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Autore: Andrea_Vitali    08/03/2016    2 recensioni
Dawnburgh era la sede dell'Alto Consiglio dei Quattro, gli emissari terreni del potere e del volere dei Cieli. Un'oasi di tranquillità in mezzo al caos delle Terre Esterne. Ma un'ombra iniziò a calare sopra la città, un'ombra antica quanto pericolosa, e tre individui, loro malgrado, dovranno allearsi per riuscire a sopravvivere e a portare a termine la propria missione. Salvare il regno e... salvare se stessi!
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La taverna dell'Elfo Ubriaco sembrava in festa: dalle finestre luride di fango e polvere si intravedevano figure danzanti e boccali alzati, musica di violini e flauti, e un gran vociare.

«E il nano, e il nano, e il nano sta cadendo...»

Il bardo si zittì, aspettando la risposta del pubblico.

«È troppo basso e sta morendo!»

Ogni persona all'interno del locale si unì al coro, gridando, ridendo e rovesciando birra da ogni boccale.

Una giovane donna era seduta sul bancone: indossava un completo in pelle beige con un corsetto in tessuto grigio cenere. Il viso pallido era incorniciato da lunghi capelli neri. Formosa e sensuale, guardava il pubblico del locale e cantava insieme a loro.

Un uomo pingue e dondolante si avvicinò, sputacchiando e sistemandosi i pantaloni.

«Buonasera madame...»

Ogni parola era intervallata da singhiozzi e rutti. La ragazza si limitò a guardare l'uomo dai vestiti disfatti e dall'alito di birra marcia.

«Ho qui con me giusto trenta monete d'oro, piccola. Che ne dici di andare a coccolarci un po' nella foresta? Si, so che lo vuoi.» e tentò di baciarla, portandole le grasse mani al volto.

La ragazza mise delicatamente un piede in faccia all'uomo. Pur facendo un gesto molto discutibile, riusciva a mantenere una certa eleganza.

«Che genere di ragazza pensi che io sia?»

Il tono autoritario ingannava la sua apparente fragilità.

«Una puttana che si intrattiene con gli Elfi, vero? Lo sanno tutti che te la sei spassata con Symir e che ti ha...»

Non fece in tempo a finire la frase che la giovane donna balzò alle spalle dell'uomo a una velocità inumana e gli infilò un coltello tra le cosce. Gli mise un braccio attorno al collo e gli avvicinò le labbra all'orecchio.

«Ora, maiale, continua pure la frase!»

Stava sussurrando con una ferocia incontrollata, quasi animalesca.

«Io-io n-non...» le parole dell'uomo rimasero strozzate in gola. Sulla sua fronte fecero capolino diverse gocce di sudore che iniziarono a scendere sul volto e sulla pappagorgia tremolante.

«Prova a parlarmi un'altra volta, solo un'altra volta e, puoi giurare sull'Anima dei Quattro, avrai una protuberanza in meno da far vedere alle signore. Intesi, porco?»

Le parole dell'uomo uscirono quasi come un lamento piagnucoloso, uno squittio di un topo; si limitò quindi a fare un cenno col capo.

Nel frattempo il silenzio iniziò a calare nel locale. Le facce lunghe degli avventori guardavano incuriosite la scena.

«Ora vattene da qui, sacco di letame.»

La ragazza tolse il coltello dai genitali dell'uomo e fece un paio di passi indietro, sistemandosi i capelli e guardandosi intorno. Gli occhi delle persone rimbalzavano da lei all'uomo ansimante.

Improvvisamente l'uomo si voltò, impugnando una pistola; sul suo volto si poteva leggere tutta la collera per l'insulto subito, dipingendogli di rosso le guance paffute.

«Lurida putt...»

Con uno scatto improvviso, la ragazza calciò l'arma dalla mano dell'aggressore e gli mise in bocca la canna della sua pistola.

«Puttana sarà vostra madre. Addio.»

E premette il grilletto.

Non partì alcun colpo, ma nella stanza riecheggiò un sordo e secco click.

Con lo sguardo impietrito dalla paura, l'uomo crollò a terra, svenuto, facendo tremare i boccali sul bancone.

La sala scoppiò in una fragorosa risata e i violini e i flauti ripresero a suonare.

«Quel grassone se l'è fatta sotto, guardate!»

Due uomini si avvicinarono e trascinarono fuori l'individuo svenuto, continuando a ridere dell'accaduto.

«Nightingale, se non ti conoscessi direi che tra le gambe nascondi un fioretto agghindato con due palle di cannone da una libbra ciascuna.»

La ragazza si voltò e vide arrivare un uomo di mezza età, zoppo e con un occhio coperto da una fascia sporca. L'uomo si appoggiò al bancone.

«Ti piacerebbe, Everett?»

Nightingale sorrise e si avvicinò all'uomo, appoggiandogli una mano sulla spalla.

«Finisci sempre in mezzo ai guai, vero ragazzaccia? Dimmi un po', come è andato l'affare alla distilleria? È stato un buon modo per riprendere il lavoro?»

Nightingale sorrise compiaciuta.

«La merce la puoi trovare sul retro, e in più...» appoggiò un sacchetto di monete d'oro sul bancone «ci sono almeno trenta pezzi d'oro che il maiale di prima ci ha gentilmente offerto.»

Everett scoppiò a ridere e iniziò a battere la mano sul legno del bancone.

«Sei... sei davvero unica Nightingale! La Gilda è fortunata ad averti. Andando avanti di questo passo potremo comprarci l'intera contea!»

Lo sguardo della ragazza si rabbuiò un istante.

«A proposito Everett. Ho bisogno di abbandonare la Gilda. Ora non posso più restare, lo sai.»

L'uomo si calmò e guardò con l'unico occhio il volto di Nightingale. Un grande occhio nero.

«Ti posso capire e io di certo non ti trattengo. Ma lo sai come funziona, ci sono delle regole. Devi pagare la tua libertà Nightingale, e credo che il Capo non chiuda un occhio solo perchè sei tu»

La ragazza si appoggiò coi gomiti sul bancone e prese un lungo respiro.

«Everett, farò in modo che il Capo accetti subito la mia uscita dalla Gilda»

L'uomo si avvicinò ancora di più, fremendo.

«Everett, vecchio mio, preparati ad assistere al furto più grande che sia mai stato realizzato. Nessun furto, passato, presente o futuro riuscirà ad eguagliarlo. Io, Nightingale, porterò all'Elfo Ubriaco... la reliquia di Dawnburgh!»

 

   
 
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