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Autore: ThrasherArtist    06/03/2016    2 recensioni
In un mondo futuristico le persone vedono solo in bianco e nero fino a quando non si innamorano. Castiel ha dodici anni e lui è un ragazzo con i sogni del mondo passato, il mondo reale, il mondo al di là della barriera. Si chiede un sacco di cose e si chiede come sono i colori. I suoi genitori sono severi e lui non si rende conto che c'è un intero universo là fuori: l'unica cosa che vede tutti i giorni è la sua città perfetta e i treni che volano via. E poi c'è Dean: un ragazzo misterioso che ribalta l'intera visione del mondo di Castiel mostrandogli il mondo:i boschi, gli animali, la morte e la felicità. Due bambini che crescono insieme e non insieme, simili ma diversi.
Genere: Angst, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Capitolo 2.

Oh, the quiet silences defines our misery
The riot inside keeps trying to visit me
No matter how we try, it's too much history
Too many bad notes playing in our symphony

30 Seconds To Mars - Hurricane

 

Dean

La mattina non è mai stata una bella parte della giornata . Non almeno dopo la morte di Mary. C’è stato sempre un prima e un dopo. Sammy è stato più fortunato a non aver mai saputo la premura di una mano materna che mette i biscotti sul tavolo e accarezza i propri figli. Non che si possa chiamare fortuna ma aver saputo il prima sarebbe stato fottutamente doloroso. I ricordi di Dean sono da sempre intrusi da quel velo di tristezza, inspiegabile, che si nascondeva in fondo agli occhi, agli angoli del sorriso, dietro le ciocche dei capelli ribelli. La sua paura più grande era dimenticare: il tempo era insofferente e senza pietà. Quando lui era più piccolo ricordare gli sembrava naturale. Come sua madre, Dean era un vedente; la sua memoria era in possesso di un’immagine nitida dei capelli biondi di sua madre, delle guance rosse di Sam, del colore del fuoco nel camino. E le risate mattutine… Anche loro erano di un colore rosa tenue, con dei barlumi di rosso, piene di calore familiare. 

Da quando Mary non c’era più la vista di Dean si è oscurata, ogni colore perse la luce: ci furono solo le ombre della chiarezza bambinesca. Guardando un albero, egli poteva ricordare che le sue foglie sono verdi e il cielo è blu, ma non lo vedeva davvero. Il sentimento della dualità delle cose a volte lo faceva impazzire. John, per quanto volesse bene ai propri figli, non poteva aiutarlo: il dolore l’aveva spiazzato. Dal ragazzo allegro che è riuscito a conquistare Mary non è rimasto nulla che un eco. Dean sapeva benissimo che il padre cercava di evitarlo perché il figlio gli ricordava troppo la moglie defunta; nelle vecchie foto uno era la copia dell’altro. Sammy era diverso, era libero da ricordi ma ciò non gli ha risparmiato l’atmosfera pesante che si è impadronita della famiglia Winchester. Dean ora aveva dodici anni, Sam otto. Essendo l’età minima per i bambini per poter trasferirsi a studiare in città, Sam ne approfittò. Per essere così piccolo la sua determinazione quasi adulta spaventava Dean che lo avrebbe sempre visto come un accumulo di copertine tra le braccia di mamma. L’addio non sarebbe stato straziante siccome la barriera era solo a mezzora di macchina e si sarebbero visti nei fine settimana ma il fratello maggiore era spaventato da morire dalla possibile mancanza. Da quando aveva memoria Sam è sempre stato in casa, è stato Sam uno dei motivi per cui Dean ha deciso di studiare a casa. Era la mattina della partenza e le valigie erano pronte, messe fuori dalla porta in attesa. Per una volta anche Sam sembrava spaventato di andare via. Lui e Dean si erano seduti insieme sui loro letti, uno affianco all’altro. Era primavera e il bosco fuori dalla linea protettiva del cortile risplendeva.

“Di che colore è il bosco oggi, Dean?”

“É verde, Sammy.”

“Com’è il verde?”

“É fresco… Inizio a dimenticarmelo. I miei occhi sono verdi. E il prato è verde. Il cielo è invece blu. Mi ricordo bene solo il blu.”

“Grazie, Dean.”

Una conversazione che avveniva quasi ogni giorno, all’ora del tramonto e all’alba, quando nevicava e quando pioveva. Sam era l’unico che osava chiedere al fratello come sono i colori. Veniva considerata maleducazione. Soprattutto nei casi di coloro che hanno perso la vista. Non che Dean avesse tanti amici che potrebbero turbarlo con questioni simili. Nel bosco tutte le case erano distanti.

Solo l’idea di Sam da solo, in città faceva rabbrividire Dean. Come la maggior parte dei cacciatori egli non amava la gente della città. Non si trattava della differenza di classe o di ricchezza. Il posto dei Winchester era nei boschi da sempre. I Winchester nascevano e morivano lì e le loro tombe si coprivano di muschio verde per poi scomparire in mezzo agli alberi. Nessun Winchester è mai vissuto in città e Sam sarebbe stato probabilmente il primo a volerlo fare di propria volontà. Se Dean non amasse così tanto il proprio fratellino, lo avrebbe considerato un tradimento. John non lo avrebbe mai dato a vedere ma qualcosa nei suoi occhi si è spento ulteriormente dopo il litigio con il figlio minore durante il quale quest’ultimo ha dichiarato il suo desiderio di unirsi alla gente della città. É successo pochi mesi fa.

“Ci vedono come degli animali, Sam! Come degli estranei, quando siamo fatti della stessa stoffa, stesso sangue. Non capisco cosa ti spinga a lasciarci” - sputò fuori il padre.

Dean è stato in silenzio sul davanzale per tutto il tempo della lite. Con Sam se ne sarebbe andato l’ultimo ricordo vero che lui aveva della loro madre. Era risaputo che era il figlio maggiore a somigliare maggiormente a Mary ma Dean sapeva captare delle scintille del DNA materno negli angoli del sorriso di Sammy, nel modo di fare le smorfie, al lato degli zigomi. Sarebbe come perdere qualcuno un’altra volta, metaforicamente parlando. Crescendo in città egli si sarà indottrinato; niente lo spingerà a voler tornare alla vita nei boschi.

La vita che non era poi così fuori dal comune. L’esistenza dentro la città era una bella bugia; la vita al di fuori della barriera era la verità. È l’unico insegnamento che John Winchester ha potuto offrire ai suoi figli e per Dean questa sentenza è diventata una mantra, l’unica cosa che contava. Egli ha studiato storia e sapeva il perché la società è così. È stato in città e ha visto i grattacieli. Ma i cittadini non sapevano dei rumori nella notte, non sapevano com’è facile morire. Inoltre il bosco non era così selvaggio. Anche loro avevano i negozi, i bar, le strade. La casa dei Winchester era grande e aveva un giardino esteso dove i fratelli spendevano la maggior parte del tempo. Come tutte le case, per legge anch’essa era circondata da quel odioso filo elettrico che serviva per “proteggerli” dal bosco notturno. Dean lo odiava come tutti gli altri. I cacciatori erano i resti di un mondo colorato dove il destino apparteneva alle persone e non ad una funzione scientifica dell’organismo e non al confine di una recinzione.

“Sammy, i grattacieli sono una bugia e tu lo sai! “

I fratelli erano ormai in macchina che volava lungo la costa verso l’entrata dentro la barriera. Era una bella giornata e il sole era in alto. L’acqua risplendeva di un grigio più chiaro del solito: non mancava tanto all’estate. Le labbra di John erano strette in una linea sottile. Dean non ha mai somigliato al padre così tanto come in questo momento: le braccia di entrambi erano incrociate in una posizione di offesa.

“So bene cosa ci ha insegnato papà, Dean! Ma io voglio viverli! E non solo su Internet. Io ti voglio bene ma voglio conoscere gli altri bambini come me…”

“Quindi io non sono abbastanza intelligente per te.”

“Tu sei mio fratello, è diverso” - Sam era ormai esasperato. Era davvero più intelligente della media e la vita nei boschi lo angosciava. L’internet non doveva diventare l’unica fonte dell’amicizia che poteva avere. Papà e Dean erano così diversi da lui; credevano davvero nella causa “gente del bosco vs gente della città” ma Sam lo trovava stupido. Tutta l’aria da cospirazione non faceva per lui.

L’autopilota con la voce gentile ha avvisato che al cancello mancano cinque minuti. John finalmente ha deciso di proferire la parola: “Dean, saluta il tuo fratello al cancello; ti lascio in città così prendi le cose che ti servono per lo studio al negozio, non voglio perdere tempo e stare qui un minuto di più. Nel mentre io porto a sistemare Sam poi prendo te”. I ragazzi si scambiarono uno sguardo di tregua: non si sarebbero visti per un altro mese.

Quando il momento di salutarsi è arrivato tutti e due hanno finta di niente, solo Sam ha stretto il fratello maggiore con più forza del solito e Dean si è staccato dell’abbraccio prima del solito.

“Ciao, stronzetto”.

Sam come risposta sorrise e salì in macchina. La portiera si è chiusa e Dean è rimasto da solo in mezzo al marciapiede. Doveva comprare un nuovo e-reader ed era contento di non dover venire fino alla scuola; gli ricordava quando quattro anni fa anche lui avrebbe voluto venire a studiare qua. Non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso, è diventato un argomento tabù nella sua testa. Ma Sammy aveva solo quattro anni allora e da solo con John, cupo com’era, sarebbe cresciuto un bambino paranoico e lunatico.

Scollandosi i pensieri grigi il ragazzo si è fatto assorbire dal paesaggio urbano. Le vie erano ancora luminose come quando le vide per la prima volta, gli alberi erano cresciuti ma non sarebbero mai diventati alti come nel cuore della foresta: là gli alberi erano centenari non come questi, curati ogni primavera. Per le strade non si vedeva molta gente; i ragazzi erano ancora a scuola, anche se per poco, e gli adulti probabilmente al lavoro.  Dean non conosceva molte le professioni della città. C’era l’ingegnere meccanico, poi il supervisore delle casse automatiche nei negozi. Sammy voleva studiare la legge universale. Finito il college tra dieci anni sarebbe diventato un avvocato. Chissà cosa facevano gli avvocati? Oltre la barriera queste professioni non c’erano.

Senza accorgersene Dean era finito su una stradina che portava verso le spiagge, evidentemente si era perso. Doveva dirigersi verso il centro invece ha preso la direzione opposta. Le vie erano tutte grigie e simili; questa zona si differenziava solo per un forte odore di mare. Era ancora presto così il ragazzo proseguì. Girovagando le vie diventavano più strette e meno abitate. Egli iniziò a pensare di tornare ma ancora una svolta e il mare gli era davanti. Era una spiaggetta piccola con tanti alberi che si davano le spintarelle per vincere il terreno fertile. Verso l’acqua c’era una striscia di sabbia e si vedeva un ragazzino sdraiato a fissare il cielo. Non volendo disturbarlo Dean si è seduto sulla roccia più vicina inspirando lentamente. La costa non era vicino a casa sua e John vi ci portava i figli solo una volta ogni tanto. Lo sguardo del giovane scivolò sempre più in là e la notò subito: l’odiosa barriera era presente anche qui. Era al confine del centro abitativo e il suo luccichio fastidioso rovinava l’atmosfera naturale e silenziosa, qui era un elemento fuori posto.

 Il ragazzo con i capelli scompigliati nel frattempo si era alzato avvicinandosi alla barriera dal lato opposto. Sembrava che la volesse toccare e a Dean mancò il respiro. Egli è corso due metri alla volta per fermare il ragazzino per il braccio. Solo dopo averlo fatto, il cacciatore si rese conto di aver toccato uno snob della città. Si aspettava già gli insulti o uno sguardo stranito, tipico delle sue visite da queste parti. Invece il ragazzo lentamente si girò e rimase a fissarlo. Aveva gli occhi grandi e i capelli all'aria. C’erano dei granelli di sabbia attaccati al suo trenchcoat, troppo pesante per la stagione. Dean ha dovuto sbattere gli occhi: per pochi secondi gli è sembrato di vedere del blu nel suo sguardo. Non un blu finto, appartenente ai ricordi ma un blu fresco, pieno di novità. La sensazione se n’è andata così com’è venuta e la situazione si fece ancora più imbarazzante siccome Dean continuava a tenerlo per il braccio.

“È così che mia madre è morta, per colpa della barriera. Non toccarla mai.” – le parole sono volate fuori senza pensare. Dean lasciò andare lo sconosciuto, pentendosi delle proprie azioni.

 Quest’ultimo, ritirando la mano, è riuscito a dire:” Ma io sono sempre qui e non mi è mai successo niente”. La sua voce, profonda per un ragazzo così giovane, era un po’ tremolante e rauca. – “Sono Castiel, Castiel Novak. Abito qui vicino. E tu chi sei?”.

Angolo dell'autrice: Finalmente ho continuato. Faccio fatica a crederci pure io. Ho avuto un blocco creativo dovuto alla sessione universitaria! Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo nuovo. Il tono della narrazione cambia ma perché qui siamo con Dean, è il suo mondo e stiamo vivendo la città dal suo punto di vista. Più misteri a venire ma anche più risposte. :) P.s. Cosa ne pensate dell'idea dei cacciatori? Volete che caccino solo gli animali o anche qualcos'altro? 

Baci a tutti! P.s. http://archiveofourown.org/works/5152130/chapters/14152087 ---> AO3

  
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