Sorrisi un’ultima volta ai miei genitori per rincuorarli ma dentro di me, dopo che quelle crudeli parole mi graffiarono l’udito, sentivo il vuoto. Solo l’eco della voce di Petunia a riempire la mia mente. Salendo sul treno ricordo questa sensazione tramutare in  uno sgradevole dolore fisico.
Trovai uno scompartimento, lontano dall’allegria degli altri a cui mi sentivo estranea, e lasciai che le lacrime mi solcassero il volto. Guardai il mio riflesso sul vetro del finestrino. Il riflesso di uno “scherzo della natura”.
Non seppi mai quanto tempo passò prima che una cupa testa facesse capolino dallo stretto corridoio. Severus si sedette davanti a me con uno sguardo preoccupato e solo in quel momento mi resi conto che altri due bambini occupavano lo scompartimento.
Discussi con lui fino a quando non iniziò una breve conversazione con gli altri due su quale fosse la casa migliore. Il comportamento di uno dei bambini mi fece appurare che non c’era cosa migliore dall’allontanarsi da loro e così feci.
Uscii indispettita da li.
Ma come si permetteva a rispondere così a un mio amico!
Amico.
Quel pensiero, quel giorno, mi fece sorridere.. Severus era mio amico e, pensavo, non mi avrebbe lasciata sola in questa nuova ed entusiasmante avventura.
Con questa consapevolezza nel cuore trotterellai verso un altro vagone.
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Sembravamo stelle vaganti in un angoscioso cielo senza fine mentre la barca dondolava sull’oscura pozza d’acqua.
Ed è lì, in penombra, che la vidi per la prima volta. Solo la luce della luna a illuminarla. 
Hogwarts si mostrò in tutto il suo magico splendore.