina Granger" la celiò, beccandosi un'occhiataccia. Ora non sembrava più imbarazzato, ma divertito. Hermione si sporse un po' per osservarlo meglio.

"Distillato di Morte Vivente" decretò stupita.

"Dieci punti a Schifondoro!" esclamò con una punta di – neanche troppo velato – disprezzo.

"Taci, serpe" lo rimbeccò. "Avevi qualche dubbio che non lo riconoscessi?" chiese con aria di sfida.

"Figurati! So che sei sempre stata una secchiona, Granger. Come avresti potuto sbagliarti? Tu sai fare tutto, no?" Ora la stava decisamente prendendo in giro.

"In linea di massima sì" rispose tentando di imitare il tono altezzoso di Draco. "A cosa ti serve?" disse posando lo sguardo sul Distillato di Morte Vivente. "Vuoi farti credere morto?" domandò.

"No, ovviamente. Come sicuramente ricorderai" disse con aria di sfida, "questa, se presa nel giusto quantitativo, è una semplice ma efficacissima pozione soporifera".

Hermione stava per domandare cosa esattamente l'avesse tenuto sveglio, ma lo stomaco scelse quel momento per mettersi a brontolare. Malfoy scoppiò a ridere di gusto, e lei dovette trattenersi per non seguirlo.

"C'è poco da ridere, la colpa è tua" lo rimbrottò. "Al mio risveglio non ho neppure trovato la colazione! Non sei affatto premuroso!" si lagnò, ottenendo solo di farlo sghignazzare ancora di più.

"Touché" ammise lui, abbandonando definitivamente l'ampolla sul tavolo. "Non so cucinare e la mia dispensa è vergognosamente vuota, ma posso portarti a colazione fuori. Sono le otto e trentasette". Colazione. Lo stomaco di Hermione brontolò di nuovo, in segno di approvazione. Poi qualcosa nelle parole di Draco la ridestò dal fantasticare su cornetti alla marmellata e Succo di Zucca.

"Come hai detto, scusa?" gracchiò.

"Posso portarti fuori" ripetè, sollevando un sopracciglio, un po' stupito da quel tono allarmato. "Tra l'altro, vorrei parlarti" iniziò. "Mi dispiace se prima sono stato freddo. Stanotte, io ho..." Ma la ragazza non lo stava ascoltando.

"No, no, no" fece Hermione, uscendo di corsa dal laboratorio per risalire. Draco la seguì sbalordito.

"Granger, ti senti bene?" domandò guardandola correre a destra e manca per agguantare la borsa abbandonata sul divano e il cappotto lasciato su una sedia in soggiorno. Sembrava in preda alla follia. "Granger!" strillò. Hermione sembrò accorgersi della sua esistenza. "Che stai facendo?"

"Cerco la sciarpa" rispose guardandosi intorno. Alla fine ci rinunciò e ricorse alla magia. "Accio sciarpa" sussurrò. Una sciarpa, il cui colore rosso disturbò visibilmente Draco, sfrecciò nelle mani della Granger.

"Oh Salazar, ci manca solo uno stemma di Grifondoro..." biascicò il ragazzo, strappandole una risatina. "Hai anche una foto di Potter con dedica? Posso sapere che diamine stai facendo?"

"Ti libero della mia presenza" annunciò con tono fintamente solenne.

"Ma io non voglio essere liberato..." replicò Draco, rotenando gli occhi. "Davvero, mi dispiace per prima. Vorrei parlare di quello che è successo, Hermione".

"Ti spiace se rimandiamo? Devo andare!" ripetè.

"Dove, si può sapere?" chiese spazientito.

"Malfoy, sei proprio un nullafacente!" sbottò lei. "Vado al negozio, ecco dove". Draco mise su un'espressione a metà tra il dispiaciuto e il compassionevole, per poi ritrovare il suo abituale ghigno alla Malfoy.

"Oh - che sbadato - voi poveri avete bisogno di lavorare!" esclamò, sarcastico. Si battè un palmo sulla fronte, come si fosse ricordato solo allora quel piccolo, insignificante particolare.

Hermione gli lanciò un'occhiata di fuoco - accompagnata da un insulto poco elegante - appena prima di sparire risucchiata in un vortice oscuro.




Si Smaterializzò direttamente davanti alla bottega di Ollivander. Improvvisamente l'aver passato la notte fuori casa le parve una pessima idea, una pazzia.

L'aspetto antico e l'insegna in oro malandata le infusero un senso di sicurezza, di protezione; lo scampanellio invase il negozio quando spalancò la porta per entrare. Il proprietario era già lì, chino su quella che aveva l'aspetto di corda di cuore di drago – probabilmente stava selezionando i pezzi migliori, come faceva sempre.

"Buongiorno" disse Hermione cordiale.

"Sei in ritardo di nove minuti" rispose lui. "Ti informo che abbiamo circa una decina di bacchette che attendono di essere revisionate; e che ho deciso che a breve inizierai a fabbricarne di tue" disse, rapido e coinciso. Si era scervellato, ma alla fine aveva concluso che non c'era un modo per darle la notizia senza farla sentire sotto pressione. Così aveva deciso di farlo a bruciapelo e togliersi il pensiero. Hermione, che si stava spogliando di sciarpa e cappotto, si bloccò davanti all'attaccapanni. Di sicuro lui glielo stava dicendo in anticipo affinché si preparasse psicologicamente, ma Hermione non era certa di riuscire nell'impresa.

"Sul serio?" chiese, incredula.

"Perché fai sempre le stesse domande, ragazza mia?" sbuffò il vecchio, alzando i suoi occhi argentei, a volte leggermente intimidatori. Sembrava seccato.

"M-ma io non sono pronta" farfugliò. "Non credo di potercela fare, signore" disse, l'espressione palesemente terrorizzata. Ollivander interruppe momentaneamente il lavoro e si prese un momento per risponderle.

"Riformulo: proverai a fabbricare bacchette, anche se sicuramente da principio fallirai, non ho dubbi in proposito".

Hermione, stranamente, si sentì un po' rincuorata a quelle parole; non avrebbe sopportato di mostrare errori grossolani al pubblico, anche se con Ollivander era inevitabile. Lui era il suo mentore – ed era giusto che segnalasse e correggesse gli sbagli dell'apprendista.

"Con revisioni e riparazioni te la cavi egregiamente" riprese l'uomo, "quindi perché non tentare? Credevo di metterci molto più tempo ad insegnarti il mestiere. Invece, pare proprio che tu sia portata..." disse in tono burbero, come se gli scocciasse sempre doverlo ammettere davanti a lei.

Ormai aveva capito che l'abitudine di Hermione di studiare meticolosamente qualsiasi cosa nascondeva una profonda insicurezza, perciò si sentiva in dovere di rassicurarla sul fatto che un eventuale fallimento non sarebbe stato una catastrofe – perlomeno era quel che Garrick sperava. L'immagine di un bambinetto cresciuto in mezzo a legni e nuclei si affacciò alla sua mente, ricordandogli le prime volte in cui aveva tentato di fabbricare una bacchetta.

Hermione sorrise e e si mise al lavoro: le bacchette da revisionare – Ollivander si occupava esclusivamente della fabbricazione quel giorno – l'avrebbero impegnata parecchio. Ma lei non chiedeva altro che distrarsi dal pensiero della propria – disastrosa – vita privata.

Da quando erano in due, la bottega era in grado di sbrigare il lavoro molto più in fretta. Le ore lì con il vecchio burbero erano decisamente le più liete, per lei. Ciliegio, betulla, carpine, abete...

Le bacchette si susseguivano ed Hermione era sempre più soddisfatta dei risultati ottenuti. Ogni volta in cui le riconsegnava alla strega o al mago che veniva a ritirarle e questi si mostrava ammirato dal lavoro, il petto le si gonfiava d'orgoglio. Chi l'avrebbe mai detto che – dopo aver pensato di essere pazza – l'unico elemento stabile della sua vita sarebbe diventato proprio lavorare come apprendista di Ollivander? Non aveva certezze, a parte quella.

I pensieri negativi se ne stavano acquattati nella mente e, sebbene cercasse di relegarli negli anfratti più remoti, non sempre vi riusciva. A casa non l'aspettava altro se non il mutismo e l'ostilità di uno dei più grandi umoristi che avesse mai conosciuto.

Per tutto il giorno aveva tenuto il telefono spento ed era stata irrintracciabile; gli unici contatti umani – non contando Ollivander – erano stati i clienti che passavano dalla bottega. Alle sette di sera, come sempre, salutò l'uomo e uscì in strada.

Una folata di vento gelidò le sferzò il volto e, appoggiato ad un lampione davanti a lei, vide Draco Malfoy.

"Ciao" la salutò. "Ti stavo aspettando". Sollevò un sopracciglio al tono spento di lui. Da quando lo conosceva, l'aveva sentito gelido, irritante, strascicato, triste, persino gentile – ma mai spento.

"Ciao" replicò. "Qualche problema?" chiese.

"Oh, più di uno" rispose criptico. "Tanto per iniziare stamattina non mi hai fatto parlare" la rimbrottò.

"Ero in ritardo" si giustificò.

"Comunque non sono qui per stanotte" disse. "Cioè, c'entra, ma mi piacerebbe tanto che non c'entrasse". Si stava incartando nelle sue stesse parole.

"Non ho capito niente".

"Oggi è mercoledì, Granger". Hermione aggrottò le sopracciglia, seriamente preoccupata per la salute mentale del ragazzo.

"Il tuo discorso è sconnesso" osservò. "E io continuo a non capire".

Draco mise su una strana espressione; tirò fuori il braccio sinistro, fino ad allora nascosto dietro alla schiena, e le porse il Settimanale delle Streghe. Mercoledì – ma certo! - il giorno di pubblicazione di quella rivista.

"Oh, no!" esclamò, presagendo guai. "Non di nuovo". Draco sospirò, aspettando la sfuriata – peraltro giustificata – della ragazza.

"Sono venuto a dirtelo io, perché non volevo lo sapessi da qualcun altro". A quel punto la ragazza si affrettò a scorrere le pagine del settimanale, finchè non trovò quello che cercava. Ora sì che era seriamente preoccupata.

"COSA?" strillò, facendo voltare qualche passante ancora in giro.

"Granger, abbassa la voce!" fece Malfoy con circospezione. "Direi che abbiamo dato scandalo abbastanza, per oggi". Hermione lo invidiò: sembrava che la situazione non lo riguardasse più di tanto. Era tranquillo; si vedeva che l'unica cosa che lo preoccupava era la sua reazione, non l'articolo in sè.

La strega abbassò nuovamene gli occhi sull'articolo; era di uno squallore pazzesco: foto di lei che si introduceva in casa di Draco. Lei che lo abbracciava, ancora sulla porta, ed entrava. Beh, se lui non era preoccupato, Hermione lo era eccome: quell'articolo era scandaloso, semplicemente scandaloso.

"Ti consiglio di non leggerlo" fece Draco. "E' piuttosto esplicito". Hermione lo guardò, decisa a seguire il consiglio, e rimise il giornale nelle mani di Draco.

"Come hanno fatto a trovare casa tua?" Lui scrollò le spalle, ignaro.

"Non ne ho idea".

"E ora?" chiese.

"Mi seccherà comprarne un'altra".

"Draco..." Hermione si fermò in mezzo alla strada e lo guardò, seria.

"Mh?" Era di fronte a lei, in attesa.

"Credo che dovremmo... " esordì.

"Cosa?"

"Ecco, non so... magari rallentare un po' questa situazione. Sono usciti tre articoli in poco tempo" gli fece notare Hermione, angosciata. "Nella mia breve esistenza ne ho avuto abbastanza di riflettori, non me ne servono altri..."

"Non puoi dire sul serio!" Il biondo perse per un attimo la sua abituale compostezza. La strega distolse lo sguardo davanti a quegli occhi grigi svuotati e si sentì colpevole.

Tu... tu sai come mi sento, cosa provo..." mormorò, riprendendo a camminare a passo lento. "Te l'ho detto ieri notte... e non mi è costato poco".

"Lo so" mormorò.

"L'ho fatto" continuò, "perché credevo ne valesse la pena... che servisse a qualcosa". Il senso di colpa si riaffacciò prepotente e ingiustificato. Quel rapporto complicato le portava solo problemi e le gettava fango e illazioni addosso, ma non voleva ferire quel ragazzo biondo, in quel momento così inerme di fronte a lei.

"Hai ragione" mormorò, la voce atona. Equivaleva più che altro ad un 'Ci rinuncio, hai vinto'. Gli sorrise, rassicurante.

"Allora prometti di impegnarti per far funzionare questa cosa?" domandò. "Non posso farlo da solo" aggiunse. Hermione si sciolse davanti all'espressione che Malfoy aveva messo su – così diversa dall'abituale maschera di indifferenza che mostrava alla maggioranza delle persone.

"Prometto".

Draco si avvicinò, insicuro, e l'abbracciò senza parlare. Hermione vide, da sopra la spalla del ragazzo, qualcuno che li osservava in fondo alla strada – e che molto probabilmente li avrebbe fotografati; non se ne curò e ricambiò l'abbraccio. Arrivati a quel punto, non aveva più senso recriminare. Una promessa è una promessa, e lei l'avrebbe mantenuta.




Quella sera rientrò a casa verso le dieci, convinta che Fred fosse fuori con Sally. Lei e Draco avevano parlato a lungo. "Facciamo due passi" le aveva detto. "Così ti tranquillizzi". Grazie a lui, Hermione si sentiva più serena, anche se continuava a sperare, invano, che nessuno dei suoi amici le chiedesse conto di quell'articolo, perché sarebbe stato davvero imbarazzante.

Appese sciarpa e cappotto all'ingresso e si avviò in cucina, intenzionata a mangiare qualcosa di dolce per risollevarsi il morale – al momento a terra. Si chiese come aveva fatto a passare da una vita sentimentale inesistente a quel groviglio complicato in cui si trovava.

Appena sulla soglia si rese conto di non essere sola: Fred era lì davanti a lei, intento a mangiucchiare caramelle Tuttigusti + 1 innaffiate da un boccale di Burrobirra e qualche bicchiere di Firewhiskey. Affondava le dita nella scatola e ne pescava alcune a casaccio, senza curarsi del gusto cerume che avrebbe potuto capitargli. Era una vista decisamente curiosa. Le sarebbe venuto da ridere se non avesse posato su di lei il suo sguardo funereo.

Certo che se la parte allegra dell'appartamento è ridotta in quello stato, la casa è in buone mani!, pensò.



"Accomodati!" mormorò facendole posto. "Sei venuta a dirmi che ti trasferisci da Malfoy?" le chiese con tutta calma. Hermione strabuzzò gli occhi.

"No" rispose piccata. "Ma come ti viene in mente?" domandò, prima di vedere il Settimanale delle Streghe aperto sul tavolo ligneo. Rivide la pagina dell'articolo su lei e Draco. Si ripromise di scrivere una lettera a quella rivista e di intentare una causa per danni morali contro Samantha Kaney e tutto lo staff.

"Ho solo visto le foto" affermò, distogliendo lo sguardo da quella porcheria. "Perciò non so cosa ci sia scritto".

"Come mai?" chiese lui, senza reale interesse – come se non credesse a una parola. Continuava a pescare caramelle dal pacchetto; non la stava neppure guardando in faccia.

"Draco me l'ha vivamente sconsigliato". Risposta errata: nominare Malfoy chiamandolo per nome era certamente un rischio. Fred mise su un'aria quasi schifata da quello che aveva detto.

"Oh beh! Allora hai fatto bene. Come non dare retta a Draco?" sputò con disprezzo. Hermione pensò che fosse veramente un brutto spettacolo, lei e Fred che litigavano così. Rivide se stessa, i primi giorni che aveva passato in quella casa; le sembrava tutto così lontano.

"Non mi interessa ciò che dice Samantha Kaney" sbottò esasperata da quei continui attacchi. Quelle foto erano così sbagliate, sbattute su un giornale; ed era sbagliato che Fred le vedesse e che se ne risentisse; come era sbagliato che lei si sentisse colpevole. Improvvisamente le balenò in testa l'assurdo pensiero di rinchiudersi in negozio a fabbricare bacchette, senza più uscirne. Forse avrebbe potuto vivere nel retrobottega e non tornare a casa.

"Non puoi stare con lui!" Si riscosse da quell'immagine ridicola, chiedendosi quando era diventata così vigliacca.

"Oh, da quando ti interessi alla mia vita, Fred? Per tua informazione, nessuno mi ha mai detto cosa posso e non posso fare. Esco con chi mi pare!"

"Io non direi che siete 'usciti' ieri notte..." fece lui, caustico. Alludeva alle foto che la ritraevano sulla porta di casa Malfoy. Ne avevano scattata una in cui si vedeva chiaramente il suo ingresso. "Avete fatto altro".

"Non mi importa cosa pensano i giornali" gracchiò – era come un disco rotto.

"E non ti interessa nemmeno quello che penso io?" domandò esasperato, guardandola dritto negli occhi. Hermione non rispose e lui dovette interpretarlo come un assenso.

"Benissimo!" e sbattè il boccale sul tavolo. "Vado a dormire" dichiarò risentito, "ma prima devi sapere che su quello schifo di articolo c'è scritto che ti scopi Malfoy!"

"Oh, Godric!" strillò lei. "Non ti permettere, Fred Weasley! Quando sei tornato ti ho trovato a limonare con Sally, fuori da casa nostra!" gli rinfacciò.

A quel punto Fred non ci vide più, pensando al flash-back di Malfoy con la mano poggiata su quella di lei al ristorante – come se lui non esistesse.

"Casa mia, vorrai dire" replicò in tono fermo e con uno sguardo glaciale.

Hermione pensò che il mondo si fosse rovesciato: Draco Malfoy era diventato sensibile e Fred Weasley parlava come come un robot senza sentimenti.

"Scusa?!" fece lei, disposta a sorvolare se avesse ritrattato all'istante.

"Hai sentito!" aveva la voce un poco più incerta, ma scandiva le parole per farle capire, per far sì che le entrassero in testa, per farle male.

"Già" mormorò tristemente,"ho sentito".

Ma Fred era già su per le scale, diretto alla propria camera; e forse le cose sarebbero andate diversamente se avesse visto i grossi lucciconi che, non appena fu salito, caddero dagli occhi di Hermione.

Quella notte non dormì bene. Anzi, dormì malissimo. A dire il vero, non dormì affatto. Rivedeva nella propria testa la scena e soprattutto riascoltava attentamente il tono della voce di Fred. Casa sua. Come dargli torto? Quella era a tutti gli effetti casa di Fred; Hermione era solo una coinquilina di passaggio: poteva essere sostituita in ogni momento.






ANGOLO AUTRICE


Ri-ciao gente, volevo solo dire che so che il capitolo è più corto degli ultimi. In effetti era previsto fosse più lungo, ma tanto non sarebbe stato comunque un capitolo chiarificatore (immaginatemi la mia faccia malvagia). In compenso, tenterò con tutta me stessa di pubblicare il prossimo entro una settimana, se vi può interessare.

Non siate arrabbiate con Fred per come ha risposto a Hermione, bisogna anche capirlo, poverino. Hermione ha passato la notte con Draco e lui se l'è visto sbattere in faccia su un giornale. È stato un po' acido, lo so.

Draco all'inizio era un po' imbarazzato, perché non ve lo posso dire – si presume sia qualcosa che ha detto o fatto e che noi, cioè voi, non sapete, giusto? – e anche lui è stato un po' scorbutico, però si è ripreso. Nel prossimo capitolo, secondo i miei calcoli, George andrà all'attacco per scoprire se le sue teorie su Fred sono fondate.

La situazione – come avrete notato – anzichè migliorare, pare ingarbugliarsi. Forse io so qualcosa che non sapete, un pezzo del puzzle che vi manca, bah.

Scappo, un bacio a tutti :*


Jules



p.s. Scusa La_Marta se ho scritto 'scopare', non succederà più, ma ci stava.

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Jules_Weasley