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Autore: MerasaviaAnderson    07/03/2016    1 recensioni
•{Minilong di 3 capitoli ~ Post!Mockingjay/Epilogo ~ Pericolosamente angst ~ Leggermente OOC}
“Quando una Guerra finisce si iniziano a contare i superstiti, i vincitori, i vinti, gli orfani, chi ha perso troppo, chi non ha perso niente … o quasi.
Quando una Guerra finisce, anche i figli nati dai sopravvissuti possono perdere qualcosa. Quando una Guerra finisce si stabilisce chi sono gli eroi, chi sono i falliti, i dimenticati, i morti.
C’è chi è morto in partenza, chi resiste fino alla fine e chi sfugge alla Morte per tante volte.
E c’è solo una cosa che è certa: che la Morte non si scorda mai di chi l’ha presa in giro.”
«I ricordi ci uccideranno e ci terranno in vita al tempo stesso.»
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Cresta-Odair, Bimbo Mellark, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Unafraid
Capitolo II:
 IL VUOTO

 
14 ANNI DOPO
Il sole picchiava forte sulle calde spiagge del Distretto 4. Stranamente erano davvero poche le persone che preferivano trascorrere una giornata alla Baia, da sempre popolata per lo più da fidanzatini nell’ombra durante la notte o pensierosi pescatori che consumavano le loro sigarette, lasciando sulla sabbia qualche mozzicone.
Solo la famiglia Odair amava passarci del tempo: la dolce Annie che nonostante l’età appariva giovane e serena, seppur era ancora nettamente provata dalla morte del marito, Finnick jr le aveva data un motivo per vivere; Johanna Mason stava seduta sulla riva del mare, il suo viso era leggermente contorto, il volto era rigato da qualche ruga e vi era qualche filo bianco nei suoi capelli corvini.
Come passava veloce il tempo …
Finnick jr era poco più in là, a vigilare attento Ryan Mellark che nuotava un po’ distante dalla riva.
Finnick jr avrebbe compiuto trentatré anni in Agosto, era molto simile al padre, ad eccezione per i capelli,che erano rosso fuoco come quelli di Annie, e per il colore della pelle, che quando non era esposta al sole era molto più chiara di quella di Finnick sn.
Sapeva poco e nulla di suo padre, forse non voleva sapere. Si diceva di lui che fosse un eroe, ma guardando le vecchie fotografie che gli mostrava Annie lui non vedeva altro che un uomo che gli somigliava molto.
Non vedeva suo padre.
Non vedeva un eroe.
Solo un uomo.
Per lui, il suo vero padre, il suo vero eroe, la sua vera roccia era stata Peeta Mellark.
Non vi era giorno in cui non ricordava il suo funerale, il giorno in cui l’aveva potuto vedere un’ultima volta, quando Ryan era troppo piccolo e Katherine lo abbracciava in lacrime.
Oh, la sua Rirì, la bambina dalle treccine scure che aveva cresciuto come una sorellina.
Con Ryan era stato diverso, Ryan non avrebbe mai ricordato nulla di suo padre, a Ryan era toccato il suo stesso destino e Finnick jr non aveva fatto altro quello che Peeta aveva fatto con lui: crescere Ryan come un figlio.
Era stato lui, con le lacrime agli occhi, a parlargli di Peeta per la prima volta, sapeva che Katniss non ce l’avrebbe mai fatta e quel bambino di tre anni che era stato un tempo faceva troppe domande su dove fosse quell’uomo dai riccioli biondi come i suoi.
Finnick jr, a distanza di ormai quattordici anni, si chiedeva per quale assurdo motivo la Morte doveva portarsi via proprio lo zio Peeta.
Perché proprio lui che gli aveva insegnato tutto sulla vita?
Perché proprio lui che quando era bambino lo aveva protetto dagli incubi, stringendolo tra le sue braccia?
Voleva smettere di pensarci, Finnick jr, ma ogni volta che i suoi occhi si posavano sul volto di Ryan o incrociava lo sguardo di Katherine l’uomo aveva un tuffo al cuore. Un ritorno al passato in cui quegli occhi lo avevano guardato con amore un’infinità di volte.
Katherine ormai era grande, era forte, riusciva a cavarsela da sé, a controllare le emozioni, a non farsi sovrapporre sempre dai ricordi.
Ryan no.
Ryan era il suo ragazzo da proteggere, il bambino fragile che continuava a cercare risposte, proprio come aveva fatto lui tempo prima, e non riusciva mai a rivelargli che molto probabilmente quelle risposte non le avrebbe mai trovate.
Finnick Odair sn era un eroe.
Ma suo figlio non lo vedeva come tale.
Peeta Mellark era un eroe.
Ma suo figlio non l’avrebbe mai potuto vedere come tale.
E Finnick jr non voleva dirglielo, non voleva infrangere i suoi sogni confessandogli che – poiché non aveva ricordi concreti di suo padre – per lui sarebbe rimasto un semplice uomo.
Ryan iniziò a nuotare verso la riva e ben presto si ritrovò sulla battigia, proprio di fronte a Finnick jr, si scostò i capelli dalla fronte, facendo schizzare alcune goccioline d’acqua sul viso dell’uomo di fronte a lui.
 «Stai andando bene, Ryan. Hai perfezionato l’andatura.» gli disse Finnick jr, asciugandosi le goccioline d’acqua salata sul volto.
«Mi sono allenato al lago, prima di venire qui.» lo informò il ragazzo, asciugandosi il corpo con l’asciugamano che aveva preso da terra «So che non è la stessa cosa, ma è servito a qualcosa, no?»
«Sì, decisamente.»
Iniziarono a camminare sulla sabbia bagnata, le onde che arrivavano rinfrescavano i loro piedi, facendoli sentire un po’ più freschi sotto il cocente sole di metà luglio.
Camminando Ryan calciava qualche pietra davanti a sé, anche se non sembrava che avesse un’espressione molto tranquilla.
«Com’è la situazione a casa, Ryan?» domandò improvvisamente Finnick jr, facendo distogliere il ragazzo dai suoi pensieri.
«È la solita: Rirì che si prepara per il matrimonio, mamma che tira avanti, Effie Trinket viene qualche volta a farci visita» calò lo sguardo malinconico e iniziò a torturarsi le dita delle mani «ma da quando nonno Haymitch è morto la vita non è più la stessa.»
«Era un punto fermo per tua madre, Ryan.»
«Lo so, e poi c’è questa assurdità del matrimonio di Rirì che ci ha sconvolti un po’… » commentò Ryan, tornando a guardare il profilo di Finnick jr «Mi chiedo ancora se sposandosi ora non stia facendo una cazzata.»
«Ryan!» lo rimproverò Finnick jr, girando improvvisamente lo sguardo verso il suo volto e puntando i suoi occhi verdi nell’acciaio che il ragazzo aveva negli occhi.
«Non ho più due anni, Finn.»
Ed era vero, Finnick jr doveva ammetterlo, Ryan ormai stava crescendo.
«Non sono comunque termini da usare, Ryan.» lo rimbeccò di nuovo.
«Neanche fossi mio padre, Finn.» ribatté, forse con un’aria leggermente seccata.
Finnick jr si girò di scatto a quelle parole, i suoi occhi verdi erano spalancati e fissavano stupiti il volto del ragazzo.
Come poteva dire una cosa del genere?
Non conosce Peeta.
«Se ti sentisse penso che ti lincerebbe.» gli disse, guadandolo con uno sguardo severo e squadrando i suoi lineamenti che diventavano più maturi ogni giorno di più.
«Ma non mi sente, quindi … »
«Non ci giurerei.»
Continuarono a camminare in un silenzio leggermente imbarazzante, i due non osavano rivolgersi la parola, un po’ come quando un Finnick jr adolescente parlava con Johanna del padre.
La situazione non era molto diversa, era solo lui che adesso era dall’altra parte.
Ed era così difficile …
Ryan teneva lo sguardo fisso sulla sabbia sotto i suoi piedi, qualche volta tirava un sospiro e aveva un volto dall’aria molto pensierosa.
Cosa ti frulla nel cervello, Ryan?
Finnick jr credeva di sapere già la risposta.
«Ci pensi spesso?» gli chiese infine, guardandolo con malinconia.
«A cosa?» domandò innocentemente il ragazzo, fermandosi improvvisamente.
«A tuo padre.»
«Ci penso sempre, a dir la verità.» ammise, tirando un sospiro e sedendosi sulla sabbia «Non so molto di lui, alla fine: so che è stato un eroe di guerra, che ha passato brutte cose, che amava tanto la mamma e che era un po’ fuori di testa.»
«Tuo padre non era fuori di testa.» confessò Finnick jr, guardando il suo amato mare con un’espressione vuota e la mente che viaggiava tra i ricordi «Tuo padre è stato solo un uomo che ne ha passate troppe.»
«Allora parlami di lui, Finn.» gli chiese Ryan, quasi come se fosse una supplica «Dimmi chi era Peeta Mellark, Finn.»
In quel momento, ripensando a tutte le brutalità che Peeta aveva dovuto passare, Finnick jr si chiese se davvero fosse giusto che Ryan ascoltasse quella storia.
Ma Ryan doveva sapere, era un suo diritto.
«Perché, sai Finn, mi fa schifo sapere quelle quattro cose che so di mio padre grazie ai libri di scuola e ai ricordi malinconici della mamma. Non me ne parla mai nessuno.»
«Bene!» sospirò Finnick, strofinandosi gli occhi e preparandosi psicologicamente a raccontare la storia dell’uomo che gli fece da padre «Peeta Mellark era un grand’uomo. Non ha mai avuto vita facile, da bambino ha avuto parecchi problemi con la sua famiglia, ed era innamorato perso di tua madre. Poi, lo sai, sono arrivati gli Hunger Games … » tirò su con il naso, mentre cercava di non incrociare lo sguardo del ragazzino seduto di fianco a lui «Ha fatto di tutto pur di proteggere tua madre, in tutte e due le Arene. Ha messo a repentaglio la sua vita stessa pur di garantirle qualcosa di bello.»
«Mi hanno detto che è stato prigioniero nella capitale.» disse Ryan, appoggiando le braccia sulle ginocchia e guardando una conchiglia che teneva tra le mani.
«Ed è lì che è iniziato il periodo peggiore della sua vita: lo hanno torturato, gli hanno fatto perdere la ragione, con un processo chiamato depistaggio lo hanno convito che tua madre era un pericolo.» una lacrima rotolò sulla sua guancia e subito si accinse ad asciugarla. Non poteva essere debole davanti a Ryan «Tentò di ucciderla. Poi vi fu la guerra, la vittoria dei Distretti, la morte di tua zia, il processo di tua madre … Ma presumo che tu questo lo sappia già.»
Ryan annuì distrattamente, continuando a torturare quella povera conchiglia rosea tra le sue mani.
«Mio padre ha tentato di uccidere la mamma. Era uno squilibrato.»
«Sì, da un lato lo era.» gli confermò Finnick jr, guardando la sua espressione confusa mentre guardava il mare davanti a sé «Ma anche quando era in quelle condizioni ha sempre cercato di proteggere tua madre. Si faceva del male pur di restare lucido e non dare di matto, l’ha salvata dal suicidio, l’ha protetta in ogni situazione.»
«Suicidio?» domandò sorpreso Ryan, girando immediatamente la testa verso l’uomo e lasciando cadere la conchiglia nella sabbia.
«Sì, Ryan. Dopo la morte di tua zia Primrose e dopo aver ucciso la Presidentessa Coin tua madre tentò di uccidersi. E lui l’ha fermata. Si sono salvati la vita a vicenda così tante volte … » un’altra lacrima rotolò sulla sua guancia, così raccolse anche questa tra le sue dita e continuò a parlare «Poi era guarito, non del tutto, a volte aveva anche degli attacchi, ma aveva imparato a gestirli. Non c’era una cura che lo potesse liberare da quella maledizione. Conviveva con un demone dentro l’anima.»
«È stato egoista.» ammise Ryan, abbassando lo sguardo e riprendendo in mano la conchiglia rosea «Sapeva che avrebbe potuto far del male alla mamma e non si è allontanato da lei. Avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento.»
«Oh, tu non sai, Ryan … Non sai quante volte le è stato lontano, non sai quante cicatrici aveva sulle braccia a furia di frenare i suoi attacchi e riempire la solitudine che aveva dentro. Aveva solo Katniss e doveva per giunta starle lontano.» soppresse un singhiozzo, portando le ginocchi al petto e avvolgendo le braccia attorno ad esse. Quanto faceva male … «Finché un giorno Haymitch è corso in casa sua, tuo padre non aveva il migliore degli aspetti, si stava lasciando andare. Ma Haymitch portava cattive notizie, quel giorno: avevano trovato tua madre in uno stato penoso, era magrissima ed era finita in ospedale. La lontananza da tuo padre la stava uccidendo. Poi vi fu un lungo processo di … Non so cosa successe, ma quando andarono a vivere insieme stavano entrambi molto meglio.»
«Quindi mio padre era terrorizzato dall’idea di poter far del male alla mamma? Si era allontanato per proteggerla?» domandò Ryan, avendo ancora un’espressione palesemente confusa sul volto.
«E poi … Tuo padre era buono quanto il pane che cucinava. Era così onesto, così gentile. Faceva tanto per tutti, era sempre pronto a regalare un sorriso a qualcuno. Mi ha cresciuto come se fossi suo figlio, mi ha amato come tale.» e a quel punto Finnick jr non cercò neanche di cacciarle via, le lacrime. Lasciò che il suo corpo venisse scosso da qualche singhiozzo e che qualche lacrima cadesse sulla sua maglia rossa. «Tante volte doveva correre qui al Distretto 4 per placare qualche crisi di zia Jo. Le capitava spesso di star male, visto che viveva a stretto contatto con le sue paure. E anche lei doveva andare al 12 per farlo uscire dai momenti di depressione in cui cadeva. Ma tuo padre … era un uomo così straordinario.»
«Credo che mi sarebbe piaciuto conoscerlo.» ammise Ryan, incrinando le labbra in un malinconico sorriso e impiantando definitivamente la conchiglia rosa in mezzo alla sabbia.
«Teoricamente l’hai conosciuto. Avevi un anno quando è morto.»
«Non ricordo niente, quindi … Non so quanto valga.»
«Tu e Rirì eravate le cose più belle che aveva. Poi, quando sei nato tu sapeva già della sua malattia e ha cercato di passare più tempo possibile con te. È stato con voi fino alla fine, poco prima di morire era con te e Rirì a giocare nel letto. Forse lei ricorda ancora qualcosa.»
«Rirì non ne parla mai,» disse, incrinando leggermente la voce in un tono malinconico «ogni volta che qualcuno fa un accenno a lui, anche minimo, lei va sempre via.»
«Non ama parlare dei morti, tua sorella, lo sai.»
«Il punto è che … non è un semplice morto, capisci? È nostro padre.»
«A maggior ragione.» disse Finnick jr, scuotendo il capo in un cenno di assenso.
«Penso che Rirì si sia chiesta tante volte cosa sarebbe accaduto se nostro padre non fosse morto e quando ne sente parlare immagina quella vita e non regge.»
«Mh-mh.» annuì Finnick jr volgendo lo sguardo nuovamente verso il mare lanciando in essa una pietra.
«Per me è diverso.» continuò a dire Ryan «Io non … Io non so neanche chi era mio padre. So che mi amava, che era una delle persone più buone del mondo, e anche una delle più coraggiose, ma … Io non so se posso amarlo, ecco.»
«Non devi dire così, Ryan.»
«Io non ho mai conosciuto il suo amore, Finn. Proprio come tu non hai mai conosciuto quello di tuo padre.»
«Ma io ho conosciuto l’amore di tuo padre!» urlò improvvisamente l’uomo, diventando rosso in volto e sentendo la rabbia salire fin sopra i capelli.
Rabbia per una vita interrottasi troppo presto.
Rabbia per aver perso una delle persone che più amava al mondo.
«Lui ti amava, ti amava così tanto che ha lasciato tutto per te! Poteva trascorrere gli ultimi momenti della sua vita con tua madre, poteva trascorrerli a fare quello che amava di più, a dipingere … E invece ha preferito voi! Te e tua sorella! Ha preferito stringervi tra le braccia e provare ad imprimere nella sua mente la vostra immagine!»
«Finn … » provò a ribattere Ryan, ma subito fu sovrastato dalla voce dell’uomo, decisamente più forte della sua.
«L’ultima volta che sono stato al 12 lo guardavo, lo vedevo in quel fottuto letto, non aveva neanche la forza per camminare. E parlava di voi, di te e di Rirì. E di tua madre. Poco prima che partissi mi ha abbracciato così forte … » ed ora c’è solo il vuoto. Copiose lacrime iniziarono a scendere sul volto dell’uomo, che non reggeva a tutta quella valanga di ricordi che erano arrivati improvvisamente «E poi una sera tua madre ha chiamato zia Jo e lei è andata al 12 e volevo andarci anche io, ma … » si coprì il volto con le mani e Ryan gli si accostò, posandogli una mano sui capelli rossi «Non potevo immaginare che non l’avrei rivisto mai più! Non potevo immaginare che l’avrei rivisto in una bara!»
«Finn … » continuò a dire Ryan, avvolgendo le braccia attorno al corpo dell’uomo, non importandosi del caldo appiccicaticcio e posando la testa di Finnick jr sulla sua spalla.
«Ryan, quella notte non sei stato solo tu a perdere il padre. L’ho perso anche io.» borbottò l’uomo, chiudendo gli occhi e ricordando qualche istante di quando era bambino: quando lo zio Peeta compariva sulla porta di casa sua o quando restava con lui e la zia Katniss al Distretto 12 per qualche giorno, lo faceva dipingere e lo portava spesso alla panetteria.
E lui era stato il primo che aveva saputo della malattia di Peeta, glielo aveva confessato Katniss in una notte in cui aveva avuto un attacco e lei era incinta di Ryan.
Oh, cosa non aveva fatto per calmare Katherine, quella notte …
E da quindici anni a quella parte, Finnick jr non riusciva a spiegarsi il motivo per cui il destino aveva scelto di portare via proprio quel grand’uomo, non voleva accettare quella realtà, quella terribile mancanza nella sua vita.
«Non voglio vederti così, Finn.» gli sussurrò Ryan, quando era ormai sull’orlo di quell’inaspettato sfogo, lo teneva ormai tra le braccia come un bambino, gli accarezzava i capelli, cercava di mormoragli qualche parola di conforto, di poter comprendere a pieno il suo dolore.
Eppure, in fondo al suo cuore, Ryan Mellark sapeva di non poter comprendere.
«Raccontami qualcosa di bello su di lui, Finn.» gli sussurrò all’orecchio, incrinando le labbra in un sorriso, immaginando – per la prima volta – quello del padre, che si diceva fosse uguale al suo «Qualche momento che non è stato portato via dalla malattia, qualche momento felice.»
«Io … » Iniziò con voce tremante, forse un po’ incerto mentre tirava su con il naso «Io ricordo che ero molto piccolo e lui e zia Kat sono venuti qui al Distretto. Un giorno faceva caldissimo» proseguì, asciugandosi le lacrime sul volto e rilassando l’espressione corrucciata «così ci siamo precipitati tutti in spiaggia, persino zia Jo ha trovato il coraggio di farsi il bagno e tua madre era straordinariamente in costume. Tuo padre non sapeva nuotare molto bene, quindi se ne stava sempre sulla sabbia a dipingere, specialmente al tramonto.» a quel punto, Finnick jr si rilassò tra le braccia di Ryan, lasciando cadere la testa sulla sua spalla e socchiuse gli occhi, cercando di rivedere le immagini di quel pomeriggio di anni e anni prima «Allora io e la zia Jo lo abbiamo preso e lo abbiamo trascinato in acqua. Ha imparato a nuotare, alla fine. Era un po’ impacciato, ma se la cavava. E poi … poi abbiamo dormito tutti in spiaggia, quella notte. Mi sembrava di vivere in uno di quei racconti di avventura, era così bello … mia madre e tua madre avevano pescato dei pesci, la zia Jo e tuo padre avevano acceso il fuoco e li stavano cucinando.»
Forse era proprio quello di cui Ryan aveva bisogno: dei ricordi concreti di suo padre, non solo delle buone parole che la gente spendeva su di lui.
Aveva bisogno di poter vivere qualche evento che lo ritraesse, di poter immaginare la sua figura, la sua voce in modo reale e non solo per sentito dire. Aveva bisogno di poter immaginare il suo tocco amorevole, i suo sorriso smagliante, i suoi luminosi occhi azzurri.
E nessuno in casa parlava mai di questo.
In casa si diceva solo che Peeta Mellark era una persona meravigliosa e buona, forse fin troppo.
«Raccontami qualche altra cosa, Finn.» gli disse, intrecciando la sua mano e stringendo saldamente le dita dell’uomo tra le sue «Hai qualche racconto su Rirì? Così la posso prendere in giro, sai … »
«Sì.» affermò sorridendo, notevolmente più rilassato e con un’espressione mista tra felicità e malinconia «Stavolta eravamo andati noi al Dodicesimo Distretto per festeggiare il Natale, era inverno e tua sorella aveva poco più che un anno. Tua madre stava facendo una doccia e noi eravamo in cucina a guardare la neve fuori dalla finestra, tuo padre cercava di dare la merenda a Rirì, che voleva mangiare da sola a tutti i costi. Fu così che tuo padre si ritrovò  con un bel piattino di pappetta per bambini sul viso e Rirì rideva come una pazza.» un leggero sorriso s’aprì sul viso di Finnick jr, ancora tra le braccia di Ryan che lo stringeva forte a sé.
Non poteva lasciarlo andare, non poteva lasciar andare proprio Finn.
«E ricordo benissimo quando nascesti, Ryan.» continuò l’uomo, alzando lo sguardo e guardando il ragazzo negli occhi grigi, cercando in lui una possibile immagine di Peeta Mellark. «Lui non stava tanto bene, ma era così felice … Nonostante le poche forze ti aveva preso tra le braccia e ti stringeva con così tanto amore e teneva le tue manine minuscole ben salde tra le sue perché erano sempre fredde. Da quel giorno in poi non ricordo un solo attimo in cui si sia distaccato anche solo per un secondo da te e da Rirì.»
E Finnick jr non riuscì più a parlare, si limitò ad accarezzare i ricci capelli biondi di Ryan e a provare a vedere – ancora solo per un secondo – il volto dell’uomo che gli aveva fatto da padre.
Erano identici in tutto e per tutto, a parte per gli occhi, che Ryan aveva grigio Giacimento come quelli della madre.
Ma non gli importava, non gli importava di niente.
Aveva il dovere di prendersi cura di quel ragazzo, di amarlo, stargli accanto e dargli tutto ciò che suo padre aveva dato a lui … ma che non aveva mai potuto offrire al suo vero figlio.
Lentamente posò le labbra sulla fronte del ragazzo, scostandogli qualche ricciolo sudato e cercando di sistemarglielo alla meno peggio.
Anche Peeta aveva i capelli ribelli.
Ryan immediatamente si gettò tra le braccia dell’uomo, proprio come quando era bambino, si lasciò ammaliare dal profumo di salsedine che emanava il suo corpo, si strinse forte e lui e lasciò scorrere il tempo al contrario, si lasciò trasportare dai più significanti ricordi che gli invasero la mente, affondò il viso nella spalla dell’uomo che ormai aveva finito ogni tipo di lacrima.
Anche nella mente di Finnick jr si era creata una fitta nebbia di ricordi felici, che lo portò a distendere il volto in uno strano sorriso. Continuò a carezzare quei riccioli ribelli, forse un pochino lunghi, si lasciò trasportare dal suo odore un po’ strano, Ryan sapeva di lievito mischiato a salsedine marina … un perfetto incrocio tra Peeta Mellark e Finnick Odair jr.
Mai al mondo Finnick jr avrebbe pensato di lasciar andar via da lui quel ragazzino, mai al mondo avrebbe abbandonato il bambino che aveva cresciuto e amava con tutto se stesso, proprio come un figlio … o forse no.
«Starò per sempre al tuo fianco, Ryan.» sussurrò al suo orecchio, come un segreto che nessuno avrebbe dovuto mai scoprire.
Ma la spiaggia era comunque vuota e Johanna ed Annie non erano nei paraggi.
«Anche io starò per sempre al tuo, Finn. Sei importante.» gli rispose, stringendo ancor di più le braccia intorno al suo corpo e tirando un  po’ su con il naso.
Faceva davvero così caldo … ma il caldo non gli importava, non quando stringeva tra le braccia una delle persone più importanti della sua vita.
«Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, Ryan.» Finnick jr affondò il viso nei suoi ricci, socchiudendo gli occhi e ascoltando il rumore del mare che tanto amava, cullandosi ad ogni respiro che Ryan esalava sulla sua spalla.
Ripercorse con la mente tutti i più bei ricordi che aveva vissuto con lo zio Peeta, tutte le carezze, tutti gli sguardi amorevoli, la sua mano forte che da bambino aveva tenuto mentre camminava per le strade del Distretto 12, i meravigliosi regali di Natale per tutta la famiglia che incartavano insieme ogni anno di nascosto, sul retro della panetteria.
Finnick jr ricordò di come Peeta lo portasse spesso in quel luogo che profumava di pane appena sfornato e dolci, pensava a quanto fosse triste sapere che quel locale era chiuso e che nessuno aveva mai avuto il coraggio di entrarci dopo la morte di Peeta, neanche lui.
Della panetteria Mellark non era rimasto che un edificio abbandonato e impolverato e Finnick jr non poteva negare a se stesso che quello era stato uno dei luoghi a cui aveva legati i più bei ricordi della sua infanzia, ricordi perennemente sporchi di farina e glassa per dolci.
Tirò un’altra occhiata a Ryan, ai suoi capelli ricci che splendevano sotto il sole, alla sua pelle chiarissima, alle lentiggini che aveva sul naso e a quei meravigliosi occhi grigi in cui si riflettevano le emozioni più belle … e pensò che Peeta, prima di morire gli aveva lasciato il più bel dono della sua vita.                           
 

“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.”


[Eugenio Montale - Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale.]
 
 

 
FINE CAPITOLO II
 


Note d’Autrice:
Salve!
Parto iniziando a scusarmi per questo piccolo ritardo, ma questo week-end è stato piuttosto frenetico e non mi ha dato tempo neanche per respirare.
Bene, adesso la storia è ambientata quattordici anni dopo del primo capitolo: Peeta è morto, Finnick jr adesso ha quasi trentatré anni e Ryan si è fatto un ragazzone di quasi sedici anni … Come avrete letto è morto anche Haymitch, era già abbastanza anziano e il suo fegato era anche molto malconcio.
Katherine si sposa, ma questa è una questione che si chiarirà nel prossimo capitolo, nel frattempo abbiamo potuto vedere un confronto tra Finnick jr e Ryan.
Sono sincera, nella mia testa il figlio di Finnick ed Annie non elogia il padre e smancerie varie semplicemente perché non lo conosce ed Annie è troppo instabile per parlargli di lui e non lasciarsi coinvolgere dalle emozioni.
Anche Johanna, nel caso di questa storia, lo è. Ed anche Peeta lo è stato.
In Peeta, però, a mio avviso Finnick ha trovato la figura di un padre ed a sua volta Peeta ha trovato la figura di un figlio che al tempo Katniss non aveva voluto.
E nella mia testa Peeta ha un immenso istinto paterno.
Diciamo che Ryan si è trovato nella stessa situazione di Finnick jr, in quanto anche lui non ricorda assolutamente nulla di suo padre, né quanto l’abbia amato quando era bambino. (Come spero che abbiate capito, Katherine, invece, ha qualche ricordo in più.)
E qui è stata come una catena: Finnick jr ha scelto di prendersi cura dei figli dell’uomo che gli ha fatto da padre e – come avrete ben notato – ha stretto un legame assai particolare con Ryan, che si sente proprio come lui si sentiva da ragazzo.
Ovviamente ci tengo a precisare che la poesia di Montale alla fine: “Ho sceso dandoti il braccio almeno un milione di scale” è riferita al rapporto che c’era tra Finnick jr e Peeta.
È un po’ come se il nostro Finn la stesse dedicando al Ragazzo (ormai Uomo) del Pane.
Bene, gli altri chiarimenti arriveranno nel prossimo capitolo e non vorrei farvi qualche spoiler inconveniente!
Ringrazio tutti quelli che hanno notato questa storia, chi ha lasciato una recensione e chi ha inserito la storia tra le preferite/seguite … Vi sono molto grata!
Alla prossima,
_merasavia.


 
   
 
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